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giovedì 8 marzo 2018

#leimeritaspazio: Kathryn Bigelow

16:02
Stavo guardando Zero Dark Thirty quando ho deciso che avrei provato a scrivere uno dei #leimeritaspazio su Kathryn Bigelow. A pochi minuti dall'inizio ho pensato che davvero non poteva stare mostrando quello che stava mostrando.
Lei, invece, che non si caca sotto come me, lo stava mostrando eccome.


C'è una precisa categoria di uomini che vi vado a descrivere. So che a metà descrizione avrete presente nomi, facce, partiti votati, vestiti. Sono una categoria molto ben definita.
Non si sentono affatto maschilisti, anzi in giornate come quella di oggi ci tengono sempre a dire che senza le donne il mondo farebbe schifo. (Poi un giorno gli spieghiamo che senza donne l'umanità non esisterebbe nemmeno, ma con calma.) Ci amano tanto che ci vogliono proteggere, siamo le loro donne e siamo tutte bellissimee!!1! Le amano proprio le donne, loro, non resistono a guardare il culo perché siamo troppo belle, non resistono alla battuta, siamo davvero irresistibili.
Sono stata abbastanza descrittiva?

Ecco, mettiamo un paio di quegli uomini lì di fronte alla Bigelow.
Noterebbero in primo luogo che è gnocca. Come dargli torto? Splendida.
Poi dovremmo dire loro che la signora fa la regista, e già noteremo sui loro volti un mezzo sorrisino. Che brava donnina, con le sue passioni, nel tempo libero tra una stirata e l'altra si diverte così, facciamoglielo fare.
Infine, poi, dovremmo anche raccontare loro che la signora fa film d'azione, thriller, horror, di guerra.
E loro inizierebbero a ridere, tenersi la pancia! Ma come di guerra? Ahahahahahah, dai quelle robe qua lasciale fare a noi che non sai neanche cosa sia un fucile, dai, bellezza.

Allora, la dea Bigelow scenderà su di loro con la crudeltà propria delle divinità e imporrà loro la visione di Zero Dark Thirty. Loro, se non saranno caduti sotto il peso dell'umiliazione, dovranno cadere sotto la violenza di quello che stanno vedendo.
Lei sorriderà, mormorando tra sè e sè:
'Bambini miei, non avete ancora visto niente.'

Se Point break non fosse stato sufficiente a convincermi che la tizia in foto era Grandissima, negli scorsi tre giorni mi sono sottoposta ad una specie di cura Ludovico, guardandomi in fila i suoi ultimi tre film più Il mistero dell'acqua. Non mi sento benissimo, oggi.
La Bigelow ha un coraggio immenso nel portare sullo schermo realtà che conosciamo bene ma che ci rifiutiamo di guardare, perché voltare la testa dall'altra parte non solo ci fa vivere meglio, ma ci consente di guardarci allo specchio la mattina. Nelle cose brutte e difficili del mondo, invece, lei ci si è buttata di testa, ignorando volutamente chiunque ci voglia dolci, tenere e delicate.
Fa i cinemi brutti e cattivi, la Bigelow.
Ci sono le torture le botte le umiliazioni il sangue i poliziotti infami i vandali gli scandali i fucili le bombe i criminali i vampiri.
Tutto da leggersi così, di fila, senza fiato.
Questo è l'effetto di un suo film. Una battaglia generalmente lunghissima da cui si esce annientati, ma mai stanchi. L'adrenalina è sempre tanta e tale da bloccare il tempo. E siccome per me non esiste arte senza cuore, è giusto ricordare quanto il cuore sia onnipresente nei suoi film, mascherato da legami di famiglie surrogate (tanto i surfisti quanto l'esercito, per non parlare della sua squadra di vampiri), da dettagli di trama, da scene improvvisamente rallentate che colpiscono come mine dritte sull'anima.

In un mondo in cui dietro la camera ci possono stare solo gli uomini perché solo loro hanno speranza di essere presi sul serio, la Bigelow ha combattuto una vita intera contro il pregiudizio verso le registe donne. Ha girato scene d'azione dal paracadute, scene di devastante tortura, scene di navi in tempesta, scene di bombe disinnescate, fino a che anche la critica più ottusa si è accorta che davanti aveva una disposta a tutto. Una con il coraggio di fare solo e sempre ciò che le pare, una con tante cose da dire e un cervello incredibile per dirle magnificamente.
Ci hanno messo intorno ai 25 anni a capire chi avevano davanti e quell'Oscar che finalmente si è portata a casa nel 2010, prima donna nella storia del premio, non le è stato concesso.
Se lo è andata a prendere.


lunedì 5 marzo 2018

#leimeritaspazio: Mary Shelley

17:59
Singularly bold, somewhat imperious and active of mind.

L'11 marzo Frankenstein compirà 200 anni. Non potevo che iniziare questa settimana femminista parlando di lei, la donna che ha portato la Creatura nel mondo e ci ha regalato una delle icone più popolari di sempre.


Mary nasce Wollstonecraft Godwin.
Se conoscete un nome più figo di così fatevi pure avanti.
Wollstonecraft era il cognome della madre, una donna che ebbe un ruolo storico da nulla: fu una delle femministe più importanti della storia di Londra, con diversi saggi pubblicati e un ruolo fondamentale nella determinazione dell'uguaglianza tra uomini e donne. Uno, in particolare, sull'educazione delle figlie femmine. Siamo nel millesettecento.
Donne così è difficile sposino dei minorati, infatti il padre di Mary era un filosofo dalle idee piuttosto avanguardistiche.
La vita di Mary fu scandalosa già prima di iniziare: la madre rimase incinta fuori dal matrimonio. Lei e Godwin si sposarono giusto per tutelare la figlia dalla società malpensante. Fu cresciuta dal padre e dalla seconda moglie, insieme ad una serie di fratelli dai genitori variabili. Una famiglia allargata nel senso più classico del termine, solo duecento anni prima del previsto.

Mary, quindi, non è certo cresciuta in un ambiente bigotto e conservatore.
Non sorprende, quindi, che abbia continuato sulla stessa strada. Come si dice, la mela non cade mai lontano dalla sua pianta. A sedici anni, infatti, si innamora di un uomo sposato. Non abbiamo comprensione (io per prima, chi è senza peccato, eccetera eccetera) di una cosa simile ora, figuriamoci duecento anni fa.
Nella sua vita arriva Percy Bysshe Shelley, poeta.
L'amore tra i due viene contrastato dal padre di lei, e gli amanti ne sono talmente scossi, talmente provati...che caricano due stracci e se ne vanno in Italia. Nel dubbio, si portano pure la sorella di lei, con tanti cari saluti all'opposizione paterna.
Senza Shelley, forse non avremmo Frankenstein oggi, perché è l'incontro con lui che conduce Mary alla celeberrima e celebratissima sera di Ginevra.
Celeberrima e celebratissima ma ne parliamo comunque, perché magari esiste ancora qualcuno sulla faccia della Terra che non conosce le origini di Frankenstein.

Siamo in Svizzera, sul lago Lemano, in una casa affittata dal mad, bad and dangerous to know Lord Byron. Quella del 1816 è un'estataccia: allora non lo sapevano ancora, ma un'eruzione sull'Oceano Indiano aveva scombussolato tutto il clima dell'anno e faceva un freddo cane. Morale della favola: quattro penne brillantissime sono chiuse in una casa tutte insieme e devono ammazzare il tempo.
Scelta terminologica non casuale, perché i quattro si accordano e decidono di scrivere storie di fantasmi.
Mary prende la faccenda sul serio: ci mette due anni, ma quando finisce sbaraglia la concorrenza.
Bello eh, Il vampiro di Polidori, caposaldo della narrativa dell'orrore. Ma la signorina, all'epoca appena diciottenne, ha cambiato direttamente la storia, della narrativa dell'orrore. Siamo nel 2018 e in lavorazione c'è un nuovo Bride of Frankenstein.
L'unica donna 'in gara', quindi, anzichè ricamare sottane e merletti, ha cucito braccia e gambe di cadaveri insieme, per ricostruire, da lì in avanti, un genere intero. Avrebbe potuto lasciar giocare gli uomini con l'orrore, che non è certo faccenda da signorine, ma lei ha usato il carico da mille, e li ha annientati: cadaveri dissotterrati e fatti a pezzi, creature nate dalla follia umana e, infine, una tragedia immensa.
Quella del mostro di Frankenstein è, infatti, una storia straziante, una tragedia dolorosissima in cui il solo ego umano è stato in grado di causare non altro che sofferenza. Io ogni volta ci lascio anche le lacrime che non ho, di fronte a questo gigante che non ha chiesto altro che amore. E, a dirla tutta, anche di fronte al suo creatore, che si è lasciato scappare di mano una situazione più grande di lui. Sarebbe stato facile puntarla solo sull'estremismo del gesto, ma Mary ha scelto la strada più difficile e ha creato un romanzo con un sottotesto immenso, con infiniti piani di lettura e altrettanti punti che varrebbe la pena approfondire.

Ma quindi, perché #leimeritaspazio? L'autrice del più grande gotico di sempre non è certo sconosciuta, verrebbe da pensare.
Non è andato tutto sempre bene, alla vecchia Mary, però.
Il romanzo è stato pubblicato per la prima volta anonimo, si dice che Mary temesse addirittura che per colpa della sua creazione le potessero venire tolti i figli. Per un po' si è vociferato che il romanzo fosse del marito, che ne aveva scritto una prefazione, e lei non ha fatto nulla, almeno all'inizio, per smentire questa voce. Il merito se lo è preso solo con l'edizione del '22. Nella versione pubblicata nel 1831, poi, ha dovuto scrivere una prefazione in cui giustificarsi. Ma come, una donnina così giovane che fa pensieri così osceni? Così indicibili? le chiedevano.
E lei, allora, privandosi di ogni merito, scriveva che non aveva colpe, la storia le era venuta in sogno così e lei l'aveva solo trascritta.
Oggi, allora, in questo spaziettino sull'internet, le lascio tutto lo spazio del mondo, a lei che, del mondo, è stata una delle più grandi.

mercoledì 28 febbraio 2018

#leimeritaspazio: un'introduzione

15:44
All'inizio dell'anno Bossy, il sito sulla parità di cui vi parlo molto spesso, ha lanciato l'hashtag #leimeritaspazio.
A questo link l'articolo nel quale spiegano l'iniziativa.
Non potevo tirarmi indietro.

L'immagine, ovviamente, è di Bossy
La prossima settimana, quindi, qui nella Repubblica di Redrumia parliamo di donne.
A modo mio, ovviamente, quindi ci saranno donne del cinema e della letteratura, mentre su facebook, nella rubrica #unacanzonealgiorno ci mettiamo anche le cantanti, per non fare torto a nessuno.
Il mondo è pieno di storie di donne straordinarie, che magari hanno anche fatto cose di ben altra rilevanza rispetto magari ad un film o ad un libro.
Ma questo è quello di cui ci occupiamo qui, quindi nella settimana della Giornata Internazionale della Donna parliamo di donne dell'arte, in una specie di Storie della buonanotte per bambine ribelli in pieno stile Redrumiano.
Sangue, maciullamenti e orrore sono in arrivo.
Prendete i popcorn.

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