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martedì 15 luglio 2014

Non solo horror: Il mio vicino Totoro

17:11

Cara Mari 45enne, ciao.
Sono io.
Cioè, sei tu, a 23 anni.
Spero tu sia bene, che tu abbia un lavoro che ti soddisfa, una casa col soppalco e che ti sia finalmente comprata un pastore bovaro.
Ricordati che volevi chiamarlo Efesto o Ezechiele.
Mi auguro che il cinema sia ancora la tua passione, la tua terapia, e che tu nel trambusto di una vita da adulto sappia trovare il tempo per guardare un film.
E spero che tu abbia finalmente comprato quell'aggeggio per tenere il PC sulle cosce senza ustionartele ogni volta.
Ti scrivo perché ieri sera ho visto un film che mi ha fatto pensare che forse dovevo lasciarti dei promemoria per il futuro.
Era uno di quei film che mi aveva passato R, quelli dello Studio Ghibli. La promessa che faccio alla Mari ventitreenne è di vederli tutti.
Te lo ricordi, R, sì?
Beh, il film era la storia di due sorelline che andavano a vivere col Papà in una casa nuova per stare più vicini alla mamma ricoverata in ospedale.
Detto cosi non è niente di speciale, ma nella sua disarmante semplicità mi ha fatto pensare che dovevo darti dei suggerimenti per il futuro, nel caso tu ti dimenticassi la bellezza del disincanto.
Quello che desidero per te è che in ogni tua giornata tu cerchi un sorriso come quello che avevo io ieri sera a visione conclusa, il sorriso di chi sa che sta guardando qualcosa di imperfetto ma talmente dolce che chissenefrega.
Voglio che quando salirai sull'autobus e sarai nervosa perché sarà pieno, in ritardo e puzzolente, ti calmerai pensando al gattobus, e a quanto doveva essere comodo.
Voglio che quando dovrai affrontare qualcosa che ti spaventerà tu imiti le due sorelline, cacciando un urlo e sfoderando il più buffo dei sorrisi coraggiosi, perché se ha funzionato con i nerini del buio io non so proprio con cosa potrebbe fallire.
Mi auguro che tu sia mamma e che ti ricordi di questo papà che le circostanze hanno messo in una posizione scomoda ma che si diverte un mondo con le sue piccole e che gioca con loro, perché non esiste modo migliore di trascorrere il tempo insieme.
Voglio che ti ricordi che i gesti gentili non costano niente, come prestare un ombrello a chi ne è privo quando piove, perché non si sa mai, potrebbe uscirne una delle scene più divertenti del mondo.
Voglio che tu ti informi se la proporzione uomo/albero di canfora è davvero quella e, se cosi fosse, che tu CORRA a cercarne uno.
Desidero che tu vada in Giappone ad indagare su come fanno a mettere la magia in disegni cosi belli e semplici.
Ma più di tutto, Mari, per piacere, gira il mondo e cerca un Totoro.
Non avrò pace finché non ne avremo uno tutto nostro.

domenica 4 maggio 2014

Non solo horror: La fuga di Martha

18:10
(2011, Sean Durkin)



Avrete ormai capito che sono una fan dei polpettoni.
E, ad un occhio superficiale, questo film è il re indiscusso dei polpettoni, perché di fatto per tutta la durata non succede assolutamente niente.

Altro non è che la storia di Martha (o Marcy May, a seconda che voi siate parte di una setta-comunità o meno, o ancora Marlene) che fugge dalla sopracitata setta-comunità e va a rifugiarsi a casa della sorella maggiore.
That's it.

Bisogna essere bravi per dire tantissimo senza raccontare niente.
La Olsen, sorella riuscita bene delle più famose gemelline quelle col maggiordomo, è senza dubbio brava a dire tantissimo senza dire niente, nè a noi nè alla sorella (ciao, SarahPaulson! Spero di rivederti a ottobre!).
Mai una volta, nel corso della visione, la questione della setta viene affrontata apertamente. Noi spettatori lo sappiamo perché il regista ce lo mostra abbondantemente, girando il film su due piani temporali ben separati, ma che sembrano accavallarsi nella mente di Martha.
Quello che spezza il cuore (sono una sorella maggiore, capitemi, provo empatia) è vedere Lucy (Sarah Paulson, appunto) cercare disperatamente di aiutare la sorella, lanciarle continui sguardi preoccupati, andarla a prendere affrontando tre ore di viaggio, andando continuamente a sbattere contro l'incrollabile muro che Martha ha costruito intorno a sè.


Anche perché Martha non esiste più. Non come Lucy la ricorda, almeno.
La sua individualità è stata distrutta dalla comunità, e ora lei che ne è uscita deve ricompattare quello che ne è rimasto, ammesso che ne sia rimasto qualcosa. Per due anni Martha è stata soppiantata da Marcy May, succube del fascino del leader Patrick, parte come le altre di qualcosa completamente fuori dal loro controllo, ma da cui uscire non è solo difficile, è un'impresa.
Un'impresa che lei prova a compiere, ma a che prezzo?
Quanto può essere difficile uscire da qualcosa che ti ha prima cancellato l'identità per poi costruirtene una completamente nuova e diversa?
Ti ritrovi priva di tutto, potrebbe quasi essere più comodo restare dove sei per non doversi ricostruire da capo.
Invece lei scappa comunque, peccato che poi non sappia gestire il trauma, non sia in grado di far entrare nessuno nel suo dolore e che quindi nemmeno Lucy sappia aiutarla.


Durkin stravolge il significato di famiglia. Famiglia è quello che la setta vuole essere per i suoi adepti, in uno stile famigliare retrogrado e patriarcale, in cui il ruolo del capofamiglia è il leader della setta a cui tutti devono guardare con ammirazione e rispetto. Famiglia è Lucy, l'ultimo legame di sangue rimasto a Martha, che però non riesce a scavare fino in fondo.
Immaginate un mondo in cui vi trovate senza il porto sicuro della vostra famiglia, in qualsiasi modo interpretiate questo termine.
E immaginate di avere un enorme, enorme trauma, qualcosa che cambi per sempre il vostro modo di vedere le cose.
Senza quel porto sicuro su cui rovesciarlo.
Riesce difficile vero capire come possa stare Martha?

La fuga di Martha non è uno di quei film da guardare per passare un pomeriggio spensierato.
Di sicuro non è il film da scegliere se si vuole un po' di adrenalina, o se si cercano le risate, o i buoni sentimenti.
Ma è una visione indimenticabile.


A proposito, domani è il compleanno della mia amica Marta, auguri tesorino!
Sono quasi certa che lei non sia in qualche strana comunità con santoni di vario genere, però.



venerdì 28 marzo 2014

Non solo horror: Dallas Buyers Club

09:19
(2013, Jean-Marc Vallée)


Il trailer è in italiano, ma inutile dire che se non lo guardate in lingua siete polli)

(RECENSIONE CON SPOILER PERCHè NON POSSO FARE ALTRIMENTI)

Avete presente l'emozione?
Una di quelle forti, che ti fanno venire la pelle d'oca sulla nuca, i brividi lungo la schiena e il battito accelerato?
Ecco.
Nella tremenda scena in cui Rayon sta male, si siede sul letto e dice 'I don't wanna die' si toccano picchi di emozione che pochissimi film mi hanno dato prima.
Già da sola questa dovrebbe essere una motivazione a chiudere questa pagina e andare a vedere Dallas Buyers Club adesso, subito, se avete avuto la sfortuna di non averlo ancora fatto.

La vicenda narra di Ron, che incarna in sè tutti i clichè sul Texas che in questo momento vi stanno venendo in mente. Fino a quando gli diagnosticano l'AIDS e da quel momento, gradualmente, si spoglia di ogni precedente convinzione, perchè sopravvivere diventa più importante di qualsiasi altra cosa. L'incontro con il transessuale Rayon non farà altro che aiutarlo in questa sua rivoluzione di ideali.


AIDS, morte, malattia, case farmaceutiche, tribunali, famiglia, droga, sesso, omofobia, amicizia. Mille temi, mille pesantissimi temi, eppure l'unica cosa che rimane dentro dopo la visione, e che include ovviamente anche tutte le cose elencate sopra, è la costante ricerca di sè dei personaggi, termine che viene usato spessissimo ma di cui in fondo il significato è poco chiaro.
L'unica persona che qui sembrava in cerca di sè, il transessuale, in realtà era l'unica che invece si era trovata da molto tempo. Sapeva esattamente chi era, era il mondo che faceva fatica a comprenderlo, ma a lui/lei era chiarissimo.
In evoluzione ci sono invece quei personaggi così fermi nella loro esistenza costruita che appena arriva una tempesta devono rimettere tutto in gioco per reggersi in piedi. Come Ron, che passa dall'odio totale per quelli che sa chiamare solo 'froci' al litigare con un amico di vecchia data per fare in modo che questi stringa la mano proprio ad uno di quei 'froci' che tanto insultava. Cambia tantissimo, ma tiene sempre quel suo cappello in testa, come a ricordarsi da dove è partito. O come la dottoressa Saks, apparentemente così borghesotta e legata alla sua professione, che in realtà è umana, emotiva, forte, combattiva.


E sì, McConaughey quell'Oscar se l'è meritato, eccome, perché è magistrale. Ron è, possiamo dirlo? un uomo di merda, all'inizio. E già quello gli veniva bene. Diventa però un crescendo di emozioni, e insieme al personaggio è come se crescesse anche lui, regalandoci scene pazzesche, sguardi intensi e quando lo vedi piangere resti basito davanti allo schermo. Una sola scena di pianto, che è sufficiente a elevarlo ancora di più al rango di Attore. E niente di tutto ciò ha a che fare col dimagrimento, perché a perdere peso sono capaci tutti. A renderlo speciale è il fatto che possa essere così bravo a fronte della debolezza fisica che tale dimagrimento comporta.


Ma Jared. Oh, Jared.
Da copione gli spettava un personaggio meraviglioso.
E lui ha fatto la magia.
Ha mangiato in testa, facendo anche il gesto dell'ombrello, a tutti coloro che lo sottovalutavano, o peggio, non lo consideravano proprio.
Ne ho viste poche di interpretazioni così, è surreale. Non rimaneva niente dell'uomo, del cantante, dell'attore.
La sua costante lotta contro i milioni di problemi che lo atterriscono è una lotta persa in partenza, perchè Rayon non è forte. Si attacca alla droga, perchè cerca una via di scampo.
E quando alla fine è ormai morto comprendiamo come non abbia ottenuto niente di quello che desiderava, perché i suoi amici parlano di lui ancora al maschile, esattamente come sto facendo io.
Persino la sua voce è perfetta.
Come ciliegina meravigliosa sull'incredibile torta che Leto ha cucinato per noi spettatori c'è un make up che è sì avvantaggiato da un gran bel viso, ma che ha reso Rayon una donna bellissima.


Poi vince l'Oscar, e fa un discorso perfetto e meraviglioso. Facciamo ciao con la manina a Sorrentino e a Maradona tutti insieme.



Tornando al film, in mezzo a queste tragedie, però, ci fosse un personaggio UNO che si piange addosso. Nessuno lo fa, tutti lottano col coltello tra i denti, sul filo della legalità, perché il valore della vita è al di sopra di qualsiasi regolamento. E mai, mai, troverete scene volutamente commoventi, solo sonori schiaffi in viso. Manca completamente qualsiasi volontà voyeuristica di mostrare la sofferenza.
Quando Rayon muore nemmeno lo vediamo.
Muore e basta, in un'altra scena, a noi oscurata.

E quando dite che si poteva fare di più, che manca qualcosa, eccetera eccetera, non avete torto eh.
Ma di fronte a tale talento, tale emozione, tale coivolgimento, tale cuore, è davvero importante?

lunedì 10 febbraio 2014

Non solo horror: Little miss sunshine

10:36
(2006, Jonathan Dayton e Valerie Faris)



Non amo le commedie, e credo che ormai sia cosa nota per chi bazzica abitualmente per questa cameretta. Soprattutto non amo le commedie che cercano a tutti i costi di strapparti risate sguaiate. Preferisco di GRAN lunga quelle commedie che ti regalano sorrisi sinceri, a volte dolceamari, ma accompagnati da quel senso di tenerezza che ti regalano solo i bei film.
E Little miss sunshine è poco ma sicuro uno di quelli.

Olive ha sette anni ed è arrivata finalista al concorso di Piccola Miss California. Parte quindi a bordo di un furgoncino Volkswagen di quelli anni 60 con la mamma, il papà coach motivazionale di scarso successo, il fratello che si rifiuta di parlare da 9 mesi, il nonno eroinomane un po' fissato col sesso e lo zio gay appena sopravvissuto ad un tentato suicidio.


Già la presentazione vi fa sorridere, vero? Ma come convivono, simili esemplari umani? Litigando, discutendo, scendendo a compromessi ('Dwayne, se vieni ti prometto che ti faccio iscrivere all'Aeronautica!'), parlandosi sopra, facendo un gran casino. Ma quanto sono reali, nel loro essere volutamente esagerati.

La famiglia parte, e in 700 miglia accadono tutti i possibili disastri di un road trip. E il furgone che non parte, e il nonno in ospedale, e i ritardi, e la strada, tutte. Ma non sono tanto i problemi a suscitare il divertimento, quanto il modo della famiglia di reagire. Il cinismo del nonno, la pazienza della mamma, il silenzio tombale del fratello, tutte caratteristiche a cui nel corso della pellicola ci si affeziona.

E in tutto ciò la piccola Olive conserva la sua totale ingenuità, il suo amare tutti incondizionatamente alla stessa maniera, anche un padre del genere (dopo due minuti l'avrei preso a schiaffi) lei lo abbraccia. Rende il nonno scontroso con tutti dolce solo con lei, riporta con i piedi per terra il fratello in piena crisi isterica. E la piccola Abigail Breslin ha un'aria tenerissima con quegli occhialoni.


Tutto questo buonismo apparente in realtà però non c'è, perché insieme ai sorrisi, Little miss sunshine regala anche scene abbastanza drammatiche (rese comunque con quell'atmosfera leggera che contraddistingue il tutto) e tematiche di una certa rilevanza, dal suicidio, all'omosessualità, alla rivalità personale e lavorativa, quasi tutte incarnate in uno Steve Carell a cui non avrei dato un euro E INVECE, passando addirittura per la morte e per lo spettacolo impietoso dei concorsi di bellezza per bambine.

Si arriva ad un delirante finale, in una scena di gruppo memorabile, in pieno Sundance style, che ridà unità e divertimento ad una famiglia che ha passato un'oretta abbondante di film a litigare. E a quella che se vogliamo può essere anche la 'morale' del film.
La salvaguardia del diritto ad essere sfigati.


domenica 15 dicembre 2013

Non solo horror: Lo Hobbit, La desolazione di Smaug

12:50
(2013, Peter Jackson)


Guardate l'anteprima del video. Quello lì non è sputato ad Orlando Bloom?
Invece no, è Luke Evans.
Alias Bard, quello che se avete letto il libro sapete poi cosa fa, non un personaggino da nulla, ecco.
Ma almeno potevano sceglierlo che non sembrasse Legolas dopo il parrucchiere, tutto qui.

Bilbo, i nani e Gandalf sono ancora in viaggio per la riconquista della Montagna Solitaria, e nel mentre gli succedono un sacco di cose.
Cose che non vi racconto perchè se no vi dico tutto.



La mia teoria sui libri di Tolkien è che siano incredibili (un po' lunghini) e intensi trattati sull'amicizia, sviscerata in tutte le sue forme. Che poi ci abbia creato intorno un MONDO può anche passare in secondo piano. Ma il modo in cui lui è riuscito a trasmettere l'affetto è caldo.
La prima, enorme, pecca dei film di Jackson (ma parlo solo dei due Hobbit, non del Signore degli anelli) è quella di essere film freddi. Epici, con scenari mozzafiato, azione quasi costante, ma emotivamente quasi vuoti.
Ci sono 13 ometti, con le carattestistiche più sparate, che insieme ne vivono di OGNI, e che soprattutto percorrono un percorso così ostico per lo stesso, importantissimo motivo. Eppure ad ogni inquadratura sembravano messi lì, accozzati insieme senza motivo apparente.
Eppure chi ha letto il libro sa che i nani sono ormai una famiglia, alcuni di loro anche in senso letterale. E non mi è piaciuto che Jackson abbia trascurato la componente emotiva.

Certo, quando Kili non può proseguire il viaggio qualcuno si ferma con lui, ma voglio dire, quello è il minimo.



Altra grande cosa BRUTTA è Sauron. Oh vacco che brutto. No no no, perché? Che bisogno c'era? Era più che sufficiente l'immagine di lui che avevamo già, grazie.
Il passo falso te lo perdono, però adesso basta, vero? Archiviamo la parentesi CGI e facciamo finta che non sia mai esistita. Appoggia il pc, Peter, con calma, appoggialo lì.
Così come brutta era l'Evangeline Lily che non c'azzeccava niente, l'hanno scritta male, con lo spessore di un foglio di carta, brava nelle scene d'azione quanto potrei esserlo io (che sono una pippa), e anche abbastanza antipatica. E sì, lo so che lei non è davvero brutta, era per dire.
Restando nel capitolo 'elfi che non voleva nessuno' credo che Jackson inserisca in ogni film un personaggio della trilogia precedente (Gandalf escluso, chiaramente) per creare una sorta di fil rouge. Lo credo, perché se non fosse così allora non capirei la presenza di Legolas.

A parte ciò, il film conferma lo spettacolo visivo che aveva caratterizzato il primo episodio della trilogia. Se lo dovete guardare a casa non guardatelo neanche. Tutti i film sono studiati per la visione in sala, ok, ma questo secondo me visto in qualsiasi posto che non sia un cinema perde tipo metà del suo valore. Tolkien aveva ideato un mondo splendido, ma tantissimo merito va al Peterone che l'ha reso così bene. Brao, brao.
Menzione speciale alla scena di Bombur nella botte perché ho riso fino alle lacrime e non riuscivo a smettere.
Il risveglio di Smaug è esattamente come lo volevo, e Luca Ward è Luca Ward e basta, il risveglio delle ovaie di tutte le donne del mondo, una voce che ce l'ha lui e basta.
Del mio amore per il personaggio di Bilbo avevo già parlato qui, e confermo anche che Richard Armitage, noto ai più come Thorin Scudodiquercia è carismatico come il Mago Otelma.
Balin tutta la vita.



Detto ciò, io vorrei che tutti voi vi prendeste un mese della vostra vita per leggere Tolkien. Perché scrittori come lui non ne esistono. Non ne sono mai esistiti altri così.
I gossip recenti dicono che anche un certo Dio ha creato un universo intero, una volta.
Non per fare confronti, ma quello di Tolkien mi piace un po' di più.


PS: Sentite Ed Sheeran che canzone ha tirato fuori. Uno splendore.


martedì 19 novembre 2013

Non solo horror: Star Wars Episodio I, La minaccia fantasma

09:02
Caro Erre,
da due anni a questa parte sopporti il mio infinito sproloquio su zombie-fantasmi-SamRaimi-tonnellatedisangue-e altre delizie del genere.
Quindi ho pensato che se tu hai potuto avere tutta questa pazienza, io posso avere la pazienza di guardare Star Wars per cercare di capire come mai lo ami così tanto.
Il problema è che non sapevo da che parte cominciare. Ho aperto la pagina Wikipedia e l'ho trovata più confusa del mio cervello quando sono in sindrome premestruale (e tu sai bene che parliamo di un fenomeno di entità incalcolabile).
Ho deciso che sarei partita dall'episodio I. Mi rendo conto che all'occhio degli appassionati questa possa essere una specie di blasfemia irrispettosa, ma io ho bisogno di chiarezza nella trama e di capire esattamente cosa sta succedendo, quindi inizio dal primo in ordine cronologico e non di uscita.

Terminata la visione ho capito di aver fatto una cagata. Perchè agli occhi di una profana la questione risulta piuttosto confusa, infinitamente prolissa e leggermente noiosa. Soprattutto se si considera che il film è parte di una trilogia. Se sono tutti così potevano fare un solo film con un po' più d'azione, ecco. Ed è un peccato, perchè poteva davvero rivelarsi interessante, ma non possono farmi una gara di sgusci lunga come la maratona di New York, non possono, perchè io mi addormento. Lo sai che mi addormento. (Quello che la mamma tiene in mano durante la gara cos'è? Un precursone dei tablet? Jobs non hai inventato niente, ha fatto tutto Lucas.)
MA non mi sono addormentata, giuro. Ho tenuto duro fino alla fine. Giusto per veder morire Liam Neeson.
Ecco, questo me l'avresti dovuto dire. Liam Neeson. Perchè? Mi rendo conto che non puoi ricordarti i nomi di tutti gli attori che non mi piacciono, perché sei umano e certe liste infinite sono eccessive per la memoria umana.
Anche se c'è da dire che tu e la memoria abitate in due posti diversi.
Ma proprio lui? Gli possiamo dire insieme che se tiene quell'espressione ancora per un po' quelle rughe sulla fronte gli rimangono in modo definitivo? Si chiama 'invecchiare', Liam, ed è un processo che tu, con la tua recitazione scarsa, non fai altro che accelerare.
Negativissimo il doppiaggio, ma questa non è colpa di Lucas, è colpa degli italiani, anatema su di voi!
Ultima cosa negativa è la presenza di Natalie Portman che con il suo essere così costantemente gnocca continua il suo lavoro di abbassamento del MariEgo fino a livelli finora inesplorati.

Prima di iniziare il film mi sono pure documentata. Ho letto un po' di curiosità in giro e molte recensioni di tuoi colleghi nerd che speravo mi aiutassero nella comprensione. La prima cosa che ho colto è che tutti, indistintamente, odiano Jar Jar. E questo è il primo sintomo di come non entrerò mai nella vostra famigliola felice, perchè io l'ho adorato. Ha dato un po' di freschezza ad un clima un po'  troppo pesante.
Detto ciò, non perdonerò mai i selezionatori del cast per aver scelto un piccoletto così tenero per farlo diventare poi il bruttoecattivo. (E lo so non perchè mi sono informata pure su di lui, ma perchè ti ascolto quando mi racconti le cose.) Carino fino al diabete. Quasi quanto Samuel L. Jackson con la sua pelata. Ho deciso che Yoda (Joda? Ioda? Signur.) è antipatico come la sabbia nelle mutande e che Ewan McGregor è veramente inutile.
Quasi quanto Keira Knightley, che grazie a nostro signore ha fatto tutto il film con la faccia pitturata così la sua totale incapacità è stata nascosta. Prendete esempio tutti, si fa così.

Insomma, adesso riesco a capire come mai ti piaccia così tanto. Ha il mood del cult nel DNA. Ha l'atmosfera, ha le stranezze tecnologiche che tanto ti fanno gongolare, ha personaggi ironici e altri 'epici', ha una resa incredibilmente bella dei pianeti, sembrava di stare a Santorini senza il mare, ha delle spade laser che oltre a essere multitasking devono essere anche infinitamente pratiche da portare in giro, visto che sono retraibili.

Ma voi appassionati come ve li ricordate tutti sti nomi?

E tu, maledetto, quando mi hai detto di guardare prima questo, SAPEVI che mi sarei affezionata al piccoletto e che avrei voluto che fine avrebbe fatto. Lo sapevi, essere malefico che non sei altro, quindi ora mi tocca vedere anche gli altri.
Ma tu non ti salvi, bello mio, non ci sperare. Se io guardo tutto Star Wars (e i prossimi cinque conto di vederli con te) tu ti guardi la filmografia di Carpenter. Che secondo me ti piace pure.

Buon anniversario.

venerdì 12 luglio 2013

Non solo horror: Requiem for a dream

18:03
Titolo originale: Requiem for a dream
Anno: 2000
Durata: 102 minuti
Trailer:


PRESENTI SPOILER! (praticamente vi racconto tutto il film.)

Nessuno mi aveva avvisato. Carico il film, mi accomodo sul divano, incosciente di quello che REALMENTE avrei visto, e premo play.
Voi non fatelo mai.
Preparatevi, leggete, informatevi, perché questo film vi sconvolgerà. Vi smuoverà le budella, vi spezzerà il cuore, vi porterà in un mondo in cui non volevate entrare.

Un mondo in cui Harry (Jared, mi leggi? Sei bellissimo, t.a.t.) deve gestire la sua tossicodipendenza, quella della sua ragazza Marion, quella del suo amico Tyrone e i problemi con sua madre, rimasta vedova e che cerca di dimagrire nel modo sbagliato (prima il dispiacere di avere una figlia posseduta, poi diventa pure tossica, che brutta vita pora donna). Si parla di droga, nient'altro.

Il declino inizia in estate.
L'estate è la stagione della positività, dell'allegria, dei grandi progetti, tutto è roseo in estate, leggero come i vestiti da spiaggia, come un gelato di merenda. Sarah, la madre, riceve la notizia che sognava da sempre: potrà apparire finalmente in tv, nel suo programma preferito! Per apparire al meglio, si mette a dieta, si tinge i capelli, ha finalmente la sua occasione e vuole sfruttarla al meglio. La storia d'amore tra Harry e Marion procede a gonfie vele, si amano, lei progetta di aprire un negozio d'abbigliamento, ha talento, possono farcela. E possono farcela soprattutto perchè Harry e Tyrone hanno la 'loro occasione', una partita di droga che li può rendere ricchi, e che gli permetterà di realizzare i loro sogni.
Dicono veramente così: 'La nostra grande occasione'.
Parliamo di droga, capite? Ma quanto è SBAGLIATO?

Però funziona. Tutto sembra funzionare. I ragazzi fanno soldi, Sarah dimagrisce. Siamo in estate, e tutto va per il meglio.



Ma l'estate non dura in eterno, prima o poi l'autunno arriva. E comincia a portarsi via le ore assolate, la leggerezza della mancanza di pensieri, perché arrivano i problemi. Non c'è ancora il gelo terrificante dell'inverno, ma ci vuole la giacchetta. Perché la droga inizia a scarseggiare, Harry e Tyrone non sanno come procurarsela, Marion ne sente un bisogno assoluto e le pillole che il medico ha prescritto a Sarah per dimagrire non sono del semplice Kilokal. Tutto diventa più scuro, angoscioso, ha smesso di splendere il sole estivo e si vede. Inizia il declino, il vortice che coglierà le loro vite e da cui non potranno più uscire. Ed è in autunno che si vede la terrificante scena della prostituzione di Marion. Niente scene squallide di ragazze in stazione che si sentono chiedere 'Quanto vuoi?'. Una cena elegante, lei bellissima, il sesso al buio e Harry seduto inquieto e disperato ad aspettarla a casa. Mi ha spezzato il cuore. Mi ha reso insostenibile guardarla, perché sentivo l'amarezza dentro, la disperazione di un gesto che ti fa orrore ma che ti senti costretta a fare perché questa è la vita che TU hai scelto.

Da qui, l'arrivo dell'inverno è un secondo. Ormai è tutto irrimediabilmente compromesso. Il gelo è sceso, sono lontani i mesi della leggerezza. Sarah è ufficialmente una tossicodipendente, gli sguardi che lancia al frigorifero, il suo nemico, sono talmente pieni di inquietudine da non riuscire a esprimerla. Vedere il suo viso logorarsi, la tinta dei capelli arretrare di fronte all'incedere della ricrescita, il suo collo tirato e scavato, lo sguardo terrorizzato, è un'esperienza che ti rimane dentro, grazie ad un'interpretazione che ha del sovrannaturale. Un Oscar non sarebbe stato sufficiente a premiare tale coinvolgimento, tale intelligenza, tale realtà.
Harry e Tyrone vengono arrestati, con il primo in fin di vita per un braccio infetto (e credetemi, potrete aver visto i film più gore della storia, ma vedere l'ago inserirsi per l'ennesima volta in quel buco sporco e malato, vi darà uno dei più forti pugni nello stomaco che ricorderete), Sarah è ricoverata in un ospedale psichiatrico e Marion è ufficialmente entrata nel giro della prostituzione (vederla così esposta, su quel tavolo, con il 'Dai! Dai! Dai!' degli uomini intorno mi ha ricordato quella scena di quel film estremo - e qui chiedo l'aiuto dei lettori più colti di me - in cui esponevano una donna di colore al centro della stanza, come se fosse un cane da concorso).



L'ultima sequenza è indescrivibile. Delirante, allucinante, dolorosa, crudele, surreale, difficile da vedere.
Questi sono i film che dovrebbero proiettare nelle scuole superiori. Scene estreme e tutto il resto, ma i 18enni non sono sempre sprovveduti, conoscono il sesso e conoscono la droga. Uno schiaffo così poderoso in pieno viso non potrebbero prenderlo da nessun altra parte, se non guardando Requiem for a dream.

Interpretazioni perfette sotto ogni punto di vista, una regia quasi poderosa e una colonna sonora da pelle d'oca.
Finita la visione mi sono sentita svuotata, stanca, sporca, dolorante. Se non è Cinema questo, io proprio non so.
 
 

venerdì 28 giugno 2013

La sposa imbrattata di sangue.

17:42


Ci risiamo.

Filmone (filmonI), di quelli che tutti conoscono, tutti amano, e blablabla.

Ma voglio dire, siamo 6 miliardi sulla faccia della Terra, e tutti e seimiliardi leggono chiaramente la cameretta rossa. Ci sarà una buonanima che ancora non ha visto i due Kill Bill. E io, come al solito, sono qui a compiere la mia missione di pace e a diffondere il verbo.

Guardate Kill Bill.

E ora vi dico perchè.

In parole povere, c'è da uccidere Bill e questo l'avrete capito per conto vostro.
Ma perchè, povera creatura, cos'ha fatto?
Accadde che Bill mandò una bella squadra di assassini alle prove del matrimonio di Beatrix Kiddo con un tizio effettivamente insignificante a fare una strage. Tutti morti.
O almeno così Bill sperava, perchè la Sposa non è affatto morta, sebbene si fosse presa una pistolettata in testa.
Quindi, la poveretta è rimasta in coma un po' (e dopo la visione del Vol. 1 avrete qualche timore nei confronti degli infermieri) ma si è svegliata.

Incazzata nera.



E ha cominciato a vendicarsi di tutta quella banda di disgraziati che hanno cercato di farla fuori.
Con il piccolo ma non insignificante dettaglio che la suddetta Sposa è anche un'assassina, una sicaria, addestrata per uccidere.

Per parlare di Tarantino servirebbe una laurea in ingegneria quentiniana, troppo da dire, troppo già detto, e comunque neanche tutti i Quindici messi insieme basterebbero. E poi io non ne sarei in grado.
Quindi, per motivarvi a guardare una Sposa che ammazza della gente (ma dai, non è sufficiente questo?) vi dico che Kill Bill è DIVERTENTE.
Basta parlare del citazionismo, delle scelte stilistiche e roba varia. Kill Bill fa ridere, e se siete donne vi gaserà un sacco (un sinonimo vi prego, un sinonimo).

Se non vi fa impressione il sangue, chiaro, se no lasciate proprio perdere e guardate Biancaneve e il cacciatore, o Biancaneve e basta.



Diciamocelo, il desiderio di vendetta è umano. Credo poco a quelli che dicono 'Io perdono'. Le hanno ammazzato marito e figlia, questa ha tutto il diritto di andarsene in giro con la sua 'Death List' e farli fuori tutti. Non ha più niente da perdere. Quindi vederla (e parliamo di Uma Thurman, eh, immaginatevela e ditemi che non esisteva al mondo donna più perfetta di lei per questi film) farsi forza e diventare quasi inumana pur di raggiungere il suo scopo. E poi guardarla tornare umana lentamente, mentre mostra le sue debolezze e si mostra per quella che è realmente: una donna che soffre.



Si può far soffrire una bella bionda da sola? No che non si può, allora lei soffre ma fa soffrire anche un sacco di gente, tipo l'esercito degli 88 folli.


Ragazzi che scene, in Kill Bill, roba da memoriali. Lei da sola contro una folla di folli orientali e ne esce anche quasi illesa. Si vedono omicidi con le note dei Santa Esmeralda. Occhi cavati, e che ridere quell'occhio cavato mamma mia ho dovuto mettere in pausa il film per ridere, sepolture, una stanza piena di katane, sangue come se piovesse.

Tutto questo, per arrivare al dolceamaro (ma più dolce) finale. Con una canzone che. . Ma cavolo, come vengono a Quentin certe idee? Come? Noi umani possiamo solo guardare e ammirare.


mercoledì 5 giugno 2013

Non solo horror: V per Vendetta

21:51

Titolo originale: V for Vendetta
Anno: 2005
Durata: 128 min
Trailer: 




Avete presente quella sensazione che spinge a vedere un film perchè quel film sembra avere 'qualcosa'? Non sempre ben identificato, ma una specie di aspettativa vagante sopra il suo titolo e la sua fama.
Per me 'V per Vendetta' era quel film.
Anche se onestamente non sono sicura di aver trovato quel 'qualcosa'.

L'argomento stavolta è l'anarchia. Anarchia che porta il volto di V. O meglio, di Guy Fawkes, dato che V -il nostro protagonista- indossa per tutto il tempo una maschera. In una Londra oppressa da un governo filonazista, V desidera ridare la speranza ai cittadini e sistemare quello che non va nel sistema, con azioni simil-terroristiche. Sarà l'incontro con Evey a rendere il tutto ancora più interessante.



Partiamo: io sono un'antianarchica. Ma di quelle potenti. Ma d'altra parte adoro gli idealisti, mi fanno sognare un mondo di arcobaleni e unicorni felici. Quindi, il personaggio che vedete qui sopra in tutta la sua espressività ha un suo perchè, è carismatico.
E quanti di voi sperano che alla fine lui si redima e mostri il suo viso, sappiate già che no, non lo vedrete.
Questo implica che per rendere giustizia al povero Hugo Weaving il film va quantomeno visto in lingua. Altrimenti al posto suo potevano anche metterci uno spaventapasseri e per noi niente cambiava.
Ma soprattutto, guardate il film in lingua perchè il doppiatore dice le frasi più interessanti ad una velocità supersonica e se ve lo vedete in inglese almeno vi aiutate coi sottotitoli.

Il suo obiettivo è distruggere il palazzo del Parlamento il 5 di novembre, esattamente come aveva tentato di fare l'uomo che gli presta il volto. E comunica le sue intenzioni attraverso un video che lui riesce a far passare in tutte le tv. Se il povero Mandarino di Iron Man 3 avesse avuto la stessa fortuna, ricorderemmo un film diverso.

Quindi, ecco cosa ho amato. V, anche col grembiulino che lo rendeva più umano. La Portman, che ormai è una garanzia. La fine del film, con tutti i faccioni uguali che lo sapete che a me piacciono gli ingressi in scena fighi e quello, perdinci se lo era.

Non mi sono piaciuti i dialoghi, però.
Se partite da un fumetto almeno non lasciatemi dei dialoghi che sembrano tutte frasi per la Smemoranda. Allungate, argomentate, migliorate.
O quantomeno girate un remake con anche gli sbam e i bum. Che di materiale che fa sbam e bum ce n'è.


Complessivamente, non rientro nella cerchia di coloro che lo considerano un supercult, ma nemmeno mi ha schifata.
Non mi piacciono queste vie di mezzo, no.

AH. E che tu sia maledetta, Natalie Portman. Per essere figa anche da pelata. Che tu sia maledetta.

lunedì 8 aprile 2013

Non solo horror: Moulin Rouge!

13:25

Titolo originale: Moulin Rouge!

Anno: 2001

Durata: 127 min.

Trailer:



Sto per umiliarmi pubblicamente, abbiate pietà di me.
Mesi passati a scrivere che a me me piacciono assai i firm de paura, per arrivare a questo.

Alla recensione di Moulin Rouge.

Però non posso fingere che questo maledetto film non mi piaccia.
Sì, perchè lo ADORO.

Siamo a Parigi, a fine Ottocento. Ewan McGregor è Christian uno scrittore, che si trasferisce nel meraviglioso quartiere di Montmartre per dedicarsi alla sua professione respirando l'aria bohémien di quel periodo. Gli piomba in casa Toulouse, un pittore a capo di una compagnia teatrale che sta preparando uno spettacolo da presentare a Zidler, l'organizzatore degli spettacoli del celebre Moulin Rouge. In seguito a una serie di coincidenze, errori e scambi di persone, Christian conosce Satine, il 'Diamante Splendente', stella del locale. Una Nicole Kidman che non è più riuscita ad essere così bella. (Nicky, eri una gnocca da impallidirci. Chi è il chirurgo che ti ha conciata così?)



Come prosegue la vicenda, è facilmente intuibile. I due si innamorano. E si amano di quell'amore così grande, passionale, puro e giusto, che tanto stona con il contesto in cui stanno.

Cosa può fare un regista per prendere una storia così all'apparenza banale e già rimasticata in tutte le salse del mondo per trasformarla in qualcosa di così semplicemente bello come lo è questo film?

Prendere costumi meravigliosi (sono sempre femmina, i vestiti li guardo, è un difetto genetico), scenografie che creano l'atmosfera della magia, attori che anche se non sono i più uberbravi del mondo, stanno talmente bene insieme che glielo si perdona..
 
 

Ma più di tutto, un regista può prendere tante canzoni che non c'entrano un'emerita cippa l'una con l'altra, artisti che non c'entrano proprio nulla tra di loro, unirle, mixarle, trasformarle, e rendere il tutto POSSIBILE. Nessuno al mondo può unire i Kiss a Christina Aguilera con Elton John e i Massive Attack, nessuno, tranne lui.

Baz Lurhmann è un cavolo di genio indiscutibile.

Colori, suoni, vestiti, sguardi, il tutto in un'apparente caos che invece è sempre sensato e coinvolgente e ti fa venire voglia di cantare e di trovare un moroso meraviglioso quanto Christian che quanto è tenero e romantico lui nessuno mai.
Poi le romanticone vedono questi film e sbattono i denti contro la realtà, ma è un effetto collaterale.

Ma poi vogliamo discutere del fatto che in Moulin Rouge troviamo la miglior scena di gelosia che sia mai stata girata? Quando io sono gelosa (e io SONO gelosa) sono così, e mi viene da pensare a Roxanne e tutto il resto.
 

 

E, poche storie, 'Your song' è la PIù BELLA canzone d'amore che sia mai stata scritta, perchè al di là di Moulin Rouge e tutto il resto, io amo anche Elton John.
 

giovedì 28 febbraio 2013

Non solo horror: Signori, il delitto è servito

19:50

Titolo originale: Clue

Anno: 1985

Durata: 94 minuti

Trailer:



Mi dispiace. Per essermi fatta gli affaracci miei e per aver trascurato qualche giorno il blog, dico.
Ho avuto qualche giorno un po' movimentato, e quindi non sono riuscita a vedere, rivedere e scrivere. Morale, oggi vi DEVO parlare di questo film, che ho visto qualche giorno fa.

Avete mai giocato a Cluedo?

Io e quella manica di bricconi dei miei amici sì, tanto. Tantissimo. In tutti i modi i luoghi e i laghi. Anche nella stazione di Brescia.

Quando uno dei bricconi di cui sopra ci ha rivelato l'esistenza di un film che è la trasposizione cinematografica di Cluedo, chiaramente andava visto. Peccato che io fossi prevenutissima, perchè un'altra delle briccone lo adora, e io e lei abbiamo gusti diametralmente opposti. (Ma solo per quanto riguarda il cinema, per altre cose andiamo d'accordo che è un piacere!)

La vicenda, in due righe, è la seguente: una serie di tizi (sì, quelli del gioco, Mustard, White e compagnia) riceve un invito per una cena. Si ritrovano in questa villa, non si conoscono, e iniziano a morire. L'assassino deve per forza essere uno di loro. La stessa identica cosa dei 10 piccoli indiani, ugualeuguale.



Ebbene, questo film mi ha insegnato che devo smettere di essere prevenuta.

Continuerò ad esserlo, ma mi ha insegnato che è sbagliato.

È un film adorabile!

Cosa lo rende tale?

  1. Tim Curry, il maggiordomo. Può un omino essere così tenero? E ha una recitazione quasi delicata, mi è piaciuto da impazzirci.
  2. Il tutto tremendamente anni Cinquanta che è un piacere per gli occhi.
  3. L'umorismo inglese che oggi ce lo sogniamo. Anche le battute a sfondo sessuale riescono a essere quasi raffinate.
  4. Il fatto che, Wiki dixit, i personaggi arrivano alla villa con le loro auto, che hanno lo stesso colore delle loro pedine nel gioco.
  5. La parte finale, che per ovvi motivi non vi rivelerò. Ma che davvero vale la visione.




Non c'è molto da dire, in realtà. Il film è sicuramente diverso da quello che scelgo di vedere di solito, ma mi ha divertita, mi ha fatto passare una serata sghignazzando e quindi guardatevelo e sghignazzate anche voi.


giovedì 6 dicembre 2012

Non solo horror: Non è un paese per vecchi

12:05

Titolo originale: No country for old men.

Anno: 2007

Durata: 117 min.

Trailer:
 
 

Tratto dall'omonimo romanzo di Corman McCarthy.

Oggi entro in biblioteca intenzionata a fare scorta di libri, ma uscendo mi fermo nella sezione DVD. Speravo di trovare Memento, per riguardarmelo per l'ennesima volta. Non c'è, quindi faccio passare gli altri titoli, e mi ritrovo in mano 'Non è un paese per vecchi'. Di fama lo conosco, ma non ne so molto. Scopro solo leggendo la custodia che l'Academy l'ha premiato con 4 Oscar. Uuuh, vediamo che cosa li ha conquistati. Di solito non è che io sia d'accordo con loro, ma diamogli una sciàns.

Ecco la vicenda: siamo in Texas, nel 1980. Llewelyn Moss è un uomo comune, a parte il nome chiaramente, non troppo benestante, che un giorno è a caccia. Da lontano scorge qualcosa di strano, si avvicina (giustamente, chi non lo farebbe?) e trova vari pick-up parcheggiati in mezzo al deserto e un numero non indifferente di cadaveri. Sbircia in giro come chiunque al suo posto avrebbe fatto e trova su uno dei furgoni un carico di droga, segno che evidentemente quel ritrovo non era una gita degli alpini. Decide quindi di continuare a curiosare, e si ritrova tra le mani una valigetta con due milioni di dollari. Apriti o cielo. Llewelyn viene rintracciato e inseguito dal 'legale' proprietario del denaro, tale Anton Chigurh, che a sua volta, siccome semina in giro giusto un paio di morti, viene ricercato dalla polizia, nelle vesti dello sceriffo Bell.

La trama è tutta qui, semplicissima. Tizio insegue Caio che insegue Sempronio. A fronte di una storia così lineare, il film va arricchito con altro.

Il principale arricchimento è dato da tre interpreti a mio parere fantastici. Llewelyn è Josh Brolin, talmente cowboy che in ogni scena in cui compariva mi veniva da fischiettare la colonna sonora di 'Lo chiamavano trinità'. Non è stato il mio preferito, ma è davvero bravo.

La veste dello sceriffo Bell è indossata da un meraviglioso Tommy Lee Jones. Potrei fermarmi qui. Ma sento il bisogno fisiologico di mettere per iscritto che ogni lineamento del suo viso, comprese le rughe (SOPRATTUTTO le rughe!) era assolutamente perfetto per questa parte. Ha proprio scritto in faccia: io sono l'uomo onesto, il buono, quello di cui per tutto il film ti puoi fidare. E il modo in cui continua a togliersi e rimettersi il cappello è texanissimo.

Infine, padrone assoluto di tutto il film, è Javier Bardem, aka Anton Chigurh. (No, non voglio parlare del fatto che a prescindere da tutto sia un gran figo.) Già esteticamente è uno dei personaggi più riusciti di sempre. Un taglio di capelli che nemmeno il Ringo Starr dei tempi d'oro, una giacchetta di jeans imbarazzante, degli stivali a cui mancavano solo gli speroni. Il tutto unito al suo viso particolarissimo, è stato un mix geniale. In più, ha dato prova di un'espressività che manco il Johnny Depp dei tempi d'oro. Sembra sempre stralunato, quasi alienato dal mondo con lo sguardo sempre fisso e calmissimo, i movimenti talmente lenti da essere esasperanti. Poi ripete sempre le frasi almeno due volte, si opera da solo, controlla minuziosamente i dettagli..e alla fine, di lui non si sa nulla. Il suo nome è citato una sola volta nel film, non si parla del suo passato, né del perchè voglia i soldi, né del perchè sia così spietato. Ma va bene così, perchè è il suo punto di forza. Enigmaticissimo.
 




L'inizio del film è uno dei miei preferiti: c'è un lungo (ma non troppo) monologo dello sceriffo, di cui si sente solo la voce fuoricampo che parla della criminalità, mentre passano delle immagini meravigliose del deserto americano al tramonto, o inquadrature ancora più suggestive di quelle fantastiche autostrade americane che passano in mezzo al nulla e che io amo da quando le ho viste per la prima volta in 'Casper'. Tempo 5 minuti e sei già nel vivo della faccenda: inizia il film e c'è già il primo omicidio. E una Mari soddisfatta.

La soddisfazione rimane per tutta la durata del film, perchè c'è della bella azione, che però non dimentica dialoghi intelligenti e divertentissimi, scene che ti lasciano un po' senza parole e altre che ti fanno un sacco ridere. Per dire: a me ha divertito tantissimo l'espressione ebetissima di Bardem, soprattutto dopo i primi due omicidi di notte nel deserto. E mi ha fatto altrettanto ridere la boltgun, ovvero quell'arma ad aria compressa che di solito è usata per macellare gli animali e con la quale Anton apre le serrature. Sia messo agli atti che ne voglio una.

Questo film poi mi ha fatto rivalutare un pochetto (e solo in parte) il doppiaggio italiano. La voce di Bardem era davvero ben resa e anche simile alla sua vociona da omone di Neanderthal. Escludo senza ripensamenti da questa frase la doppiatrice che ha dato la voce italiana a Kelly MacDonald, che nel film interpreta Carla Jean, la moglie di Moss, perchè ha la voce più antipatica del sistema solare.
 
 

Parliamo del finale? No, non ne parliamo. Mi ha lasciata senza parole.
Parliamo solo del fatto che questo è uno di quei film che guardi e pensi 'Sì, questo è proprio un Film. Un signorfilmconlaeffemaiuscola.'
La sola cosa che un po' mi lascia sbigottita è che gli animalisti riuniti di tutto il mondo non l'abbiano bruciato nella pubblica piazza. Ma è stato meglio così.

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