giovedì 29 giugno 2017

Il bazar dei brutti sogni - Stephen King

Non sono capace - nè tantomeno voglio - di porre alcuna resistenza quando esce il nome di King.
Finchè lui scrive io leggo, punto.
Non staremo qui a discutere degli alti e bassi della sua carriera, dei romanzi preferiti (Dolores Claiborne, Dolores Claiborne, Dolores Claiborne!) nè di quelli sfavoriti (oh, a me La Torre Nera annoia), nè del suo essere il più pop tra gli autori contemporanei.
Una cosa, però, è un dato di fatto, un dogma quasi religioso, un mantra da ripetersi nei momenti di incertezza:
Come li scrive bene lui, i racconti, quasi nessuno.




Il bazar dei brutti sogni è la sua ultima raccolta, datata 2015. È composta da 16 racconti, 2 poesie e 2 novellette. Non è che possiamo star qui a recensirli singolarmente, ma tanto per darvi un'idea veloce: secondo me sono più le storie che funzionano che quelle che falliscono. Che poi, non è che ami usare il verbo fallire, intendo solo che la maggior parte mi sono piaciute, ecco.

Storie come Ur, Miglio 81, Tuono d'estate, La duna, Il bambino cattivo e Una morte sono secondo me l'essenza del Kingone al cubo. Auto maledette (Miglio 81), dispositivi elettronici misteriosi, isole che anticipano la morte, bambini crudeli senza motivazioni e condanne a morte sono cose che abbiamo già sentito e amato dalle sue labbra. Non importa, perché quando l'argomento è maneggiato così bene potrà anche essere ripetuto all'infinito ma si ama comunque. Sono aspetti che hanno caratterizzato King fin dal principio della sua carriera e che oggi, dopo anni e migliaia di parole, non hanno perso smalto. Anche quando si corre il rischio di trovarli prevedibili (come è stato per me Giù di corda, già pubblicato in Notte buia, niente stelle), la qualità non cala.

Certo, non sono pazzeschi tutti e 18. Potrei (ehm) anche avere evitato del tutto le poesie. Nel complesso, però, le storie che proprio non mi sono piaciute sono pochissime, una su tutte Blocco Billy, la storia sportiva che mi ha annoiato a morte.
Quando Stephen King scrive racconti, però, tira fuori il meglio dalle sue parole, e ritorna agli antichi fasti.

Più noi pivelli pensiamo che King abbia finito il carburante e si avvicini alla destinazione, più lui se la prende a male e allora ricominciano i brividi.
Di gioia, però.

8 commenti:

  1. Blockade Billy l'avevo letto in lingua originale, ho il cartonatino inglese comprato di corsa perché "omioddiostephenkingnonusciràamaiinItalia!". Ho concluso la lettura sepolta nel vocabolario e con una voglia di impiccarmi che levati. La traduzione italiana ha un po' migliorato l'approccio ma non è che morissi dalla voglia di rileggerlo.

    In generale, come raccolta mi ha un po' delusa, salvo solo la storia del Bambino malvagio, Io seppellisco i vivi e Il piccolo Dio verde del dolore, gli altri racconti non li ricordo quasi più, anche se mi fa male dirlo.

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    1. Sai che ho letto di molti altri che hanno amato Il piccolo dio verde ma a me non ha entusiasmato troppo? Sul genere 'infermiere' ho preferito Morale, che mi ha colpito molto!

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  2. Quindi consigliato? Lo recupero? Però povere poesie!

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    1. Per me sì, ha momenti molto belli. Eh, lo so, hai ragione. È una mia lacuna che prima o poi verrà colmata!

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  3. Per me buona raccolta, con molti racconti validi.
    Devo dire che io ho anche apprezzato Blockade Billy che erano anni che volevo leggere. :-P

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    1. Io ho proprio problemi con lo sport in generale, sbadiglio alla velocità della luce, e King non è riuscito a fare il miracolo:D

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  4. Sto leggendo proprio questo libro in questo giorni, sono alle prese con "Blocco Billy" e mi sta piacendo, più dell'ultimo racconto sul baseball di zio Stevie contenuto in un'altra raccolta ("Incubi e deliri" forse), la penso come te, se il Re chiama si risponde ;-) Cheers

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    1. Nemmeno l'altro infatti mi aveva eccitata, è proprio colpa dello sport:)

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