Oggi sarà anche il modo in cui chiameremo due dei più importanti personaggi della storia dell'orrore tutto: Roger Corman ed Edgar Allan Poe.
Oggi parleremo solo del loro incontro, non dei due nella loro interezza, perché sto scrivendo un post e non un libro intero.
Oggi parleremo solo del loro incontro, non dei due nella loro interezza, perché sto scrivendo un post e non un libro intero.
I due si conoscono quando Roger è un pischelletto di 12-13 anni ed Edgar era morto da qualcosa come un centinaio d'anni. L'insegnante aveva assegnato alla classe di Corman La caduta della casa di Usher e niente, lui innamorato. Si prende un bel voto nel compito e si fa regalare le altre storie per Natale, e inizia così una storia d'amore culminata in 7 film omaggio che di storia d'amore ne hanno fatta nascere un'altra: quella tra Corman e Vincent Price.
Succede questo: Corman incontra l'American International Pictures quando gli cede un suo soggetto: The Fast and The Furious. Collaborano fin dagli anni '50, ma è dagli anni '60 che creano il mito. A Corman viene in mente di cambiare un po' l'organizzazione classica dell'azienda. Niente più horror in bianco e nero spacciati a due a due e fatti con cinque lire.
Di lire ne chiede dieci, si parla pur sempre di progetti low cost, vuole poter usare i colori e chiede un po' più di tempo, perché lui vuole fare un film tratto da La caduta della casa degli Usher e vuole farlo per benino.
Nel 1960, allora, esce House of Usher, in italiano I vivi e i morti. La storia è quella drammatica dei fratelli Madeline e Roderick Usher, e della maledizione che colpisce la loro famiglia.
Non inizia così solo un felice ciclo di omaggio ad uno dei Grandi, ma anche una collaborazione che ha ormai del mitologico: quella tra Corman, Vincent Price e Richard Matheson.
I vivi e i morti, infatti, non è scritto da uno qualunque. Richard Matheson si è occupato di diverse delle sceneggiature di quello che poi diventerà il Ciclo Poe, e non è un'informazione superficiale data tanto per riempire la colonnina tecnica della pagina Wikipedia. Matheson ha scritto più parole di quante siano immaginabili. Ha sceneggiato film per il cinema e la tv (Duel è roba sua), scritto episodi di serie tv e romanzi che hanno fatto la storia. Banalmente, uno su tutti: Io sono leggenda. Non è solo uno che l'orrore l'ha masticato per tutta la sua vita. Gli spuntava letteralmente sulle dita, e nessun altro forse avrebbe potuto fare con i film di Corman quello che ha fatto lui.
I racconti di Edgar Allan Poe sono corti, spesso cortissimi. Hanno di frequente un'unica ambientazione, pochissimi personaggi e uno svolgimento veloce. Si leggono come ciliegie per questo, uno dopo l'altro fino a che non si schiatta di angoscia.
Succede questo: Corman incontra l'American International Pictures quando gli cede un suo soggetto: The Fast and The Furious. Collaborano fin dagli anni '50, ma è dagli anni '60 che creano il mito. A Corman viene in mente di cambiare un po' l'organizzazione classica dell'azienda. Niente più horror in bianco e nero spacciati a due a due e fatti con cinque lire.
Di lire ne chiede dieci, si parla pur sempre di progetti low cost, vuole poter usare i colori e chiede un po' più di tempo, perché lui vuole fare un film tratto da La caduta della casa degli Usher e vuole farlo per benino.
Nel 1960, allora, esce House of Usher, in italiano I vivi e i morti. La storia è quella drammatica dei fratelli Madeline e Roderick Usher, e della maledizione che colpisce la loro famiglia.
Non inizia così solo un felice ciclo di omaggio ad uno dei Grandi, ma anche una collaborazione che ha ormai del mitologico: quella tra Corman, Vincent Price e Richard Matheson.
I vivi e i morti, infatti, non è scritto da uno qualunque. Richard Matheson si è occupato di diverse delle sceneggiature di quello che poi diventerà il Ciclo Poe, e non è un'informazione superficiale data tanto per riempire la colonnina tecnica della pagina Wikipedia. Matheson ha scritto più parole di quante siano immaginabili. Ha sceneggiato film per il cinema e la tv (Duel è roba sua), scritto episodi di serie tv e romanzi che hanno fatto la storia. Banalmente, uno su tutti: Io sono leggenda. Non è solo uno che l'orrore l'ha masticato per tutta la sua vita. Gli spuntava letteralmente sulle dita, e nessun altro forse avrebbe potuto fare con i film di Corman quello che ha fatto lui.
aveva la faccia di chi al bar ordina l'orzo e invece aveva l'orrore nel sangue |
Serviva quindi qualcuno in grado di assorbire tutto ciò che Poe aveva da raccontare nelle sue storie e di allargarlo, adattarlo, trasformarlo un po', in modo che racconti brevissimi potessero diventare un film intero.
In realtà poi questo primo lavoro è il più fedele, vuoi per linearità del racconto e per semplicità dell'adattamento, la storia tra i due maghi del terrore si apre con un film che è tra i miei preferiti del ciclo: un gotico perfetto, in cui l'ambientazione isolata e cupa, la follia e l'amore disperato si mescolano e portano alla luce per la prima volta alcune delle ossessioni di Poe e, di conseguenza, di Corman: la perdita della donna amata, la follia, la sepoltura da vivi.
In realtà poi questo primo lavoro è il più fedele, vuoi per linearità del racconto e per semplicità dell'adattamento, la storia tra i due maghi del terrore si apre con un film che è tra i miei preferiti del ciclo: un gotico perfetto, in cui l'ambientazione isolata e cupa, la follia e l'amore disperato si mescolano e portano alla luce per la prima volta alcune delle ossessioni di Poe e, di conseguenza, di Corman: la perdita della donna amata, la follia, la sepoltura da vivi.
E lo fanno con il mio Vincent Price preferito di sempre, un Roderick Usher rosso come il sangue e biondo come un cherubino, matto come un cavallo ma con un fascino di quelli che non ti scordi più.
Ancora più interessante è la faccenda Il pozzo e il pendolo, dell'anno dopo, secondo me. Il racconto di Poe è magnifico e claustrofobico, ma, come dicevo, brevissimo. Le poche paginette sono state allora trattate come il terzo atto di una storia ben più approfondita, che Matheson ha scritto talmente bene che avrebbe potuto spacciarla per un racconto inedito di Poe e gli avrei creduto senza problema alcuno. Ai temi già noti della sepoltura prematura e della perdita dell'amata (ormai a Price il ruolo dell'innamorato straziato sarà uscito naturalissimo, lo avrà fatto anche al supermercato per avere qualche sconto immagino), si uniscono quello, solo accennato, dell'Inquisizione, quello dell'adulterio e quello dell'omicidio. Si scava a fondo nel marcio della mente umana e si tira fuori il peggio.
Da lì in avanti, fino al '65, i film in totale saranno 7, considerati 8 per la faccenda The Haunted Palace, ispirato ad un racconto di Lovecraft ma chiamato come una poesia di Poe perché ormai era sinonimo di successo.
La vera caratteristica del ciclo è che pur mantenendo le ovvie caratteristiche comuni, nessuno dei film annoia o somiglia troppo al precedente.
E prima la trasposizione fedele, poi l'adattamento molto distante, poi il film senza Price (Sepolto vivo, che secondo me l'assenza nemmeno la soffre troppo, a me piace moltissimo), poi l'antologico (I racconti del terrore, dove finalmente troviamo l'adattamento del Poe più famoso, Il gatto nero), e infine i due girati in Inghilterra. Una ventata di freschezza rinnova ogni visione, spezzando il ciclo a metà con quella robina adorabile di I maghi del terrore.
Sono riusciti a fare una commedia di una delle poesie più cupe mai scritte. E fa ridere. E badate che se lo dico io è vero, ché ho un carattere di merda e non rido mai. Una reunion di grandissimi nomi (Peter Lorre, Boris Karloff e Price, che ve lo dico a fare), che divertono senza mai mancare davvero di rispetto a chi tutto voleva tranne che far ridere.
In fondo io sono certa che il vero segreto di adattamenti, remake, prequel, sequel, rifacimenti di ogni sorta sia solo questo, la passione vera per quello che si sta andando a manomettere. E se andrà male, pazienza, almeno ci sarà un sacco di amore, e quello traspare sempre.
A Corman è andata bene.
Non ha sbagliato un colpo.
Ancora più interessante è la faccenda Il pozzo e il pendolo, dell'anno dopo, secondo me. Il racconto di Poe è magnifico e claustrofobico, ma, come dicevo, brevissimo. Le poche paginette sono state allora trattate come il terzo atto di una storia ben più approfondita, che Matheson ha scritto talmente bene che avrebbe potuto spacciarla per un racconto inedito di Poe e gli avrei creduto senza problema alcuno. Ai temi già noti della sepoltura prematura e della perdita dell'amata (ormai a Price il ruolo dell'innamorato straziato sarà uscito naturalissimo, lo avrà fatto anche al supermercato per avere qualche sconto immagino), si uniscono quello, solo accennato, dell'Inquisizione, quello dell'adulterio e quello dell'omicidio. Si scava a fondo nel marcio della mente umana e si tira fuori il peggio.
Da lì in avanti, fino al '65, i film in totale saranno 7, considerati 8 per la faccenda The Haunted Palace, ispirato ad un racconto di Lovecraft ma chiamato come una poesia di Poe perché ormai era sinonimo di successo.
La vera caratteristica del ciclo è che pur mantenendo le ovvie caratteristiche comuni, nessuno dei film annoia o somiglia troppo al precedente.
E prima la trasposizione fedele, poi l'adattamento molto distante, poi il film senza Price (Sepolto vivo, che secondo me l'assenza nemmeno la soffre troppo, a me piace moltissimo), poi l'antologico (I racconti del terrore, dove finalmente troviamo l'adattamento del Poe più famoso, Il gatto nero), e infine i due girati in Inghilterra. Una ventata di freschezza rinnova ogni visione, spezzando il ciclo a metà con quella robina adorabile di I maghi del terrore.
Sono riusciti a fare una commedia di una delle poesie più cupe mai scritte. E fa ridere. E badate che se lo dico io è vero, ché ho un carattere di merda e non rido mai. Una reunion di grandissimi nomi (Peter Lorre, Boris Karloff e Price, che ve lo dico a fare), che divertono senza mai mancare davvero di rispetto a chi tutto voleva tranne che far ridere.
In fondo io sono certa che il vero segreto di adattamenti, remake, prequel, sequel, rifacimenti di ogni sorta sia solo questo, la passione vera per quello che si sta andando a manomettere. E se andrà male, pazienza, almeno ci sarà un sacco di amore, e quello traspare sempre.
A Corman è andata bene.
Non ha sbagliato un colpo.
Qui veramente Corman ha dato il suo meglio,certo è stato aiutato da un geniale Matheson e da un Vincent Price in stato di grazia, ma davvero Corman ha costruito con questi film una leggenda che dura ancora oggi.
RispondiEliminaNon posso che essere completamente d'accordo con te!
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