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sabato 11 novembre 2017

Borg McEnroe

13:05
Facciamo una pausa nella serie di post di Natale perché ieri sera sono stata nella piccola salettina del mio multisala che proiettava Borg McEnroe e siccome mi è piaciuto tantissimo volevo scriverne qualcosina.

Premesse, sempre le solite premesse.
Non so una mazza chiodata di tennis. Ma zero proprio, so chi è Nadal perchè è stato nel video di Shakira e so chi è Federer perché Erre (che di tennis invece ne sa ben più di me) gli dedica una preghierina tutte le sere prima di dormire. Gli altri grandi nomi li conosco di fama perché posseggo una tv, fine. Non è che non mi piaccia lo sport, ogni tanto ho qualche nome a cui mi affeziono (alle ultime vittorie della Cagnotto potrei essermi quasi emozionata) e guardo quelli belli da vedere tipo i tuffi perché sono pur sempre un'esteta. Ma davvero, in generale non ci capisco niente.

Il film è riuscito a farmi passare una serata intera a googlare la storia e il successo di alcuni campioni enormi.



Il film è prodotto in Nord Europa, quindi non ve lo dico nemmeno su chi è la maggior parte dell'attenzione. Borg è ritratto fin da bambino, all'alba della sua passione. McEnroe, invece, che vi dico subito essere il mio preferito, ha un ruolo leggermente più marginale, ma per me molto d'impatto.
Il racconto ci accompagna non solo nei giorni precedenti alla finale di Wimbledon dell'80 che ha i visto protagonisti i due tennisti del titolo, ma anche in tutto il percorso che li ha condotti fino a lì. Uno numero uno al mondo, in corsa per il suo quinto titolo consecutivo e quindi per il record, l'altro un nome nuovo, celebre per il suo carattere irascibile ma anche per il suo grande talento.

Il cinema sportivo può essere portatore di grandi emozioni. Gli sportivi a livelli così elevati hanno spesso sacrificato una vita intera per raggiungere un risultato fragilissimo. Il tennis poi ha, per me, la tremenda aggravante di essere uno sport individuale. È tutto nelle mani del giocatore, e la sola riflessione che mi viene da fare è che io al posto loro sbroccherei al primo punto subito.
Non è un caso allora che proprio i più grandi si siano rivelati, concedendo anche una patina di finzione cinematografica, persone molto complesse. Trattenuto come Bruce Banner, che se esplode succede un macello, uno, privo di ogni limite l'altro. Solo nel carattere, però, perché a quanto pare nel giocano erano all'opposto. Il martello e la lama, come vengono chiamati nel film. Possente e martellante l'uomo di ghiaccio e talentuoso e tecnico il ribelle, che in modo molto imbarazzante viene spesso chiamato monello. Monello, con tutte le parole che il vocabolario italiano offre.
È stato interessantissimo vederli partire all'opposto e avvicinarsi, nel corso del racconto, sempre più uno all'altro. Studiandosi a vicenda, incuriositi l'uno dall'altro, il loro avvicinamento non è stato durante la scena in aereoporto, e nemmeno durante la partita. È stato nelle camere d'albergo, nelle quali a distanza non facevano altro che pensarsi. Analizzarsi, valutarsi, prepararsi. Tutto quello che si è giocato nella partita è iniziato molto prima.

Alla fine, poi, la partita arriva. E arriva magnificamente. In una scena lunga e adrenalinica, tutto quello che è successo prima si annienta. Se McEnroe per buona parte del film è stato messo in secondo piano da Borg, come fa anche giustamente notare almeno due volte ai giornalisti, è nella partita che si prende lo spazio che merita. Non solo quello che urla in campo e con l'aria da ribelle, ma il giocatore sopraffino in grado di mettere in estrema difficoltà il numero uno del mondo. Una personalità bestiale, che mi ha profondamente commosso nel suo essere perfettamente in grado di esprimere la rabbia e soprattutto di sfruttarla per nascondere tutto quello che ci sta dietro.
Meglio arrabbiati che tristi, e dio solo sa se ti capisco, John.

È da ieri sera che guardo video di tennis su Youtube. Se questo film voleva incrementare l'aura del mito intorno a due nomi leggendari, con me non solo c'è riuscito, ma c'è riuscito benissimo. È stato bellissimo.

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