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venerdì 25 marzo 2022

Il cinema muto: Don't step on it - it may be Lon Chaney!

08:42

 Chiudere i due mesi dedicati al cinema muto è un po' strano e un po' un sollievo. Dalla prossima settimana tutto cambia, e il cinema torna ad essere un linguaggio più familiare.

Per chiudere questa prima carrellata nel nostro progetto sulla storia del genere che tanto amiamo, non poteva mancare un omaggio all'uomo che ha preso residenza nell'immaginario collettivo dal primo momento in cui ha messo piede su un set cinematografico e che non ha alcuna intenzione di lasciarlo a breve.

Come dice David J Skal nel suo The monster book, "The idea of Lon Chaney was everywhere", e forse è ancora così, a giudicare dal modo in cui parlano di lui le persone che lo amano.

Sarà impossibile nel 2022 scrivere un post innovativo sul signor Chaney e le sue mille facce, perché di lui si è detto e si continua a dire di tutto, ma in una rassegna che vuole ripercorrere la storia del genere più bello di tutti, non si poteva prescindere dalla sua fondamentale influenza.




La vita


La carriera di Leonidas Frank Chaney era segnata nel destino, se a questo genere di cose si crede, fin dalla sua nascita, nell'aprile del 1883, da genitori sordomuti. Usare il corpo per comunicare per lui non era un'arte, ma il modo più naturale di esprimersi. 

E sì, se ve lo steste chiedendo: ovviamente era uno di quei bambini che mettono su spettacoli in casa coinvolgendo fratelli e familiari.

Non sorprende quindi che, alla prima occasione possibile, diventato grande a sufficienza, abbia accettato un lavoro da prop boy a teatro, grazie al fratello John. Il passaggio da ruolo dietro le quinte a stella dello show è piuttosto rapido, ed è in tour che conosce Cleva, la prima moglie.

Non sono solita discutere della vita privata dei personaggi di cui chiacchieriamo in questa sede, ma il matrimonio con Cleva è significativo non solo perché porterà alla nascita dell'unico figlio Creighton, in futuro noto come Lon Chaney, Jr., ma anche perché finirà in mezzo a scandali e rotocalchi, e questo metterà in serio pericolo la carriera del Nostro. Cleva, aka Francis Cleveland Creighton, era una cantante altrettanto famosa del tempo, che aveva problemi di dipendenza e diversi tentativi di suicidio alle spalle, e gli scandali legati a questa relazione hanno rischiato di insabbiare il successo teatrale di Chaney che, senza più una lira in tasca e con un bimbo piccolo in sua custodia da tirar su, va a bussare alle porte di casa Universal.

Da quel momento è leggenda. Più di 150 film girati in poco più di quindici anni, con una varietà di generi, vicende, situazioni narrate forse ancora oggi unica. 

Eppure, della persona dietro al personaggio si sa e si è sempre saputo molto poco. Chaney ha sempre tenuto molto alla sua riservatezza. Di rado si è presentato alle prime dei suoi film, anche di quelli che ha combattuto in prima persona per realizzare, ancora più di rado ha lasciato interviste. Eppure il mondo era affamato di lui, dei suoi volti: era sulle copertine dei giornali, soprattutto di quelli dedicati agli esordi del cinema di genere, era nel linguaggio popolare, era ovunque e nessuno lo sapeva. Davvero, l'idea di Lon Chaney era ovunque. Ha messo per tutta la carriera i suoi personaggi davanti a se stesso, lasciando che fossero loro a parlare per lui. 

Capita spesso, leggendo di lui in giro, che le persone che hanno avuto la fortuna di averci a che fare parlino di lui come di un regular fellow, un tizio qualunque. Altrove si fanno supposizioni su un possibile brutto carattere, su un'eccessiva severità con il figlio, su una personalità troppo dura, sull'invidia che suscitava quotidianamente in Carl Laemmle. 

Sappiamo solo che, da brava persona di origini umili, ha sempre saputo che il suo tempo valeva caro, e in carriera ha fatto scelte uniche per l'epoca e molto coraggiose, lasciando la sicurezza di una grossa casa come Universal per darsi al lavoro da freelance, e arrivando a guadagnare cifre da capogiro. Non che abbia mai avuto un grande desiderio di ostentazione, però. Ha mantenuto uno stile di vita modesto, ma ai grandi capi di Hollywood ha portato via tutto quello che ha potuto.

Poco importa quello che si sa o meno, in realtà, e sicuramente poco importava a lui: con 150 film all'attivo, c'è ben poco altro da aggiungere.










Chaney muore nel 1930, solo due mesi dopo l'uscita del suo unico film sonoro, una riproposta del suo celeberrimo The Unholy Three con l'aggiunta di dialoghi. Ci ha detto tantissimo, non dicendoci nulla, e sebbene sarebbe stato interessante vederlo lanciarsi nella sfida del cinema sonoro, ci ha fatto alzare da tavola sazi: non gli serviva altro, per essere la leggenda che era.




I film

In questa playlist sul muto americano potete trovare alcuni dei film più famosi.


Se avete visto le storie di instagram di qualche giorno fa, saprete che sto per lanciarmi nell'ennesima polemica. Ho letto un testo, che riporterò nelle fonti. Lo scrive Michael F. Blake, il biografo ufficiale di Chaney, che oltre ad un testo strettamente biografico ha scritto anche questo che ho letto io, che si occupa più nello specifico della produzione cinematografica. Sia chiaro, da quel punto di vista è un testo ottimo perché riporta parte della corrispondenza dell'attore con il proprio agente, espone nel dettaglio problematiche e vicende che hanno portato alla nascita di alcuni dei lavori più famosi e da un punto di vista strettamente "tecnico" è molto interessante, e offre interessanti dietro le quinte del mondo del cinema degli anni '20. Però si apre con questa frase: "Lon Chaney was not an horror actor." 

Non solo, il signor Blake cita questa questione ogni volta che viene interrogato sul suo prediletto, e nel corso del testo in questione ci tiene a sottolineare diverse volte quanto sia degradante per la carriera di Chaney dargli una definizione così limitante. Poi applica la stessa problematica a Boris Karloff e su quello non mi esprimo nemmeno perché si fa giudicare da sé.

Ora, se è pur vero che Chaney non si è mai limitato ad un genere soltanto, che per tutta la vita ha spaziato ed esplorato le mille possibilità che il suo corpo gli poteva offrire, io me lo rivendico come attore dell'orrore. E non lo faccio solo io, che nel 2022 ho modo di vedere le immense influenze del suo operato in tutti quelli che sono venuti dopo, o di sentire direttamente make up artist e trasformisti ispirarsi tutt'ora a lui, ma la comunità del cinema di genere, che era acerba e si stava appena formando, se lo è adottato da subito. Ogni "rivista di mostri" aveva Lon Chaney in copertina, parlava di Lon Chaney, bramava Lon Chaney. 

Il cinema di mostri era già nato. C'erano già i vampiri, i Jekyll e Hyde, le creature infernali. Qualche folle aveva anche cercato di portare al cinema L'isola del dr Moreau. Il mostro, però, era cattivo, estraneo, foriero di cattive nuove. 

Il mostro di Chaney è il primo ad essere portatore di sentimenti umani. Quando sfocia nella "mostruosità" effettiva, e non si limita per esempio al trasformismo come per esempio nel sopracitato The Unholy Three, attribuisce alle sue creazioni una componente umana così potente che è diventata rivoluzionaria. 

Parlare di ognuno dei lavori di Chaney è impensabile in un solo post, ma a proposito di questo dobbiamo per forza parlare del mio preferito, che non poteva che essere altri che Il gobbo di Notre Dame. Dico "per forza" perché quella di Quasimodo ed Esmeralda è una storia che amo moltissimo in ogni sua versione, è proprio una parte del mio cuore. Il film lo ha voluto così tanto da spedire il suo povero agente in giro per mezza Hollywood per trovare qualcuno che lo girasse alle sue condizioni, francamente ridicole. Ma lui aveva una visione ben chiara in mente, serviva solo qualcuno che gliela finanziasse. 

La genesi del film sul Gobbo è combattuta; gli storici ne danno tutta la responsabilità a Irving Thalberg, personalità di spicco di Universal di cui a partire dal mese prossimo parleremo più approfonditamente, Blake ne dà ogni merito a Chaney. Nel testo citato su troverete i dettagli sull'argomento, ma quello che mi interessa qui è quello che è successo quando il film, alla fine, si è riusciti a farlo. Una produzione esorbitante, costosissima e logorante, così notevole che tra gli addetti ai lavori cominciò a girare un giornaletto pieno di aggiornamenti sulla lavorazione e inside jokes che si chiamava The Hunchback Illuminated, tanto per consolarli dalle tremende nottate al lavoro che si stavano facendo.

Il risultato oggi non è così amato come si potrebbe pensare data la fama che lo precede. Sono diversi gli articoli che lo vedono come un buon prodotto solo grazie alla performance di Chaney. Il mio giudizio è di parte, trovo che questa storia sia sempre straordinaria, appassionata, dolorosissima e la amo anche in questa versione, ma è indubbio che questo Quasimodo, costruito su misura dal suo interprete basandosi su illustrazioni originali di Hugo e sulle descrizioni del romanzo, sia la cosa più potente. Quasimodo è mostruoso, ripugnante, ma non c'è un solo momento in cui il pubblico non soffra per lui, in cui le sue movenze storte e la sua lingua sempre fuori a inumidire le labbra suscitino sentimenti diversi dall'umana compassione. Quasimodo, nella sua rappresentazione estrema, è la base del diverso, il mostro che prima di tutti ci insegnato che la mostruosità è componente fondamentale dell'esperienza umana, e pone le basi per uno degli elementi più ricorrenti di Chaney: l'amore non ricambiato. I suoi mostri hanno cuore caldo, sono appassionati, guardano alle donne con bramosia e puntualmente sono rigettati. Anche quando per le donne arrivano a sottoporsi alle peggiori mutilazioni (come ne Lo sconosciuto). Il suo Erik, per fare un altro esempio, tanto celebre quanto ancora non citato in questo post, è un uomo rovinato prima di tutto dalla società, e infine dall'amore. Ed è anche il solo Fantasma dell'Opera che non ha sentito il bisogno di dover giustificare il suo aspetto: è così e basta.


È con il suo Quasimodo che nasce anche la leggenda delle torture che Chaney infliggeva al suo corpo per entrare nei panni dei suoi personaggi. Occhi tenuti spalancati, braccia tenute legate al corpo, pesi sulle spalle che impedivano la postura eretta, denti dolorosi. In un mondo in cui la cgi non era contemplata, c'erano solo due modi per avere aspetti mostruosi: il make up e gli artigianali attrezzi del demonio che non solo non intimorivano il nostro ma che anzi si creava da sé, con sorprendente iniziativa e artigianalità. Leggenda narra che non fu solo la sua bravura a trascinare la gente a vederlo al cinema, ma anche la genuina curiosità di scoprire a cosa si sarebbe spinto. Un pochino intrigati dal dolore lo siamo sempre stati.

Questo, signori miei, lo fa un attore dell'orrore. 

Certo, lo fa anche un attore americano degli anni '20, costretto ad assistere ai suoi coetanei di ritorno da una guerra che quelle stesse mutilazioni che lui ricreava le avevano davvero. E allora, forse, ad attirare al cinema era anche la voglia di ritrovare qualcosa di simile a sé, qualcosa di familiare, per cui poter tornare a casa e forse un po' accettarsi in un corpo nuovo e provato. Il suo essere mutilato lo rendeva l'uomo qualunque, distrutto dalle circostanze, dalla società, dalle persone che lo circondano. Ah, l'importanza della rappresentazione...


Parlando di lui, il sopracitato Thalberg dice:

He was great, not only because of his God-given talent, but because he used that talent to illuminate certain dark corners of the human spirit. He showed the world the souls of people born different from the rest, because he himself was bornof parents who were different.


Oggi lo sappiamo, che la diversità è parte naturale dell'umano, e stiamo lavorando affinché diventi un concetto scontato, ma Lon Chaney aveva iniziato a mostrarcelo un secolo fa, zoppicando sotto gobbe, ghignando dietro sorrisi dolorosi, levandosi maschere spaventose.

Avesse avuto più tempo, chissà di quanti altri mostri ci avrebbe mostrato l'anima, di quanti umani avrebbe evidenziato i lati oscuri, e di quanti amori avrebbe mostrato la triste sorte. E io me la sarò pure legata al dito, ma queste cose le fa proprio un attore dell'orrore. 



Le fonti di questo post:

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Rondolino G., Tomasi D., Manuale di storia del cinema, UTET Università, 2014

Tetro M., Azzara S., Chiavini R., Di Marino S., Guida al cinema horror. Dalle origini del genere agli anni Settanta, Odoya, 2021

Blake, M. F., A thousand faces: Lon Chaney's unique artistry in motion pictures, Vesteal Press, 1997

Skal, D.J., The monster book. Storia e cultura dell'horror, Cue Press, 2020

Gifford, Denis, A pictorial history of horror, Book sales, 1973

Una rara intervista a Chaney su un numero di Movie Weekly

Il sito ufficiale

Feast Your Eyes! The terrifying genius of Lon Chaney - documentario su Youtube (in questo doc si può ammirare lo splendido modo in cui si esprime Doug Jones e l'eleganza con cui gesticola. Se non lo si poteva amare più di quanto già lo amavo prima...)


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