Non solo horror: La città incantata
Mari.
13:10
(2001, Hayao Miyazaki)
Può un film d'animazione giapponese farmi pensare allo zucchero a velo?
Può, se lo firma Hayao Miyazaki.
Ne La città incantata incontriamo Chihiro, che sta affrontando con la famiglia un trasloco.
Giunta nella nuova città, però, il papà intraprende quella che sembra essere una scorciatoia ma che si rivela invece essere una strada chiusa che dà su un tunnel.
Presa dalla curiosità, la famiglia lo attraversa nonostante le proteste di Chihiro, e quello che si troveranno di fronte è un luna park apparentemente abbandonato, in cui però è rimasto attivo un banchetto in cui i genitori di Chihiro si abbuffano.
Peccato che vengano poi trasformati in maiali, e toccherà alla figlia trovare una soluzione a questo incantesimo.
Zucchero a velo, dicevamo.
Io non sono proprio capace di fare da mangiare, sopravvivo a malapena.
I dolci però li so fare, quelli sì. (credo)
E so che lo zucchero a velo non fa altro che addolcire un po' di più, soprattutto se comprate quello vanigliato che è un piacere solo pensarci.
Però se volete che la torta sia più buona ne dovete mettere poco, così è dolcissimo ma non dà fastidio in bocca, non si esagera.
Questo ha fatto questo film.
Ha addolcito la bocca, ha fatto sentire la vaniglia sulle labbra, ha riscaldato il cuore.
Una splendida torta margherita altissima e morbidissima appena sfornata.
Il riferimento alla torta margherita non è certo casuale.
La più semplice in assoluto, la più povera di ingredienti, la più basica.
Ma quanto è buona.
E' strepitosa appena la tiri fuori dal forno, ancora tiepida.
Ma è buonissima anche la mattina dopo, fredda e intinta nel latte.
(Cioè, i normali esseri umani fanno così, io piuttosto che pucciare qualsiasi dolce in qualsiasi bevanda mi ammazzo dal disgusto)
E così La città incantata. Lo guardi una volta, e quanto è bello. Te ne innamori. Poi lo vedi la seconda, la terza, la ventesima. Ed è sempre così incredibilmente bello.
La torta margherita, però, sembra facile ma è infida.
Bisogna saperla fare.
Se non sei capace ti esce stopposa, con i grumi, oppure troppo pastosa che per mandarla giù ci vogliono due scodelle di latte.
Dove voglio arrivare?
Che Miyazaki è un pasticcere strepitoso.
Ha cucinato la migliore delle torte margherite.
Ha sfornato un'opera dalla dolcezza incredibile, ma che non è mai stucchevole. MAI. Ha preparato una torta talmente leggera che mentre la guardi ti sembra che non stia lì, ma che aleggi nell'aria, che il suo profumo riempia la stanza.
E ci ha messo l'AMORE, perché non c'è certo bisogno di guardare la Clerici per sapere che cucinare per qualcuno è una grande dimostrazione d'amore.
Quando i film diventano poesia in immagini c'è ben poco che si possa dire per recensirli.
Si prendono così come sono, con tutte le emozioni che l'Arte, quando è tale, regala a chi ha la fortuna di poterne fruire.
Può un film d'animazione giapponese farmi pensare allo zucchero a velo?
Può, se lo firma Hayao Miyazaki.
Ne La città incantata incontriamo Chihiro, che sta affrontando con la famiglia un trasloco.
Giunta nella nuova città, però, il papà intraprende quella che sembra essere una scorciatoia ma che si rivela invece essere una strada chiusa che dà su un tunnel.
Presa dalla curiosità, la famiglia lo attraversa nonostante le proteste di Chihiro, e quello che si troveranno di fronte è un luna park apparentemente abbandonato, in cui però è rimasto attivo un banchetto in cui i genitori di Chihiro si abbuffano.
Peccato che vengano poi trasformati in maiali, e toccherà alla figlia trovare una soluzione a questo incantesimo.
Zucchero a velo, dicevamo.
Io non sono proprio capace di fare da mangiare, sopravvivo a malapena.
I dolci però li so fare, quelli sì. (credo)
E so che lo zucchero a velo non fa altro che addolcire un po' di più, soprattutto se comprate quello vanigliato che è un piacere solo pensarci.
Però se volete che la torta sia più buona ne dovete mettere poco, così è dolcissimo ma non dà fastidio in bocca, non si esagera.
Questo ha fatto questo film.
Ha addolcito la bocca, ha fatto sentire la vaniglia sulle labbra, ha riscaldato il cuore.
Una splendida torta margherita altissima e morbidissima appena sfornata.
Il riferimento alla torta margherita non è certo casuale.
La più semplice in assoluto, la più povera di ingredienti, la più basica.
Ma quanto è buona.
E' strepitosa appena la tiri fuori dal forno, ancora tiepida.
Ma è buonissima anche la mattina dopo, fredda e intinta nel latte.
(Cioè, i normali esseri umani fanno così, io piuttosto che pucciare qualsiasi dolce in qualsiasi bevanda mi ammazzo dal disgusto)
E così La città incantata. Lo guardi una volta, e quanto è bello. Te ne innamori. Poi lo vedi la seconda, la terza, la ventesima. Ed è sempre così incredibilmente bello.
La torta margherita, però, sembra facile ma è infida.
Bisogna saperla fare.
Se non sei capace ti esce stopposa, con i grumi, oppure troppo pastosa che per mandarla giù ci vogliono due scodelle di latte.
Dove voglio arrivare?
Che Miyazaki è un pasticcere strepitoso.
Ha cucinato la migliore delle torte margherite.
Ha sfornato un'opera dalla dolcezza incredibile, ma che non è mai stucchevole. MAI. Ha preparato una torta talmente leggera che mentre la guardi ti sembra che non stia lì, ma che aleggi nell'aria, che il suo profumo riempia la stanza.
E ci ha messo l'AMORE, perché non c'è certo bisogno di guardare la Clerici per sapere che cucinare per qualcuno è una grande dimostrazione d'amore.
Quando i film diventano poesia in immagini c'è ben poco che si possa dire per recensirli.
Si prendono così come sono, con tutte le emozioni che l'Arte, quando è tale, regala a chi ha la fortuna di poterne fruire.