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sabato 15 luglio 2017

#CiaoNetflix: Holy Hell

11:38
Per qualche motivo siamo (plurale maiestatico) attratti dalle cose cupe, macabre, malsane. Serial killer, casi irrisolti, sette, luoghi infestati. Il mondo è pieno di gente affascinata da queste cose e io vorrei dire che non lo sono, ma mentirei sapendo di mentire. Perdo le serate a leggere di storie come quella di Cicada 3301, o sulle creepypasta, o sulle leggende metropolitane, come un quindicenne.
Le sette sono quelle che attraggono la parte più 'adulta' di me. Il modo in cui umani normalissimi vengono circuiti completamente da altri umani quasi normalissimi è per me fonte di incredibile curiosità. Netflix lo sa, e quindi mi propone Holy hell.

il trash di questa foto è quasi ammirevole
Buddhafield è stata una setta, attiva indicativamente per una ventina d'anni, guidata da Michel Rostand. A girare il documentario è uno dei membri che ha lasciato la comunità alla luce di terribili rivelazioni sulla guida spirituale a cui tutti si sono affidati così a lungo.

Ora, lo 'spoiler' non credo nemmeno sia tale. Se avete un minimo di conoscenza base sul mondo delle sette sapete che il sesso è uno degli elementi che per primi vengono ridiscussi. La sessualità non è quasi mai serena e convenzionale, ma diventa uno strumento, e Buddhafield non è certo da meno. Il passato di Michel è senz'altro più divertente, ma quando si parla della comunità tutto si fa più inquietante.

Buddhafield ha trovato nei suoi seguaci una folta comunità di persone dalla fortissima fede religiosa. Come spesso accade si è attaccata come una malattia tra chi ha avuto un vissuto complesso (il regista, per esempio, era stato cacciato di casa dai genitori perché omosessuale) e finisce per rovinare definitivamente menti già fragili. La cosa sconvolgente è quanto all'inizio Michel abbia sfruttato in un modo sporchissimo la fede di chi non aveva altro che quella. Ora, io non credo, ma so quanto la religione sia importante per chi ha una fede onesta. Lo so che pare strano credere esistano veri credenti, ma esistono eccome. Prendere un lato così forte della vita di qualcuno e sfruttarlo in modo così sfacciato, proponendo reali incontri con dio per esempio, è stata la manovra più subdola di Michel. Quello che accade dopo è una conseguenza di questo becero sfruttamento e del lavaggio del cervello che ne è seguito.
Le persone come Michel mi intrigano sempre per quello che riescono a fare a chi li circonda. Io non sono capace di convincere il mio moroso ad iniziare Sense8, questo convinceva degli sconosciuti a lasciare le loro vite per entrare nella sua, di esistenza. Ha convinto estranei ad idolatrarlo, a fare di lui la divinità che lui stesso ha sempre creduto di essere. Per me è una capacità incredibile. Ingiustificabile, ma incredibile.

Come spesso accade, il documentario è realizzato montando interviste alle persone scappate dalla setta e filmati reali della vita di Buddhafield, e se da un punto di vista 'tecnico' non mi ha colpito particolarmente, è senz'altro molto intenso. Buddhafield ha cambiato la vita di centinaia di persone, che ne porteranno i segni per sempre. E tutto per mano di una persona sola.

giovedì 12 gennaio 2017

Non solo cinema: Le ragazze

14:36
Casco sempre, SEMPRE, nelle fissazioni del web. A settembre è uscito Le ragazze, romanzo d'esordio di Emma Cline ispirato alle vicende che hanno coinvolto la setta di Charles Manson nel 1969. Omicidio di Sharon Tate e tutto il resto. Il mondo grida al miracolo, io mi metto in coda nella media library online (ne parliamo presto in un post) e finisco per leggerlo solo ora, a gennaio.
È davvero una bomba come dice l'internet?
Sì.


Protagonista è Evie, una quattordicenne come mille altre. Ha una sola amica, una cotta per il fratello maggiore di lei, due genitori troppo presi dalle proprie vite per badare a lei come si deve. È, insomma, sola come un cane. Quando al parco incontra un gruppo di ragazze ne resta affascinata, al punto da cercare il modo di diventare una di loro. Una, in particolare, la colpisce: Suzanne. Sarà Suzanne il suo punto di riferimento principale all'interno della setta in cui Evie sta inconsapevolmente finendo. Guru di questa comune è Russell.

Venivo da un periodo di grosso blocco letterario: un po' il mio turno di mattina al lavoro mi fa crollare dalla sonno ad orari da ospizio Mariuccia, ma soprattutto provengo dalla delusione cocente di un Williams che non mi è piaciuto. (Nulla solo la notte.) No, non sono pronta a parlarne. Iniziavo libri e poi li abbandonavo di fianco al mio letto, ignorati e miserabili. Poi, la Cline è arrivata e mi ha fulminato. Le ragazze me lo sono divorato in due giorni. È una storia scritta in modo leggerissimo, senza fronzoli nè ricerche stilistiche particolari, che scorre rapidissima, riuscendo però a non essere nemmeno una fredda documentazione. Ci è raccontato l'interno agghiacciante di una setta, e la realtà è già talmente dura che gli aggettivi e gli avverbi sarebbero superflui.
Evie è giovanissima, io a 14 anni sapevo a malapena le mie generalità, e si trova sola: i genitori sono uno altrove con la nuova fiamma e l'altra troppo concentrata a riprendersi dal divorzio, la sua migliore e unica amica l'ha piantata in asso e il suo solo interesse sembrano essere quelle ragazze incontrate al parco. Con una scusa le avvicina, e inizia a frequentarle. Loro la portano in un ranch, in cui vivono con altre persone, all'insegna della condivisione, del contatto con la natura, della liberazione dai problemi, dall'indipendenza dalle dinamiche della società. Guru di questa comune è Russell, aspirante cantante di successo.

L'esplorazione della Cline delle dinamiche interne alla setta è superba. Le ragazze che all'inizio appaiono agli occhi di Evie (che,ricordiamolo, ha solo 14 anni) come estremamente libere e attraenti, il ranch inizialmente perfetta definizione del sogno di ogni adolescente. Il vero punto forte del romanzo è che dimostra perfettamente quanto sia facile cadere in tranelli come quello di Russell - Manson. Gli adolescenti credono di essere pieni di problemi, si sentono sotto pressione e incompresi, io per prima sono rientrata alla perfezione in questa definizione. Ecco che allora Russell offriva un'alternativa succosissima: un luogo in cui vivere in pace, senza timore di deludere le aspettative degli altri, senza sentirsi costretti in ruoli in cui non ci si riconosce, in cui non si deve essere la donna di qualcuno per contare. Un paradiso in terra. Il confine sottile tra questo e la viscida realtà si supera molto presto, quasi subito. Emma Cline è bravissima nello sfumare lentamente tra la lucidità di analizzare la situazione e l'attrazione irresistibile che Evie prova per la setta e per una delle ragazze in particolare.
Le ragazze danno il titolo al romanzo perchè sono la parte più rilevante della setta. Se Russell ne era il capo, erano loro il braccio. Succubi della sua figura carismatica ma molto, molto più forti di lui, che a conti fatti si è rivelato un codardo. Loro andavano a rubare per il ranch, loro portavano adepti, loro dormivano con le persone per ottenerne favori. Da solo non sarebbe andato da nessuna parte. Senza le ragazze oggi probabilmente Sharon Tate sarebbe viva.

Le ragazze è attualissimo pur raccontando una storia degli anni 60, ed è un ottimo romanzo da regalare alle persone che hanno a cuore la questione della parità dei sessi. È un romanzo sulle donne e quindi sul mondo intero, perchè parlando di qualcuno parla di tutti. 

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