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mercoledì 19 gennaio 2022

GenNoir: È tardi per piangere

10:55

 Ormai siamo al terzo episodio, e le giornate stanno scorrendo più veloci di quanto avrei creduto. Per arrivare a fare tutto entro il 27 dovrò fare un post al giorno, mi scuso per l'overposting.

Però ormai sono intrigatissima, e forse il film di oggi è quello che più di tutti mi ha conquistata.

Parliamo di Too late for tears.




Il film


Noto anche come Killer Bait, uscito nel 1949 e diretto da Byron Haskin, è la storia di Jane e suo marito Alan, e di quella volta in cui sono venuti in possesso per puro caso di una borsa piena di soldi. Alan, uomo di grande integrità, li vorrebbe consegnare alle forze dell'ordine, Jane invece vede in quella borsa una possibilità per un futuro più felice e non ha alcuna intenzione di rinunciarci.


Oggi il film fa parte del pubblico dominio e quindi si trova gratuitamente su Youtube, a questo link.

Vedere i film sul tubo è un modo interessante perché si finisce per alterare l'algoritmo e nell'homepage adesso sono piena di altri film noir che presumibilmente non avrò mai il tempo di vedere. 


Cosa ne ha detto del Toro


"To me, it's the best movie of Lizabeth Scott, the best role she ever got. [She plays] a woman that is so tired of her role in society as the obedient wife and homemaker that when she's faced with an exit in the form of a bag full of money, she unleashes a tougher character than any other men in the picture. Any other men cannot stop her, cannot outwit her, cannot out game her. She's a fascinating character, incredibly powerful. This was directed by Byron Haskin, who sci-fi fans will remember for The War of the Worlds, but he is an incredibly efficient director."


Traduzione farlocca di medesima:


Per me è il miglior film di Lizabeth Scott (Jane, NdT), il miglior ruolo che abbia mai avuto. Interpreta una donna così stanca del proprio ruolo nella società di moglie obbediente e angelo del focolare che quando le viene offerta una scappatoia nella forma di una borsa piena di soldi, scatena un carattere ben più forte di ogni altro uomo in scena. Nessun uomo riesce a fermarla, può sconfiggerla. È un personaggio affascinante, molto potente. È diretto da Byron Haskin, che i fan della fantascienza ricorderanno per La guerra dei mondi, ma che è un regista incredibilmente capace.



I miei due spicci


Come al solito del Toro ha detto solo cose sante, ma a quello che dice lui su June ci arriviamo dopo.

Prima parliamo di soldi, vi va?

Finalmente incontro un film in cui si introduce il tema del potere derivato dalle possibilità economiche. Alan si ritrova una gigantesca quantità di denaro da un giorno con l'altro, lanciati in auto come una sorta di miracolo divino caduto, letteralmente, dal cielo. Alan però deve essere un po' uomo di mondo, perché lo sa che i soldi sono una cosa maledetta dal demonio, che più aumentano in quantità più portano cose brutte, e non li vuole. Accetta di andare incontro ai desideri della moglie solo temporaneamente, accettando di lasciarli in una cassetta di sicurezza in attesa di convincerla che forse forse comprarsi la pelliccia non sia esattamente una loro priorità in quel momento. 

Nel momento in cui i soldi entrano in casa (in auto, dettagli) diventano un problema. Una gigantesca spada di Damocle che pende sulla testa della coppia pronta a farli a pezzi. Le persone cambiano, quando viene data loro una tale somma di denaro, e fingere che non sia così è chiudere gli occhi di fronte alla realtà.

Quello che fa il film in modo secondo me molto intelligente è non far capitare il fortuito evento ad una famiglia povera. Alan lavora, hanno una bella casa in un elegante condominio, non manca loro nulla. La dinamica etica è molto più interessante così, perché una famiglia bisognosa quei soldi se li sarebbe dovuti tenere punto e basta. Qua si apre tutto un discorso su cosa siano le reali necessità di una famiglia, su quanto in più si tende a desiderare rispetto a quello che si possiede, su quanto sia corretto mettere desideri e necessità individuali davanti alla legalità, ma anche solo ad una presupposta correttezza etica che ci viene insegnata fin da piccini. La cosiddetta cosa giusta da fare.


Il punto, per ricollegarmi a quanto detto dalla Persona Migliore di Hollywood, sta proprio nel modo diverso in cui marito e moglie percepiscono la mole di denaro e, di conseguenza, tutta la loro vita.

Alan, nella sua comoda vita borghese, ci sta una meraviglia. Non gli serve altro, perché è perfettamente appagato così e di conseguenza il primo pensiero è restituire i soldi al legittimo proprietario e tornare il prima possibile alla propria agiatezza.

Agiatezza che evidentemente per Jane non è sufficiente. A lei è richiesto di badare alla casa, di andare alle cene con amici per confrontarsi con le altre magnifiche signore e preferibilmente anche di comportarsi bene. È chiaro che Alan non percepisca come questa possa essere una vita soffocante. Laddove lui vede una borsa piena di problemi, lei vede il modo per liberarsi. Per lui è persino incomprensibile che lei abbia qualcosa da cui volersi liberare. 


I soldi portano potere, e il potere è il male, è la principale forma di sopraffazione, di disuguaglianza, di ingiustizia. E se Jane riesce a farne un modo per liberarsi da quello che la società aveva deciso sarebbe stato il suo posto nel mondo, non sarò io a giudicarla. Certo, serve che muoiano un paio di persone nel frattempo. Fa parte del gioco.

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