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domenica 4 maggio 2014

Non solo horror: La fuga di Martha

18:10
(2011, Sean Durkin)



Avrete ormai capito che sono una fan dei polpettoni.
E, ad un occhio superficiale, questo film è il re indiscusso dei polpettoni, perché di fatto per tutta la durata non succede assolutamente niente.

Altro non è che la storia di Martha (o Marcy May, a seconda che voi siate parte di una setta-comunità o meno, o ancora Marlene) che fugge dalla sopracitata setta-comunità e va a rifugiarsi a casa della sorella maggiore.
That's it.

Bisogna essere bravi per dire tantissimo senza raccontare niente.
La Olsen, sorella riuscita bene delle più famose gemelline quelle col maggiordomo, è senza dubbio brava a dire tantissimo senza dire niente, nè a noi nè alla sorella (ciao, SarahPaulson! Spero di rivederti a ottobre!).
Mai una volta, nel corso della visione, la questione della setta viene affrontata apertamente. Noi spettatori lo sappiamo perché il regista ce lo mostra abbondantemente, girando il film su due piani temporali ben separati, ma che sembrano accavallarsi nella mente di Martha.
Quello che spezza il cuore (sono una sorella maggiore, capitemi, provo empatia) è vedere Lucy (Sarah Paulson, appunto) cercare disperatamente di aiutare la sorella, lanciarle continui sguardi preoccupati, andarla a prendere affrontando tre ore di viaggio, andando continuamente a sbattere contro l'incrollabile muro che Martha ha costruito intorno a sè.


Anche perché Martha non esiste più. Non come Lucy la ricorda, almeno.
La sua individualità è stata distrutta dalla comunità, e ora lei che ne è uscita deve ricompattare quello che ne è rimasto, ammesso che ne sia rimasto qualcosa. Per due anni Martha è stata soppiantata da Marcy May, succube del fascino del leader Patrick, parte come le altre di qualcosa completamente fuori dal loro controllo, ma da cui uscire non è solo difficile, è un'impresa.
Un'impresa che lei prova a compiere, ma a che prezzo?
Quanto può essere difficile uscire da qualcosa che ti ha prima cancellato l'identità per poi costruirtene una completamente nuova e diversa?
Ti ritrovi priva di tutto, potrebbe quasi essere più comodo restare dove sei per non doversi ricostruire da capo.
Invece lei scappa comunque, peccato che poi non sappia gestire il trauma, non sia in grado di far entrare nessuno nel suo dolore e che quindi nemmeno Lucy sappia aiutarla.


Durkin stravolge il significato di famiglia. Famiglia è quello che la setta vuole essere per i suoi adepti, in uno stile famigliare retrogrado e patriarcale, in cui il ruolo del capofamiglia è il leader della setta a cui tutti devono guardare con ammirazione e rispetto. Famiglia è Lucy, l'ultimo legame di sangue rimasto a Martha, che però non riesce a scavare fino in fondo.
Immaginate un mondo in cui vi trovate senza il porto sicuro della vostra famiglia, in qualsiasi modo interpretiate questo termine.
E immaginate di avere un enorme, enorme trauma, qualcosa che cambi per sempre il vostro modo di vedere le cose.
Senza quel porto sicuro su cui rovesciarlo.
Riesce difficile vero capire come possa stare Martha?

La fuga di Martha non è uno di quei film da guardare per passare un pomeriggio spensierato.
Di sicuro non è il film da scegliere se si vuole un po' di adrenalina, o se si cercano le risate, o i buoni sentimenti.
Ma è una visione indimenticabile.


A proposito, domani è il compleanno della mia amica Marta, auguri tesorino!
Sono quasi certa che lei non sia in qualche strana comunità con santoni di vario genere, però.



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