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venerdì 4 marzo 2022

Il cinema muto: info veloci per fare bella figura con quell* tip* del Dams con cui ci vuoi provare parlando dell'Espressionismo Tedesco

11:59

 Lo sapevo che questo momento non poteva ritardare troppo. Ho cercato di procrastinare e rimandarlo il più possibile, ma non potevo iniziare il secondo mese dedicato al cinema muto con qualcosa che non fosse l'Espressionismo Tedesco, la prima e forse l'ultima volta fino ai tempi recenti in cui il cinema dell'orrore è stato considerato come una cosa seria da persone intellettuali. Lungo il post capirete perché ho aspettato proprio questa settimana.

Poiché questo è forse il movimento più chiacchierato e studiato di sempre, metto le fonti ad inizio post. Internet è ricolmo di informazioni sui tedeschi più famosi di sempre, io mi limito a farne un post giusto per dovere di completezza e che butto in caciara giusto per non soccombere all'ansia. Vi lascio però una serie di testi (seri, giuro) che possono interessarvi se volete approfondire quello che l'Espressionismo è stato per il cinema tutto.

Come sempre, i link con l'asterisco sono affiliati Amazon. Se acquistate da questo link io prendo una piccola percentuale che mi può aiutare a proseguire in questa missione nella storia. Grazie se lo farete!


Questo post di Film Inquiry

Rondolino G., Tomasi D., Manuale di storia del cinema, UTET Università, 2014

Tetro M., Azzara S., Chiavini R., Di Marino S., Guida al cinema horror. Dalle origini del genere agli anni Settanta, Odoya, 2021

Kracauer, Siegfried, Da Caligari a Hitler. Una storia psicologica del cinema tedesco, Lindau, 2007

Eisner, Lotte, The Haunted Screen. Expressionism in the German cinema and the influence of Max Reinhardt, Univ. of California Pr, 2008.

Questa intervista di Friedkin a Fritz Lang




Perché proprio in Germania?

Prima della Prima Guerra Mondiale non interessava troppo agli amici tedeschi il cinema. Erano un po' in ritardo rispetto al resto d'Europa, c'avevano le Cose Serie da fare. Tra le Cose Serie, una guerra da scatenare (scherzo, lo so che le cose sono più complesse di così, ma possiamo ammettere in tutta serenità che i tedeschi rompevano i coglioni a tutti), che poi hanno finito per perdere in maniera proprio bruttarella e lasciando la popolazione inguaiata e con anche una stima ai minimi storici per l'autorità. Ci stupisce? No, noi stiamo ancora a quel punto qua, figuriamoci. 

Come sopravvive il popolo a tanto dolore? Con gli strumenti che ha: magia, misticismo, credenze popolari, fantasia, irrazionalità. Sorprende quindi che sia proprio un movimento come l'Espressionismo a nascere in questa fase? 

I tedeschi non avevano più una lira, ma la cosa al cinema andava benissimo così, e il motivo è semplice: per prima cosa si esportavano i film a prezzi concorrenziali (e la storia ci insegna quanti film abbiamo salvato solo grazie all'esportazione), e soprattutto la gente aveva già capito che l'evasione a poco prezzo che il cinema poteva offrire è salvifica quando tutto il resto della vita è da prendere e buttare nell'umido. Del resto la storia delle storie è la più vecchia del mondo: ne abbiamo bisogno da sempre. 

In Germania quindi succedono due cose: il governo blocca l'importazione durante degli guerra (e quindi se vogliamo i film ci tocca farceli) e nasce una casa che ci regalerà la gran parte delle cose di cui parleremo in questo post, la UFA, il cui nome completo non scriverò perché il tedesco non è una lingua, è una condanna a morte. 

Insomma, se qualche silver lining in quella montagna di merda che è stata la prima guerra mondiale vogliamo trovarlo, questo è il cinema tedesco.


Sì ma l'Espressionismo cos'è?


Lo sapete cosa so io di storia dell'arte? 

Nulla, manco studiata al liceo perché io ho fatto un liceo della mutua. Quindi vi riporto una definizione bella a modino di Film Inquiry:

German expressionism was an art movement that began life around 1910 emerging in architecture, theatre and art. Expressionism art typically presented the world from a subjected view and thus attempted to show a distorted view of this world to evoke a mood or idea. The emotional meaning of the object is what mattered to the artist and not the physical reality. While already making waves in the art world, expressionism would really come into its own when expressed in cinema.


Per metterla giù un po' più concreta: si usano, nell'arte come nel cinema, segni distorti, che esasperano i sentimenti, ignorando in maniera spudorata il buonsenso e la logica. A noi quella roba non piace, lasciate il realismo ai noiosissimi italiani. Per fare degli esempi di cosa si intende quando si dice così, se li volete riportare alla vostra crush del Dams, la soluzione è guardare Caligari, che sarà pure scontato ma è quello che fa sempre fare bella figura. 

Il dr. Caligari e il suo gabinetto sono un'esperienza cinematografica unica nella sua specie, come La passione di Giovanna d'Arco era stata la scorsa settimana. Io ho avuto la fortuna sfacciata di poterlo vedere in un cinemino con gli studenti di Musicologia che suonavano dal vivo, e non assomiglia a nient'altro. Ne Il gabinetto del dottor Caligari il ritratto fedele del mondo viene volentieri sacrificato in favore di scenografie che contribuiscano a costruire anche in noi poveri spettatori ignari la totale alterazione della realtà. E del resto parla di ospedali psichiatrici e di persone instabili, non poteva che renderci il più possibile simili a loro. È tutto storto, allungato, dalle mie parti si dice che è tutto di bighega. Se avete poco tempo per prepararvi all'appuntamento, vedete lui e basta, che tanto è di quello che si finisce sempre a parlare. Poi dipende tutto dalla persona che avete davanti, ma se volete fare i goliardici e suscitare forti reazioni, buttate lì che solo Shutter Island ha reso giustizia al film di Wiene, e guardate la rivolta dell'intellettuale medio iniziare. 

Per Roger Ebert è lui, Caligari, il primo vero film dell'orrore. Ormai abbiamo visto che la storia è ben più complessa di così, ma è indiscutibile che abbia segnato un punto di svolta senza precedenti.


Certo è che Caligari è un film parecchio pessimista, cinico, infelice. E il fatto che sia anche questo lo rende un ottimo portavoce di tutto il movimento, che di sicuro non è caratterizzato dalla profonda fiducia in un futuro migliore. Lo sconforto regna sovrano. Prima della triste storia di Cesare e Franz, c'era stata quella di Balduin, e già se parlate di lui che è meno noto al grandissimo pubblico un paio di stelline con la crush me le guadagnate. Balduin è Lo studente di Praga, un infelice poveraccio che si innamora di una donna che non si può permettere di desiderare. Balduin e la sua storia ci permettono di aprire un milione di temi, ma ne vediamo solo due. Il primo è Paul Wegener, ma su di lui torniamo dopo. Il secondo è uno dei temi ricorrenti dell'Espressionismo: il doppio. Balduin per avere soldi facilmente cede ad un misterioso individuo il suo riflesso allo specchio, e non esiste al mondo un solo caso in cui la faccenda si possa risolvere felicemente. La storia di un amore triste, di un'ambizione punita, di un futuro bruciato, che Stellan Rye racconta è un esempio molto classico del movimento tedesco, perché pur non arrivando mai agli estremi estetici dei suoi film più celebri è un ottimo riassunto di tutti i suoi temi principali: il patto con il diavolo (o con chi per esso), la perdita dell'identità, l'ineluttabilità del proprio destino. Non ci sono quasi mai creature soprannaturali, in questo cinema, il terrore deriva dal perdersi, dal vendersi, dal non sapere più chi si è, e davvero non stupisce che sia così, in un momento di identità nazionale così compromessa come può esserlo solo dopo una guerra da cui si è usciti distrutti. 

Sono le persone smarrite ad essere le protagoniste, le persone che non riconoscono più se stesse, come il protagonista de Le mani dell'altro, un pianista che perdendo le proprie mani perde anche la propria identità. Gli vengono donate le mani di un assassino condannato a morte poco prima, e la faccenda giocherà brutti scherzi alla sua psiche compromessa. Ora, ci siamo detti che in questo periodo serviva evasione, serviva allontanarsi dal reale per respirare un po'. Questo è vero, ma solo per un po': non si poteva lasciare la sala credendo che avere delle nuove mani installate al posto delle proprie rendesse un mostro, così come non si poteva lasciar credere che esistessero medici pronti a far uccidere le persone ai loro pazienti sotto ipnosi. Nascono così alcuni dei finali più sconvolgenti e oggi noti del cinema, in cui con un twist si riporta tutto al piano della realtà: ti sei divertito con la storia di Cesare? Perfetto, però ricordati che è il frutto della mente di un folle. E le mani del povero Orlac? Solo un piano diabolico congegnato per estorcergli denaro. Perché va bene divertirsi ma sempre entro un certo limite.


I personaggi chiave, un mini elenco per distinguerli

che faccio in elenco puntato perché davvero, per parlare di tutti in modo approfondito avrei dovuto mettermi in malattia al lavoro


  • Robert Wiene. L'abbiamo già citato più volte e sarò breve: è il regista di Caligari e di quello sulle mani del pianista, Le mani dell'altro. In realtà ha una bella lista di produzioni, ma per far bella figura sono sufficienti il suo capolavoro e, se proprio volete esagerare e unirci il bonus letteratura russa, che fa subito anima impegnata, ha fatto un adattamento da Delitto e castigo nel '23, che si chiama Raskolnikow.
  • Fritz Lang. Nel post non abbiamo ancora citato lui e i suoi lavori, ma è bene che prima dell'appuntamento almeno vi leggiate la sua wiki perché lui funziona molto, fa subito presa. Lang lo distinguete dagli altri perché è quello della fantascienza, del thriller. Quando si dice che il noir deve molto all'espressionismo, è a Lang e al suo cinema che ci si riferisce, di solito. Anche perché è vissuto talmente tanto che è finito anche temporalmente a farli davvero, i noir, non solo a ispirarli. Di lui sicuramente parleremo più volte nel corso della rubrica, fatevi un post it che ci torniamo, cos' avete di che parlare anche al secondo appuntamento.
  • Conrad Veidt. Questa volta un attore e non un regista, Veidt è il volto di Cesare, quello della foto su in cui evidentemente sta un fiore, ma in realtà sta ovunque. È il pianista già più volte citato, è il Balduin innamorato nel primo remake dell'originale, ma sta anche in Il gabinetto delle figure di cera, La testa di Giano, nel Satana di Murnau, ne L'uomo che ride. Più di tutti, forse, rappresenta l'Espressionismo perché, semplicemente, gli ha dato un volto. Il Christopher Lee dell'Espressionismo Tedesco, che sta ovunque e sta sempre, sempre bene.
  • Paul Wegener. Con lui andate sul sicuro, non potete confonderlo: è quello ossessionato col Golem. Ma quanto gli piaceva, a Paul, il Golem, una roba proprio incredibile. Wegener era il Balduin originale, e dopo questo successo produce e interpreta (ma anche co-produce e co-dirige, perché era proprio la sua storia prefe) un primo film sul famigerato mostro d'argilla della tradizione ebraica. Si chiama Der Golem, e siamo nel '15. Lui fa proprio la creatura. Si diverte così tanto che tempo due anni ne fa una parodia, ma li abbiamo persi entrambi perché la vita fa schifo. Ritorna sul suo personaggio nel '20, con l'unico film della trilogia che è arrivato a noi, un prequel: Il Golem - Come è venuto al mondo, noto al pubblico italiano anche con il pregevolissimo titolo di Bug - L'uomo d'argilla. È un film magnifico che parla sì di leggende e folklore ma anche e soprattutto di soprusi, antisemitismo e segregazione. 



Il grande assente


È sotto gli occhi di tutti che in questo post manchi uno dei più grandi esponenti dell'Espressionismo, Murnau. Non è un caso, ovviamente. Oggi, però, il 4 marzo 2022, il suo film più famoso, Nosferatu, compie cento (CENTO) anni, e ieri sera per celebrare questa occasione che ci è parsa un pochino dimenticata, io e il mio amico Sauro, che potete leggere a questo link, abbiamo deciso di farci su una bella chiacchierata su Twitch, che se vi fa piacere vi lascio qui sotto. 





Io naturalmente in questo post sono stata sintetica e stupidella, perché l'Espressionismo è un fenomeno a cui la gente dedica anni interi di studio che in nessun modo potevano essere riassunti in un post solo. Però non mi sarei mai sentita a posto con la coscienza se non avessi almeno detto due parole in croce sul tema, e soprattutto se non avessi reso giustizia a Bug, l'uomo d'argilla. 


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