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giovedì 1 dicembre 2016

Non solo cinema: Chi è morto alzi la mano

13:04
Ai tempi delle scuole superiori avevo dei gusti squisitamente di merda. Vestiti, non parliamone. Ragazzi, stendiamo un velo pietoso. Libri: Coelho e tutta una sfilza di mediocri scrittrici di gialli, Patricia Cornwell e Mary Higgins Clark uber alles.
Ovvia conseguenza di questi traumi liceali è che oggi i gialli non li tollero. Un solo nome ha resistito al sopraggiungere del mio snobismo: Fred Vargas. 


Io spero, SPERO, che abbiate letto almeno un Vargas nella vostra vita, ma se sventuratamente non l'aveste fatto, Chi è morto alzi la mano è quello con cui vi prego di iniziare.
Il lavoro di Vargas conta due saghe principali: quella del commissario Adamsberg, popolarissima e amatissima principalmente per merito del commissario Adamsberg stesso (ma che non mi si tocchi Danglard perché scoppia la primavera araba) e la Trilogia degli Evangelisti, di cui Chi è morto alzi la mano è il primo volume.
Caratteristica comune di tutti i libri di Vargas è la bellezza dei titoli: Un po' più in là sulla destra, Parti in fretta e non tornare, Sotto i venti di Nettuno e Nei boschi eterni sono solo alcuni esempi.

Il libro si apre con quello che, ad oggi, è il miglior incipit che io abbia mai letto. Harry Potter fa eccezione per ovvi motivi (qui il post). Abbiamo una coppia che si sveglia la mattina, si alza per fare colazione e tutto sembra perfettamente normale, se non fosse per una bizzarra consapevolezza. Nel loro giardino qualcuno ha piantato un albero. Non semini che cresceranno rigogliosi, non un bonsai, non un mazzo di fiori. Un faggio. Esilarante.

Credete che io sia impazzita e mi sia messa a consigliarvi gialletti da spiaggia?
Non è così. Il mio snobismo è tranquillo al suo posto.
Vargas è BRAVISSIMA, usa le parole in modo semplice ma efficacissimo, ogni suo romanzo ha vicende inconsuete e vivaci. Il suo punto di forza, però, sono indiscutibilmente gli indimenticabili personaggi. Adamsberg da solo potrebbe reggere l'intera saga, ma è comunque circondato da un commissariato brillante e variegato. I miei veri eroi, tuttavia, sono gli Evangelisti. No, non sono adepti di una setta religiosa pronti a diffondere il verbo, sono tre storici. Vivono insieme ad uno zio, Vandoosler, e comunicano all'interno della loro gigantesca casa tramite colpi di scopa sul soffitto. Il loro essere chiamati gli Evangelisti deriva dal superbo perculo attuato dal vecchio Vandoosler, per cui Marc, Mathias e Lucien sono diventati san Marco, san Matteo e san Luca. Si conoscono quando sono tutti pieni di sfighe fino al collo, e si fanno amare da subito.
Chi è morto alzi la mano, in particolare, è ambientato nel mondo dell'opera, con soprani scomparsi e rivalità tra prime donne.

Dovete aspettarvi un nuovo Delitto e castigo?
No, dai.
Ma un giallo leggero e divertentissimo, con personaggi pazzeschi, tanta coerenza e idee bislacche sì, e se siete appena usciti da una lettura impegnativa (Infinite Jest, per fare un esempio) Vargas è la migliore a cui appoggiarsi, perché ok alleggerirsi l'animo e la mente, ma evitare Fabio Volo, per esempio, è auspicabile.
Con mia grande gioia i libri leggeri non sono tutti scritti da degli incapaci smaniosi di denaro, e se avete già finito tutti gli Hornby disponibili, gettatevi tra le accoglienti braccia di questa signora francese, perché poi uscirne vi sarà impossibile.
Buon divertimento.




Se vi ho intrigato ma non vi fidate abbastanza di me da acquistare tutta la trilogia, qua il link per il primo volume:
Chi è morto alzi la mano

Se invece per qualche bislacco motivo vi ho incuriositi abbastanza da farvi fare lo shopping intenso, qua i tre libri insieme:
Trilogia I tre Evangelisti

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