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lunedì 8 dicembre 2014

Non solo horror: Sugar Man

17:28
Un lato di me che credo non sia mai emerso da Mari's Red Room è la mia maniacale attrazione per la musica. Esattamente come per il cinema, il mio atteggiamento nei confronti di ciò che mi appassiona è una costante irrequietezza, un senso di insoddisfazione che mi porta alla continua ricerca di altro.

E' per questo che sono incappata nella visione di Searching for Sugar Man.
Io Rodriguez mica lo conoscevo, come non lo conosce la maggior parte delle persone.

Lo conoscevano però  Stephen "Sugar" Segerman e Craig Bartholomew-Strydom, decisi a svelare il grande mistero che ruotava intorno al loro cantante preferito, creduto morto in circostanze misteriose.

Sugar Man mostra quanto gli esseri umani possano dare agli altri. Mostra quanto certe persone siano semplicemente portatrici di poesia. I produttori, dopo anni ed anni ed anni, ancora si incantano ad ascoltare i brani di Rodriguez durante l'intervista. E ne parlano con gli occhi sbalorditi e incantati di chi ha avuto a che fare con la poesia, quella vera e disincantata, che non conosce il suo potere.


 Un uomo comunissimo, un muratore, che aveva la luce dentro, e l'ha donata al mondo.
Il mondo, quasi tutto, non l'ha saputa cogliere, l'ha lasciata assopire mattone dopo mattone, mentre in Sudafrica avevano chiaro in mente con chi avevano a che fare.
Sì, perchè mentre negli Stati Uniti Sixto Rodriguez era un comunissimo figlio di immigrati dal lavoro umile, una copia del suo album finiva nel Continente Nero, e lì esplodeva. L'umile figlio di immigrati dal lavoro umile diventa il mito, la leggenda, l'eroe che motiva con le sue (splendide) parole la lotta contro l'apartheid, la voce che dà alla gente in difficoltà la speranza, la voglia e la forza di cercare quella giustizia costantemente negata.
E lui non lo sapeva.
Continuava le sue giornate, il suo lavoro, la sua vita, completamente ignaro del successo incredibile che i suoi due album stavano incontrando in Sudafrica.
Ha messo su famiglia, sarà anche stato felice.
Ma il suo sogno si era realizzato, e lui non lo sapeva.

La musica non è mai solo tale.
Certo, non tutti potranno esserne appassionati, non tutti ne sono toccati.
Ma quando le consenti di entrarti dentro, si prende una fetta talmente ampia della tua emotività da non sapere più dove inizia e dove finisce.
Per questo se un autore diventa così grandioso in un certo paese, in un certo momento, in un certo periodo storico, è perché quello che ha da dire è oltre la mediocrità, è oltre la banale canzoncina che sicuramente vincerà X-Factor. E' Arte.
E' Magia.


E se già la storia di Rodriguez è incredibile, il documentario tratto è davvero all'altezza.
Rende giustizia ad un uomo che ha cambiato molte vite, ma che ha conservato l'umiltà della propria. Indaga in modo delicato e mai invadente su una vita così misteriosa e apparentemente banale. Un film dolcissimo, quasi pervaso di surrealità.
Certo, la soundtrack dà una buona mano.

Cosa può significare svegliarsi una mattina e realizzare che ci sono migliaia, milioni di persone che sono state illuminate dalla luce che tu hai messo nella tua arte? Che impatto può avere su un modesto carpentiere con un fallimentare e breve passato da cantante realizzare che di fallimentare non c'è stato proprio nulla? Quanto può essere emozionante trovarsi su un palcoscenico, in un età in cui il sogno di un tempo è ormai archiviato, e scoprire che così tante persone ti hanno amato per tutto questo tempo? Il solo vedere quelle immagini, la folla in delirio, e lui che non comincia a cantare perchè tutti loro continuano ad urlare la gioia di averlo finalmente lì, dal vivo, regalano un'emozione fortissima.
Mi auguro che sia stato per lui straordinario.

Come è stato per me incontrare la sua musica.


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