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lunedì 23 ottobre 2023

Redrumia33: settimana 3

18:15
Il fatto che sia già finita la terza settimana di ottobre è una cosa che non ho preso benissimo, prima di tutto perché vorrei fosse ottobre tutto l'anno e poi perché l'idea di arrivare alle temperature invernali davvero non mi riempie di entusiasmo. Se non altro mi sono goduta un'altra settimana piena di orrori cinematografici e mi sono divertita come una bambina sulle giostre.
Cominciamo.



Avevamo recuperato il controverso primo capitolo della saga con Taissa Farmiga per guardare il secondo, accolto ben più calorosamente. Sebbene a me fosse piaciuto anche il suo predecessore, è pur vero che il capitolo due è diverso, più intenso e più concentrato sulla storia da raccontare che sul desiderio di farlo spaventando. Il discorso sulla fede che spesso caratterizza il cinema demoniaco viene qui riproposto, ma al femminile. Non sono sacerdoti, quindi, ad avere dubbi sulla propria veste, ma suore, che devono affrontare il male per poter accogliere dentro di sé quello che considerano essere il bene. Invertire la consuetudine di genere rende il film, ai miei occhi, ancora più interessante, perché cambia il tono della riflessione e le riflessioni che se ne traggono. 
L'ho trovato più appassionato e intenso, con una Farmiga sempre al meglio delle sue capacità e una bella storia da raccontare.




A questo film ho dedicato una live che vi condivido, per non dilungarmi ancora su un film di cui ho parlato a sufficienza.







La mia ormai nota antipatia per Nicolas Cage aveva fatto sì che io rimandassi questa visione e questo è ingiusto nei confronti di un Nicholas che invece amo di amore appassionato: lo stupendo Hoult. Devo anche riconoscere che spesso i miei pregiudizi mi fanno prendere delle cantonate, ed è questo il caso: mi sono divertita come una pazza. Coreografato in modo delizioso, simpatico e con momenti interessanti quando decide di parlare di relazioni e autocoscienza, pur continuando a farlo in modo scanzonato e senza mai prendersi sul serio. Che questo non faccia pensar male: non si prende mai gioco di tematiche serie e importantissime, come la tossicità di alcune relazioni, sceglie solo un registro più leggero per affrontarle e secondo me lo fa in modo molto rispettoso.
Se Cage qui si lascia andare a fare il meme consapevole, è Hoult che si conferma adeguatissimo in questi ruoli scanzonati ma intriganti. Carinissimo.




Io e questo film non ci siamo capiti. Parla di una bambina, Mia, che dopo il suo settimo compleanno chiede alla madre di essere chiamata Alice, e sostiene di non essere più se stessa. Il nome non è nuovo a sua madre, e le richiede di scavare nel suo passato per restituire alla figlia la propria identità. 
Apre due temi molto canonici dell'horror, la maternità e il senso di colpa, solo che ho avuto la sensazione fosse un po' sfuggente e non centratissimo su nessuno dei due. Cerco di spiegarmi meglio senza fare spoiler: la prima parte vede una madre dover risolvere un problema della figlia, la seconda è quella che rivela che il problema, in realtà, è suo. La mia perplessità sta nella risoluzione. La madre ha fatto un errore, e deve pagarne le conseguenze, però non mi è chiaro perché debba essere punita nella sua maternità, completamente scollegata dall'errore che ha commesso. Non è la sua identità quella rimessa in discussione, viene punita non in quanto colpevole ma in quanto madre, e non sono sicura di essere uscita da questa visione soddisfatta. Alla fine non fa una vera riflessione sulla maternità, sul ruolo genitoriale, ma neppure una profondissima sulla colpa e l'elaborazione della stessa. Ha però alcuni momenti molto riusciti e due interpreti sopraffine. Non so, forse non ci siamo incastrati nel momento giusto.



Questo non è piaciuto a nessuno e ammetterò che io non ho grandi capacità di giudizio verso i film per famiglie però mi sono divertita. È una commedia molto classica di infestazione, con medium, scettici e vittime, quasi grottesca nei suoi eccessi ma con buone intenzioni. Alcuni momenti mi hanno fatto molto ridere perché ho l'umorismo di una di cinque anni, quindi alla medium che viene cacciata dalle scale con ancora la sedia sotto il sedere ho riso moltissimo, ma in generale l'ho trovato candido e sincero.
Ho una sola perplessità che credo sia legata al momento che sto vivendo. Molto spesso nel cinema che parla di lutto viene chiesto a chi resta di lasciar andare, e qui avviene lo stesso. Le persone sofferenti sono invitate ad andare avanti, ad abbracciare la nuova vita piena di possibilità. È un gesto che mi viene da considerare violento e non mi piace vederlo. Voglio tenermi stretto il mio passato e fare sì che mi aiuti a vivere un presente migliore e a costruire un futuro di cui essere fiera, non voglio "lasciar andare". È un concetto che non mi piace soprattutto quando viene suggerito ai bambini. Per il resto, c'è Danny De Vito, non penso serva altro.




Storico cult di fine anni '80 che a me ancora mancava e che ho recuperato perché l'ho trovato su Shudder. Queste squisitezze qui sono le cose che metto su quando mi serve del cinema confortevole: demoni, final girls, omicidi originali - molto apprezzato il braccio tranciato con una bara - adolescenti sciocchi e case abbandonate in cui fare sinistri festeggiamenti di Halloween. Qui c'è poco da spiegare, ognuno si rilassa a modo suo e niente come una roba del genere mi rimette in pace col mondo. Questo, poi, ha alcuni momenti iconici - la rapina al supermercato, un momento di rivendicazione del proprio corpo mica male, il rossetto nella tetta, potrei continuare all'infinito - e tanta, tanta voglia di fare quel cinema nato per intrattenere, senza secondi scopi, senza pedagogia, solo con la voglia di demoni e tanto sangue. Mi sono già affezionata.

lunedì 16 ottobre 2023

Redrumia33: settimana 2

15:55
Questa seconda settimana di visioni di ottobre ha subito una piccola battuta d'arresto: l'uscita de La caduta della casa degli Usher, di cui ho parlato qui in un post senza spoiler ci ha rubato una sera di cinema, e, insieme alla consueta uscita settimanale con gli amici, ha fatto sì che i film di questa settimana fossero solo cinque.
Ve li racconto.




Non mi dilungo su questo film che avevo sottovalutato perché gli ho dedicato una live, che vi lascio qui se vi andasse di vederla. Per sintetizzare: mi ha intrattenuto tanto perché la sua componente gotica è gradevolissima e bella a guardarsi, ma avrei voluto si prendesse più tempo per analizzare alcuni temi fondamentali della storia che racconta e che invece tralascia. Il resto è nella live.







Avevo una voglia matta di rivedere Ultima notte a Soho, il capolavoro di Edgar Wright, e averlo comodo su Prime mi ha convinta. Per me non è solo la cosa migliore del suo regista, che è talentuoso e molto colto, ma una delle cose migliori di sempre. 
Prende gli stilemi e le regole del giallo all'italiana per trasformarlo in una cosa modernissima, che omaggia i grandi e al tempo stesso critica senza pietà il sentimento nostalgico. Usa le caratteristiche base delle donne del giallo ma le rivoluzione, privandole completamente della componente erotica per omaggiarle di una storia completa e complessa. Usa la donna investigatrice e la donna omicida, ma entrambe sono più potenti perché la storia è su di loro che si concentra anziché sfruttarle solo per il bene del personaggio maschile. 
Per me questo è cinema perfetto, ho poco da aggiungere.




Mi sono guardata questa versione all black e moderna di Frankenstein perché è uscita su Shudder e ne sono rimasta piacevolmente colpita. Parla di una giovanissima appassionata di scienza, Vicaria, che è stanca dell'epidemia che colpisce il suo quartiere: la violenza. Vicaria, infatti, viene da una zona urbana complessa, in cui le difficoltà vengono affrontate come si può e spesso il solo modo possibile è quello dannoso. Si cerca di sopravvivere tra abuso di sostanze, violenze domestiche, attacchi da parte della polizia, istituzioni assenti o, quando presenti, solo dannose. Quando muore suo fratello lei non si rassegna, e cerca di riportarlo in vita grazie alle sue conoscenze scientifiche.
Non so bene perché mi aspettassi una commedia, o un film dai toni leggeri. Pensavo che il titolo fosse da prendersi alla leggera, e invece dice già il senso del film: The ANGRY Black Girl. Vicaria è l'eroina moderna che le giovani spettatrici dell'orrore si meritano. Non accetta di sottostare ad un clima di paura e oppressione, non teme le persone che la circondano anche quando sono evidentemente pericolose, e ha sulle spalle un carico che nessuna persona della sua età dovrebbe avere. Eppure non lo subisce, ma fa quello che può per ribellarsi ad un sistema ingiusto e prevaricatore, e sebbene faccia degli errori li fa con molta più consapevolezza di tutti gli adulti che la circondano e che, per scelta o per assenza della stessa, finisce che il sistema lo alimentano anziché combatterlo. 
E soprattutto, poiché è intelligente per davvero, cresce e impara dai propri errori, comprende cosa sia o meno giusto fare per il proprio bene e per quello degli altri, saluta quello che non può essere sistemato e si concentra sul presente. Un personaggio splendido in un film davvero carino.



Anche lui, arrivato nei giorni scorsi su Prime, lo avevo sottovalutato. Parla di una ragazzina la cui madre, ossessionata da un killer mascherato che ha attaccato le sue amiche anni fa, viene uccisa dallo stesso killer e decide di tornare indietro nel tempo nella speranza di liberarsi dell'assassino e salvare la vita alla madre. 
È strano che io abbia preso due cantonate così perché non sottovaluto quasi mai niente: sono di bocca buona, mi piace tutto ed è passata da tempo l'epoca in cui mi atteggiavo a cinefilina intellettuale con i gusti migliori degli altri (era una posa naturalmente, sono sempre stata una cretina). Invece proprio questa settimana due film a cui pensavo poco si sono rivelati piacevolissimi: Totally Killer è rumoroso ed eccessivo e prono al perculo, e mi ha divertita tantissimo. La protagonista torna alla fine degli anni '80, e anche in questo caso si prende un po' in giro l'effetto nostalgia che sembra diventare una follia collettiva ogni decennio. Questi anni '80 sono scorretti e sgradevoli, le persone si trattano malissimo e intrattenere una relazione sincera con qualcuno pare impossibile. Anche il modo in cui Jamie, il personaggio di Kiernan Shipka, li rimbrotta per la scorrettezza del modo in cui si esprimono è ben sottolineato. Qua non c'è niente di cui provare nostalgia, solo un gruppo di cafoni con la giacca di jeans da cercare di salvare prima di tutto dalla loro stessa stupidità. Mi sono molto divertita e per gli amanti di Ritorno al futuro gli easter eggs non si contano.




Ho visto in giro per il web quanto poco è stato amato il nuovo film di André Øvredal. Secondo me è proprio colpa del fatto che il nome del regista ci ha caricato di grandi aspettative, visto il notevole curriculum che ha preceduto questa uscita.
Anche se è vero che non tocca gli ottimi momenti del passato, a me è piaciuto. Il design di questo Dracula è fenomenale e mi ha spaventata come pochi prima di lui, ha un protagonista ben scritto e che suscita immediata empatia, e alcuni momenti di tensione sincera. 
Lungi dall'essere il lavoro migliore di Øvredal mi è sembrato comunque onesto ed efficace, penso si sia portato a casa con grande dignità la resa del senso di ineluttabilità tipico dei film che ti comunicano all'inizio che finiranno male. 

lunedì 9 ottobre 2023

Redrumia33 - settimana 1

11:53

 Tradizione di casa Redrumia vuole che ad ottobre si guardi un horror al giorno. Per me questa sarebbe la norma, da tenersi tutto l'anno, ma non posso rischiare il matrimonio, quindi mi limito a chiederlo come regalo di compleanno al mio povero marito che non è esattamente un grande appassionato.

Questi sono quelli che abbiamo visto in questa prima settimana.


Abbiamo naturalmente cominciato con l'horror più chiacchierato dell'anno, che mi sono persa al cinema con grande dolore. Alla fine forse per Riccardo è stato meglio così: è davvero spaventoso come il trailer ci aveva fatto intuire. Ho visto che sui social è un film piuttosto controverso quindi ci tengo a chiarire la mia posizione: sono tra quelli che l'hanno amato. 
Come ormai saprete, è una storia di possessione che vede un gruppo di ragazzi giocare con una mano che permette loro di farsi brevemente possedere. Quando permettono al fratellino di una ragazza della compagnia di partecipare, le cose si fanno ben più intense di una semplice goliardata.
Ne ho amato molti aspetti: quanto è spaventosa la prima parte, il modo in cui affronta il lutto in modo semplice ma non superficiale, il modo in cui racconta gli adolescenti, che non sono creature mostruose e senza cuore ma che a volte fanno degli errori gravissimi convinti di stare facendo la cosa giusta. È un film in cui i protagonisti sono costretti ad assumersi le responsabilità delle proprie scelte, e soprattutto vi è costretta Mia, che è in una fase delicatissima della propria vita: la mamma è morta, la sua vita sociale va malissimo, ed è la principale responsabile del disastro combinato col fratellino della sua migliore amica. Nel corso del film Mia deve imparare che spesso per mettere una pezza ai propri errori bisogna sacrificare qualcosa di proprio, e questa esplorazione conduce il film ad un finale che secondo me è magnifico e commovente. 
Un coming of age che si muove attraverso sbagli e sofferenze, in cui diventare migliori è possibile solo se prima si scivola sul terreno accidentato dell'esistenza. L'ho molto apprezzato anche se penso si perda un pochino nella seconda parte, con quel finale si è assolutamente fatto perdonare.




Questo l'ho riguardato per un progetto a cui sto lavorando e ogni volta lo apprezzo di più. Chi non lo ama non capisce il cinema degli anni duemila ed è un vero peccato, perché si perde un cinema scatenato e violentissimo, che riaccende spesso la mia fiammella di passione ogni volta che avverto un po' di calo. 
Non è stupido come ve lo ricordate, è perfettamente rappresentativo della sua epoca e al tempo stesso un'anomalia: costo ridicolmente superiore ai suoi contemporanei non ripagato dal successo che ci si aspettava, ma brutale e macellaio esattamente come tutti quelli dello stesso decennio. Non si riesce a distogliere lo sguardo, gli sono sinceramente affezionata.




Per poter recuperare il suo seguito uscito di recente e di cui in tanti mi hanno parlato bene, abbiamo recuperato il primo The Nun, che avevo ignorato alla sua uscita. Sbagliavo, ovviamente, perché per me è stata una visione simpatica. Per chi non lo conoscesse, è uno spin off del Warrenverse, in cui si esplora il passato del mio adorato Marchese dei Serpenti. Ha per me dei momenti molto buoni, di grande suggestione, ed essendo un horror religioso sapete bene che ha il mio cuore. Purtroppo avrei voluto osasse un po' di più, ma ho trovato belli affascinanti i momenti con la madre superiora e carino il modo in cui si riaggancia al suo universo narrativo. Raga io son contenta con poco.




Esattamente come col film sopra, anche Insidious 4 l'ho recuperato per poter vedere il 5, uscito quest'anno. La saga di Insidious per me è molto equilibrata, e i film sono tutti buoni. Questo, nello specifico, esplora il passato di Elise, costringendola a tornare nella casa d'infanzia, in cui il suo dono non era visto di buon grado. Oltre ad aver apprezzato la scelta di dedicare a lei e al suo percorso un capitolo intero, ho trovato questo il sequel più simpatico della saga, che dedicando un po' di spazio ai colleghi della medium dona un po' di leggerezza in una storia in cui invece di leggero non c'è nulla.
Parla bene di violenza domestica, della condanna del diverso, di come a volte l'unico modo per superare il passato è riportarlo nel presente. 
Molto carino, io faccio spesso l'errore di mettere questa saga in secondo piano e sbaglio, è tra le migliori degli anni recenti.



 
L'ultimo capitolo, infatti, lo conferma. L'esordio alla regia di Patrick Wilson è un film che riprende la storia da dove l'avevamo lasciata col secondo capitolo. Josh e la moglie hanno divorziato e lui e il figlio Dalton si sono sottoposti ad un'intervento di rimozione della memoria di quanto accaduto loro. Se Dalton ha vissuto 9 anni senza che questo avesse su di lui alcuna conseguenza, Josh è ben più provato: è un uomo smarrito, allontanato dalla famiglia, incapace di adattarsi ad una vita nuova e a recuperare una relazione sana col primogenito. Quando qualcosa nella memoria di Dalton comincia a muoversi c'è bisogno che il padre ritorni in sé, per salvare il figlio, se stesso, e quello che resta del loro rapporto.
Il modo in cui la relazione tra il padre e il figlio adolescente è messa in discussione è molto buono, anche se a tutti gli effetti la saga salva sempre i padri dando la responsabilità delle loro colpe a fattori esterni. Se si accetta questo, ne esce un film commovente, che vede un uomo doversi ricostruire dopo il momento più basso della sua vita, e che, come la medium nel film precedente, per poterlo fare deve lasciar spazio al passato nel suo presente. Bisogna sempre ripercorrere i propri passi per chiudere tutto quello che è stato lasciato aperto e poter proseguire facendo della propria storia un mattone su cui costruire un presente, e Josh ha bisogno di rimettere in discussione il proprio ruolo come genitore per poter davvero diventare una persona diversa nella vita del figlio.
Una bella conclusione, molto coerente con i messaggi dati nei film precedenti e con il percorso dei suoi protagonisti, sono rimasta molto soddisfatta.




Era qualche mese che mi volevo rivedere Shutter, uno dei film che mi fa più paura di sempre, quindi una sera in cui Riccardo era al lavoro me lo sono concessa. Lo ricordavo bene: fa parecchia paura. 
Non ho molto da dire di nuovo, perché ne ho parlato spessissimo su ogni piattaforma, ma per me è un ottimo rappresentante del cinema orientale, con la caratteristica fantasma vendicativa; un racconto importante su cosa sia la colpa e su cosa ci rende complici della sofferenza altrui. Per me ha uno dei finali più spaventosi e significativi di sempre. 
Per rivederlo aspetterò altri 4 o 5 anni, però, che vorrei evitare la prematura dipartita.




Altra uscita piuttosto chiacchierata del periodo è Nessuno vi salverà, variazione dell'home invasion che vede gli alieni al posto dei noiosi invasori umani. È un film senza dialoghi, che gestisce a mio parere molto bene questa sua caratteristica che risulta sempre molto naturale e mai forzata, coerente con la situazione iniziale che il film ci racconta: la sua protagonista è una giovane donna rimasta sola, in cattivi rapporti col vicinato per via di qualcosa accaduto nel suo passato e che una notte riceve una visita indesiderata. Anche in questo caso per me il punto di forza è il finale: una riflessione su solitudine, colpa e disperazione, in cui il diverso può essere l'unica soluzione per sopravvivere. Non ho amato il creature design degli alieni che un po' troppo spesso mi ha fatto sorridere e il mistero su cosa la nostra protagonista abbia combinato non ha nulla di misterioso. Non che per me la prevedibilità sia necessariamente un difetto, ma lo segnalo per chi in effetti la consideri tale.
Una visione comunque interessante che, se vi va, trovate su Disney+.


giovedì 13 gennaio 2022

I film dell'isolamento - parte 1

11:40

 Alla fine è successo, e data la situazione è un miracolo sia successo solo ora: mi sono presa il Covid.


Sto abbastanza bene, ho i sintomi di un'influenza un po' più rognosa della norma, ma sono ovviamente confinata in casa. Sì, nella settimana di uscita di Scream. La sto comunque prendendo bene.

(Lo so che le cose vanno messe in prospettiva e tutto quanto, e infatti se mi posso permettere di rosicare perché stasera non posso essere al cinema è perché sto bene e ho preso questa cosa in una forma leggera, ma per favore vi vaccinate? Grazie.)


Presente quindi tutti i buoni propositi da anno nuovo? Mi ero detta che avrei fatto il veganuary, che avrei ripreso ad allenarmi, che avrei studiato un po' e guardato tutti i noir possibili. Rimandato tutto. Così imparo a continuare questa follia collettiva dei buoni propositi per l'anno nuovo.


selfie


Ora, la situazione è questa: quando sono a casa di riposo dal lavoro e non ho impegni riesco a vedere anche 3/4 film al giorno. Il mal di testa che mi si mangia mi ha forzato finora a fermarmi a due, a volte manco quelli. In più, niente Kindle, ho avuto gli occhi un po' stanchi che ho sottoposto a più schermi di quanti fossero pronti a fare. Quindi, qualche visione l'ho fatta, ma meno di quante avrei voluto.
Parliamone insieme.


Kandisha

Ho cominciato con l'ultimo film che mi mancava della coppia Baustillo - Maury, perché era bello comodo su Shudder. 
Aisha Kandisha è una creatura del folklore marocchino, dalle sembianze femminili ma con piedi caprini, che se evocata aiuta le donne a liberarsi di uomini indesiderati. Lo so che così sembra una favola, invece è davvero un film dell'orrore. Viene evocata da Amélie, una giovane che ha a che fare con un ex violento, ma purtroppo evocare un jinn ha spesso conseguenze indesiderate.
Sono ormai catturatissima dal fascino del folklore del mondo arabo, troppo spesso ignorato dal cinema occidentale. Kandisha ha un'aspetto magnifico se amate l'estetica arabeggiante, con occhi truccatissimi e vestiti gloriosi, e noi stessi, insieme ad Amélie, ne sentiamo il bisogno. L'ex fidanzato era un violento, incapace di tollerare la rottura, stupratore. Ed era giovanissimo. Un ritratto spaventoso di come la cultura dello stupro parta presto, di come sia parte del modo in cui le ragazze sono viste già così presto. 
In più, i due registi scelgono di ritrarre non i borghesi di Parigi, come abbiamo visto spesso fare a loro e ai loro colleghi della New French Extremity, ma ragazze di periferia, che si fanno le cannette insieme e si nascondono a fare i graffiti, con i tratti mediterranei e le famiglie straniere. Sono la classica famiglia di amici che si crea nei quartieri periferici, quando la famiglia ufficiale manca o è piena di caos. In più, sono sinceramente tra i più teneri e simpatici adolescenti che ho visto sullo schermo ultimamente. Si prendono in giro, si prendono le patatine al bar, si vogliono bene. 
Ovviamente non mi ha sorpreso nemmeno un po', ma Kandisha è un bellissimo film, con la messa in scena di classe che ormai contraddistingue i suoi due registi e un focus sulle leggende marocchine che spero di avere modo e tempo di approfondire. E se, a questo proposito, aveste film o documentari a riguardo da consigliarmi, ho qualche giorno ancora da sfruttare.


Lake Mungo

Ho notato che è arrivato su Shudder pure lui, che ricordavo come uno dei miei found footage preferiti ma che non rivedevo da qualche anno, e ne ho approfittato. Non è stata una buona idea, perché Lake Mungo fa paura, e io per qualche giorno l'isolamento me lo sono fatta da sola, in una camera da letto in cui ancora non abbiamo installato un'illuminazione degna di questo nome.
Parla di Alice, una sedicenne che muore annegata in un lago durante una vacanza di famiglia, e di tutte le cose anomale che accadono alla sua famiglia dopo la sua scomparsa.
La storia è molto dolorosa, e lo è in un modo intimo e delicato, perché racconta di lutto senza mai utilizzare i consueti modi della disperazione. La famiglia di Alice viene intervistata e conserva un'ammirabile compostezza, che non è certo l'unico o il migliore modo di gestire un lutto, ma che permette che il film non cada mai in facilonerie drammatiche. Fa molta paura perché parla di fantasmi, reali o creati da menti bisognose che siano, e lo fa con grande efficacia e ottime scene di paura classica.
È anche una storia di segreti, di lati di noi che non siamo pronti a mostrare agli altri, di cosa rende una persona quello che è, se conti di più il ricordo che si ha di qualcuno o la ricostruzione di una realtà passata.
E poi va beh, c'è quella scena del cellulare. E io solo con la luce della abat jour. 


Kill List

Mi dispiace se sarò Shudder-maniaca, in questo post, ma per una volta che potevo guardare solo horror mi sono incollata alla piattaforma per giorni di fila. Insomma, con l'inizio dell'anno nuovo Shudder ha aggiunto la categoria folk-horror e ovviamente Kill List era lì che mi aspettava.
Parla di due ex soldato riconvertiti a sicari che accettanno un nuovo incarico, che si rivela essere molto più complicato dei precedenti. Jay e Gal sono due persone molto diverse, e soprattutto che si sono costruiti vite molto diverse. Jay è vincolato in un matrimonio complesso, che risente della complessità della vita "comune", in cui i soldi, quando mancano, diventano motore di frustrazioni, dolore, urla. Gal è più leggero, ha la sua nuova fidanzata sex bomb fiammante da esibire come trofeo nelle cene con gli amici e pochi pensieri per la testa. 
La prima metà del film è soffocante. Jay e Shel, la moglie, si vogliono evidentemente ancora bene ma l'affetto ha ben poco a che vedere con il pane che devi portare sulla tavola per dare da mangiare a tuo figlio. Laddove Jay si lascia trascinare da traumi passati, Shel è più concreta, e infatti è lei a spingere il marito (anche con una giusta dose di botte), a riprendere l'attività. Qua c'è da pagare le bollette, avanti, su il culo dal divano.
Posto che di folk horror si tratta, si andrà a parare in una certa direzione, che pur essendo sempre divertente e interessante da vedere, secondo me è leggermente meno interessante della prima parte, molto appassionata. Però va beh, mica vengo davvero qua a criticare Ben Wheatley, dai.


32 Malasana Street

Sono un po' combattuta su questo.
Parla di una famiglia che a metà degli anni 70 si trasferisce da una fattoria in un villaggio in un appartamento nel cuore di Madrid, perché a tutti i suoi membri vengano date nuove opportunità. Ci sono mamma Candela, papà Manolo, e i tre figli: Amparo, Pepe e Rafael. Il nuovo appartamento, però, riserverà loro una triste accoglienza, a partire dalla misteriosa sparizione del piccolo Rafael.
Dunque, questo è un film strepitosamente bello, se l'estetica della periferia spagnola degli anni 70 vi piace. A me piace tanto, e quindi gli abiti, l'arredo, le acconciature, l'architettura, la luce, li ho trovati magnifici.
Di fatto è un racconto molto canonico di case infestate, piuttosto senza infamia e senza lode. Quello che io vorrei su questo film è uno scambio di opinioni con le persone che appartengono alla comunità trans. Non entrerò nei dettagli oltre per evitare spoiler su un film che è piuttosto recente, però penso che il suo finale si presti ad una chiacchierata che sono sicura di non avere le competenze corrette per fare.


Silent Night Deadly Night

Trovato questo classicone su Tubi quasi per caso, rivederlo oggi mi ha aperto diverse riflessioni che anni fa avevo ignorato.

Il piccolo Billy assiste al brutale omicidio dei suoi genitori da parte di un uomo vestito da Babbo Natale e la cosa gli causerà una naturale fobia verso tutto ciò che è natalizio. Fobia che verrà naturalmente curata a suon di sculacciate dalla madre superiora dell'orfanotrofio in cui è finito, e che lo farà esplodere in una follia omicida una volta assunto in un negozio di giocattoli.
In Silent Night Deadly Night abbiamo: malattie mentali non curate ma anzi peggiorate, il problema dei bambini abbandonati a se stessi in istituti religiosi vecchi e bigotti, la frustrazione sessuale, l'omicidio canonico dello slasher che stavolta diventa ancora più esplicitamente punitivo. 
Billy è, e resta per sempre, prima di tutto vittima: di quello che gli è successo, del suo trauma, delle suore che lo hanno sottomesso, dell'ignoranza che gli è stata imposta, soprattutto riguardo alla naturalezza della sessualità, delle persone che per tutto il film non hanno cercato di fare altro che sopraffarlo, fermarlo, inchiodarlo, dell'incapacità di chi lo circondava di occuparsi dell'enormità di quello che gli era successo.
È un film cattivo, in cui nessuno ne esce vincitore, in cui il "problema Billy" non solo non viene risolto ma trascina altri problemi a valanga, in un ritratto tristemente molto fedele, per quanto pur sempre inserito in un film dell'orrore, di quello che accade quando non ci si prende cura degli ultimi. Non è mai, mai, mai, il problema di un singolo, ma di una società intera, e quando impareremo a muoverci di conseguenza sarà sempre troppo tardi.


Heathers

Problemi della società, dicevamo?
Heathers è una spietata horror comedy, in cui Veronica, la protagonista, si ritrova per la prima volta, attraverso la sua nuova relazione con JD, a guardare dall'esterno l'orrore che sono le sue amiche, le Heathers, le ragazze più popolari della scuola. 
È complesso, oggi, parlare di questo film, che è profondamente radicato nel suo tempo e che si porta appresso inevitabilmente cose che oggi faremmo diverse. Eppure, scavalcate le battute grassofobiche e l'omofobia imbarazzante, una volta arrivati al finale del film la sostanza non lo allontana troppo da noi. 
E ci arriva nell'89, 10 anni prima di Columbine. JD è un personaggio tragico, Veronica il filo conduttore che non potrebbe ricucire mondi lontani neppure con tutto l'impegno del mondo, gli adulti i consueti inconsistenti che hanno perso il contatto con la complessità di essere giovani. 
Un film iconico, divertente, che trova l'equilibrio giusto per essere sia leggero e scanzonato che serio e potente quando serve.
E Winona Ryder non si è mai più vestita bene così.


Poi è successo l'inevitabile: si è preso il Covid pure il mio compagno. Ho dovuto quindi mollare i miei giorni di solo orrore per riaprirmi al vero segreto di una relazione lunga come la nostra: il CoMpRoMeSsO. E quindi, le visioni di ieri.


Eternals

È arrivato su Disney+ ieri, e lo abbiamo recuperato subito visto che ce lo eravamo persi al cinema. 
Ora, io non l'ho trovato brutto. So che è stato piuttosto detestato dalla comunità degli appassionati, io mi discosto dall'odio. Però ecco, è noiosello. Dura come ormai ogni roba della Marvel più di due ore, ha un milione di personaggi che per forza di cose non riesce ad approfondire in alcun modo (sì, nonostante la durata), ed è un peccato perché di qualcuno di loro avrei voluto vedere molto di più, e ho trovato poco appassionante la vicenda, che chiunque abbia mai visto anche un solo paio di episodi di Doctor Who ha già incontrato. L'alieno che arriva sulla terra e se ne innamora perché in fondo gli umani fanno anche cose buone è un concetto che ormai conosciamo, e nonostante io non cerchi l'originalità ad ogni costo mi piace notare quando a narrazioni ormai conosciute si dia un twist nuovo. Qui non è così.
La sola cosa che ho detestato è stato il finale, una faciloneria romantichella che mi sarei volentieri risparmiata. Ma allora ridatemi le battaglie dei finali MCU, che durano come una pausa pranzo ma almeno sono più oneste.


Encanto

Io non amo l'animazione, ma da quando abbiamo Disney+ inevitabilmente ne guardo un pochino di più. Encanto parla di una famiglia che in seguito ad un tragico evento ha ricevuto un miracolo, e da allora ogni membro della famiglia ha un dono, una sorta di superpotere, grazie al quale la famiglia ha aiutato e supportato tutto il proprio villaggio. Solo la piccola Mirabel non ha ricevuto un dono, ma sarà proprio lei a dover aiutare la famiglia quando il miracolo si rivelerà in pericolo.

Ora, non fraintendetemi, è molto carino. Colori e disegni magnifici, le canzoni molto molto belline (ma sono di Lin Manuel Miranda, non mi aspettavo nulla di diverso), alcuni personaggi davvero divertenti e Mirabel, se lo guardate in lingua originale, è Stephanie Beatriz, che è Rosa di Brooklyn99, quindi fa molto ridere.

Però, tanto quanto non mi aveva emozionato Coco, temo che nemmeno questo, nella sua narrazione della famiglia felice e ricongiunta, tocchi la mia sensibilità. Sono sicura che sia splendido per i bambini, perché alcuni momenti sono davvero deliziosi, e che il rapporto nonna - nipotina sappia toccare in chi le ha corde molto dolci, però c'è qualcosa in questo ritratto familiare che non fa per me. 
Forse sono solo inacidita.



Infine, la sola serie tv che sono riuscita a vedere, la prima stagione della serie MTV di Scream.
Avrei tantissimo voluto vederla prima di So cosa hai fatto, però, e forse l'avrei apprezzata ancora di più.
In questo caso siamo in una piccola cittadina che vive nel ricordo di un vecchio evento traumatico: il serial killer Brandon James, ossessionato dal suo amore per la giovane Daisy, ha ucciso chiunque si fosse messo tra di loro, finendo ucciso dalla polizia. 
Anni dopo, la cittadina è di nuovo scossa da una serie di omicidi, e Emma e i suoi amici sono nel mirino del killer, e dovranno salvarsi da soli.

Lungi da me dire che non sia carina, anzi. Me la sono mangiata in due giorni proprio perché io ai giovani adolescenti cazzoni mi affeziono in un secondo. Questi, nello specifico, son proprio pagliaccissimi e pure tutti con una discreta lista di piccoli/medio crimini alle spalle per i quali non verrebbero mai puniti in ogni caso perché sono gli splendenti figli della società bene, ovviamente. Però sono davvero degli adorabili idioti (con l'eccezione di quelli che riprendono le proprie fidanzate inconsapevoli mentre fanno sesso, naturalmente), con dei trascorsi da rimettere in discussione, con le proprie vite da tenere in equilibrio, con se stessi ancora da scoprire.
Bisogna proteggere Bi-Curios&Virgin ad ogni costo, sono troppo preziosi per questo mondo.



Insomma, poteva andarmi meglio (potevo essere al cinema a vedere Scream, per esempio), ma poteva andarmi pure peggio.
E poi sto bene (quasi, non vi consiglio la combo covid+cervicale), e la cosa importante è quella.

mercoledì 1 dicembre 2021

Due horror ambientati in collegi femminili

18:14
Quando facevo arrabbiare la mamma (cosa che accadeva di rado, devo ammettere, sono la coscienziosa sorella maggiore) la cosa che mi ripeteva più spesso era Guarda che ti mando in collegio.
Se non fosse che poi, per motivi che non dipendevano dalla sua volontà, in collegio ci sono finita davvero, per un anno e mezzo, e da allora la minaccia è scomparsa nel nulla. Dopo la mia esperienza questo fascino verso questo genere di ambienti mi è rimasto, come se rivivere dall'esterno esperienze del passato mi aiutasse a metterle meglio a fuoco. Ora, nel collegio in cui sono stata io non è morto nessuno, che io sappia, non c'erano fantasmi, e nemmeno preti pedofili, però c'era Suor Colomba, nome di battesimo Jolanda, che è stata la persona che mi ha inflitto quel lieve trauma che per me è stata la prima visione de L'Esorcista. 
Sono stati lei e mio padre a lasciarmi questa ossessione per l'orrore, ma ho come la sensazione che per lei sia stato involontario. Temo anche che la Colly oggi non sarebbe poi troppo fiera di me, se sapesse che persona sono diventata. Meglio non pensarci. 

Negli ultimi giorni, insomma, mi sono vista due film ambientati in collegi femminili, e ho pensato di parlarne un po', perché in modi diversi sono state due visioni che hanno lasciato il segno.


il mio collegio non era proprio proprio così, ecco



Darlin'




Ma vi ricordate quando è uscito The Woman, nel 2011? Alla fine del film eravamo così incazzate ma così empowered che avremmo distrutto il mondo a mani nude. Il problema era che lo avevamo visto troppo in poche. Ecco, la Woman stessa del titolo, Pollyanna McIntosh, non aveva ancora finito di massacrare i maschi, e ha deciso che il terzo film della sua saga se lo sarebbe fatta per conto suo. Qui McIntosh recita, scrive e dirige. 
Questa volta il focus è su Darlin', la ragazzetta che già conosciamo dal film precedente. La cosa non vi faccia allontanare dal film se non avete visto i primi due, è una pellicola perfettamente autonoma, e i richiami al film precedente sono comunque ben comprensibili. Io non ho ancora visto Offspring, il primo, per esempio.
Insomma, Darlin'. La donna che è con lei (la Woman, appunto, di McIntosh) la accompagna in ospedale per motivi che all'inizio non ci sono chiari. Lo staff si trova di fronte un caso mai visto prima: la ragazza è in uno stato animalesco, sporca, non verbale, molto aggressiva. Le premure di un infermiere, Tony, la renderanno lentamente più gestibile, al punto che si decide di affidarla alle cure di un orfanotrofio a gestione religiosa. 
Il vescovo prende Darlin' come una sorta di missione personale, il cui punto sia dimostrare i miracoli di cui la sua struttura, grazie alla fede e all'amore dell'altissimo, è capace. La donna, però, non smette di cercarla.

Io mi aspettavo qualcosa di molto forte, crudo, doloroso. Non fraintendetemi, lo è, in parte, per motivi di cui parleremo in zona spoiler. Eppure questo è proprio un film girato da una donna, e mi perdonerete se questa ultimamente è la mia ossessione. Il femminismo è diventato la mia lente per leggere il mondo e il cinema viene di conseguenza. Dico che si nota la mano femminile perché in mezzo a storie molto intime e strazianti (è pur sempre un orfanotrofio), il film è una potentissima storia di rivalsa, che ha saputo trovare un equilibrio perfetto tra momenti molto duri e altri che pur mantenendo l'importanza dei temi sono sinceramente divertenti. La donna incontra un gruppo di gentili signorine, matte come dei cavalli imbizzarriti (detto nella miglior accezione possibile), pronte a darle la loro sorellanza nonostante questa sia così lontana da loro. Questa strampalata famiglia di donne dimenticate dalla società perbene, che vivono ai bordi della strada, è dolcissima e potente. La conoscono da 3 minuti, lei non ha rivolto loro una mezza parola se non i suoi grugniti, e loro non l'hanno solo accolta, ma l'hanno resa una di loro, e hanno sposato la sua battaglia. Sul finale del film, vederle entrare tutte insieme, spettinate, scomposte e armate, in chiesa, è un momento da applausi a scena aperta. Sono delle matte totali, e le si ama da ammattirsi con loro. 
Nello stesso momento, anche Darlin' impara cosa significhi creare dei legami con delle sorelle, e lo fa nel modo adatto alla sua età, che è un modo più viscerale. Basta ascoltare la stessa musica insieme, ballare sulla stessa canzone senza chiedersi dove una abbia preso le sigarette e dove l'altra abbia lasciato la sottana, basta stringersi la mano per un po', e il legame è già bello che formato.

Da qui in poi spoiler.

In mezzo a queste storie di affetto femminile, McIntosh ci piazza lì come una bomba la pedofilia tutta clericale. Il vescovo è un miserabile verme che abusa delle anime fragili di cui dovrebbe prendersi cura e fa la sola fine possibile: viene impalato sul suo sacrissimo altare. Io di scene goduriose al cinema ne ho viste tante, ma ben poche così. E si gode così tanto non solo perché la pedofilia è uno di quei reati così prepotentemente contronatura che biologicamente ci ispira le peggiori vendette, ma per il modo in cui viene raccontata. L'uomo in aria di santità non solo molesta le ragazzine, ma le ricatta, se le tiene vicine, le manipola con la loro stessa fede. E le aggredisce psicologicamente, come naturalmente finisce a fare con la nostra protagonista quando scopre che è incinta. Darlin' è distrutta da questa gravidanza, è un ritratto estremo della paura che si prova davanti al più immenso dei cambiamenti. Per lei il bambino è il diavolo in persona, che sta dentro la sua pancia pronto a distruggerla. Finalmente capace di parlare, implora di essere liberata, e quando nessuno la ascolta prova a pensarci da sé, convinta anche dalla reazione del vescovo di avere qualcosa di profondamente sbagliato addosso, e di esserselo procurata da sola. 
Darlin' ha sofferto per due vite intere, ma nel momento di dolore più intenso è in grado di prendere la sua creatura e affidarla all'unica persona, a parte Tony, che si sia mai presa cura di lei, la donna. 
Non solo un finale perfetto, ma un film potente, bellissimo, indimenticabile. 


Seance





Questo, di collegio, è una scuola prestigiosissima per giovani bitch viziate e promettenti che giocano ad evocare fantasmi e finiscono malissimo. La Edelvine è una scuola di quelle per cui l'apparenza è tutto, ma in cui le persone iniziano a morire in modi che non fanno proprio benissimo alla pubblicità. Ed è anche infestata, perché non vorrai mica farti mancare la presenza soprannaturale.
Camille è la nuova arrivata. Come ci si aspetta in questi casi, le mean girls della scuola cercano di farle capire subito chi comanda, ma Camille non è disposta a sottostare ai piccoli giochi di potere dell'Accademia. Entra nella loro cerchia, in qualche modo, ed è molto interessata alla storia di Kerrie, la ragazza recentemente morta suicida di cui lei ha preso il posto. 

Non fatevi ingannare dal mio tono ironico: Seance è bellissimo. 
Quella che parte come una storia di dinamiche studentesche, gruppetti e simpatie, diventa presto una storia misteriosa e accattivante, che in più momenti mi ha ricordato (sì, lo sto per dire davvero eh!) l'indimenticato Picnic ad Hanging Rock. Non solo per la forte componente estetica che contraddistingue, seppur in modi diversi, i due lavori, ma per l'aria di minaccia imminente che si respira lungo tutta la pellicola. 
Le promesse della Edelvine sono delle malefiche stronze a cui si vuole un gran bene, perché sono coraggiose e atroci, attrici nate, lontane dai vincoli del mondo esterno (per tutto il film c'è una sola telefonata ai parenti) e allo stesso tempo chiuse in una delle più sigillate delle micro società. Sono brutali e allo stesso tempo solidali l'una con l'altra, si detestano e si vogliono un gran bene. E nel frattempo, cadono come mosche. 
La storia inverte rotta sul finale in un modo che forse avevamo visto arrivare ma che non per questo è meno succoso. Seance è una storia d'amore e vendetta, di fantasmi nel senso di presenze soprannaturali ma anche nel senso di vicende del passato che non vogliamo lasciar andare. 
Una gran bella visione, inaspettata e per questo ancora più gradita.




Al momento in cui scrivo Darlin' si trova su Prime, con l'iscrizione al canale di Midnight Factory, mentre Seance non c'è sulle piattaforme italiane. Però vale la pena della ricerca tra i torrenti, se posso permettermi. Oppure è su Shudder.



Forse alla Colly farei vedere entrambi. Si arrabbierebbe un sacco, temo.

sabato 16 ottobre 2021

Redrumia31, settimana 2

11:53
Questa cosa che ottobre sia già a metà non la sto prendendo proprio benissimo se devo essere sincera, e soprattutto non sto vivendo bene che siamo a ottobre e faccia il freddo dei primi di dicembre.
Siccome questo però è un blog di cinema e non di previsioni del meteo, ricapitoliamo le visioni della settimana. 





La casa in fondo al lago

Con poca rabbia e poca frustrazione sono costretta ad ammettere che questo film me lo ero persa in sala. E porco cane se questo era un film che andava visto proprio lì. Un'ora e mezza di apnea, di terrore incondizionato, di angoscia, tutta vissuta sott'acqua. Dai suoi registi non mi aspettavo nulla di meno, figuriamoci, però è davvero sconvolgente e si basa su un'idea tanto semplice quanto assolutamente intrigante: una casa infestata sul fondo di un lago. Una di quelle cose folli in cui mi lancerei senza nemmeno pensarci. Ma come una casa infestata in fondo al lago, ma che razza di figata senza senso è? Mi dispiace non poter dare una recensione di quelle da basco in testa e sigaretta in bocca ma a me queste cose fanno perdere il senno, è un'idea bellissima. 
E il film fa una paura che ancora di più mi fa soffrire il fatto di non averla subita al cinema.

Superhost

Una delle novità di Shudder, è la storia di due travel vlogger che stanno organizzando l'ennesimo viaggio da registrare. Stanno perdendo follower e visualizzazioni, e di conseguenza il loro guadagno, e sperano con questa opportunità di tornare a recuperare il loro smalto. La loro host è una di quelle persone eccessive e socialmente inadeguate (come la capisco) che potrebbero sfruttare per recuperare il loro successo. Ovviamente, le cose non si metteranno a loro favore.
Personalmente l'ho trovato carino, ben realizzate le scene che alternano vita reale e vlog, anche se non sono impazzita per il suo finale. Vado un momento in zona spoiler: Rebecca è davanti allo schermo del pc e osserva l'ultimo video caricato dalla coppia, la richiesta di aiuto. Di fianco compaiono decine di commenti indignati che scambiano il video per uno dei clickbait che la coppia già in passato aveva usato. Non capisco se vuole essere una sorta di critica verso il sistema-web, se vuole essere un perculo, uno dei classici "NoN è La ViTA VeRa" o qualcosa del genere, o se sperava di essere solo un finale un po' cattivello. L'ho trovato solo un po' poco efficace.
Nel complesso però è carino, c'è una comparsata di Santa Barbara Crampton, una bella rappresentazione anche grafica della vita sul web e una villain efficace.

Non aprite quella porta

Il classico della settimana.
Questa martellata sui denti tra poco compie 50 anni e ci fosse una visione in cui perde un briciolo della potenza sporchissima che ha. La prima volta che compare sullo schermo Leatherface è una di quelle scene che anche se hai tatuate nelle retine ti lascia senza fiato sul divano. Come si possa realizzare un film del genere è per me il vero Mistero della Fede, quella incondizionata che provo nei confronti di certi registi che sono il Messia di questo piccolo posto sul web.


Chi è sepolto in quella casa?

Sempre su Shudder sta anche questa comedy grottesca e divertente, che parla di uno scrittore con un milione e mezzo di traumi alle spalle: il Vietnam, l'unico figlio scomparso nel nulla, un divorzio e in ultimo una zia suicida. Giuro che non sembra ma è una comedy davvero. Si trasferisce nella casa della zia per ultimare un romanzo che gli sta causando qualche problema col suo editore e la casa finisce per essere infestata. 
Senza alcuna pretesa è un film che intrattiene parecchio, buffo, ma che non tralascia la possibilità di trattare anche temi ben più seri.

Us - Noi

Per la live di questa settimana mi sono rivista il film di Jordan Peele. Tutte le opinioni mie, e della mia ospite Federica, le trovate qui:





Horror Noire

Per preparare la live mi sono rivista anche questo gioiello di un documentario, che ripercorre la storia del cinema dell'orrore americano da un punto di vista afro americano. Si intervistano critici, attori, registi, che attraversano tutta la storia del genere con il filtro della propria storia e della propria rappresentazione. C'è un sacco da imparare, un modo nuovo per me di guardare al cinema e un sacco di persone note che è sempre una delizia sentir parlare. Per chi fosse interessato ad approfondire, poi, il documentario è tratto da un saggio con lo stesso titolo, che spazia ancora di più. Bellissimo davvero.




Questa settimana sono stata brava e breve, per i miei standard. Non abituatevi troppo a questa sintesi, che la prossima settimana esce Halloween Kills e sono pronta al trattato sociologico.


venerdì 8 ottobre 2021

Redrumia31: settimana 1

10:39

 Ieri è stato il mio compleanno, giornata che di solito vivo con la serenità del gattino che attraversa la strada e vede sopraggiungere due fari gialli. Per rischiarare la cupezza della giornata io chiedo un solo regalo alla persona che ha aperto un mutuo con me: per un mese intero voglio scegliere io i film. Perché convivere è bellissimo, è l'inizio di una famiglia, il solidificarsi di una relazione, il mangiare insieme la pizza sul divano quando non si ha voglia di cucinare, ma è anche il dover scendere a compromessi sulle visioni da fare. Lo scorso anno questo sconsiderato ha accettato di farmi questo regalo (trovate qui i post a riguardo) e ora ogni ottobre della sua vita sarà contrassegnato da 31 giorni di solo orrore.


Una volta alla settimana verrò qui a raccontarvi a quali torture l'ho sottoposto.




Escape Room


Non è la prima volta che mi succede e ancora mi sorprendo di quanto idiota io riesca ad essere senza manco impegnarmici troppo. Ho sbagliato film. In questi giorni è uscito al cinema Escape Room 2 e io bella come il sole ho messo su quello che credevo essere il primo film. Era lì su Prime, comodo., parlava di giovani amici in una situazione di pericolo..

Ebbene, amici, di Escape Room ce ne sono due. Volevo vedere quello del 2019, mi sono guardata quello del 2017. Abbiate pietà di voi stessi: risparmiatevelo. Io sono la persona più di bocca buona dell'universo, mi piace tutto, amo i teen horror anche più demenziali, sono sempre contenta. Però ogni tanto tocca anche a me ammettere che qualcosa non funziona, e porco cane questo film è proprio bruttarello, poverino. Non funzionano gli attori, non funzionano le scene di morte e soprattutto non funziona la scrittura. 

Capita, ma è un peccato.


L'invasione degli Ultracorpi


Il classico della settimana, nulla da aggiungere. 


Titane


Andare al cinema a vedere un body horror vincitore a Cannes era un'esperienza che non ero certa avrei mai fatto nella mia vita. E invece la Francia ha deciso di lasciare spazio ai mostri, e io sono entrata in sala con alcune tra le aspettative più alte degli ultimi anni. Non ne è stata delusa nessuna.

Ducournau dirige un film che ha un perfetto equilibrio tra godurioso divertimento e lacerante dolore, che mette in scena due personaggi così intensi, così potenti che me li porterò dentro per sempre. Un film romantico, che parla d'amore in un modo così viscerale, e che lo fa con poche parole e tantissimi sguardi, tantissimi balli, tantissimo corpo. Ci si tocca, in Titane, per tutto il tempo. Il corpo è protagonista: balla, viene nascosto, viene modificato, rotto, sistemato, aiutato. C'è un corpo che invecchia e tradisce, uno che esplode per uscire e tradisce ugualmente. C'è un gioco costante con i ruoli di genere, ci sono i maschilissimi pompieri, grandi grossi e virili, e ci sono le donne succinte che ballano sulle auto. C'è una delle migliori rappresentazioni della gravidanza che ho visto sullo schermo in tempi recenti. Il corpo della madre che cambia, e fa cose sconosciute, e non si contiene, e secerne sostanze nuove, e la rende vulnerabile e fortissima al tempo stesso. 

Può sorprendere, che Titane abbia vinto un premio così profumato, poi lo si guarda e non poteva che andare così. Lunga vita alle donne dell'orrore.


Altered - Paura dallo spazio profondo


Questo è interessante. Un piccolo film di alieni che non conoscevo e ho trovato su Prime per caso e che si è rivelato una visione particolarissima.

Un gruppo di amici è sopravvissuto ad un'esperienza traumatica che li porta, 15 anni dopo, a cercare ancora vendetta. Uno di loro è morto durante un rapimento alieno e ogni notte alcuni di loro continuano a cercare una traccia di quello che è accaduto.


Altered è davvero un piccolo film anomalo, che usa gli alieni per parlare di elaborazione del lutto e del trauma, di come ognuno cerchi di sopravvivere con il bagaglio che si porta sulle spalle e di come rivangare quello che è stato non sia mai davvero una buona idea. Lo fa parlando di 4 amici molto diversi tra loro, che ormai sembrano legati solo da quello che è capitato loro. Si vogliono bene, ma sono troppo diversi, e vogliono cose diverse dalla vendetta che cercano. Sono arrabbiati, tristi, compromessi. Si ritrovano in una casa isolata con un alieno che non ha alcuna intenzione di farsi ammazzare, e il loro non essere più in sintonia complica la situazione. Mi piace che non si perda in spiegoni o in dialoghi forzati, qua c'è un alieno da fare fuori e ci sono intestini da cavare, forza e coraggio.  

Bel finale.


Truth or dare


Questo proprio mi fa rabbia perché aveva tutte le caratteristiche per rientrare nei miei gusti e invece è scritto male e mi fa solo incazzare.

La storia è quella di un gruppo di amici che va in Messico per lo Spring Break, finisce a giocare a obbligo o verità con uno sconosciuto e finisce invischiata in una maledizione legata al gioco. Poteva essere o no divertentissimo? Poteva, cavolo. Tardo adolescenti ubriachi e morti malissimo? Ci sto, dove devo firmare?

Invece no, mi devono far restare male. Le regole del gioco (e della maledizione di conseguenza) vengono modificate un po' a sentimento e questo è il grosso del problema. Scrittura debole? Mi dispiace, ma volendo la accetto. Prendere proprio in giro lo spettatore con modifiche strutturali in corso d'opera però no, raga, dai. Me lo volete dare per favore un teen horror stupidone ma dignitoso? Posso avere adolescenti infilzati sulle stecche da biliardo senza restarci male poco dopo? Ma cosa deve fare una ragazza per essere contenta? Io vado a rivedere So cosa hai fatto, lui sì che si merita il nostro tempo.


VHS 94


L'ultimo capitolo della saga antologica di Bloody Disgusting è arrivato in questi giorni su Shudder e, nonostante io non sia una fan di prim'ordine degli antologici, questo mi è piaciuto. Belli i corti (Hail Raatma su tutti), bello l'episodio cornice. Non si toccano i picchi di paura atroce che per qualche motivo avevo toccato con l'episodio Safe Heaven del secondo capitolo della saga, però è di grandissimo intrattenimento. 


The Shallows


Su Netflix sta quello che riassumerei come "il film di squali con Blake Lively".

Io l'ho trovato bellone e non me lo aspettavo. Estetica da videoclip, con i suoi colori belli saturi e il look da hit estiva, storia ormai arcinota ma che evidentemente da un punto di vista narrativo continua a funzionare, The Shallows è un film onestissimo, breve, con un ritmo perfetto e sorretto completamente dalla sua protagonista. Certo, in un giorno complicato come il mio compleanno, in cui il mio rapporto malsano con il mio aspetto emerge ancora più prepotentemente forse scegliere un film in cui c'è Blake Lively in costume per un'ora e venticinque forse non è stata un'idea brillante, ecco. Però il film è bello.


Ieri però, per consolarmi dall'angoscia del compleanno, mi è arrivato un Funkino del Fauno di del Toro, e adesso sta lì sulla mia libreria a dirmi che sono la principessa di un regno perduto, non posso essere più triste.



martedì 10 agosto 2021

Notte Horror 2021: Re-Animator

23:00

 Passano gli anni nella blogosfera, qualcuno smette, qualcuno si prende una pausa, qualcuno passa ad altre piattaforme, qualcuno rimane. Una cosa, però, è incrollabile, una certezza granitica che ci ricorda che una sola cosa unisce e unirà per sempre gli animi dei cavalieri jedi che popolano l'internet: la Notte Horror. 

È arrivato il mio turno anche quest'anno, e come al solito in fondo al post troverete il bannerone con le altre partecipazioni. Io quest'anno mi sono buttata su Stuart Gordon, personaggio che su questo blog abbiamo sempre trattato troppo poco, ma che mi sembrava giusto omaggiare dato che lo scorso anno ci ha salutati.




Quest'anno più Lovecraftiana del solito, pare, perché la storia del film è tratta dal racconto del Nostro. Herbert West è un talentuoso studente di medicina che sta lavorando su modi per riportare in vita i defunti. Quando arriva alla Miskatonic University prende una stanza nella casa di un collega del college, Dan. Quando Dan e Megan, la sua fidanzata, scoprono di cosa si occupa Herbert, le cose non si mettono bene.


Quest'anno mi sono sottoposta a visioni (non fraintendetemi, amatissime) seriose, impegnative, piene di messaggi sociali, lente. Ormai è chiaro che quello è il cinema che preferisco. Però uno Stuart Gordon me lo meritavo. Re-Animator è un film che rientra con tutte le scarpe nel luogo comune (felicissimo) sul cinema degli anni '80. Sporco, pieno di frattaglie, scene ripugnanti, occhi spappolati, viscere mangiucchiate, morti viventi, donne nude. 


Il film si apre con un primo tentativo di Herbert di far fruttare le sue ricerche: il suo primo professore è mancato e lui può riportarlo in vita. Non funziona benissimo, per usare un eufemismo, e il nostro viene spedito nella mitologica università creata da HP. Ci mettiamo molto poco ad inquadrare che tipo sia West, splendidamente interpretato da Jeffrey Combs: una persona sicuramente brillante, ma altrettanto arrogante, così sicuro di sé da rendersi insostenibile. Ignora qualsiasi norma base di comportamento civile, si pone così al di sopra di chiunque altro da essere persino poco furbo e finisce per inimicarsi quello che sarà il suo professore. Si prende spazi nel mondo che non sono ancora suoi, impone la sua presenza anche laddove non è desiderata, si arroga il diritto di comprare le persone con il denaro per avere quello che gli serve. Di lui non sappiamo altro: non ha una vita al di fuori di quella da ricercatore, non ha amici, non ha relazioni: la sua vita è completamente spesa per il suo obiettivo. 

Tale e tanta è la sua motivazione da riuscire a coinvolgere anche Dan, il suo nuovo coinquilino. Dan, al contrario, è una persona molto equilibrata: studente brillante, con relazioni sane, una vita che vada oltre la scuola ma che ha comunque chiari i suoi obiettivi. Ed è proprio sul suo essere, in effetti, un ottimo studente che fa leva Herbert per attirare il suo interesse. Dan non è uno scienziato pazzo, ma l'enormità delle scoperte del suo nuovo collega non può che intrigarlo. E così la scienza finisce per divorare anche lui e la sua lucidità. Per tutto il film Barbara Crampton (la regina delle scream queens? la regina.), che interpreta Megan, sta col ditino alzato cercando di mettere in evidenza giusto quelle due problematicità che si sollevano quando le persone non hanno guardato né letto Pet Sematary, ma loro niente, inesorabili. Il film almeno la Crampton l'ha lanciata nell'unico olimpo che conta, quello dell'orrore, però in questo film la sua Megan è sottoposta ad ogni genere di cattiveria: non viene presa sul serio, viene sottovalutata, è oggetto di attenzioni indesiderate, viene violentata, muore piuttosto male. Niente di nuovo all'orizzonte, insomma. Ma se non altro lei è l'unica che ha sentito la puzza di qualcosa di marcio provenire da Herbert immediatamente.


Poi, insomma, accade l'inevitabile: la situazione sfugge di mano. Se già con la rianimazione del gatto un po' di sangue lo avevamo visto, il film scivola verso l'atteso finale: il mare di sangue. Ci si arriva con un ritmo perfetto, in un film rapido ed entusiasmante, che sa non scivolare nell'eccesso e che sapeva esattamente che cosa il suo pubblico voleva. E che è stato così gentile da servirglielo su un piatto d'argento. 


Più di 35 anni dopo, Re-Animator si fa ancora volere così bene. Gordon ha preso del materiale di partenza che sta nella storia, per poi farci tutto quello che gli pareva. Siamo lontani dal modo in cui Carpenter ha omaggiato il Maestro una decina di anni dopo, per intenti e modalità, e va bene così. La serie B ce la meritiamo. 




venerdì 23 luglio 2021

La trilogia di Fear Street

11:57

 Con il neonato progetto Twitch faccio un pochino di fatica a vedere quanti film vorrei, perché sono solo all'inizio, devo organizzarmi e imparare a gestire le cose nuove. Quindi quando è uscito il primo capitolo di Fear Street, su Netflix, me lo stavo per far scappare. Sia sempre lodato Erre, che invece ha voluto vederlo, perché, e lo dico subito così non siete costretti a leggere tutta la pappardella che temo finirà per essere questo post, quella di Fear Street è la saga migliore degli ultimi anni.


Adesso elaboro con calma.



La saga è composta di tre film, ambientati in tre anni differenti: 1994, 1978, 1666. Ripercorre, partendo dal più recente e andando indietro nel tempo, la storia di Sarah Fier, una donna accusata di stregoneria che dopo la sua morte è entrata nella leggenda, diventando parte del folklore della cittadina di Shadyside. A Shadyside le cose da allora non vanno molto bene: i cittadini hanno vite complesse e piene di problemi, e ogni tanto qualcuno impazzisce e commette delle stragi. Dare la colpa all'influenza di Sarah è fin troppo facile. Deena e i suoi amici sono solo gli ultimi ad essere toccati dalla maledizione della strega, e non hanno nessuna intenzione di lasciarla vincere.


Si parte in questo viaggio a Shadyside nel 1994. Laddove gli anni scorsi sono stati per il mondo dell'intrattenimento un viaggio nella malinconia degli anni '80, ultimamente abbiamo scelto di tornare al decennio successivo, e finalmente l'ondata nostalgica tocca anche me, che nel '90 ci sono nata. Il primo film non è solo una bella passeggiata nel viale dei ricordi, però. Il primo film prende Scream e fa, 30 anni dopo, la stessa cosa: riprende in mano le carte di un genere intero e le rimescola, dà loro nuova luce, partendo proprio dal film che queste stesse carte le aveva rivoluzionate nel '96. Non si tratta solo di un omaggio ad un film tanto amato, ma è anche questo. Di Scream c'è tutta la struttura - persino elementi come la telefonata all'attrice più famosa che muore subito dopo o il personaggio esperto che spiega agli altri come vanno le cose - ma soprattutto c'è la voglia di dare nuova sostanza, di rinvigorire qualcosa che nel mio cuore so non morirà mai, lo slasher. Il primo film attualizza, pur ambientando 30 anni fa, elementi che sono una costante e li approfondisce, li arricchisce di nuovi spunti e li rende fruibilissimi anche a chi di slasher non ne abbia mai visto uno prima. 

C'è sì l'assassino mascherato che uccide i giovani, ma viene arricchito dall'elemento della maledizione, la sua responsabilità viene "sollevata". Chi sta sotto la maschera perde completamente di importanza, il killer non è più al centro dell'attenzione. Allo stesso modo, la final girl è rivoluzionata: non c'è la candida ragazzina virginale che sopravvive tirando fuori doti che non sapeva di avere, ma c'è una giovane donna fortissima e determinata, che la vita ha preparato da sempre a questo momento. Ha genitori assenti e la responsabilità di un fratello minore, vive in grandi ristrettezze e ha il cuore spezzato. Soffre ma non si piange mai addosso, anzi: è incazzata nera. E il suo essere così indomabile la rende la sola persona in grado di esplorare per davvero la storia di Sarah Fier. L'ho già detto nella IgTv dedicata ai film ma lo ripeto qui: che gran nome questa strega.


Esplorare la storia significa dover andare indietro nel tempo, e infatti il secondo film ci accompagna nel '78, anno in cui si è tenuta un'altra delle tristemente note stragi di Shadyside. Questa volta siamo in Venerdì 13. Siamo nel campo estivo, con animatori adolescenti irresponsabili e un killer che li spaventa. Di nuovo, ci sono tutti gli elementi che conosciamo e amiamo, ma con un twist in più. Questa volta abbiamo un approfondimento dei personaggi notevole, che potevamo scordarci quando il centro della storia erano Jason e il suo fascino. Qui abbiamo relazioni che vengono raccontate, abbiamo personaggi che si prendono il tempo di parlare e confrontarsi, abbiamo il loro passato che incombe su di loro e li rende quello che sono, abbiamo la maledizione della cittadina che ha su ognuno di loro un'influenza diversa. Anche qui il killer è irrilevante, se non nella persona della strega. Chi compia effettivamente i delitti conta poco, se non nell'aspetto della relazione con gli altri personaggi. (Difficile dire qualcosa senza fare spoiler!) 

Anche questa volta vengono scardinati i pilastri della terra scrivendo una final girl tostissima, irrispettosa, dispettosa, vivace, ribelle. Vittima di bullismo furioso ma che non vi soccombe mai, realista, ben piazzata con i piedi al suolo e sempre attenta a quello che la circonda, la meravigliosa Ziggy è un personaggio indimenticabile. La vita l'ha messa alla prova continuamente, ma lei è sempre stata attenta al prossimo (Nurse Lane su tutti, per chi ha visto i film), di cuore genuino ma non ingenuo. Un personaggio che spezza i cuori. 

Ziggy sarà quella che aiuterà Deena a fare un passo in più verso Sarah, in questo percorso tutto al femminile in cui ognuna delle protagoniste è di grande potenza.


Sarah la conosciamo effettivamente solo nel terzo capitolo. Prima è una leggenda, l'uomo nero delle storie dei bambini di Shadyside. Il terzo film fa l'inevitabile: le rende giustizia. Ci allontaniamo dallo slasher per diventare un film storico, in cui i volti delle nostre protagoniste diventano quelli dei personaggi delle leggende che stanno ricostruendo (gran scelta). 

Non farò in alcun modo spoiler sul terzo film perché sarebbero spoiler sulla saga intera, ma la riabilitazione del personaggio di Sarah è non solo perfettamente coerente con tutto quello che è successo prima, ma in modo autonomo anche una grande storia, dolorosa, reale e molto forte.


La degna conclusione di una saga splendida, che chiude tutto quello che era stato aperto in modo esemplare. L'ultimo film è un tassello fondamentale, che mette tutto in una luce nuova. Le storie delle tre donne protagoniste sono forti e di grande impatto, ma non dimenticano mai di essere inserite in teen horror, che le rende quindi anche di grande intrattenimento. L'elemento gore c'è e fa sempre piacere, ci sono gli omicidi creativi, c'è la (presa in giro della) demonizzazione del sesso, c'è l'amicizia, l'amore, l'assenza degli adulti e ovviamente una fortissima componente queer, che non è un elemento narrativo (non ci sono coming out, non se ne dibatte mai se non con un personaggio marginale) se non nell'ultima parte della saga, che diventa un horror ma anche un dramma lesbico in costume. 


Non è facile salutare i personaggi di Fear Street, a cui si vuole così bene. Il teen horror, da qui, ha una faccia nuova e non vedo l'ora di vedere tutti i modi in cui la saga di Leigh Janiak influenzerà quello che deve ancora venire. Sarà un viaggio divertentissimo e sanguinolento.


domenica 13 giugno 2021

Hell House LLC, la trilogia

13:32

 Un tempo su questo blog si pubblicavano tre post a settimana. A SETTIMANA. Ora se faccio la brava riesco a pubblicarne più di uno al mese. Finalmente, però, il processo di acquisto casa e trasloco più lungo del mondo sta giungendo al termine, Internet ha fatto la sua comparsa nella nuova casa Redrumia ed è ora che io ricominci a prendere in mano i miei progetti.

Il blog lo riprendiamo parlando di una trilogia che si è presa il mio cuore diventando immediatamente una delle mie preferite, quella di Hell House. Era completamente scappata ai miei (seppure miopi) radar, e Shudder invece continuava a propormela, con questo titolo così banalotto e una locandina così dimenticabile. Che cosa mi sarei persa se non lo avessi ascoltato...


L'Abaddon Hotel, che non brilla per lusso e che sarebbe stroncato da rece con una stellina su Tripadvisor


Una cosa non me la dimenticherò mai nonostante le lunghe pause tra un post e l'altro: come si fanno le premesse con i fatti miei. In questo caso, userò la premessa per ricordare ai lettori quanto io ami il found footage e il mockumentary. È proprio una passione adolescenziale la mia, che mi fa giudicare tutti i film della categoria in un modo assolutamente irrazionale. Laddove ovviamente riconosca che alcuni film abbiano meriti oggettivi ben più spiccati rispetto ad altri, io voglio bene a tutti. Riconosco persino la faciloneria dei meccanismi che mi portano ad amarli così tanto. Mi bastano due scrittine su sfondo nero, finte foto tratte dai social e finti servizi del tg e io volo nello spazio. Hell House è una trilogia di mockumentary, come potevo arrivarci oggettiva? E infatti. La a do ro.


POSSIBILI UN POCHINO DI SPOILER, NIENTE DI ECCESSIVO.



Halloween 2009. Un gruppo di amici che gestisce delle haunted houses sceglie di organizzarne una all'interno di un hotel abbandonato, l'Abaddon. La scelta ricade proprio su quell'hotel, lontano dalla vita cittadina nella quale sono soliti lavorare, perché l'Abaddon ha nel proprio passato una storia tragica che ha contribuito a dargli la fama di hotel infestato. Quale luogo migliore per la loro attività?

La notte dell'inaugurazione, però, avviene qualcosa e quindici persone perdono la vita in circostanze misteriose. Una crew di giornalisti decide, qualche anno più tardi, di ripercorrere le tappe che hanno portato a quella tragica notte con un documentario. 


Il primo film della saga è semplicemente brillante. Un mockumentary come non ne vedevo da un po', divertente, intelligente e sinceramente spaventoso. Si basa su un concetto che col senno di poi è incredibile nessuno abbia mai sfruttato prima: un horror ambientato in una haunted house (quelle attrazioni da fiera con i percorsi spaventosi, per intenderci) ambientata all'interno di un hotel infestato? Ma sarà geniale. Vorrei averci pensato io. Seguiamo la crew degli organizzatori fin dal loro primo giorno all'interno dell'hotel, vediamo l'attrazione prendere forma, ci ambientiamo nell'Abaddon. Iniziamo a conoscere spazi che nei successivi film ci saranno familiari e che sono così efficaci in questo primo episodio che quasi non ci si crede. L'hotel è claustrofobico, gli spazi scuri e angusti già in partenza. In più, lo scopo principale dei ragazzi che lo affittano è proprio di mettere in evidenza questo aspetto così losco e ovviamente di arricchirlo con "oggetti di scena", luci e rumori. Fare paura è proprio il suo scopo e so solo io quanto con me abbia funzionato. Ha personaggi così veri, umani, teneri, che vederli soccombere sotto l'enormità di quello che sta succedendo loro è un vero dispiacere.

Certo, il punto del film è proprio questo: non si ha davvero idea di cosa sia successo loro. Al film non interessa darci descrizioni dettagliate di quello che è accaduto nello scantinato dell'hotel in cui le persone sono morte, non è importante. Anzi, indubbiamente una rappresentazione più chiara degli eventi li avrebbe resi meno spaventosi. Questo è un film che ci mostra in prima persona cosa succede quando hai il sospetto che le cose stiano sfuggendo al tuo controllo, quanto la paura e la suggestione siano deleterie per la mente delle persone e cosa succede ad un gruppo molto unito quando le cose si mettono male. Gli equilibri si sfaldano, le relazioni si logorano, la fiducia salta completamente. 

E nel mentre, noi spettatori, che siamo ormai così coinvolti dalla situazione, ce la facciamo sotto tanto quanto loro. L'Abaddon funziona divinamente. Apparizioni, movimenti inaspettati di cose che non sono pensate per muoversi, rumori, luci che saltano. Si usano elementi, movimenti, effetti, ben noti all'interno del genere, ma sono sempre posizionati nel momento e nel modo migliore per far sì che, pur essendo ormai conosciuti, funzionino sempre. Esempio? In scena ci sono tre personaggi e la luce è accesa. La luce si spegne, si riaccende e i personaggi sono diventati quattro. Lo sappiamo, lo vediamo arrivare, pensiamo di essere sempre pronti. E invece saltiamo comunque dal divano. Ed è sempre, sempre, divertentissimo. 





Hell House si conclude con un finale tipico da creepypasta dei forum dell'internet, eppure a me ha convinto anche quello, ero tanto investita nelle sorti dei poveri ragazzi che me la sono fatta sotto pure con quella conclusione lì. 

La trilogia, poi, ha la sfacciataggine (soprattutto nel suo secondo episodio) di ripetere all'infinito gli stessi schemi, spesso proprio le stesse scene. Ce ne importa? Personalmente nemmeno un po'. Questo hotel esercita su di me un tale fascino che persino il suo secondo episodio, che oggi credo sia il più debole, mi è piaciuto tanto. L'Abaddon è il Micheal Myers degli ambienti: è cattivo punto e basta, e se ci entri puoi pure stare tranquillo che non ne esci. Qualunque cosa si muova lì dentro è crudele e orrenda e si prende con particolare gusto il personaggio di turno (ce n'è uno in ogni episodio, chiaramente) che la prende meno sul serio. 

Ha il grande merito, questa saga, di non aver voluto sfruttare l'immensa magione vittoriana, il lusso decadente di un grande albergo cittadino. L'Abaddon è un piccolo e malconcio motel di paese, che nessuno considera particolarmente rilevante, che ha chiuso per colpa di un precedente proprietario discutibile. Io vivo in un piccolo paese della campagna cremonese e mi vengono in mente nel giro di 15 km almeno due strutture così. Non ha fascino di per sé, non è architettonicamente interessante, non è manco di classe. Eppure, ha tutto il male del mondo dentro e vederlo scatenarsi così è ancora più eccitante, anche in un film di minor interesse come il secondo. 


Hell House II, però, fa l'inevitabile per condurre ad un terzo episodio: apre la strada alle spiegazioni. Si parla di porte dell'inferno, chiaramente. Che stanno dove? Sotto l'Abaddon, dove altro? Insomma, succede che sono state aperte e qualcuno deve pur chiuderle. Arriva il terzo episodio, per questo.


Il pregio di Hell House III: Lake of fire è quello di cercare di dare almeno un piccolo twist nuovo alla storia del nostro hotel del cuore. L'Abaddon è pronto per essere abbattuto quando un ricco e stravagante imprenditore decide di comprarlo e usarlo come sede per un suo spettacolo teatrale, Insomnia, basato sul Faust. 

Siamo pur sempre nel territorio del mockumentary, quindi anche questa volta una crew televisiva segue la fase di preparazione dello spettacolo. Gli eventi non sono più quindi strettamente legati a quanto successo nei primi due episodi, eppure si sceglie di usare scene dai film precedenti per fare una cosa ben migliore: ricordarci che l'Abaddon non è un luogo sicuro, neppure per chi lo sottovaluta. E questo fa sì che noi partiamo con la visione del terzo film già allarmati: lo sappiamo per certo che le cose non si metteranno bene per i nostri protagonisti, eppure il regista ha scelto comunque di mostrarcelo, ricordandoci brevi episodi della storia di Hell House e di tutte le persone che hanno girato intorno alla tragedia della sua inaugurazione e a tutto quello che è successo dopo. Il clima di ennesimo disastro imminente è costante, e il film ci tiene che noi non ci distraiamo mai. A volte persino in modo eccessivo? Ve lo concedo. Però per quanto mi riguarda funziona, perché il clima è opprimente per tutto il film. 

Non so se è la conclusione che avrei voluto, ma forse parlo così solo perché io, di giovani sconsiderati che entrano nell'hotel infestato, ne avrei voluti ancora. E vedere l'Abaddon bruciare così è proprio un peccato. 


Parliamo di grande cinema autoriale? Ma chiaro che no. Parliamo però di film molto genuini, che riflettono in un modo fresco e leggero sui media e la loro etica (senza ammazzare tartarughe nel mentre, scusate), sull'ambizione accecante - ridimensionata al fatto che non stiamo parlando di squali di Wall Street chiaramente, sulle relazioni messe in difficoltà e soprattutto sui fantasmi.

Tanti, tantissimi fantasmi. Ovunque.

Mi sono divertita un mondo.

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