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venerdì 22 agosto 2014

Zeder

17:20
SPOILER COME SE PIOVESSERO

Giornatona oggi, ragà.
Io vivo nel bel mezzo del nulla cosmico, nell'antimateria.
L'unica festa che c'è nel mio paese è quella dell'Unità.
Ma stasera, STASERA, ci sta Pupi Avati.

Non so da dove sia sbucata alla precedente amministrazione comunale l'idea di portarmi sotto casa quel bel pagnottone di Giuseppe mio. 
Ma non importa, stasera vado lì, lo ascolto parlare della sua vita (ma poi, ci interessa forse la sua vita? No che non ci interessa, siamo mica qui a fare stalking professionale noi, qua si parla di cinema) e poi lo inseguo e lo torturo finchè non mi spiega ogni cosa.
Ogni dettaglio, ogni idea, ogni ripresa, voglio sapere tutto sulla realizzazione dei suoi horroroni.
E siccome de La casa dalle finestre che ridono già ve ne avevo parlato, oggi mi dovreste dare una mano a stendere la lista di domande da fare al Pupi su Zeder.



Non lo so, stendiamo un discorso, facciamo un brainstorming insieme, una scaletta, mettiamo giù due righe.
Io intanto parto a dirvi di che cosa parla il film, nel caso in cui non l'abbiate visto!

Stefano (che si chiama in realtà Gabriele Lavia ma credo sia uno pseudonimo per Pippo Inzaghi data l'imbarazzante somiglianza) è uno scrittore che riceve in regalo dalla fidanzata (ma chiamiamola morosa che qua siamo in Emilia e bisogna usare il linguaggio specifico) una macchina da scrivere usata. Gli viene una sera l'idea di guardare il nastro con inciso quanto scritto precedentemente con la macchina e apriti cielo salta fuori di tutto.
In breve, ci sono delle zone, dette terreni k, nei quali se ci seppellisci la gente questa resuscita.
E lui, scrittore curioso, decide di andare a fondo nella faccenda.

Ipotizzando, con molta molta fantasia, che io mi ritrovi con una birretta e Pupi, avrei un paio di domande da fargli.



  1. Dove si trova quella casa splendida della prima scena? E' di una bellezza sconvolgente. Spettacolare la casa, ma ancor più bello questo incipit. Abbastanza caotico, ti dirò, ma che bellezza. La casa, la ragazza riccia, il pavimento che si muove, che angoscia mette. Quei cunicoli sotterranei, che mi hanno ricordato i sotterranei del Palazzo Ducale di Urbino che ho visto da poco. Mi son venuti un po' i brividi a pensare che sono stata in un luogo così simile.
  2. Ragazza di inizio film = donna zoppa? Non ne sono certa al mille per cento, perché si parlava di amputazione, però ho sto tarlo che non riesco a levarmi dalla testa. E' sempre lei? E se è lei, cosa ci fa ancora invischiata in questa faccenda? Ma scappa, emigra, cambia identità.
  3. Ma Pupi, che per caso sei ateo? I preti nei tuoi film non fanno proprio dei figuroni, eh. 
  4. Come si ottiene una sensazione di ansia così? Stefano indaga, va sempre più a fondo con la faccenda, e io avrei tanto voluto dirgli che secondo me non stava agendo con saggezza, ma poi ero costantemente catturata dalla curiosità, esattamente come lui. Tecnicamente, come si fa? Non è che io voglia carpirti i segreti per fare la regista, perchè non è quello che voglio fare, ma son curiosa. Non riesco ad attribuire la responsabilità, non so se è la luce, la trama che si infittisce, la musica, o tutte queste cose insieme.
  5. Perché povero Guido gli hai fatto fare sta fine? Non solo non otteneva la promozione - e stronza l'Alessandra a farglielo notare - pure la morte 'accidentale'? Cos'aveva fatto sta creatura?
  6. In compenso, non è una domanda ma volevo renderti partecipe della mia completa solidarietà nei confronti della sopracitata Alessandra, alla quale fregava meno di una cippa lippa di niente della fine che aveva fatto sto prete e invece le è toccato sorbirsi il moroso in paranoia e la morte prematura. Almeno ci ha guadagnato mezza giornata di mare, va là.
  7. Hai avuto un rapporto conflittuale con dei tuoi fratelli? Nemmeno loro escono bene dai tuoi film. Io questi problemi li affronterei, Pupi.
  8. Non trovi anche tu che in età avanzata Ortolani (<3) assomigliasse un po' a Depardieu?
  9. Per quale razza di motivo hai pensato che fosse una buona idea smettere con l'horror?

Ok, dovrebbero bastare per metterlo sotto torchio per un po'.
Se qualcuno di voi sa già le risposte, datemi le risposte, che qua abbiamo fame di conoscenza.


[RECENSIONE FAST:
Non avrei mai, MAI, creduto che un film ambientato a Rimini potesse farmi paura. E invece.
Proprio quelle ambientazioni che ai miei occhi erano così inusuali sono uno dei punti di forza di una pellicola che mi ha fatto rivalutare una volta di più la figura, da me prima tanto snobbata, di Avati.
Ci sono certe scene che ve le raccomando. 
E, nella maniera più semplice, la storia è incredibilmente accattivante.
Un oggetto usato, che ha un passato misterioso, legato a persone e vicende oscure, e un nuovo proprietario che vuole scoprirle, è fighissimo.
E quella macchina da scrivere è splendida.
Esattamente come il tuo film. 
Una di quelle perle che se ne stanno nascoste in mezzo alla melma del cinema italiano e che se non ci scavi bene dentro non le trovi.
E' davvero un peccato.]

PS. Mi sono accorta di non avervi detto il motivo del titolo. Zeder è il cognome del professore che ha scoperto i terreni k. No, Avati non è solito chiamare i film con i nomi in tedesco delle piante.


mercoledì 30 ottobre 2013

La casa dalle finestre che ridono

11:58
(1976, Pupi Avati)


Avrete certamente notato che non parlo spesso dei film 'diversamente recenti'.
Siamo (e uso volutamente il plurale, perchè questo è un atteggiamento diffuso tra i più) abituati agli effetti speciali da anni 2000, alla fotografia patinata, agli attori noti dei nostri giorni, e questo, oltre a crearci una lacuna culturale, ci rende anche incapaci di comprendere e apprezzare quelli che sono i film 'di una volta'. Il che, per una persona che si definisce appassionata, è imperdonabile, quindi sto riempiendo i miei vuoti in questo periodo.

La casa dalle finestre che ridono è la storia di un paesino della campagna emiliana. Il classico paesino in cui tutti sanno tutto di tutti, ma in cui tutti tutelano i loro segreti più 'sporchi'.
Stefano è un restauratore, convocato a rimettere a nuovo un affresco di un pittore della zona, Buono Legnani. Durante i lavori, la tranquilla vita rustica si rivelerà un po' meno tranquilla di come sembrava.

Pupi Avati ci illumina creando un lavoro che fa paura. E questa è la prima cosa che uno si aspetta, lui ce la fa e siamo tutti contenti. Quello che però mi ha più di tutto sorpreso è il MODO in cui fa paura.
Fa paura quando ci sono le porte che si aprono e chiudono da sole, ma senza essere una storia di fantasmi. Fa paura quando ci sono tanti personaggi e non sai quale dei tanti sta ostacolando le ricerche di Stefano e non sai più di chi fidarti. Fa paura quando si entra in casa, in questa villa diroccata in cui il restauratore vive che sembra quasi una chiesa. Fa paura quando leggi anche il nome di Maurizio Costanzo tra gli seneggiatori.


Io devo dire la verità, sapevo del passato horrorofilo di Avati, ma l'ho sempre snobbato un casino.
'Maffigurati se perdo tempo a vedere i film di uno che si chiama Giuseppe e si fa chiamare Pupi.'
Cattiva Mari, cattiva.
Perché il caro Giuseppe detto Pupi era (è, buonanima, non è ancora morto) un maestro della tensione. Tensione che si manifesta chiaramente nel contrasto tra le scene girate negli interni, in particolare dentro la casa in cui Stefano vive, e gli esterni che invece sembrano la pubblicità della Latteria Soresina.



Il ritmo lento sembra essere simbolo di quella serena e rilassata vita campagnola che viene riprodotta così bene (e io nella Pianura Padana ci vivo, lo so bene), in un ritratto sociologico che ha dell'inquietante già di suo. Perché la gente, quando ti sente chiedere aiuto per strada (non è poi uno spoiler troppo rilevante), il più delle volte invece che uscire fa finta di non sentire. E se quello che vuoi dissotterrare tu rischia di minare il loro equilibrio e la loro tranquillità, le persone ti ostacoleranno con tutti i mezzi che hanno.

Sapete poi il mio amore per i finali a sorpresa. Più a sorpresa di questo, io proprio non so. Varrebbe la pena vedersi tutto il film anche solo per i 5 minuti finali. Una trovata incredibile.



Dopo tutti questi complimenti, devo riconoscere che la cosa che più ho amato, però, è che i dialoghi siano PERFETTI. Ho adorato l'uso di espressioni come 'Boh!', 'Fila!' e l'evergreen 'Porca vacca!'. La gente parla così, è inutile che nei film ci facciate sembrare forbiti ed educati, perchè 'Maledizione!' non lo dice nessuno.

Un sano Porca Vacca ti fa passare anche il mal di testa. Bravo Costanzo.


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