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giovedì 13 gennaio 2022

I film dell'isolamento - parte 1

11:40

 Alla fine è successo, e data la situazione è un miracolo sia successo solo ora: mi sono presa il Covid.


Sto abbastanza bene, ho i sintomi di un'influenza un po' più rognosa della norma, ma sono ovviamente confinata in casa. Sì, nella settimana di uscita di Scream. La sto comunque prendendo bene.

(Lo so che le cose vanno messe in prospettiva e tutto quanto, e infatti se mi posso permettere di rosicare perché stasera non posso essere al cinema è perché sto bene e ho preso questa cosa in una forma leggera, ma per favore vi vaccinate? Grazie.)


Presente quindi tutti i buoni propositi da anno nuovo? Mi ero detta che avrei fatto il veganuary, che avrei ripreso ad allenarmi, che avrei studiato un po' e guardato tutti i noir possibili. Rimandato tutto. Così imparo a continuare questa follia collettiva dei buoni propositi per l'anno nuovo.


selfie


Ora, la situazione è questa: quando sono a casa di riposo dal lavoro e non ho impegni riesco a vedere anche 3/4 film al giorno. Il mal di testa che mi si mangia mi ha forzato finora a fermarmi a due, a volte manco quelli. In più, niente Kindle, ho avuto gli occhi un po' stanchi che ho sottoposto a più schermi di quanti fossero pronti a fare. Quindi, qualche visione l'ho fatta, ma meno di quante avrei voluto.
Parliamone insieme.


Kandisha

Ho cominciato con l'ultimo film che mi mancava della coppia Baustillo - Maury, perché era bello comodo su Shudder. 
Aisha Kandisha è una creatura del folklore marocchino, dalle sembianze femminili ma con piedi caprini, che se evocata aiuta le donne a liberarsi di uomini indesiderati. Lo so che così sembra una favola, invece è davvero un film dell'orrore. Viene evocata da Amélie, una giovane che ha a che fare con un ex violento, ma purtroppo evocare un jinn ha spesso conseguenze indesiderate.
Sono ormai catturatissima dal fascino del folklore del mondo arabo, troppo spesso ignorato dal cinema occidentale. Kandisha ha un'aspetto magnifico se amate l'estetica arabeggiante, con occhi truccatissimi e vestiti gloriosi, e noi stessi, insieme ad Amélie, ne sentiamo il bisogno. L'ex fidanzato era un violento, incapace di tollerare la rottura, stupratore. Ed era giovanissimo. Un ritratto spaventoso di come la cultura dello stupro parta presto, di come sia parte del modo in cui le ragazze sono viste già così presto. 
In più, i due registi scelgono di ritrarre non i borghesi di Parigi, come abbiamo visto spesso fare a loro e ai loro colleghi della New French Extremity, ma ragazze di periferia, che si fanno le cannette insieme e si nascondono a fare i graffiti, con i tratti mediterranei e le famiglie straniere. Sono la classica famiglia di amici che si crea nei quartieri periferici, quando la famiglia ufficiale manca o è piena di caos. In più, sono sinceramente tra i più teneri e simpatici adolescenti che ho visto sullo schermo ultimamente. Si prendono in giro, si prendono le patatine al bar, si vogliono bene. 
Ovviamente non mi ha sorpreso nemmeno un po', ma Kandisha è un bellissimo film, con la messa in scena di classe che ormai contraddistingue i suoi due registi e un focus sulle leggende marocchine che spero di avere modo e tempo di approfondire. E se, a questo proposito, aveste film o documentari a riguardo da consigliarmi, ho qualche giorno ancora da sfruttare.


Lake Mungo

Ho notato che è arrivato su Shudder pure lui, che ricordavo come uno dei miei found footage preferiti ma che non rivedevo da qualche anno, e ne ho approfittato. Non è stata una buona idea, perché Lake Mungo fa paura, e io per qualche giorno l'isolamento me lo sono fatta da sola, in una camera da letto in cui ancora non abbiamo installato un'illuminazione degna di questo nome.
Parla di Alice, una sedicenne che muore annegata in un lago durante una vacanza di famiglia, e di tutte le cose anomale che accadono alla sua famiglia dopo la sua scomparsa.
La storia è molto dolorosa, e lo è in un modo intimo e delicato, perché racconta di lutto senza mai utilizzare i consueti modi della disperazione. La famiglia di Alice viene intervistata e conserva un'ammirabile compostezza, che non è certo l'unico o il migliore modo di gestire un lutto, ma che permette che il film non cada mai in facilonerie drammatiche. Fa molta paura perché parla di fantasmi, reali o creati da menti bisognose che siano, e lo fa con grande efficacia e ottime scene di paura classica.
È anche una storia di segreti, di lati di noi che non siamo pronti a mostrare agli altri, di cosa rende una persona quello che è, se conti di più il ricordo che si ha di qualcuno o la ricostruzione di una realtà passata.
E poi va beh, c'è quella scena del cellulare. E io solo con la luce della abat jour. 


Kill List

Mi dispiace se sarò Shudder-maniaca, in questo post, ma per una volta che potevo guardare solo horror mi sono incollata alla piattaforma per giorni di fila. Insomma, con l'inizio dell'anno nuovo Shudder ha aggiunto la categoria folk-horror e ovviamente Kill List era lì che mi aspettava.
Parla di due ex soldato riconvertiti a sicari che accettanno un nuovo incarico, che si rivela essere molto più complicato dei precedenti. Jay e Gal sono due persone molto diverse, e soprattutto che si sono costruiti vite molto diverse. Jay è vincolato in un matrimonio complesso, che risente della complessità della vita "comune", in cui i soldi, quando mancano, diventano motore di frustrazioni, dolore, urla. Gal è più leggero, ha la sua nuova fidanzata sex bomb fiammante da esibire come trofeo nelle cene con gli amici e pochi pensieri per la testa. 
La prima metà del film è soffocante. Jay e Shel, la moglie, si vogliono evidentemente ancora bene ma l'affetto ha ben poco a che vedere con il pane che devi portare sulla tavola per dare da mangiare a tuo figlio. Laddove Jay si lascia trascinare da traumi passati, Shel è più concreta, e infatti è lei a spingere il marito (anche con una giusta dose di botte), a riprendere l'attività. Qua c'è da pagare le bollette, avanti, su il culo dal divano.
Posto che di folk horror si tratta, si andrà a parare in una certa direzione, che pur essendo sempre divertente e interessante da vedere, secondo me è leggermente meno interessante della prima parte, molto appassionata. Però va beh, mica vengo davvero qua a criticare Ben Wheatley, dai.


32 Malasana Street

Sono un po' combattuta su questo.
Parla di una famiglia che a metà degli anni 70 si trasferisce da una fattoria in un villaggio in un appartamento nel cuore di Madrid, perché a tutti i suoi membri vengano date nuove opportunità. Ci sono mamma Candela, papà Manolo, e i tre figli: Amparo, Pepe e Rafael. Il nuovo appartamento, però, riserverà loro una triste accoglienza, a partire dalla misteriosa sparizione del piccolo Rafael.
Dunque, questo è un film strepitosamente bello, se l'estetica della periferia spagnola degli anni 70 vi piace. A me piace tanto, e quindi gli abiti, l'arredo, le acconciature, l'architettura, la luce, li ho trovati magnifici.
Di fatto è un racconto molto canonico di case infestate, piuttosto senza infamia e senza lode. Quello che io vorrei su questo film è uno scambio di opinioni con le persone che appartengono alla comunità trans. Non entrerò nei dettagli oltre per evitare spoiler su un film che è piuttosto recente, però penso che il suo finale si presti ad una chiacchierata che sono sicura di non avere le competenze corrette per fare.


Silent Night Deadly Night

Trovato questo classicone su Tubi quasi per caso, rivederlo oggi mi ha aperto diverse riflessioni che anni fa avevo ignorato.

Il piccolo Billy assiste al brutale omicidio dei suoi genitori da parte di un uomo vestito da Babbo Natale e la cosa gli causerà una naturale fobia verso tutto ciò che è natalizio. Fobia che verrà naturalmente curata a suon di sculacciate dalla madre superiora dell'orfanotrofio in cui è finito, e che lo farà esplodere in una follia omicida una volta assunto in un negozio di giocattoli.
In Silent Night Deadly Night abbiamo: malattie mentali non curate ma anzi peggiorate, il problema dei bambini abbandonati a se stessi in istituti religiosi vecchi e bigotti, la frustrazione sessuale, l'omicidio canonico dello slasher che stavolta diventa ancora più esplicitamente punitivo. 
Billy è, e resta per sempre, prima di tutto vittima: di quello che gli è successo, del suo trauma, delle suore che lo hanno sottomesso, dell'ignoranza che gli è stata imposta, soprattutto riguardo alla naturalezza della sessualità, delle persone che per tutto il film non hanno cercato di fare altro che sopraffarlo, fermarlo, inchiodarlo, dell'incapacità di chi lo circondava di occuparsi dell'enormità di quello che gli era successo.
È un film cattivo, in cui nessuno ne esce vincitore, in cui il "problema Billy" non solo non viene risolto ma trascina altri problemi a valanga, in un ritratto tristemente molto fedele, per quanto pur sempre inserito in un film dell'orrore, di quello che accade quando non ci si prende cura degli ultimi. Non è mai, mai, mai, il problema di un singolo, ma di una società intera, e quando impareremo a muoverci di conseguenza sarà sempre troppo tardi.


Heathers

Problemi della società, dicevamo?
Heathers è una spietata horror comedy, in cui Veronica, la protagonista, si ritrova per la prima volta, attraverso la sua nuova relazione con JD, a guardare dall'esterno l'orrore che sono le sue amiche, le Heathers, le ragazze più popolari della scuola. 
È complesso, oggi, parlare di questo film, che è profondamente radicato nel suo tempo e che si porta appresso inevitabilmente cose che oggi faremmo diverse. Eppure, scavalcate le battute grassofobiche e l'omofobia imbarazzante, una volta arrivati al finale del film la sostanza non lo allontana troppo da noi. 
E ci arriva nell'89, 10 anni prima di Columbine. JD è un personaggio tragico, Veronica il filo conduttore che non potrebbe ricucire mondi lontani neppure con tutto l'impegno del mondo, gli adulti i consueti inconsistenti che hanno perso il contatto con la complessità di essere giovani. 
Un film iconico, divertente, che trova l'equilibrio giusto per essere sia leggero e scanzonato che serio e potente quando serve.
E Winona Ryder non si è mai più vestita bene così.


Poi è successo l'inevitabile: si è preso il Covid pure il mio compagno. Ho dovuto quindi mollare i miei giorni di solo orrore per riaprirmi al vero segreto di una relazione lunga come la nostra: il CoMpRoMeSsO. E quindi, le visioni di ieri.


Eternals

È arrivato su Disney+ ieri, e lo abbiamo recuperato subito visto che ce lo eravamo persi al cinema. 
Ora, io non l'ho trovato brutto. So che è stato piuttosto detestato dalla comunità degli appassionati, io mi discosto dall'odio. Però ecco, è noiosello. Dura come ormai ogni roba della Marvel più di due ore, ha un milione di personaggi che per forza di cose non riesce ad approfondire in alcun modo (sì, nonostante la durata), ed è un peccato perché di qualcuno di loro avrei voluto vedere molto di più, e ho trovato poco appassionante la vicenda, che chiunque abbia mai visto anche un solo paio di episodi di Doctor Who ha già incontrato. L'alieno che arriva sulla terra e se ne innamora perché in fondo gli umani fanno anche cose buone è un concetto che ormai conosciamo, e nonostante io non cerchi l'originalità ad ogni costo mi piace notare quando a narrazioni ormai conosciute si dia un twist nuovo. Qui non è così.
La sola cosa che ho detestato è stato il finale, una faciloneria romantichella che mi sarei volentieri risparmiata. Ma allora ridatemi le battaglie dei finali MCU, che durano come una pausa pranzo ma almeno sono più oneste.


Encanto

Io non amo l'animazione, ma da quando abbiamo Disney+ inevitabilmente ne guardo un pochino di più. Encanto parla di una famiglia che in seguito ad un tragico evento ha ricevuto un miracolo, e da allora ogni membro della famiglia ha un dono, una sorta di superpotere, grazie al quale la famiglia ha aiutato e supportato tutto il proprio villaggio. Solo la piccola Mirabel non ha ricevuto un dono, ma sarà proprio lei a dover aiutare la famiglia quando il miracolo si rivelerà in pericolo.

Ora, non fraintendetemi, è molto carino. Colori e disegni magnifici, le canzoni molto molto belline (ma sono di Lin Manuel Miranda, non mi aspettavo nulla di diverso), alcuni personaggi davvero divertenti e Mirabel, se lo guardate in lingua originale, è Stephanie Beatriz, che è Rosa di Brooklyn99, quindi fa molto ridere.

Però, tanto quanto non mi aveva emozionato Coco, temo che nemmeno questo, nella sua narrazione della famiglia felice e ricongiunta, tocchi la mia sensibilità. Sono sicura che sia splendido per i bambini, perché alcuni momenti sono davvero deliziosi, e che il rapporto nonna - nipotina sappia toccare in chi le ha corde molto dolci, però c'è qualcosa in questo ritratto familiare che non fa per me. 
Forse sono solo inacidita.



Infine, la sola serie tv che sono riuscita a vedere, la prima stagione della serie MTV di Scream.
Avrei tantissimo voluto vederla prima di So cosa hai fatto, però, e forse l'avrei apprezzata ancora di più.
In questo caso siamo in una piccola cittadina che vive nel ricordo di un vecchio evento traumatico: il serial killer Brandon James, ossessionato dal suo amore per la giovane Daisy, ha ucciso chiunque si fosse messo tra di loro, finendo ucciso dalla polizia. 
Anni dopo, la cittadina è di nuovo scossa da una serie di omicidi, e Emma e i suoi amici sono nel mirino del killer, e dovranno salvarsi da soli.

Lungi da me dire che non sia carina, anzi. Me la sono mangiata in due giorni proprio perché io ai giovani adolescenti cazzoni mi affeziono in un secondo. Questi, nello specifico, son proprio pagliaccissimi e pure tutti con una discreta lista di piccoli/medio crimini alle spalle per i quali non verrebbero mai puniti in ogni caso perché sono gli splendenti figli della società bene, ovviamente. Però sono davvero degli adorabili idioti (con l'eccezione di quelli che riprendono le proprie fidanzate inconsapevoli mentre fanno sesso, naturalmente), con dei trascorsi da rimettere in discussione, con le proprie vite da tenere in equilibrio, con se stessi ancora da scoprire.
Bisogna proteggere Bi-Curios&Virgin ad ogni costo, sono troppo preziosi per questo mondo.



Insomma, poteva andarmi meglio (potevo essere al cinema a vedere Scream, per esempio), ma poteva andarmi pure peggio.
E poi sto bene (quasi, non vi consiglio la combo covid+cervicale), e la cosa importante è quella.

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