La trilogia di Cormoran Strike, Robert Galbraith
Mari.
16:52
Il 18 settembre è uscito Lethal White, il quarto volume della saga di Cormoran Strike, la rinascita di J. K. Rowling con lo pseudonimo di Robert Galbraith.
Pare sia giunta l'ora di parlare dei primi tre.
Alla fine del primo libro, Il richiamo del cuculo, ero certa avrei mollato. Non è che non mi fosse piaciuto in toto, ma nemmeno mi sentivo rapita come devo essere se voglio continuare una saga che nemmeno volevo iniziare.
Facciamo un passo indietro.
Nella Redrumia i gialli sono i libri che leggo quando sto in crisi del lettore, il che mi capita più spesso del previsto ultimamente. Trovo questi sul mio hard disk adorato, li carico e decido che temporeggio con loro.
Risultato: divorati in tre settimane nette.
Cormoran Strike, oltre ad essere il proprietario di un nome pregiatissimo, è un investigatore privato di Londra. Figlio a malapena riconosciuto di una rockstar e di una groupie, privo di una gamba e del suo amore folle che lo lascia proprio all'inizio del primo romanzo, veterano di guerra e con ben pochi legami.
Nella sua vita entra Robin, che lui assume come segretaria e che si rivelerà molto di più.
Niente 'will they, won't they?' non è il romanticismo che ci interessa, e Robin ha un vistoso anello di fidanzamento al dito.
Il legame professionale è più che sufficiente.
Dicevamo, Il richiamo del cuculo.
Per buona parte della lettura ho pensato di stare leggendo una sceneggiatura, il che non necessariamente è un male dato che è pure uscita la serie e avranno avuto buona parte del lavoro fatta. Però che palle. Dialoghi su dialoghi su dialoghi e interrogatori e consultazioni e incontri e chiacchierate e djesoo solo sa cos'altro avessero da dirsi sti stronzi che gli si saranno bruciate le dita a forza di fare le virgolette.
Il francese è la lingua nazionale in Redrumia, ormai lo saprete.
Però però però.
Alla fine mi ero detta che andava bene così, non avrei continuato la saga e buonanotte, era uscito il nuovo della Oates nel frattempo e potevo recuperare lui. Però a me il giorno dopo Cormoran mancava. E quindi via di nuovo, con il due e il tre.
Io alla fine li ho trovati sinceramente giallini mediocri. I personaggi non portano nulla di nuovo all'immaginario dell'investigatore privato in rovina e tormentato e nemmeno a quello della novella Veronica Mars inconsapevolmente bellissima ma anche brillante e tosta e senza paura.
Dei casi mi interessava francamente poco.
Quindi, vi chiederete, perché siamo ancora qua a parlarne?
Perché c'è una cosa che la Rowling sa fare ed è rendere umani i suoi personaggi in un modo che li fa entrare dentro al lettore e non li fa uscire più. Con una parola, una riga sola, li tira fuori dal cliché in cui rischiano sempre di finire e li rende credibilissimi, tridimensionali, e senza nemmeno accorgersene iniziano a stare a cuore. Con la sua scrittura semplicissima e senza fronzoli sa parlare delle persone in un modo onesto e profondo, e alla fine ci siamo dentro con tutte le scarpe, in questa improbabile coppia inglese bizzarramente assortita.
Il terzo romanzo, poi, parla di violenza sulle donne, tra le altre cose. E lo fa come solo una donna potrebbe fare: con dettagli crudeli, personaggi disgustosi e vittime che da sole devono rialzarsi. E quando si parla di argomenti così importanti in modo impeccabile (vedesi anche Broadchurch stagione 3, indimenticabile), non si può che cambiare idea su quanto detto prima.
Per la Rowling si passa sopra questo e altro.
Pare sia giunta l'ora di parlare dei primi tre.
Alla fine del primo libro, Il richiamo del cuculo, ero certa avrei mollato. Non è che non mi fosse piaciuto in toto, ma nemmeno mi sentivo rapita come devo essere se voglio continuare una saga che nemmeno volevo iniziare.
Facciamo un passo indietro.
Nella Redrumia i gialli sono i libri che leggo quando sto in crisi del lettore, il che mi capita più spesso del previsto ultimamente. Trovo questi sul mio hard disk adorato, li carico e decido che temporeggio con loro.
Risultato: divorati in tre settimane nette.
Cormoran Strike, oltre ad essere il proprietario di un nome pregiatissimo, è un investigatore privato di Londra. Figlio a malapena riconosciuto di una rockstar e di una groupie, privo di una gamba e del suo amore folle che lo lascia proprio all'inizio del primo romanzo, veterano di guerra e con ben pochi legami.
Nella sua vita entra Robin, che lui assume come segretaria e che si rivelerà molto di più.
Niente 'will they, won't they?' non è il romanticismo che ci interessa, e Robin ha un vistoso anello di fidanzamento al dito.
Il legame professionale è più che sufficiente.
Dicevamo, Il richiamo del cuculo.
Per buona parte della lettura ho pensato di stare leggendo una sceneggiatura, il che non necessariamente è un male dato che è pure uscita la serie e avranno avuto buona parte del lavoro fatta. Però che palle. Dialoghi su dialoghi su dialoghi e interrogatori e consultazioni e incontri e chiacchierate e djesoo solo sa cos'altro avessero da dirsi sti stronzi che gli si saranno bruciate le dita a forza di fare le virgolette.
Il francese è la lingua nazionale in Redrumia, ormai lo saprete.
Però però però.
Alla fine mi ero detta che andava bene così, non avrei continuato la saga e buonanotte, era uscito il nuovo della Oates nel frattempo e potevo recuperare lui. Però a me il giorno dopo Cormoran mancava. E quindi via di nuovo, con il due e il tre.
Io alla fine li ho trovati sinceramente giallini mediocri. I personaggi non portano nulla di nuovo all'immaginario dell'investigatore privato in rovina e tormentato e nemmeno a quello della novella Veronica Mars inconsapevolmente bellissima ma anche brillante e tosta e senza paura.
Dei casi mi interessava francamente poco.
Quindi, vi chiederete, perché siamo ancora qua a parlarne?
Perché c'è una cosa che la Rowling sa fare ed è rendere umani i suoi personaggi in un modo che li fa entrare dentro al lettore e non li fa uscire più. Con una parola, una riga sola, li tira fuori dal cliché in cui rischiano sempre di finire e li rende credibilissimi, tridimensionali, e senza nemmeno accorgersene iniziano a stare a cuore. Con la sua scrittura semplicissima e senza fronzoli sa parlare delle persone in un modo onesto e profondo, e alla fine ci siamo dentro con tutte le scarpe, in questa improbabile coppia inglese bizzarramente assortita.
Il terzo romanzo, poi, parla di violenza sulle donne, tra le altre cose. E lo fa come solo una donna potrebbe fare: con dettagli crudeli, personaggi disgustosi e vittime che da sole devono rialzarsi. E quando si parla di argomenti così importanti in modo impeccabile (vedesi anche Broadchurch stagione 3, indimenticabile), non si può che cambiare idea su quanto detto prima.
Per la Rowling si passa sopra questo e altro.