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sabato 16 aprile 2022

Gli anni '30: una chiacchieratina su Universal

11:34
 Avete mai notato che non ci sono molti amanti dell'orrore che siano davvero fan del Marvel Cinematic Universe?
Io, per esempio, li guardo quasi tutti (con Morbius proprio non ce l'ho fatta, ho i miei limiti), mi diverto pure un po', attendo il Doctor Strange di Raimi come una benedizione, cose del genere. Ma non mi definirei un'appassionata, ecco, e come me credo moltissimi.

Perché? Il motivo è presto detto.
Al di là delle ovvietà sul sinistro monopolio disneyano, il punto è che l'appassionante franchise, l'universo condiviso, il mondo di personaggi che ritornano e intorno ai quali sono costruite saghe intere, noi li stiamo vivendo da 90 anni. Non ci sorprende nulla. Suono snob? Forse un pochino, lasciatemi vantare dei geni del mondo dell'orrore, per favore.
Se per favore mi spostate i mantelli e le calzamaglie, è ora di parlare della vera mitologia moderna: quella di Universal, un fuoco che ha avuto i suoi alti e bassi in quasi un secolo di storia, ma che non si è mai spento.




La storia

La leggenda vuole che il sogno cominci quando Carl Laemmle, giovane immigrato tedesco che negli Stati Uniti iniziò la sua carriera facendo tutt'altro. Cammina per la strada e nota che davanti a questi tali nickelodeon, le prime sale cinematografiche, la coda era sempre lunga. Ora, Laemmle non era un uomo di cultura, ma di sicuro sapeva far di conto: molla la professione e ne apre uno suo. È successo immediato.

L'avventura "dall'altro lato dello schermo" comincia nel 1909, con una prima casa chiamata Independent Moving Picture Company of America, ma il passo da lì allo studio che conosciamo ancora oggi fu molto breve: ci si sposta dalla prima sede - New York - all'ormai irrinunciabile Los Angeles, e Universal apre i battenti il 15 marzo 1915. 
Per quanto tutti parlino solo di Laemmle e della sua famiglia, un po' per amore verso le storie di successo personale e un po' per le ragioni che vediamo dopo, è ingiusto dire che Universal sia solo opera sua. In realtà il progetto nasce insieme ad altri proprietari di nickeloden, stanchi di dover sottostare all'Edison Trust, una norma che voleva che ogni sala pagasse delle tasse sui film mostrati e prodotti da Edison. Per farla breve: se devo pagare per mostrare i tuoi, tanto vale che paghi per farmi i miei, arrivederci e grazie.

Il motivo per cui tutti ricordiamo principalmente Laemmle come Megadirettore Galattico è che dopo la sua nomina a Presidente Universal è diventata in poche parole una gigantesca impresa familiare. Tutti quelli che vi lavoravano erano in qualche modo imparentati con Uncle Carl. La famiglia Laemmle governava sovrana.
A questo impero c'è una gloriosa eccezione: Irving Thalberg, il ragazzo delle meraviglie di Hollywood.
Thalberg viene assunto ancora giovanissimo (in pratica manco maggiorenne) come segretario prima e assistente personale poi, di Laemmle in persona. Solo per un caso, peraltro: Thalberg era malato di cuore - infatti morirà giovanissimo, e l'oppressiva madre gli trovò un lavoro che gli permettesse di restare comunque vicino a casa dei familiari. Si dimostra da subito una buona scelta, Irving, così buona che Laemmle comincia a piantarlo da solo al lavoro e a riempirlo di responsabilità. 
Poco male: a 21 anni questo tizio era a capo delle produzioni e general manager. Una cosa oggi al limite della distopia. L'impatto di Thalberg sulle produzioni Universal fu immenso, nonostante di fatto si sia fermato con loro per soli 3 anni. Ancora oggi si dibatte sulla vera paternità di due delle produzioni più straordinarie dell'epoca, i due film di Lon Chaney di cui abbiamo già parlato nel post a lui dedicato. L'influenza di Thalberg, la fermezza con cui si imponeva sui registi, anche quelli giganti, sono state il segno del ruolo delle case cinematografiche rispetto a quello dei registi.
Nello specifico, sono proprio le opere che Universal ha fatto con Chaney e Thalberg a segnare un registro che incontreremo per tutta la gloriosa stagione dei mostri. Ma a questo ci arriviamo.

Thalberg passa a MGM, e Universal non se la passa benissimo. Forse in un tentativo di rinvigorire la situazione con un'altra mente giovane e forse altrettanto brillante, Laemmle fa un regalino al figlio per il compimento della maggiore età, Carl Jr: gli regala il ruolo di head of production.
Siccome far lavorare i giovani è sempre, sempre, una buona idea, Jr impone l'orrore al papà, e poche storie. Laemmle Sr, lo ammetteremo, è figlio dei suoi tempi, spaventato dalla novità e ancora più terrorizzato dalle norme benpensanti loro contemporanee. Lo abbiamo visto parlando di Dracula.
Jr., invece, ci ha visto lungo: dopo Chaney, e in piena crisi economica, sono i mostri che la gente vuole al cinema, e la letteratura e il teatro erano pieni di spunti da cui attingere.
Comincia così la gloriosa stagione dei mostri Universal, abitante eterna dell'immaginario del mondo intero, fondatrice ufficiale di un genere cinematografico che pur avendo radici ancora più profonde di così, trova in questa fase un suo linguaggio, un suo aspetto, un suo pubblico. 

Lo straordinario effetto dell'horror, però, non riesce a salvare Universal da una spaventosa crisi economica. La situazione è così tragica che un'analisi di Wall Street del '34 vede Universal come la sola casa cinematografica che non mostrerà segni di ripresa. Le colpe sono spesso attribuite a Laemmle e al suo nepotismo, ma oggi ormai queste cose hanno perso importanza. Anche perché questa è una rubrica sul cinema dell'orrore, e in questo senso Universal e il suo universo di mostri, l'importanza, non l'hanno mai persa.
L'impero Laemmle finisce due anni dopo, nel '36, con l'acquisto della società da parte della Standard Capital Corporation.


I film


La dolcissima coccola che il cinema Universal rappresenta per chi ai mostri classici sia affezionato è ancora oggi un fenomeno straordinario. Questa sede rende impossibile parlare di tutti i lavori che oggi inseriamo nel loro universo, che dal 31 al 56 circa sono una quarantina. 
Quello che è interessante è la grande quantità di elementi che li accomuna. Sono tutti film molto brevi, arrivare all'ora e mezza è già un'eccezione. Il che non solo si presta ad una maratona cinematografica degna di questo nome, per cui in una giornata vi vedete 10 film e risorgete più felici di prima dal divano, ma continua a confermare la mia tesi che il cinema minimalista sia meglio di tutto il resto, per lo meno quando parliamo di orrore. Poche situazioni, un alleggerimento di storie che nei libri sono più costruite ed impegnative, con il risultato di un coinvolgimento emotivo ed intellettuale totale. Nei libri la "pesantezza" mi piace, perché ho un approccio diverso ai due media, nei film amo quanto la sottrazione aggiunga. Avete visto la mia live su Open Water? Uno dei film più intensi che io abbia mai visto, e ci sono solo due persone in mezzo al mare.

Non vorrei essere fraintesa, però, l'alleggerimento è solo nella costruzione, nella quantità di storie che si decide di inserire in un film solo, nella quantità di ambienti, ma anche solo di parole pronunciate. Se parliamo di temi, invece, la leggerezza ce la possiamo pure scordare, perché stiamo pur sempre parlando di film sui mostri in epoca post-Chaney, e non c'è proprio un cazzo da ridere.
O meglio, mi correggo ancora: in realtà si ride spesso. I film di Whale sono un equilibrio impareggiabile di emotività distrutta e divertimento, per esempio. A Whale però dedichiamo un post a parte, qui facciamo un discorso generale. 
Il percorso di umanizzazione del mostruoso cominciato dall'Uomo dai mille volti qui prosegue, con la stessa intensità. Forse con la sola eccezione di Dracula, che porta il male assoluto anche in casa Universal, tutti gli altri ci toccano corde che ormai negli amanti dell'orrore sono note, ma che negli anni '30 profumano un po' di rivoluzionario. Anche Karloff avrà il suo post dedicato, ma in questa sede non possiamo non parlare di quanto sia ricorrente un ritratto desolante di una società che è sempre stata escludente verso il diverso, di quanto sia potente vedere oggi film di 90 anni che ritraggono la violenza praticata come conseguenza della violenza subita, di quanto commuovano ancora i volti mostruosi di chi condivide la nostra parte più intima: i sentimenti. Con il tempo, poi, sono arrivati i film in cui il soprannaturale era cattivo, disastroso, distruttore. In questa fase, però, in cui il mostro è una creazione scientifica o naturale, è solo l'umanità quella messa in discussione. Quell'umanità che, affamata di avanzamento scientifico, dimentica la morale, quell'umanità che, terrorizzata dal cambiamento che il diverso inevitabilmente porta con sé, si chiude nella consuetudine, che si fa forza della propria somiglianza ed esclude chi non riconosce. Elemento ricorrente e davvero terrorizzante è la massa: la massa arrabbiata, i forconi infuocati che accendono il cielo e il desiderio di difendersi da un attacco percepito ma non reale. La mancanza di comprensione, l'ignoranza, la totale sordità di fronte a chi cerca di comunicare e comunicarsi. 90 anni fa Universal sfornava alcune delle più raffinate rappresentazioni di quello che è l'uomo quando ha paura, e allo stesso tempo di quello che è quando non ne ha affatto. Quando è arrogante, immorale - ma per davvero - quando pensa di essere al di sopra delle leggi e dei suoi simili. 
E allo stesso tempo, in una spettacolare giostra di equilibri, diverte sempre. 

Certo, chiudendo con una nota amara, viene naturale chiedersi se il lavoro che Universal ha fatto con le sue creature e i suoi scienziati e le sue donne e le sue folle inferocite sia così amato perché ancora attualissimo. Perché il diverso ci spaventa ancora, perché ci sentiamo minacciati da un cambiamento che non riconosciamo come positivo, perché non abbiamo ancora capito che l'umanità è tanta ed è una.
La chiusura che negli anni '30 era già brutale ma forse comprensibile, oggi non ha più giustificazione alcuna. 
È per quello che dei mostri classici abbiamo ancora così tanto bisogno, e forse ce lo avremo per sempre. 



Le fonti di questo post:

(i link con asterisco sono, come ogni volta, affiliati Amazon. Grazie se vorrete sfruttarli!)


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