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venerdì 11 febbraio 2022

Il cinema muto: George Méliés

12:56

 Come arriviamo a Méliés, ma in breve


L'umanità ama e sfrutta la paura da quando esiste, è ora che i benpensanti se ne facciano una ragione. Vi dice niente Medusa, con i serpenti al posto dei capelli? Il benedetto Minotauro? Donne che trasformavano uomini in porci? Non fatemi nemmeno iniziare sul contributo assolutamente fondamentale che paradossalmente ci arriva dal peggiore degli incubi della vita reale: la religione cattolica. La Bibbia è un contenitore storico e impagabile di ispirazioni costanti. Per arrivare poi allo sconvolgente folklore medievale o alla letteratura gotica e romantica. E poi lo citiamo? Citiamolo dai, il Grand Guignol parigino che serve anche a ricordarci che la New Extremity non poteva essere altro che French. Ad un certo punto ci siamo persino messi a fotografare i morti, che oggi non mi pare una cosa proprio lucidissima, ma insomma. Ah, e poi sì, quella notte a Ginevra che ha cambiato l'immaginario del mondo.

Avere paura ci piace da sempre, e vi prometto che questa serie di post non sarà mai un'analisi psicanalitica del perché amiamo così tanto cose che ci suscitino questo tipo di reazioni. Al momento mi basta sapere che è così, e godere di questa storicità ogni giorno. 

Non è neppure un caso che il cinema sia nato in un'epoca che nel mondo occidentale coincide proprio con un interesse sempre maggiore per lo spiritismo, per l'assottigliarsi del confine tra il mondo dei vivi e quello dei defunti. Insomma, se tutto quel glorioso avanzamento tecnologico lo dovevamo sfruttare per qualcosa, almeno che fosse qualcosa di soprannaturale. 

La nascita del cinema, quindi, ci arriva come una combo magica: strumenti meccanici e tecnologici sempre più raffinati in mano ad una fetta della popolazione che giocava già abitualmente con il movimento e la superstizione popolare.


Tale reverendo Thomas Mitchell, incalzato sull'incedere di questo nuovo sguardo aperto e curioso sul meraviglioso, pare avere detto: "There is no other human sentiment so prolific of evil consequences to mankind as the love of the marvelous." Se il povero Thomas avesse saputo cosa avrebbe avuto la storia del meraviglioso in serbo per noi, non credo si sarebbe limitato a parlare di evil consequences. Noi, però, queste benedette brutte conseguenze ce le stiamo godendo tutte, ed è meraviglioso per davvero.


È pur vero, però, che la definizione proprio da vocabolario di film dell'orrore non la incontriamo fino alla comparsa sulla Terra di quel piccolo miracolo che risponde al nome di Dracula, ma a quel punto siamo già negli anni '30. Dal 1895 al 1931 non sono solo successe una marea di cose al cinema in generale, ma ci sono stati diversi fattori che, messi insieme a tanti piccoli elementi che di volta in volta vedremo, hanno portato alla creazione di un linguaggio intero che oggi chiamiamo cinema dell'orrore. 

Certo, uno scheletrino molto tenero in un microfilm lo avevano già messo i Lumière, talmente carino che è gioioso già dal titolo, e che fa dei ballettini perdendo pezzi. È questo cosino qui, un amore:




Senza voler togliere nulla ai due ragazzi francesi, è un altro il nome che dobbiamo invocare ogni giorno nelle nostre preghiere: quello di George Méliès.

Perché iniziare da lui e non, che so, dagli spudorati americani, dai ben più simpatici ma altrettanto poco umili inglesi, dagli epici italiani? Cronologicamente siamo lì. È solo perché sono una sempliciotta, e mi dovete credere: Méliès mi sta simpatico da morire.


Una umile biografia






George nasce con il grano. La sua famiglia era proprietaria di una fabbrica di scarpe, si sarebbe potuto fare la sua vita serena da giovane ereditiero francese e anche se con ogni probabilità oggi nessuno si sarebbe ricordato di lui, magari non sarebbe morto quasi in miseria. 

Nel 1884 la famiglia lo spedisce a Londra per tenerlo lontano da una storia d'amore indesiderata (ma anche per imparare la liiiingua, dai, basta pensar male di questa povera famiglia) e figuriamoci se si aspettavano che questo gli tornasse mago. A Londra ha conosciuto Maskelyne, famoso mago dell'epoca discendente da una famiglia intera di illusionisti, e da lui ha imparato i primi trucchi. Non solo gli è tornato mago, ma pure sposato, perché non è che se mi allontani da una mi allontani da tutte, porta pazienza. Il padre, di conseguenza, non gli dà una lira e lui torna a lavorare in fabbrica.


Certo, questo gli fa comodo, gli ha regalato una grande manualità, e la combo con i trucchi di magia imparati è presto fatta: si compra il teatro Robert-Houdini e se lo gestisce per anni, affinando le sue tecniche e le mille possibilità del mondo dell'illusione. George, però, non è solo un simpatizzante di tecniche innovative, è anche nato per raccontare storie, e già con il suo teatro lo dimostra: non si limita a creare numeri di illusionismo che già da soli gli avrebbero dato giusta gloria. Mette in piedi vere e propri sketch di magia, scenette intere con anche una decina di persone per volta sul palco. Lo so che il suo immenso contributo è anche dovuto alle straordinarie innovazioni che creava con le mani, alle illusioni e ai primi rudimentali tecnicismi, ma è al suo immaginario che sono più affezionata.


Nella notte fatata a cui i romantici attribuiscono la nascita del cinema, il 28 dicembre del 1895, George c'era. Assiste allo spettacolo che i Lumière hanno messo in piedi per il pubblico e, finita la presentazione, ha fatto la cosa che qualsiasi persona piena di soldi avrebbe fatto al posto suo. Si avvicina alla famiglia Lumière e vuole comprarsi tutto. E sì, me lo immagino come un bauscia con il libretto degli assegni in mano che vuole comprare tutta la baracca. 

Loro dicono di no perché il loro strumento doveva servire al mondo della medicina e non a rappresentazioni pubbliche (dissero, durante una rappresentazione pubblica) e allora lui, che non l'ha presa bene, torna in Inghilterra e si fa fare il suo, tiè.


Da allora Méliés impazzisce, gli prende qualcosa nella testa e comincia a fare le cose mattissime che me lo rendono così simpatico. Lo so che parliamo di straordinarie scoperte tecniche che hanno reso il cinema quella cosa che conosciamo oggi ma amo pensarle come le mattate di un folle genio. Si fa uno studio per i fatti suoi, lo riempie di botole, aggeggi, buchi, trappole, inganni. Lo fa tutto per benino con le vetrate così sfrutta la luce come gli pare a lui. Ci si chiude dentro con una preistorica macchina da presa che, anche quella, si è costruito da solo, pesante come il piombo, che chiamava macinacaffè perché faceva un casino infernale, e ha fatto qualcosa come 500 (cinquecento) (cinquecento) film. Gira con sta macchina per la città e immagino che o la portasse con un transpallet o avesse due braccia molto potenti, la macchina gli si inceppa e lui invece di bestemmiare come avremmo fatto noi comuni mortali ci trova una figata dentro e in poche parole con uno sbaglio crea un inizio di montaggio.

Per non dilungarmi all'infinito: prima un successo fuori dal buonsenso, con tanto di ammeregani che si piratavano le sue cose (questa cosa di fare loro cose straniere evidentemente ha una lunga tradizione), una casa di cinematografica fondata - la Star-Film - in declino che lo ha fatto arrabbiare proprio un casino e gli ha fatto bruciare quasi tutto (quasi, per fortuna nostra e dei posteri), un negozio di dolci o giocattoli con la moglie per mantenersi e una riscoperta tardiva, che ha fatto sì che anche oggi, nel 2022, un microblog di cinema del web italiano abbia deciso di partire nella propria scoperta del cinema proprio da lui. 

Una vita che è valsa come mille.


Il suo cinema

questo link trovate una trentina dei film più famosi




Ci sono giganti probabilità che io mi sbagli, ma ho la sensazione che oggi il grande pubblico associ il nostro ormai amico George principalmente al cinema di fantascienza. Lungi da me voler andare contro una verità così universalmente riconosciuta, perché il suo contributo è assolutamente fuori discussione. Lo potete vedere da voi, nella playlist ci sono anche alcune delle sue cose fantascientifiche.

Però io devo portare acqua al mio mulino infestato, e mi dispiace amici del sci-fi, ma George è roba nostra.

Una delle sue prime cose è un corticino che dura poco più di tre minuti, e lo so che lo conoscono anche i sassi ma non possiamo non citarlo. Siamo nel 1896, un anno dopo quella serata in cui quegli sbruffoni dei Lumière hanno indignato fratm, e lui fa una cosa che si chiama Le manoir du diable. Ci torniamo, sulla sua piccola ossessione per il demonio. In questo momento George ha ancora a disposizione tempi limitati, si potevano fare cose molto brevi, e lui decide di metterci tutto: c'è il diavolo, i pipistrelli, i fantasmi, le streghe...è una goduria.

Nel corso delle sue infinite creazioni, tutti gli elementi che aveva già messo in questo film tornano, ma non sono i soli. Con la scusa di sfruttare tutte le sue tecniche da illusionista e di poterle finalmente mischiare con una tecnologia finalmente all'altezza dei suoi pensieri, Méliès gioca spessissimo con il corpo umano, che spesso è il suo: gonfia e sgonfia teste, le fa esplodere, se le stacca e riattacca. Butta i corpi nei calderoni mefistofelici e brucia vive le persone, prende le eleganti signorine e le trasforma in scheletri. Questo, amici miei, è proprio un regista dell'orrore. 


Su questa cosa ci torneremo anche negli altri post, ma è importante ricordare che parliamo di cinema muto, che non potendo approfondire quello che mostra con il dialogo ha bisogno di contare sulle conoscenze pregresse di chi si approccia. Qui non parliamo dei soliti due fratelli che mostravano la quotidianità e le scene di vita reale: qui siamo dalle parti del fantastico e, se si hanno pochi minuti a disposizione, serve che la gente già sappia, per esempio, chi era Faust. Eppure, guardare oggi un film come il suo Faust aux enfers è forse un'esperienza ancora più ricca di quanto non fosse allora, perché oggi, per fare solo un esempio, lo sappiamo quanto lavoro deve essergli costato creare scenografie così pompose. Ogni momento di questo breve racconto è pieno di cose, dettagli, il suo inferno è barocco, suggestivo, affascinante. Così distante da quello a cui siamo abituati eppure così pieno di quello che è ancora oggi il nostro immaginario. L'abbiamo solo migliorato graficamente, ampliato forse, ma con la testa siamo ancora lì, ai calderoni, alle fiamme, ai dannati. 




Satana, Mefistofele, il signor demonio, sono una presenza preponderante. Con le sue corna molli, la sua calzamaglia, il suo mantello, il diavolo di Méliès, sinceramente, è indimenticabile. È folle, presuntuoso, si prende costantemente gioco delle sue vittime, balla loro intorno, le sfinisce. E per quanto, come nel Faust di cui sopra, spesso il vero momento di tensione sia legato all'apparizione di un mostro, è sempre quel diavolo a rubare la scena. Lo vediamo danzare, buttare giovani donzelle indifese nel fuoco, spaventare povera gente che voleva solo andare a letto, ingigantirsi fino a diventare enorme, disturbare i preti. È spesso comico, questo cornuto infestatore, con le sue gambette che sballonzolano qua e là e le sue faccette provocatorie. È francamente adorabile.

Lo vediamo spesso vincitore ma altrettanto spesso incrociamo una figura salvifica che libera i nostri poveri umani torturati: c'è una statua che prende vita e lo ridimensiona, c'è il prete che si fa coraggio e lo scaccia, non prima di avergli anche dato un po' di botte, ci sono apparizioni benevole che aiutano. Il diavolo esiste ma non è invincibile, e sembra voglia ricordarcelo spesso. 


Quindi sento di poter dire nel modo iperbolico che contraddistingue questo blog che GM ha anticipato: la fantascienza, i film di esorcismo, il body horror, tutto quello splendido filone di film sulle streghe, i monster movie e pure le horror comedy.

Con il tempo e le sempre maggiori possibilità che gli si andavano offrendo, il suo cinema diventa sempre più lungo (ma parliamo sempre di cose che non superano i trenta minuti), e se prima ci si concentrava su impatto emotivo e sorpresa, con il tempo inizia a costruire narrazioni sempre più complesse, piene di personaggi e situazioni avventurose, qualche volta anche uscendo dal suo studio e spostandosi all'aperto. I suoi lavori più famosi, quelli fantascientifici, sono lavori ben più complessi dei brevi corti che vi sto citando qui.


Il mio preferito, però, quello che del Nostro mi ha fatto innamorare, è Barbe Bleu. È anche nella playlist che vi ho linkato su, ma è così bello che voglio metterlo anche qua: 




La storia è ovviamente quella della fiaba di Perrault, e la vediamo qui adattata in un film di dieci minuti. Mi piace tutto, di questi dieci minuti, ma c'è un momento in particolare che mi ha rapita, ed è naturalmente il momento in cui la Sposa entra nella stanza proibita, con un diavolo tentatore che le gattona alle spalle, incitandola ad entrare e festeggiando il suo successo con delle capriole. La Sposa entra, e la stanza è buia. Nella penombra si vedono i magnifici abiti delle vecchie spose, inquietanti come veli di spettri. Ancora non l'abbiamo visto, che dentro agli abiti ci stanno le donne appese. Le stanno dietro, mentre lei si muove per un po' alla cieca, e sono sinistre, spaventosissime. L'immagine è di un bello che si fa fatica a credere. La Sposa apre le tende e i vestiti si rivelano essere donne impiccate, ed è un'immagine fortissima. Ed è del 1901. Dopo poco, le stesse spose, questa volta davvero in forma di spettri, infesteranno la stanza da letto della Sposa, in un'altra scena che seppur non potente come la prima, è per me magnifica.


È impossibile cercare di riassumere in un post la vita e il lavoro di qualcuno che ha preso una forma d'arte nuova e ha iniziato a giocarci come gli pareva, senza paura del nuovo, ma anzi con il deliberato intento di continuare a sorprendere. Mi piacciono le storie delle menti brillanti, e mi piace troppo l'immagine che mi sono creata nella mia testa di George Méliès, quella di un folle tutto impolverato e pieno di schegge nelle dita, chiuso in uno studio in campagna magari pure a farsi un male cane, a giocare con luci, tende, botole, giganteschi pezzi di cartone che prendono vita e diventano le rocce dell'Inferno. 


Sono una sognatrice, ma non troppo sprovveduta. Il cinema è fin dalle sue origini un'industria, una potente macchina di soldi che non è nata da un giorno con l'altro ma con il lento crescere di nuove possibilità tecniche, ma lasciatemi divertire così, immaginandolo con le mani sporche di pittura e una carriola con dentro una macchina da presa tenuta insieme con la passione. 

Mi piace anche pensare che sia la stessa mia, la vostra, la nostra. 




Le fonti di questo post:


(I link segnalati con un * sono link affiliati Amazon. Se i testi vi ispirano e li acquistate tramite questi link prendo una piccola percentuale, ma all'acquirente non costa nulla! Grazie se lo farete. Fine spazio pubblicitario.)

Il sito del George Méliès Project

Questo documentario su Youtube

AA.VV., Il libro dei film, Gribaudo, 2020 

Rondolino G., Tomasi D., Manuale di storia del cinema, UTET Università, 2014

Tetro M., Azzara S., Chiavini R., Di Marino S., Guida al cinema horror. Dalle origini del genere agli anni Settanta, Odoya, 2021

Phillips, Kendall R., A place of darkness. The rhetoric of horror in early american cinema, University of Texas Press, 2018

Benshoff, Harry M., A companion to the horror film, Wiley-Blackwell, 2014

Gifford, Denis, A pictorial history of horror, Book sales, 1973

mercoledì 9 febbraio 2022

La storia del cinema dell'orrore, un'introduzione

12:43

 Penso che anche i sassi abbiano vagamente intuito che io di questa cosa che mi piace il cinema dell'orrore vorrei farne una specie di lavoro. Un secondo lavoro, un lavoretto, una minuscola occupazione. 

Le novità dell'ultimo anno, twitch e il podcast (che però, lo ricordo sempre, non è stata un'idea mia ma di Lucia, ed è giusto che i meriti vadano a chi di dovere), ne sono la prova più concreta. 


mi dispiace temo userò foto di Parigi per sempre


Quello di cui non avete prova concreta e che quindi vado a raccontarvi è questo: soffro di una spietata e autolesionista forma di sindrome dell'impostore, che ammetto di combattere discretamente perché alle fine le cose le faccio lo stesso, ma che me le fa fare con una vocina costante nella testa che mi fa dire che tanto non so un cazzo e sono una clamorosa frode. 

Il modo che conosco fin da quando sono piccina per convivere con questa cosa è uno solo: leggere, studiare, informarmi più che posso. Allo stesso tempo però sono una vergognosa procrastinatrice, e il blog è proprio nato tanti anni fa per aiutarmi a fare le cose al meglio che posso. Non c'è sempre riuscito, ma io e il mio bloggettino del resto stiamo crescendo insieme, e anche lui ha fatto quello che ha potuto.

È anche vero che l'accesso che ho oggi a saggi, testi, connessione internet e film non ce l'avevo fino a qualche tempo fa, e oggi voglio essere riconoscente per questo privilegio e sfruttarlo per migliorarmi come posso. 


Insomma, questa intro per presentare anche qua in modo ufficiale il progetto di quest'anno: studiare la storia del cinema dell'orrore in modo serio ed ordinato, non nel caos che ho orgogliosamente portato avanti finora. Partiamo dall'inizio e procediamo per decenni, due mesi per decennio. Se riesco a tenere il ritmo che mi sono imposta arriviamo a circa metà dell'anno prossimo. Il piano è che dopo questa prima carrellata ne facciamo anche una seconda, però per aree geografiche, con lo scopo di uscire dalla mia occidentalissima comfort zone. Oppure un mega focus tutto sull'Italia? Non lo so, ho sempre più idee che tempo per realizzarle, ci penseremo a tempo debito.

Questo programma si tradurrà in post tematici qui sul blog, che saranno sia generici che focus più specifici sulle personalità più rilevanti, e tutti i post finiranno archiviati in una pagina dedicata solo a loro che troverete nell'header. Non determinerò in anticipo né quanti post dedicare ad ogni decennio - troppe variabili - né la frequenza con cui usciranno, perché faccio un lavoro infelice che non mi permette di fare piani a lungo termine (capito perché me ne voglio creare un altro?), ma come sempre sarà tutto opportunamente condiviso su ogni spazio del web.

L'ho specificato un milione di volte su ogni social possibile ma ci tengo a farlo anche qua: lo scopo non è nella maniera più assoluta quello di insegnare qualcosa, figuriamoci, ma solo ed esclusivamente di condividere il mio percorso di "studio", dargli un senso e un ordine, e soprattutto parlare insieme di quanto cavolo sono sempre stati belli i cinemelli dell'orrore.


Eviterò il post "accademico" sulla nascita del cinema, i Lumière e compagnia danzante, perché ok che voglio studiare per bene però vi risparmierò il supplizio di vedere me che vi racconto di treni che escono dalla stazione e di Thomas Edison, e in più di gente come Griffith su questo blog non parliamo. Partiamo venerdì (o sabato? dipende dal lavoro) con Méliès e poi fino a fine marzo ci dedichiamo al cinema muto. Alla fine di ogni mese facciamo una live su twitch per parlare insieme di come sta andando. Sarà divertente, spero. 

Parlare di questo periodo ha anche un grande lusso: è tutto di pubblico dominio e quindi è tutto sul tubo rosso. Per ogni post cercherò di fare una playlist con i film di cui chiacchieriamo, così sono belli ordinati anche loro, almeno fino a quando sarà possibile.


Ci sono tanti modi, se vorrete, di supportare questo progetto ma anche tutti gli altri, presenti e futuri, e si riassumono più o meno in tutti i disegnetti colorati che avete alla vostra destra se state leggendo questo post: iscriversi al canale twitch, ascoltare il podcast, seguire le live in differita su youtube, condividere se qualcosa vi piace, votare, spammare. Vi ringrazierò sempre e metterò una buona parola per voi con il nostro signore Cthulhu.


Grazie se vorrete fare questo viaggetto con me!

giovedì 13 gennaio 2022

I film dell'isolamento - parte 1

11:40

 Alla fine è successo, e data la situazione è un miracolo sia successo solo ora: mi sono presa il Covid.


Sto abbastanza bene, ho i sintomi di un'influenza un po' più rognosa della norma, ma sono ovviamente confinata in casa. Sì, nella settimana di uscita di Scream. La sto comunque prendendo bene.

(Lo so che le cose vanno messe in prospettiva e tutto quanto, e infatti se mi posso permettere di rosicare perché stasera non posso essere al cinema è perché sto bene e ho preso questa cosa in una forma leggera, ma per favore vi vaccinate? Grazie.)


Presente quindi tutti i buoni propositi da anno nuovo? Mi ero detta che avrei fatto il veganuary, che avrei ripreso ad allenarmi, che avrei studiato un po' e guardato tutti i noir possibili. Rimandato tutto. Così imparo a continuare questa follia collettiva dei buoni propositi per l'anno nuovo.


selfie


Ora, la situazione è questa: quando sono a casa di riposo dal lavoro e non ho impegni riesco a vedere anche 3/4 film al giorno. Il mal di testa che mi si mangia mi ha forzato finora a fermarmi a due, a volte manco quelli. In più, niente Kindle, ho avuto gli occhi un po' stanchi che ho sottoposto a più schermi di quanti fossero pronti a fare. Quindi, qualche visione l'ho fatta, ma meno di quante avrei voluto.
Parliamone insieme.


Kandisha

Ho cominciato con l'ultimo film che mi mancava della coppia Baustillo - Maury, perché era bello comodo su Shudder. 
Aisha Kandisha è una creatura del folklore marocchino, dalle sembianze femminili ma con piedi caprini, che se evocata aiuta le donne a liberarsi di uomini indesiderati. Lo so che così sembra una favola, invece è davvero un film dell'orrore. Viene evocata da Amélie, una giovane che ha a che fare con un ex violento, ma purtroppo evocare un jinn ha spesso conseguenze indesiderate.
Sono ormai catturatissima dal fascino del folklore del mondo arabo, troppo spesso ignorato dal cinema occidentale. Kandisha ha un'aspetto magnifico se amate l'estetica arabeggiante, con occhi truccatissimi e vestiti gloriosi, e noi stessi, insieme ad Amélie, ne sentiamo il bisogno. L'ex fidanzato era un violento, incapace di tollerare la rottura, stupratore. Ed era giovanissimo. Un ritratto spaventoso di come la cultura dello stupro parta presto, di come sia parte del modo in cui le ragazze sono viste già così presto. 
In più, i due registi scelgono di ritrarre non i borghesi di Parigi, come abbiamo visto spesso fare a loro e ai loro colleghi della New French Extremity, ma ragazze di periferia, che si fanno le cannette insieme e si nascondono a fare i graffiti, con i tratti mediterranei e le famiglie straniere. Sono la classica famiglia di amici che si crea nei quartieri periferici, quando la famiglia ufficiale manca o è piena di caos. In più, sono sinceramente tra i più teneri e simpatici adolescenti che ho visto sullo schermo ultimamente. Si prendono in giro, si prendono le patatine al bar, si vogliono bene. 
Ovviamente non mi ha sorpreso nemmeno un po', ma Kandisha è un bellissimo film, con la messa in scena di classe che ormai contraddistingue i suoi due registi e un focus sulle leggende marocchine che spero di avere modo e tempo di approfondire. E se, a questo proposito, aveste film o documentari a riguardo da consigliarmi, ho qualche giorno ancora da sfruttare.


Lake Mungo

Ho notato che è arrivato su Shudder pure lui, che ricordavo come uno dei miei found footage preferiti ma che non rivedevo da qualche anno, e ne ho approfittato. Non è stata una buona idea, perché Lake Mungo fa paura, e io per qualche giorno l'isolamento me lo sono fatta da sola, in una camera da letto in cui ancora non abbiamo installato un'illuminazione degna di questo nome.
Parla di Alice, una sedicenne che muore annegata in un lago durante una vacanza di famiglia, e di tutte le cose anomale che accadono alla sua famiglia dopo la sua scomparsa.
La storia è molto dolorosa, e lo è in un modo intimo e delicato, perché racconta di lutto senza mai utilizzare i consueti modi della disperazione. La famiglia di Alice viene intervistata e conserva un'ammirabile compostezza, che non è certo l'unico o il migliore modo di gestire un lutto, ma che permette che il film non cada mai in facilonerie drammatiche. Fa molta paura perché parla di fantasmi, reali o creati da menti bisognose che siano, e lo fa con grande efficacia e ottime scene di paura classica.
È anche una storia di segreti, di lati di noi che non siamo pronti a mostrare agli altri, di cosa rende una persona quello che è, se conti di più il ricordo che si ha di qualcuno o la ricostruzione di una realtà passata.
E poi va beh, c'è quella scena del cellulare. E io solo con la luce della abat jour. 


Kill List

Mi dispiace se sarò Shudder-maniaca, in questo post, ma per una volta che potevo guardare solo horror mi sono incollata alla piattaforma per giorni di fila. Insomma, con l'inizio dell'anno nuovo Shudder ha aggiunto la categoria folk-horror e ovviamente Kill List era lì che mi aspettava.
Parla di due ex soldato riconvertiti a sicari che accettanno un nuovo incarico, che si rivela essere molto più complicato dei precedenti. Jay e Gal sono due persone molto diverse, e soprattutto che si sono costruiti vite molto diverse. Jay è vincolato in un matrimonio complesso, che risente della complessità della vita "comune", in cui i soldi, quando mancano, diventano motore di frustrazioni, dolore, urla. Gal è più leggero, ha la sua nuova fidanzata sex bomb fiammante da esibire come trofeo nelle cene con gli amici e pochi pensieri per la testa. 
La prima metà del film è soffocante. Jay e Shel, la moglie, si vogliono evidentemente ancora bene ma l'affetto ha ben poco a che vedere con il pane che devi portare sulla tavola per dare da mangiare a tuo figlio. Laddove Jay si lascia trascinare da traumi passati, Shel è più concreta, e infatti è lei a spingere il marito (anche con una giusta dose di botte), a riprendere l'attività. Qua c'è da pagare le bollette, avanti, su il culo dal divano.
Posto che di folk horror si tratta, si andrà a parare in una certa direzione, che pur essendo sempre divertente e interessante da vedere, secondo me è leggermente meno interessante della prima parte, molto appassionata. Però va beh, mica vengo davvero qua a criticare Ben Wheatley, dai.


32 Malasana Street

Sono un po' combattuta su questo.
Parla di una famiglia che a metà degli anni 70 si trasferisce da una fattoria in un villaggio in un appartamento nel cuore di Madrid, perché a tutti i suoi membri vengano date nuove opportunità. Ci sono mamma Candela, papà Manolo, e i tre figli: Amparo, Pepe e Rafael. Il nuovo appartamento, però, riserverà loro una triste accoglienza, a partire dalla misteriosa sparizione del piccolo Rafael.
Dunque, questo è un film strepitosamente bello, se l'estetica della periferia spagnola degli anni 70 vi piace. A me piace tanto, e quindi gli abiti, l'arredo, le acconciature, l'architettura, la luce, li ho trovati magnifici.
Di fatto è un racconto molto canonico di case infestate, piuttosto senza infamia e senza lode. Quello che io vorrei su questo film è uno scambio di opinioni con le persone che appartengono alla comunità trans. Non entrerò nei dettagli oltre per evitare spoiler su un film che è piuttosto recente, però penso che il suo finale si presti ad una chiacchierata che sono sicura di non avere le competenze corrette per fare.


Silent Night Deadly Night

Trovato questo classicone su Tubi quasi per caso, rivederlo oggi mi ha aperto diverse riflessioni che anni fa avevo ignorato.

Il piccolo Billy assiste al brutale omicidio dei suoi genitori da parte di un uomo vestito da Babbo Natale e la cosa gli causerà una naturale fobia verso tutto ciò che è natalizio. Fobia che verrà naturalmente curata a suon di sculacciate dalla madre superiora dell'orfanotrofio in cui è finito, e che lo farà esplodere in una follia omicida una volta assunto in un negozio di giocattoli.
In Silent Night Deadly Night abbiamo: malattie mentali non curate ma anzi peggiorate, il problema dei bambini abbandonati a se stessi in istituti religiosi vecchi e bigotti, la frustrazione sessuale, l'omicidio canonico dello slasher che stavolta diventa ancora più esplicitamente punitivo. 
Billy è, e resta per sempre, prima di tutto vittima: di quello che gli è successo, del suo trauma, delle suore che lo hanno sottomesso, dell'ignoranza che gli è stata imposta, soprattutto riguardo alla naturalezza della sessualità, delle persone che per tutto il film non hanno cercato di fare altro che sopraffarlo, fermarlo, inchiodarlo, dell'incapacità di chi lo circondava di occuparsi dell'enormità di quello che gli era successo.
È un film cattivo, in cui nessuno ne esce vincitore, in cui il "problema Billy" non solo non viene risolto ma trascina altri problemi a valanga, in un ritratto tristemente molto fedele, per quanto pur sempre inserito in un film dell'orrore, di quello che accade quando non ci si prende cura degli ultimi. Non è mai, mai, mai, il problema di un singolo, ma di una società intera, e quando impareremo a muoverci di conseguenza sarà sempre troppo tardi.


Heathers

Problemi della società, dicevamo?
Heathers è una spietata horror comedy, in cui Veronica, la protagonista, si ritrova per la prima volta, attraverso la sua nuova relazione con JD, a guardare dall'esterno l'orrore che sono le sue amiche, le Heathers, le ragazze più popolari della scuola. 
È complesso, oggi, parlare di questo film, che è profondamente radicato nel suo tempo e che si porta appresso inevitabilmente cose che oggi faremmo diverse. Eppure, scavalcate le battute grassofobiche e l'omofobia imbarazzante, una volta arrivati al finale del film la sostanza non lo allontana troppo da noi. 
E ci arriva nell'89, 10 anni prima di Columbine. JD è un personaggio tragico, Veronica il filo conduttore che non potrebbe ricucire mondi lontani neppure con tutto l'impegno del mondo, gli adulti i consueti inconsistenti che hanno perso il contatto con la complessità di essere giovani. 
Un film iconico, divertente, che trova l'equilibrio giusto per essere sia leggero e scanzonato che serio e potente quando serve.
E Winona Ryder non si è mai più vestita bene così.


Poi è successo l'inevitabile: si è preso il Covid pure il mio compagno. Ho dovuto quindi mollare i miei giorni di solo orrore per riaprirmi al vero segreto di una relazione lunga come la nostra: il CoMpRoMeSsO. E quindi, le visioni di ieri.


Eternals

È arrivato su Disney+ ieri, e lo abbiamo recuperato subito visto che ce lo eravamo persi al cinema. 
Ora, io non l'ho trovato brutto. So che è stato piuttosto detestato dalla comunità degli appassionati, io mi discosto dall'odio. Però ecco, è noiosello. Dura come ormai ogni roba della Marvel più di due ore, ha un milione di personaggi che per forza di cose non riesce ad approfondire in alcun modo (sì, nonostante la durata), ed è un peccato perché di qualcuno di loro avrei voluto vedere molto di più, e ho trovato poco appassionante la vicenda, che chiunque abbia mai visto anche un solo paio di episodi di Doctor Who ha già incontrato. L'alieno che arriva sulla terra e se ne innamora perché in fondo gli umani fanno anche cose buone è un concetto che ormai conosciamo, e nonostante io non cerchi l'originalità ad ogni costo mi piace notare quando a narrazioni ormai conosciute si dia un twist nuovo. Qui non è così.
La sola cosa che ho detestato è stato il finale, una faciloneria romantichella che mi sarei volentieri risparmiata. Ma allora ridatemi le battaglie dei finali MCU, che durano come una pausa pranzo ma almeno sono più oneste.


Encanto

Io non amo l'animazione, ma da quando abbiamo Disney+ inevitabilmente ne guardo un pochino di più. Encanto parla di una famiglia che in seguito ad un tragico evento ha ricevuto un miracolo, e da allora ogni membro della famiglia ha un dono, una sorta di superpotere, grazie al quale la famiglia ha aiutato e supportato tutto il proprio villaggio. Solo la piccola Mirabel non ha ricevuto un dono, ma sarà proprio lei a dover aiutare la famiglia quando il miracolo si rivelerà in pericolo.

Ora, non fraintendetemi, è molto carino. Colori e disegni magnifici, le canzoni molto molto belline (ma sono di Lin Manuel Miranda, non mi aspettavo nulla di diverso), alcuni personaggi davvero divertenti e Mirabel, se lo guardate in lingua originale, è Stephanie Beatriz, che è Rosa di Brooklyn99, quindi fa molto ridere.

Però, tanto quanto non mi aveva emozionato Coco, temo che nemmeno questo, nella sua narrazione della famiglia felice e ricongiunta, tocchi la mia sensibilità. Sono sicura che sia splendido per i bambini, perché alcuni momenti sono davvero deliziosi, e che il rapporto nonna - nipotina sappia toccare in chi le ha corde molto dolci, però c'è qualcosa in questo ritratto familiare che non fa per me. 
Forse sono solo inacidita.



Infine, la sola serie tv che sono riuscita a vedere, la prima stagione della serie MTV di Scream.
Avrei tantissimo voluto vederla prima di So cosa hai fatto, però, e forse l'avrei apprezzata ancora di più.
In questo caso siamo in una piccola cittadina che vive nel ricordo di un vecchio evento traumatico: il serial killer Brandon James, ossessionato dal suo amore per la giovane Daisy, ha ucciso chiunque si fosse messo tra di loro, finendo ucciso dalla polizia. 
Anni dopo, la cittadina è di nuovo scossa da una serie di omicidi, e Emma e i suoi amici sono nel mirino del killer, e dovranno salvarsi da soli.

Lungi da me dire che non sia carina, anzi. Me la sono mangiata in due giorni proprio perché io ai giovani adolescenti cazzoni mi affeziono in un secondo. Questi, nello specifico, son proprio pagliaccissimi e pure tutti con una discreta lista di piccoli/medio crimini alle spalle per i quali non verrebbero mai puniti in ogni caso perché sono gli splendenti figli della società bene, ovviamente. Però sono davvero degli adorabili idioti (con l'eccezione di quelli che riprendono le proprie fidanzate inconsapevoli mentre fanno sesso, naturalmente), con dei trascorsi da rimettere in discussione, con le proprie vite da tenere in equilibrio, con se stessi ancora da scoprire.
Bisogna proteggere Bi-Curios&Virgin ad ogni costo, sono troppo preziosi per questo mondo.



Insomma, poteva andarmi meglio (potevo essere al cinema a vedere Scream, per esempio), ma poteva andarmi pure peggio.
E poi sto bene (quasi, non vi consiglio la combo covid+cervicale), e la cosa importante è quella.

mercoledì 1 dicembre 2021

Due horror ambientati in collegi femminili

18:14
Quando facevo arrabbiare la mamma (cosa che accadeva di rado, devo ammettere, sono la coscienziosa sorella maggiore) la cosa che mi ripeteva più spesso era Guarda che ti mando in collegio.
Se non fosse che poi, per motivi che non dipendevano dalla sua volontà, in collegio ci sono finita davvero, per un anno e mezzo, e da allora la minaccia è scomparsa nel nulla. Dopo la mia esperienza questo fascino verso questo genere di ambienti mi è rimasto, come se rivivere dall'esterno esperienze del passato mi aiutasse a metterle meglio a fuoco. Ora, nel collegio in cui sono stata io non è morto nessuno, che io sappia, non c'erano fantasmi, e nemmeno preti pedofili, però c'era Suor Colomba, nome di battesimo Jolanda, che è stata la persona che mi ha inflitto quel lieve trauma che per me è stata la prima visione de L'Esorcista. 
Sono stati lei e mio padre a lasciarmi questa ossessione per l'orrore, ma ho come la sensazione che per lei sia stato involontario. Temo anche che la Colly oggi non sarebbe poi troppo fiera di me, se sapesse che persona sono diventata. Meglio non pensarci. 

Negli ultimi giorni, insomma, mi sono vista due film ambientati in collegi femminili, e ho pensato di parlarne un po', perché in modi diversi sono state due visioni che hanno lasciato il segno.


il mio collegio non era proprio proprio così, ecco



Darlin'




Ma vi ricordate quando è uscito The Woman, nel 2011? Alla fine del film eravamo così incazzate ma così empowered che avremmo distrutto il mondo a mani nude. Il problema era che lo avevamo visto troppo in poche. Ecco, la Woman stessa del titolo, Pollyanna McIntosh, non aveva ancora finito di massacrare i maschi, e ha deciso che il terzo film della sua saga se lo sarebbe fatta per conto suo. Qui McIntosh recita, scrive e dirige. 
Questa volta il focus è su Darlin', la ragazzetta che già conosciamo dal film precedente. La cosa non vi faccia allontanare dal film se non avete visto i primi due, è una pellicola perfettamente autonoma, e i richiami al film precedente sono comunque ben comprensibili. Io non ho ancora visto Offspring, il primo, per esempio.
Insomma, Darlin'. La donna che è con lei (la Woman, appunto, di McIntosh) la accompagna in ospedale per motivi che all'inizio non ci sono chiari. Lo staff si trova di fronte un caso mai visto prima: la ragazza è in uno stato animalesco, sporca, non verbale, molto aggressiva. Le premure di un infermiere, Tony, la renderanno lentamente più gestibile, al punto che si decide di affidarla alle cure di un orfanotrofio a gestione religiosa. 
Il vescovo prende Darlin' come una sorta di missione personale, il cui punto sia dimostrare i miracoli di cui la sua struttura, grazie alla fede e all'amore dell'altissimo, è capace. La donna, però, non smette di cercarla.

Io mi aspettavo qualcosa di molto forte, crudo, doloroso. Non fraintendetemi, lo è, in parte, per motivi di cui parleremo in zona spoiler. Eppure questo è proprio un film girato da una donna, e mi perdonerete se questa ultimamente è la mia ossessione. Il femminismo è diventato la mia lente per leggere il mondo e il cinema viene di conseguenza. Dico che si nota la mano femminile perché in mezzo a storie molto intime e strazianti (è pur sempre un orfanotrofio), il film è una potentissima storia di rivalsa, che ha saputo trovare un equilibrio perfetto tra momenti molto duri e altri che pur mantenendo l'importanza dei temi sono sinceramente divertenti. La donna incontra un gruppo di gentili signorine, matte come dei cavalli imbizzarriti (detto nella miglior accezione possibile), pronte a darle la loro sorellanza nonostante questa sia così lontana da loro. Questa strampalata famiglia di donne dimenticate dalla società perbene, che vivono ai bordi della strada, è dolcissima e potente. La conoscono da 3 minuti, lei non ha rivolto loro una mezza parola se non i suoi grugniti, e loro non l'hanno solo accolta, ma l'hanno resa una di loro, e hanno sposato la sua battaglia. Sul finale del film, vederle entrare tutte insieme, spettinate, scomposte e armate, in chiesa, è un momento da applausi a scena aperta. Sono delle matte totali, e le si ama da ammattirsi con loro. 
Nello stesso momento, anche Darlin' impara cosa significhi creare dei legami con delle sorelle, e lo fa nel modo adatto alla sua età, che è un modo più viscerale. Basta ascoltare la stessa musica insieme, ballare sulla stessa canzone senza chiedersi dove una abbia preso le sigarette e dove l'altra abbia lasciato la sottana, basta stringersi la mano per un po', e il legame è già bello che formato.

Da qui in poi spoiler.

In mezzo a queste storie di affetto femminile, McIntosh ci piazza lì come una bomba la pedofilia tutta clericale. Il vescovo è un miserabile verme che abusa delle anime fragili di cui dovrebbe prendersi cura e fa la sola fine possibile: viene impalato sul suo sacrissimo altare. Io di scene goduriose al cinema ne ho viste tante, ma ben poche così. E si gode così tanto non solo perché la pedofilia è uno di quei reati così prepotentemente contronatura che biologicamente ci ispira le peggiori vendette, ma per il modo in cui viene raccontata. L'uomo in aria di santità non solo molesta le ragazzine, ma le ricatta, se le tiene vicine, le manipola con la loro stessa fede. E le aggredisce psicologicamente, come naturalmente finisce a fare con la nostra protagonista quando scopre che è incinta. Darlin' è distrutta da questa gravidanza, è un ritratto estremo della paura che si prova davanti al più immenso dei cambiamenti. Per lei il bambino è il diavolo in persona, che sta dentro la sua pancia pronto a distruggerla. Finalmente capace di parlare, implora di essere liberata, e quando nessuno la ascolta prova a pensarci da sé, convinta anche dalla reazione del vescovo di avere qualcosa di profondamente sbagliato addosso, e di esserselo procurata da sola. 
Darlin' ha sofferto per due vite intere, ma nel momento di dolore più intenso è in grado di prendere la sua creatura e affidarla all'unica persona, a parte Tony, che si sia mai presa cura di lei, la donna. 
Non solo un finale perfetto, ma un film potente, bellissimo, indimenticabile. 


Seance





Questo, di collegio, è una scuola prestigiosissima per giovani bitch viziate e promettenti che giocano ad evocare fantasmi e finiscono malissimo. La Edelvine è una scuola di quelle per cui l'apparenza è tutto, ma in cui le persone iniziano a morire in modi che non fanno proprio benissimo alla pubblicità. Ed è anche infestata, perché non vorrai mica farti mancare la presenza soprannaturale.
Camille è la nuova arrivata. Come ci si aspetta in questi casi, le mean girls della scuola cercano di farle capire subito chi comanda, ma Camille non è disposta a sottostare ai piccoli giochi di potere dell'Accademia. Entra nella loro cerchia, in qualche modo, ed è molto interessata alla storia di Kerrie, la ragazza recentemente morta suicida di cui lei ha preso il posto. 

Non fatevi ingannare dal mio tono ironico: Seance è bellissimo. 
Quella che parte come una storia di dinamiche studentesche, gruppetti e simpatie, diventa presto una storia misteriosa e accattivante, che in più momenti mi ha ricordato (sì, lo sto per dire davvero eh!) l'indimenticato Picnic ad Hanging Rock. Non solo per la forte componente estetica che contraddistingue, seppur in modi diversi, i due lavori, ma per l'aria di minaccia imminente che si respira lungo tutta la pellicola. 
Le promesse della Edelvine sono delle malefiche stronze a cui si vuole un gran bene, perché sono coraggiose e atroci, attrici nate, lontane dai vincoli del mondo esterno (per tutto il film c'è una sola telefonata ai parenti) e allo stesso tempo chiuse in una delle più sigillate delle micro società. Sono brutali e allo stesso tempo solidali l'una con l'altra, si detestano e si vogliono un gran bene. E nel frattempo, cadono come mosche. 
La storia inverte rotta sul finale in un modo che forse avevamo visto arrivare ma che non per questo è meno succoso. Seance è una storia d'amore e vendetta, di fantasmi nel senso di presenze soprannaturali ma anche nel senso di vicende del passato che non vogliamo lasciar andare. 
Una gran bella visione, inaspettata e per questo ancora più gradita.




Al momento in cui scrivo Darlin' si trova su Prime, con l'iscrizione al canale di Midnight Factory, mentre Seance non c'è sulle piattaforme italiane. Però vale la pena della ricerca tra i torrenti, se posso permettermi. Oppure è su Shudder.



Forse alla Colly farei vedere entrambi. Si arrabbierebbe un sacco, temo.

venerdì 12 novembre 2021

Shook

14:35
Alla veneranda età di 31 anni ho capito che i cinemini dell'orrore mi piacciono praticamente tutti. Se sono bruttarelli mi accontento che mi regalino un po' di divertimento, se sono belli meglio ancora, se sono capolavori piango di gioia, ma indicativamente mi godo quasi ogni visione che faccio. È l'intero senso della neonata rubrica Avvocato d'ufficio su Twitch.
Ci sono solo due possibilità che fan sì che io scelga di sedermi, tirare fuori la mia tastierina rosa nuova fiammante e volutamente scriva un post negativo: il film mi deve avere presa per i fondelli o mi deve aver fatta incazzare.
Mettetevi comodi, Shook sta nella seconda categoria.




 In una città agitata dalla presenza di un assassino di cani, Mia, amatissima beauty guru, sceglie di aiutare la sorella e farle da dog sitter per un po'. La famiglia di Mia è stata colpita dalla malattia della madre, a cui la sorella Nicole ha fatto da care giver, e ora la ragazza sente di doversi sdebitare, perché per la malattia della madre è stata assente. Durante la prima notte a casa di Nicole, però, Mia comincia ad essere tormentata al telefono da qualcuno che ha intenzione di prendersi gioco di lei, e le vite dei suoi amici sono in pericolo.

Io la sto adorando la piega social che il cinema dell'orrore sta prendendo. Ho un debole per i film screenlife, che stanno dimostrando di sapersi giocare spesso molto bene la carta della tecnologia, e in ogni caso il cinema non poteva continuare oltre ad ignorare che il mondo della comunicazione è cambiato, che esistono nuove professioni, che i social hanno modificato l'aspetto del mondo. Non è certamente un cambiamento a cui sono ostile, anzi, mi sta divertendo molto vedere come questi nuovi mezzi sono ritratti al cinema. 
Ho adorato Slaxx, per esempio, che parla sì di jeans assassini ma anche di marketing (e influencer marketing), di novità che non devono trapelare sui social, di instagram stories, ho trovato molto carino Superhost, i cui protagonisti sono due travel blogger che recensiscono vari Airbnb, mi divertono molto anche i due ben più famosi Unfriended. Quindi, quando qualcosa mi piace e arriva un guastafeste a rovinarmela, io mi arrabbio.

Temo che il post sarà pieno di spoiler, ma non credo sia particolarmente rilevante in un caso come questo. Avviso per correttezza.

All'alba del 2022 sono un pochino stanca di alcune cose. 
Partiamo dalla cosa più seria. Sono secoli che ci dicono che dobbiamo essere curate, belle, sistemate, a postino. Secoli che quando usciamo struccate ci chiedono se siamo malate, secoli che ci dicono che se non ci depiliamo non siamo igieniche, che se non abbiamo i capelli a posto siamo disordinate. Ad un certo punto, alcune donne hanno capito che internet poteva essere un modo per monetizzarla, questa cosa qui. Sono nate le beauty guru, persone che in giro per il mondo consigliano proprio quelle cose che la società vuole che usiamo. Solo che le beauty guru suddette sono diventate potenti. Hanno iniziato a smuovere una quantità di denaro spaventosa, a spostare il mercato a loro piacimento. Andate a vedere persone come NikkieTutorials, Jeffree Star, Zoella. Smuovono i milioni. 
Eh, allora così no. Allora ecco che le donne che parlano di smalti e mascara e piastre per capelli sono frivole, superficiali, finte. 
Non sarà mica che vi rode il culo a vederci, ogni volta, riappropriarci di quello che pensavate di averci attribuito voi?
Ecco, vi chiederete cosa c'entra questo col film. C'entra perché per tutta la pellicola Mia è trattata come una povera scema. Una povera scema che pensa solo ai capelli (che non è una carriera di grande successo, no, è solo roba frivola) mentre la povera Nicole si sacrificava a casa con la mamma malata (e poi torniamo anche su questo). Lei e le sue amiche sono ritratte con lo snobismo di chi ancora si ostina a pensare "Ma trovatevi un lavoro vero". Parlano solo di followers, si invidiano, sono stupidelle.
Però quella rappresentazione qui ha stancato. Anche basta indignarsi per le chiareferragni sulle copertine dei giornali. Basta parlare di persone disposte a tutto pur di avere like, dai. Smettetela di fare i boomer, perdio.

Mia è una persona amatissima sul web, la più amata del suo gruppo di amici. La cosa naturalmente non poteva passare liscia, giusto? Perché non sia mai che facciamo un bel film sulla sorellanza, su amiche felici per il successo delle altre, no. Quindi ovviamente i suoi amici pensano di farle un bel prank che finisca sui social (ricordate? tutto per i like). Solo che qui arriviamo alla seconda parte che mi ha fatto incazzare. La persona al telefono ha in ostaggio gli amici propone a Mia un gioco: se rispondi correttamente a tre domande, loro sono salvi. Le domande riguardano nozioni di primo soccorso e informazioni personali sulla morte della madre. Domande a cui Mia non sapeva rispondere in modo pronto e immediato, perché della madre se ne è sempre occupata Nicole. E io questa moraletta del cazzo al cinema non la voglio vedere. Quello del caregiver è un ruolo serio, fondamentale, e il tema della malattia e dei familiari morenti è un argomento tragico e profondo, che tassativamente non posso tollerare di veder liquidato con "sorella che resta buona, sorella che se ne va cattiva". 
Questo concetto, mi perdonerete il LaRochellismo, anche molto italiano che se non ti sacrifichi per la famiglia ti meriti tutta una serie di brutte cose è così viscido, e superato, e disgustoso, che mi ha fatto imbufalire. Sei una brava ragazza solo se molli tutta la tua vita per restare vicino alla mamma malata, se no sei una stronza superficiale che pensa solo ai follower su instagram. Fare il caregiver è una cosa devastante, e ci sono persone che non hanno scelta. E se non hanno scelta è sempre, sempre, colpa di un welfare insufficiente e di uno stato assente e nessuno al mondo mi farà mai cambiare idea su questa cosa. Quando qualcuno però ce l'ha non è cattivo se sceglie di investire prima di tutto sulla propria vita. 
Quando ho sentito quali domande il telefonatore stesse facendo a Mia avrei voluto interrompere la visione. 
Poi non l'ho fatto, principalmente perché dovevo finire di stirare e mi serviva compagnia, e la fine mi ha fatto ancora di più girare le palle. Come era ovvio fin dall'inizio, sia il prank degli amici che l'attacco vero e proprio sono stati orchestrati da Nicole stessa, incazzata come un'aquila con la sorella di successo e frustrata per la propria vita. Ribadisco quanto detto sopra, perché di loro si parla sempre troppo poco: le persone che accudiscono i familiari malati gestiscono situazioni molto complesse, e questa narrazione è superficiale, deleteria, frustrante.

Mi fate un favore? Vi guardate Relic che parla dello stesso tema in maniera ben più elegante ed efficace? Sta su Prime. Grazie. 

venerdì 29 ottobre 2021

Halloween 2021, i consigli di casa Redrumia

18:04

Quando sei una di quelle persone che guarda horror tutto l'anno indiscriminatamente, Halloween è occasione per sconfinate emozioni. Un pochino siamo entusiasti di vedere finalmente che la nostra Cosa Preferita Al Mondo protagonista del mondo e del marketing mirato, un pochino rosichiamo perché vogliono tutti giocare con il nostro giocattolino, un pochino ce la tiriamo perché vengono a chiederci consigli su cosa vedere. 

E anche se non ce li chiedesse nessuno, noi ve li daremmo comunque, perché in fondo è pur sempre la festa più importante dell'anno e questa è la nostra versione del cantare il Carol of the bells in piazza bevendo il vin brulè.

Quindi, eccomi qui con i miei, in ordine rigorosamente casuale ma almeno divisi per le piattaforme a cui la Vostra da i suoi (pochi) soldi.




NETFLIX


Il catalogo Netflix dell'orrore è francamente dimenticabile, e se non fosse per il legame tra la piattaforma e l'uomo della mia vita Mike TiAmoPerSempre Flanagan sarei tentata di cancellare l'abbonamento. 

Non è tutto da buttare, però. Non manca qualche Grande Classico, come il Suspiria di Argento, Non aprite quella porta, buona parte (forse tutta?) la saga di Chucky, Lo Squalo...a me per Halloween piace anche rivedere i famosonioni quindi qui ho un po' tra cui scegliere. 


Dando per scontato che abbiate visto le nuove uscite più chiacchierate dell'anno di loro produzione (A classic horror story e la trilogia di Fear Street), ecco le cose che consiglio io:

  • His House. Credo sia ancora il mio film dell'anno (tra le mie visioni, non tra le uscite), anche se la battaglia con Titane è durissima. Una storia di fantasmi, di immigrazione, di tragedie personali e universali, e, per essere sincera, il film che mi ha fatto più paura degli ultimi anni. Scritto con il giusto equilibrio tra la delicatezza e la durezza dei temi trattati, è un film magnifico.
  • The Host. Un meraviglioso, e dolorosissimo monster movie. La prova provata, in caso ce ne servisse una, che Bong Joon-ho può fare con il cinema tutto quello che gli pare e qualsiasi cosa farà sarà una poetica ma lucidissima analisi di quello che sono le persone e i legami familiari. Lo so che sono molto ripetitiva, ma ormai ho capito che sono queste le storie che mi attraggono.
  • The Neon Demon. Così tanto chiacchierato alla sua uscita e così presto finito nel dimenticatoio, non fatevi imbrogliare dalla velocità con cui l'internet oggi passa da un film all'altro. The Neon Demon è BELLISSIMO. Così abbagliantemente bello che vi ritroverete a cercare la sua immagine negli altri film che vedrete. 
Netflix ha dalla sua parte il fatto di avere nel catalogo cose molto molto note, che era inutile segnalare come mie scelte ma che ha senso almeno citare: Il caso Enfield (non fidatevi delle persone a cui non è piaciuto Il caso Enfield, non vogliono il vostro bene), le cose più anni 90 a cui vi viene da pensare, Urban Legend e Final Destination, quella commovente delizia che è The Final Girls.


PRIME

Prime invece si difende bene. Ha però due difetti che mi sento di sollevare in virtù della vena polemica che mi accompagna da sempre. In primo luogo questa cosa di inserire delle cose a pagamento mica la mando giù. Cioè lo capisco pure, ha un senso, ma puoi non inserirmeli nell'interfaccia insieme agli altri? L'app e l'accesso da browser di Prime non sono esattamente user friendly, e ogni volta li devi separare maualmente, puntualmente DOPO avere visto che c'è a pagamento PROPRIO quel film che volevi vedere tu. Però senti Prime, così anche no.
Seconda polemica: le cose solo in italiano sono una forma di violenza a cui non ritengo corretto dover essere sottoposta. Ma perché? Che schifo ti faceva la scelta? Non la mando giù. 
Nonostante questo, tre titoli da consigliare li troviamo comunque.

  • Autopsy. Fidatevi di una "recensione" breve ma sincera: questo da una paura della miseria.
  • La notte ha divorato il mondo. Questo è uno zombie movie interessante, perché ripercorrendo elementi noti del genere ne introduce un paio di nuovi parecchio interessanti: parla di solitudine, e della ricerca di un'umanità anche laddove se ne sia persa traccia, e parla anche di come si possa preservare la propria salute mentale in situazioni di emergenza. Il protagonista è un musicista e, rinchiuso in casa dopo l'apocalisse z cosa fa? Suona. Cerca modi di mantenere la propria identità. Mi è piaciuto.
  • Patto di sangue. Un divertentissimo e cattivello slasher del 2009, con alcune protagoniste che sono state simbolo dei primi anni 00 e un delizioso cameo di Carrie Fisher.
Anche Prime ha tutta la sua bella serie di classici e classici moderni, come 28 giorni dopo, Halloween, Drag me to hell...ma soprattutto c'è Martyrs, che fossi in voi riguarderei perché presto arriva l'episodio di Nuovi Incubi a tema.


DISNEY+


Una volta sarebbe suonato strano proporre contenuti adatti ad Halloween su una piattaforma Disney, ma siccome nel frattempo si sono acquistati tutto quello che il mercato aveva da vendere, eccoci qua a elencare cose da vedere la sera del 31.

  • The Rocky Horror Picture Show. Lo so, non è la più originale delle scelte, ma non importa. Non è davvero Halloween senza si lui, dai. Almeno come sottofondo musicale mentre cucinate. Ci vuole.
  • Jennifer's body, aka il film più rivalutato degli ultimi 20 anni. Se ancora non siete diventati team Jennifer, è il momento, e sta lì su D+ bello comodo.
  • Il cigno nero. Anni fa in un post avevo detto che questo è un film dell'orrore e almeno in 5 mi avevano scritto per dirmi che non era vero. Io siccome non sono una persona che porta rancore ve lo ripropongo, così che possiate rivederlo per venirmi a dire, dopo, che avevo ragione io.

E poi va beh, tutti i classici per famiglie ci sono, da Hocus Pocus a The Nightmare Before Christmas, conoscete la faccenda.


CHILI


Ho recentemente scoperto che anche Chili ha la sua sezione di film gratuiti da guardare con la pubblicità. Finalmente! 
Da lui segnalerei:

  • Shutter, l'originale asiatico. Uno dei film che mi ha sconvolto dal terrore più di tutti nella mia vita. Alla fine ero atterrita. Diciamo che è un'esperienza.
  • The Woman, che se non ve lo ricordate è quel film che vi lancia una mattonella in faccia e se ne sbatte le palle se vi siete fatti male.
  • The Gerber Syndrome. Found footage a tema zombie tutto italiano che non rivedo da anni ma che ricordo con grande piacere.
C'è anche una vasta selezione di Argento, e diversi dei film a tema squaloni giganteschi e indegni che insomma non sono roba da prendere sul serio ma per l'Halloween alcoolico sono la cosa ideale. Ci sono anche la saga di Puppet Master e Cannibal Holocaust, che lo so che è un film che amano anche i sassi ma io con lui sono arrabbiata e non lo consiglio a nessuno.


RAIPLAY


Mi dimentico troppo spesso, quando devo scegliere che film vedere, della presenza di Raiplay, che invece poverina è una piattaforma che non va sottovalutata. È pure gratis.

  • Demoni 1 e 2. Davvero, sono qui, che vi aspettano. Lo so che li volete rivedere.
  • The ward. Io distinguo le persone in due categorie: quelle a cui questo film piace e quelle a cui invece no. Vi lascio immaginare a quale delle due appartengo io.
  • La cosa da un altro mondo. Lo vedete che non me lo dovete sottovalutare, Raiplay?

Ci sono anche qui diversi Argento e parte della saga di Saw se fa per voi.


Personalmente credo mi butterò in una maratonina di tutti quei film Netflix usciti questo mese e che ancora non ho avuto tempo di recuperare. 



Buon Halloween a tutti!

sabato 16 ottobre 2021

Redrumia31, settimana 2

11:53
Questa cosa che ottobre sia già a metà non la sto prendendo proprio benissimo se devo essere sincera, e soprattutto non sto vivendo bene che siamo a ottobre e faccia il freddo dei primi di dicembre.
Siccome questo però è un blog di cinema e non di previsioni del meteo, ricapitoliamo le visioni della settimana. 





La casa in fondo al lago

Con poca rabbia e poca frustrazione sono costretta ad ammettere che questo film me lo ero persa in sala. E porco cane se questo era un film che andava visto proprio lì. Un'ora e mezza di apnea, di terrore incondizionato, di angoscia, tutta vissuta sott'acqua. Dai suoi registi non mi aspettavo nulla di meno, figuriamoci, però è davvero sconvolgente e si basa su un'idea tanto semplice quanto assolutamente intrigante: una casa infestata sul fondo di un lago. Una di quelle cose folli in cui mi lancerei senza nemmeno pensarci. Ma come una casa infestata in fondo al lago, ma che razza di figata senza senso è? Mi dispiace non poter dare una recensione di quelle da basco in testa e sigaretta in bocca ma a me queste cose fanno perdere il senno, è un'idea bellissima. 
E il film fa una paura che ancora di più mi fa soffrire il fatto di non averla subita al cinema.

Superhost

Una delle novità di Shudder, è la storia di due travel vlogger che stanno organizzando l'ennesimo viaggio da registrare. Stanno perdendo follower e visualizzazioni, e di conseguenza il loro guadagno, e sperano con questa opportunità di tornare a recuperare il loro smalto. La loro host è una di quelle persone eccessive e socialmente inadeguate (come la capisco) che potrebbero sfruttare per recuperare il loro successo. Ovviamente, le cose non si metteranno a loro favore.
Personalmente l'ho trovato carino, ben realizzate le scene che alternano vita reale e vlog, anche se non sono impazzita per il suo finale. Vado un momento in zona spoiler: Rebecca è davanti allo schermo del pc e osserva l'ultimo video caricato dalla coppia, la richiesta di aiuto. Di fianco compaiono decine di commenti indignati che scambiano il video per uno dei clickbait che la coppia già in passato aveva usato. Non capisco se vuole essere una sorta di critica verso il sistema-web, se vuole essere un perculo, uno dei classici "NoN è La ViTA VeRa" o qualcosa del genere, o se sperava di essere solo un finale un po' cattivello. L'ho trovato solo un po' poco efficace.
Nel complesso però è carino, c'è una comparsata di Santa Barbara Crampton, una bella rappresentazione anche grafica della vita sul web e una villain efficace.

Non aprite quella porta

Il classico della settimana.
Questa martellata sui denti tra poco compie 50 anni e ci fosse una visione in cui perde un briciolo della potenza sporchissima che ha. La prima volta che compare sullo schermo Leatherface è una di quelle scene che anche se hai tatuate nelle retine ti lascia senza fiato sul divano. Come si possa realizzare un film del genere è per me il vero Mistero della Fede, quella incondizionata che provo nei confronti di certi registi che sono il Messia di questo piccolo posto sul web.


Chi è sepolto in quella casa?

Sempre su Shudder sta anche questa comedy grottesca e divertente, che parla di uno scrittore con un milione e mezzo di traumi alle spalle: il Vietnam, l'unico figlio scomparso nel nulla, un divorzio e in ultimo una zia suicida. Giuro che non sembra ma è una comedy davvero. Si trasferisce nella casa della zia per ultimare un romanzo che gli sta causando qualche problema col suo editore e la casa finisce per essere infestata. 
Senza alcuna pretesa è un film che intrattiene parecchio, buffo, ma che non tralascia la possibilità di trattare anche temi ben più seri.

Us - Noi

Per la live di questa settimana mi sono rivista il film di Jordan Peele. Tutte le opinioni mie, e della mia ospite Federica, le trovate qui:





Horror Noire

Per preparare la live mi sono rivista anche questo gioiello di un documentario, che ripercorre la storia del cinema dell'orrore americano da un punto di vista afro americano. Si intervistano critici, attori, registi, che attraversano tutta la storia del genere con il filtro della propria storia e della propria rappresentazione. C'è un sacco da imparare, un modo nuovo per me di guardare al cinema e un sacco di persone note che è sempre una delizia sentir parlare. Per chi fosse interessato ad approfondire, poi, il documentario è tratto da un saggio con lo stesso titolo, che spazia ancora di più. Bellissimo davvero.




Questa settimana sono stata brava e breve, per i miei standard. Non abituatevi troppo a questa sintesi, che la prossima settimana esce Halloween Kills e sono pronta al trattato sociologico.


venerdì 8 ottobre 2021

Redrumia31: settimana 1

10:39

 Ieri è stato il mio compleanno, giornata che di solito vivo con la serenità del gattino che attraversa la strada e vede sopraggiungere due fari gialli. Per rischiarare la cupezza della giornata io chiedo un solo regalo alla persona che ha aperto un mutuo con me: per un mese intero voglio scegliere io i film. Perché convivere è bellissimo, è l'inizio di una famiglia, il solidificarsi di una relazione, il mangiare insieme la pizza sul divano quando non si ha voglia di cucinare, ma è anche il dover scendere a compromessi sulle visioni da fare. Lo scorso anno questo sconsiderato ha accettato di farmi questo regalo (trovate qui i post a riguardo) e ora ogni ottobre della sua vita sarà contrassegnato da 31 giorni di solo orrore.


Una volta alla settimana verrò qui a raccontarvi a quali torture l'ho sottoposto.




Escape Room


Non è la prima volta che mi succede e ancora mi sorprendo di quanto idiota io riesca ad essere senza manco impegnarmici troppo. Ho sbagliato film. In questi giorni è uscito al cinema Escape Room 2 e io bella come il sole ho messo su quello che credevo essere il primo film. Era lì su Prime, comodo., parlava di giovani amici in una situazione di pericolo..

Ebbene, amici, di Escape Room ce ne sono due. Volevo vedere quello del 2019, mi sono guardata quello del 2017. Abbiate pietà di voi stessi: risparmiatevelo. Io sono la persona più di bocca buona dell'universo, mi piace tutto, amo i teen horror anche più demenziali, sono sempre contenta. Però ogni tanto tocca anche a me ammettere che qualcosa non funziona, e porco cane questo film è proprio bruttarello, poverino. Non funzionano gli attori, non funzionano le scene di morte e soprattutto non funziona la scrittura. 

Capita, ma è un peccato.


L'invasione degli Ultracorpi


Il classico della settimana, nulla da aggiungere. 


Titane


Andare al cinema a vedere un body horror vincitore a Cannes era un'esperienza che non ero certa avrei mai fatto nella mia vita. E invece la Francia ha deciso di lasciare spazio ai mostri, e io sono entrata in sala con alcune tra le aspettative più alte degli ultimi anni. Non ne è stata delusa nessuna.

Ducournau dirige un film che ha un perfetto equilibrio tra godurioso divertimento e lacerante dolore, che mette in scena due personaggi così intensi, così potenti che me li porterò dentro per sempre. Un film romantico, che parla d'amore in un modo così viscerale, e che lo fa con poche parole e tantissimi sguardi, tantissimi balli, tantissimo corpo. Ci si tocca, in Titane, per tutto il tempo. Il corpo è protagonista: balla, viene nascosto, viene modificato, rotto, sistemato, aiutato. C'è un corpo che invecchia e tradisce, uno che esplode per uscire e tradisce ugualmente. C'è un gioco costante con i ruoli di genere, ci sono i maschilissimi pompieri, grandi grossi e virili, e ci sono le donne succinte che ballano sulle auto. C'è una delle migliori rappresentazioni della gravidanza che ho visto sullo schermo in tempi recenti. Il corpo della madre che cambia, e fa cose sconosciute, e non si contiene, e secerne sostanze nuove, e la rende vulnerabile e fortissima al tempo stesso. 

Può sorprendere, che Titane abbia vinto un premio così profumato, poi lo si guarda e non poteva che andare così. Lunga vita alle donne dell'orrore.


Altered - Paura dallo spazio profondo


Questo è interessante. Un piccolo film di alieni che non conoscevo e ho trovato su Prime per caso e che si è rivelato una visione particolarissima.

Un gruppo di amici è sopravvissuto ad un'esperienza traumatica che li porta, 15 anni dopo, a cercare ancora vendetta. Uno di loro è morto durante un rapimento alieno e ogni notte alcuni di loro continuano a cercare una traccia di quello che è accaduto.


Altered è davvero un piccolo film anomalo, che usa gli alieni per parlare di elaborazione del lutto e del trauma, di come ognuno cerchi di sopravvivere con il bagaglio che si porta sulle spalle e di come rivangare quello che è stato non sia mai davvero una buona idea. Lo fa parlando di 4 amici molto diversi tra loro, che ormai sembrano legati solo da quello che è capitato loro. Si vogliono bene, ma sono troppo diversi, e vogliono cose diverse dalla vendetta che cercano. Sono arrabbiati, tristi, compromessi. Si ritrovano in una casa isolata con un alieno che non ha alcuna intenzione di farsi ammazzare, e il loro non essere più in sintonia complica la situazione. Mi piace che non si perda in spiegoni o in dialoghi forzati, qua c'è un alieno da fare fuori e ci sono intestini da cavare, forza e coraggio.  

Bel finale.


Truth or dare


Questo proprio mi fa rabbia perché aveva tutte le caratteristiche per rientrare nei miei gusti e invece è scritto male e mi fa solo incazzare.

La storia è quella di un gruppo di amici che va in Messico per lo Spring Break, finisce a giocare a obbligo o verità con uno sconosciuto e finisce invischiata in una maledizione legata al gioco. Poteva essere o no divertentissimo? Poteva, cavolo. Tardo adolescenti ubriachi e morti malissimo? Ci sto, dove devo firmare?

Invece no, mi devono far restare male. Le regole del gioco (e della maledizione di conseguenza) vengono modificate un po' a sentimento e questo è il grosso del problema. Scrittura debole? Mi dispiace, ma volendo la accetto. Prendere proprio in giro lo spettatore con modifiche strutturali in corso d'opera però no, raga, dai. Me lo volete dare per favore un teen horror stupidone ma dignitoso? Posso avere adolescenti infilzati sulle stecche da biliardo senza restarci male poco dopo? Ma cosa deve fare una ragazza per essere contenta? Io vado a rivedere So cosa hai fatto, lui sì che si merita il nostro tempo.


VHS 94


L'ultimo capitolo della saga antologica di Bloody Disgusting è arrivato in questi giorni su Shudder e, nonostante io non sia una fan di prim'ordine degli antologici, questo mi è piaciuto. Belli i corti (Hail Raatma su tutti), bello l'episodio cornice. Non si toccano i picchi di paura atroce che per qualche motivo avevo toccato con l'episodio Safe Heaven del secondo capitolo della saga, però è di grandissimo intrattenimento. 


The Shallows


Su Netflix sta quello che riassumerei come "il film di squali con Blake Lively".

Io l'ho trovato bellone e non me lo aspettavo. Estetica da videoclip, con i suoi colori belli saturi e il look da hit estiva, storia ormai arcinota ma che evidentemente da un punto di vista narrativo continua a funzionare, The Shallows è un film onestissimo, breve, con un ritmo perfetto e sorretto completamente dalla sua protagonista. Certo, in un giorno complicato come il mio compleanno, in cui il mio rapporto malsano con il mio aspetto emerge ancora più prepotentemente forse scegliere un film in cui c'è Blake Lively in costume per un'ora e venticinque forse non è stata un'idea brillante, ecco. Però il film è bello.


Ieri però, per consolarmi dall'angoscia del compleanno, mi è arrivato un Funkino del Fauno di del Toro, e adesso sta lì sulla mia libreria a dirmi che sono la principessa di un regno perduto, non posso essere più triste.



martedì 10 agosto 2021

Notte Horror 2021: Re-Animator

23:00

 Passano gli anni nella blogosfera, qualcuno smette, qualcuno si prende una pausa, qualcuno passa ad altre piattaforme, qualcuno rimane. Una cosa, però, è incrollabile, una certezza granitica che ci ricorda che una sola cosa unisce e unirà per sempre gli animi dei cavalieri jedi che popolano l'internet: la Notte Horror. 

È arrivato il mio turno anche quest'anno, e come al solito in fondo al post troverete il bannerone con le altre partecipazioni. Io quest'anno mi sono buttata su Stuart Gordon, personaggio che su questo blog abbiamo sempre trattato troppo poco, ma che mi sembrava giusto omaggiare dato che lo scorso anno ci ha salutati.




Quest'anno più Lovecraftiana del solito, pare, perché la storia del film è tratta dal racconto del Nostro. Herbert West è un talentuoso studente di medicina che sta lavorando su modi per riportare in vita i defunti. Quando arriva alla Miskatonic University prende una stanza nella casa di un collega del college, Dan. Quando Dan e Megan, la sua fidanzata, scoprono di cosa si occupa Herbert, le cose non si mettono bene.


Quest'anno mi sono sottoposta a visioni (non fraintendetemi, amatissime) seriose, impegnative, piene di messaggi sociali, lente. Ormai è chiaro che quello è il cinema che preferisco. Però uno Stuart Gordon me lo meritavo. Re-Animator è un film che rientra con tutte le scarpe nel luogo comune (felicissimo) sul cinema degli anni '80. Sporco, pieno di frattaglie, scene ripugnanti, occhi spappolati, viscere mangiucchiate, morti viventi, donne nude. 


Il film si apre con un primo tentativo di Herbert di far fruttare le sue ricerche: il suo primo professore è mancato e lui può riportarlo in vita. Non funziona benissimo, per usare un eufemismo, e il nostro viene spedito nella mitologica università creata da HP. Ci mettiamo molto poco ad inquadrare che tipo sia West, splendidamente interpretato da Jeffrey Combs: una persona sicuramente brillante, ma altrettanto arrogante, così sicuro di sé da rendersi insostenibile. Ignora qualsiasi norma base di comportamento civile, si pone così al di sopra di chiunque altro da essere persino poco furbo e finisce per inimicarsi quello che sarà il suo professore. Si prende spazi nel mondo che non sono ancora suoi, impone la sua presenza anche laddove non è desiderata, si arroga il diritto di comprare le persone con il denaro per avere quello che gli serve. Di lui non sappiamo altro: non ha una vita al di fuori di quella da ricercatore, non ha amici, non ha relazioni: la sua vita è completamente spesa per il suo obiettivo. 

Tale e tanta è la sua motivazione da riuscire a coinvolgere anche Dan, il suo nuovo coinquilino. Dan, al contrario, è una persona molto equilibrata: studente brillante, con relazioni sane, una vita che vada oltre la scuola ma che ha comunque chiari i suoi obiettivi. Ed è proprio sul suo essere, in effetti, un ottimo studente che fa leva Herbert per attirare il suo interesse. Dan non è uno scienziato pazzo, ma l'enormità delle scoperte del suo nuovo collega non può che intrigarlo. E così la scienza finisce per divorare anche lui e la sua lucidità. Per tutto il film Barbara Crampton (la regina delle scream queens? la regina.), che interpreta Megan, sta col ditino alzato cercando di mettere in evidenza giusto quelle due problematicità che si sollevano quando le persone non hanno guardato né letto Pet Sematary, ma loro niente, inesorabili. Il film almeno la Crampton l'ha lanciata nell'unico olimpo che conta, quello dell'orrore, però in questo film la sua Megan è sottoposta ad ogni genere di cattiveria: non viene presa sul serio, viene sottovalutata, è oggetto di attenzioni indesiderate, viene violentata, muore piuttosto male. Niente di nuovo all'orizzonte, insomma. Ma se non altro lei è l'unica che ha sentito la puzza di qualcosa di marcio provenire da Herbert immediatamente.


Poi, insomma, accade l'inevitabile: la situazione sfugge di mano. Se già con la rianimazione del gatto un po' di sangue lo avevamo visto, il film scivola verso l'atteso finale: il mare di sangue. Ci si arriva con un ritmo perfetto, in un film rapido ed entusiasmante, che sa non scivolare nell'eccesso e che sapeva esattamente che cosa il suo pubblico voleva. E che è stato così gentile da servirglielo su un piatto d'argento. 


Più di 35 anni dopo, Re-Animator si fa ancora volere così bene. Gordon ha preso del materiale di partenza che sta nella storia, per poi farci tutto quello che gli pareva. Siamo lontani dal modo in cui Carpenter ha omaggiato il Maestro una decina di anni dopo, per intenti e modalità, e va bene così. La serie B ce la meritiamo. 




mercoledì 4 agosto 2021

Quattro horror al femminile

11:08
Luglio mese bello intenso per le visioni. Non solo le cose che ho riguardato con piacere per le live di Twitch (grazie ad ospiti che hanno scelto titoloni), ma anche le nuove uscite Netflix, e infine le cose che mi sono scelta da sola. 
Siccome sono stata molto poco brava con la Redrumia in questi mesi, è ora di riprendere a scriverci su in un modo sensato, più spesso, trattandola come merita. 
Oggi, quindi, parliamo di quattro Signori Film tutti al femminile.



Ho guardato Revenge dopo avere visto A classic horror story, per Matilda Lutz. Direi che ormai possiamo ufficializzarlo: è la scream queen nostrana. Questo è un rape revenge piuttosto classico nella struttura (donna violentata che gli stupratori credono morta ma che invece non solo non lo è ma è pure incazzata nera) ma con tanti elementi di grande interesse. 
Per cominciare la protagonista ci è ritratta in modo molto frivolo: è l'amante di un milionario, i suoi outfit e le sue scelte in quanto ad accessori sono molto pop e ingombranti, è una donna che ama divertirsi e sedurre. Di lei non sappiamo nulla di altro, perché il film è molto silenzioso, non perde tempo nel raccontarci background tutto sommato molto poco utili alla vicenda. Quando le succede qualcosa di tremendo, però, tira fuori tutta una serie di grandi risorse, ed è perfettamente in grado di vendicarsi da sola. L'altro elemento interessante sta qua: Jen non si vendica solo perché ha subito una violenza e un tentato omicidio. Questo è un film di caccia, perché gli uomini sono intenzionati a farla fuori sul serio, per risparmiarsi anni di galera, e lei di morire non ne ha proprio voglia, quindi ammazza principalmente per sopravvivere. Un bel film di avventura, in mezzo ad un ambiente ostile, con il peyote, i fucili, un look alla Lara Croft che stava nascosto sotto il crop top rosa e una goduriosissima vendetta ai danni dei ripugnanti viscidi che si sono sentiti legittimati nella loro violenza solo in virtù della libertà della loro vittima. Bel film.




Horror indonesiano di grande impatto sulla vicenda di due amiche che partono verso un piccolo villaggio lontano dalla società per conoscere le origini di una delle due. 
Impetigore mi ha colpito perché è lontano anni luce dalle visioni a cui sono solita, eppure è uno dei film che più di recente mi ha colpito per la grande normalità dei dialoghi. Le due amiche hanno un rapporto molto tenero e sincero, e le loro conversazioni sono incredibilmente lontane dalla forzatura che spesso si trova nella scrittura cinematografica. Sono simpatiche, si divertono, si vogliono genuinamente bene, e sono nella cacca fino al collo, perché Impetigore è tutto sommato il canonico film con i bifolchi, in cui due creature di città si allontanano dal suolo conosciuto e tu spettatore tremi già perché sai quanto male può finire. 
Componente molto interessante è quindi quella del folklore locale, della superstizione, delle leggende, delle maledizioni, che è sempre un tema che mi piace vedere e che anche qui, inserito in un contesto che percepivo come così distante, è la prova che davvero tutto il mondo è paese. Notevolissimo il finale da brividini freddi.




Ancora rape and revenge perché sto preparando un Horrornomicon sul tema, sempre perché non mi voglio poi così bene. American Mary è il debutto delle Soska Sisters, e che debutto. La talentuosa aspirate chirurga Mary viene violentata dai borghesissimi pulitissimi professionalissimi medici che la stanno formando. Peccato che la nostra, ormai vicina ad ambienti apparentemente loschi e poco raccomandabili, abbia già tutti gli strumenti per vendicarsi a dovere. Mary è fredda e lucida come i bisturi che tiene in mano, e ci regala un rape revenge con un twist in più: la violenza che subisce non le fa solo venire voglia di vendicarsi, ma le rivoluziona la vita. Il percorso che si era scelta e per cui si era tanto sacrificata si è rivelato infido e pieno di traditori, e le si apre tutta una nuova strada, fatta di personaggi indimenticabili che sono ritratti sempre senza giudizio. Ci sono donne e uomini del mondo della body modification che sia le registe sia la protagonista incontrano senza che venga posato su loro alcun tipo di sguardo giudicante. In queste persone Mary trova sostegno, aiuto, affetto. La famiglia lontana da casa. Un film notevolissimo, che non eccede mai nell'estremo ma che tiene insieme tutte le sue componenti con grande maestria. Ed è un debutto! Che filmone.




Territorio completamente diverso quello di Saint Maud. La storia, che ormai conoscerete tutti perché di lui si è fatto un gran parlare quest'anno, è quella di una giovane donna che si occupa di assistenza domiciliare e che si trova ad occuparsi di una paziente terminale dalla vita spericolata. Spericolata almeno secondo gli standard di Maud, fervente cattolica che, a differenza di Mary del film di prima, non si fa alcun problema nel giudicare le scelte altrui. Lo fa anzi con una veemenza che fa sospettare che in lei ci sia qualcosa che non va. Il film è di un'eleganza senza pari, sceglie di non dare risposte nette e solo di raccontare la discesa verso la perdita di sé senza chiedersi che cosa la causi. Maud potrebbe avere problemi di salute mentale, potrebbe essere posseduta da un demonio o dal dio che tanto venera, o essere solo esagerata nella sua fede. Di sicuro sembra non avere alcun contatto con la realtà, e la perdita di questo contatto, appunto, ci è mostrata in un film lento ma non per questo meno sinistro, che non usa facilonerie che spaventerebbero di più ma toglierebbero forse fascino. La perdita di aggancio al mondo di Maud sta negli sguardi persi, nelle parole pronunciate troppo lentamente, nei gesti ripetitivi e frettolosi, nel mondo normale che le si muove intorno e che lei non riesce ad artigliare, nella sua vocina acuta e nei suoi abiti frugali, nel suo costante punirsi. Su di me, che sono così inquietata dal cattolicesimo, ha fatto grande presa, ma è a prescindere dalla mia sensibilità, un film notevolissimo. 


Che bel mese, questo luglio. Come sempre l'estate e l'horror vanno a braccetto come una coppia di anziani maritati, e infatti io sono innamorata di entrambi, come quando vedo la suddetta coppia di anziani in giro e mi viene da piangere.

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