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giovedì 28 marzo 2024

2024 in trimestri: episodio 1

15:39
Non mi ripeterò con la consueta intro in cui dico che questo è il periodo più difficile della mia vita, ma vi rassicuro: continua ad essere così. Però sto imparando quanto velocemente il corpo umano e la mente si adattano a equilibri nuovi e mentre il mondo inizia a ballare io ballo con lui.
Questi primi tre mesi dell'anno nuovo si sono aperti però con poco tempo a disposizione, ed è finita che ho letto, guardato e ascoltato molto poco. In questo poco, però, ci sono state storie di grande valore e vale la pena raccontarvele.





Letture del trimestre

Poiché vi ho già parlato di Canne al vento di Grazia Deledda - indiscutibilmente la lettura migliore del trimestre, ve ne propongo altre tre, che ho trovato molto interessanti.
Il primo è così celebre che non devo certo presentarlo io. Si tratta infatti de Il grande mare dei Sargassi, che in poche pagine ci racconta la storia della moglie pazza nell'attico di Jane Eyre. È una lettura così breve che la berrete nel tempo di un aperitivo, ma così significativa da non lasciarvi più. È il racconto anticolonialista di una bambina strappata al mondo che conosceva e lanciata in quello viziato e borghese in cui si sono mossi gli uomini della sua vita: il marito della madre prima e il suo poi. Non solo riscrive la sorte di un personaggio ridisegnandone completamente l'aspetto e il trascorso, ma rimette in discussione tutte le donne che, come Antoinette, sono state nascoste, umiliate, cancellate. Magnifico, col profumo esotico della Giamaica che si trasforma in quello polveroso e umido di una casa data alle fiamme. Un racconto magnifico.
Ho poi ascoltato in audiolibro Yellowface, di RF Kuang. È la storia di una giovane e brillante autrice cinese americana che muore per un banale incidente a casa di una conoscente, scrittrice a sua volta, che pensa di farla franca rubando un manoscritto della defunta e spacciandolo come proprio. In un momento come il nostro in cui il dark academia è così di moda da diventare più un'estetica da sfoggiare sui social che non un genere letterario, Yellowface prende tutta l'academia per prendersene violentemente gioco. È un romanzo in cui il mondo dell'editoria ne esce infangato e ritratto come privo di morale e autenticità, in cui i social e il loro desiderio di verità sono il punto di svolta, in positivo o in negativo, di carriere intere. Il più pulito, qui dentro, ha la rogna, e il punto intero del romanzo è di raro cinismo: non c'è vendetta, non c'è giustizia, non c'è lealtà: il mondo fa schifo e il solo modo di sopravvivere è adattarsi a meccaniche che qualcuno ha imposto per noi. Oppure no, questa è la scusa che ci diciamo per giustificare la nostra mancanza di morale? Il romanzo ha una protagonista ripugnante che si muove in un mondo alla sua altezza e l'autrice ha, secondo me, giocato molto bene con queste acque sporche.
Il terzo, infine, è Guida al trattamento dei vampiri per casalinghe, l'ennesimo romanzo di Grady Hendrix che passa da queste parti e che, tanto quanto gli altri, mi ha rubato il cuore. Come di consueto il suo autore ama parlare dei vari modi in cui l'umanità è prigioniera e questa, di umanità, è imprigionata in ruoli di genere duri a morire. Le casalinghe del titolo sono un gruppo di donne che si diletta a leggere libri sul true crime e che si troverà a doverne affrontare uno proprio nel perfetto e pulito quartiere in cui abitano con le loro famiglie perfette e pulite. Ha una deliziosa ambientazione anni '90, delle protagoniste simpatiche che si vogliono un gran bene anche se sono molto diverse e un gran desiderio di liberarle da questa vita in cui si sono trovate incastrate. Mi ha commosso molto.

Cinema

Ho guardato cos' poco horror in questo trimestre che mi sento distaccata da me stessa. Questo, però, non significa che non abbia visto delle belle cose di cui vale la pena parlare. Per esempio, il film del trimestre è indiscutibilmente La società della neve, così potente e appassionato e struggente. Che peccato averlo avuto solo su Netflix e non in sala, alcune sequenze meritavano una visione come si deve. Questo però non ha tolto intensità alla visione e mesi dopo la sua uscita, dopo che ne ho parlato in lungo e in largo su ogni social che abbia la mia faccia, ci penso ancora, a quei poveri sventurati, giovani e coraggiosi e forti come dei supereroi. Che visione magnifica. 
Per quanto banale, poi, è ovvio che i due film del trimestre siano Dune parte 2 e Povere creature!.
Non mi dilungherò su nessuno dei due: il film di Lanthimos ha un post dedicato mentre quello di Villeneuve è stato esattamente quello che desideravamo fosse: immenso. Così immenso che mi ha fatto venire voglia di riprendere in mano la saga o almeno il secondo volume. È proprio cinema della meraviglia, dello sbalordimento, delle mani davanti alla bocca, della magia. Quello che nonostante la mia età e la mia pigrizia mi porta ancora in sala a stupirmi dell'incanto della settima arte.
Dei pochissimi horror dell'anno che ho visto finora, però, il più adorabile è stato senza dubbio quella caramellina di Lisa Frankenstein: lezioso, divertente, sfacciato, barocco. Una comedy di quelle che il grande pubblico rivaluterà tra qualche anno ma che qui, nel frattempo, rivedremo in ogni serata grigia per riportare contentezza. Una storia gotica scanzonata e accattivante, con due protagonisti in forma smagliante e uno splendido esordio per Zelda Williams.

Podcast

In questi mesi ho ascoltato i miei appuntamenti consueti con il mondo del podcast e ho avuto un solo nuovo ingresso: Metanolo, consigliatomi da un'amica. È la ricostruzione della strage del vino al metanolo che ha colpito l'Italia negli anni '80, raccontata con un tono che si mantiene in linea di massima giornalistico con qualche picco melò che abitualmente non amo ma che qui non stona data la gravità della vicenda narrata. Cautela: ci si arrabbia parecchio. Ma parecchio.

Videogiochi

Dall'inizio dell'anno in live ho giocato a 4 videogiochi e devo ammettere che non è stato il periodo più felice in quanto a scelte videoludiche: Little Hope e The suicide of Rachel Foster hanno due caratteristiche in comune che me li hanno resi un po' indigesti. Entrambi, infatti, hanno avuto qualche piccolo problema di scrittura, o di "disordine" narrativo o di mancato approfondimento. Alcune rivelazioni, infatti, mi sono state fatte prima che il mio personaggio ci arrivasse giocando, altre ancora non sono mai arrivate. In Rachel Foster si sarebbero potute approfondire innumerevoli questioni che avrebbero reso l'avventura ancora più interessante e spaventosa, in Little Hope l'ordine di comparsa dei flashback è, come dire, "creativo". Entrambi, poi, hanno avuto una durata imperdonabile per il costo sostenuto.
Il problema contrario è di The Cosmic Wheel Sisterhood, che sebbene abbia un'estetica magnifica (in particolare il design dei personaggi è unico, bellissimo) si dilunga eccessivamente e ha una dinamica che alla lunga diventa un po' meccanica. Sarebbe interessante però vederlo giocare da qualcuno esperto di tarocchi per capire quanto sia fedele alla pratica. 
Il miglior gioco dall'inizio dell'anno è stato Pentiment, che è anche il solo non horror. È una splendida storia di redenzione e accettazione, di perdono e di scoperta di sé attraverso i propri errori. Si interpreta un miniaturista che in un villaggio medievale assiste ad alcuni omicidi e aiuta a risolverli. Nello stesso tempo, costruisce il suo percorso come uomo e come membro della comunità . Ha immagini incantevoli, riflessioni importanti che mettono il giocatore stesso di fronte alla propria fallibilità e un personaggio femminile strepitoso che prende il timone nel terzo atto. Un gioco intenso, emozionante, unico. Mi ha rapita.                                              

Della vita reale, per questa volta, non parliamo. Lascio che siano le storie a parlare per me: loro hanno sempre le parole migliori per dire quello che io non so comunicare.

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