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mercoledì 26 gennaio 2022

GenNoir: Detour

13:33

 Per una volta nella mia vita sono stata previdente, e sono così orgogliosa di questo piccolo successo che devo condividerlo.

Di tutti i noir previsti nella mia preparazione per Nightmare Alley ce n'era uno più breve degli altri, quello di cui parliamo oggi. Me lo ero tenuto nel caso avessi avuto una giornata con dei contrattempi, e siccome alla fine quella giornata è arrivata ed è oggi, sono così contenta di essermi tenuta il film che anche se si tratta di una cazzatina volevo condividerla con voi.

Oggi, quindi, nel poco tempo che ho, parliamo di Detour. 




Il film


Diretto da Edgar G. Ulmer nel 1945, il film si è fatto una gran fama per la sua natura da b movie: girato in meno di una settimana e con un budget ridotto, soprattutto in relazione al suo buon successo di botteghino.

Parla di un pianista, Al, la cui fidanzata cantante lo ha lasciato per andare a Los Angeles in cerca di fama. Non ha una lira, il nostro, quindi per raggiungerla deve affidarsi all'incerto e pericoloso uso dell'autostop. Come prevedibile, finisce in un mare di casini. Gli offre un passaggio Charles, che però muore in auto per quello che sembra un infarto, lasciando il nostro Al con una scelta da fare: rivolgersi alla polizia, rischiando di essere accusato di omicidio oppure tenersi auto e identità del defunto e raggiungere l'amata? Al sceglie la seconda ipotesi, ma l'incontro con Vera, altra autostoppista, complicherà i suoi piani.


Al momento in cui scrivo si trova gratuitamente su Youtube, anche in italiano, a questo link.


Cosa ne ha detto del Toro


"Edgar G. Ulmer was basically a really speedy, economical B-picture type of director. There is a scene with Tom Neal where he unwittingly uses a phone cord as a manslaughter weapon. That is echoed in a scene with Lilith and Stan [in Nightmare Alley]; it's a small quote. The main thing about it is how unsparing it is.


Traduzione farlocca di medesima:

Edgar G. Ulmer era sostanzialmente un tipo di regista veloce, economico, da B movies. C'è una scena in cui Tom Neal (Al) usa senza volere il cavo del telefono come arma per un omicidio. Rimando a questo in una scena in Nightmare Alley con Lilith e Stan, è una piccola citazione. La cosa più importante del film è quanto non si risparmi.


I miei due spicci


I due personaggi principali di questo film, Al e Vera, sono la cosa che lo rende indimenticabile. Un fallito e rassegnato uomo che crede che tutte le sfortune della sua vita siano da attribuirsi ad un fato avverso e mai alle sue decisioni sbagliate, lasciato da una donna che per una volta pensa a se stessa e alla propria carriera e non al desiderio di matrimonio del proprio fidanzato, che combina un disastro dopo l'altro e passa tutta la breve durata del film (pochi minuti sopra l'ora) a lamentarsi di quanto il mondo sia ingiusto e il suo destino proprio triste.

L'altra è una donna di polso e violenza, che usa le unghie come armi per difendersi da uomini poco raccomandabili e che ha la lucidità di saper sfruttare a suo vantaggio non solo una situazione complessa ma anche un uomo complessato. Tutto il film è un confronto costante tra la testa di lui, troppo presa a farsi problemi inesistenti per essere in grado di occuparsi di quelli reali, e quella di lei, impegnata a prendere la situazione di lui e rigirarla come un calzino per il proprio profitto.


Posso ammettere? Capisco che sia un crime, che continua a parlare di persone in difficoltà, della ricerca di una vita migliore,  di crimini, omicidi e furti di identità, che come ci insegna il maestro Dwight Schrute non è uno scherzo, ma questo film è divertentissimo.

Al è davvero un meme vivente. Incazzato, deluso, col cuore infranto, prende una decisione sbagliata dopo l'altra con una frequenza che davvero è un po' preoccupante, e da guardare è un gioiello. Poi arriva lei, Vera, e ormai il film è iniziato da mezz'oretta e ci avviciniamo alla fine, e per i successivi 30 minuti lo riempie di schiaffetti morali, umiliazioni, inganni. 

Non finirà bene, perché pur sempre di cinema noir parliamo e ormai sappiamo che le facilonerie per fare soldi non finiscono bene, ma quanto è godurioso?

Senza alcun dubbio quello che riguarderei più volentieri della carrellata.

 

martedì 25 gennaio 2022

Programmazione doppia: GenNoir e Nuovi Incubi!

18:06

Oggi giornata piena di content, qui nella Redrumia!

Partiamo dalle cose entusiasmanti: è uscito un nuovo episodio di Nuovi Incubi. Era arrivato il momento di parlare di Martyrs, picco e conclusione della New French Extremity. La prima stagione del podcast non si conclude qui, però, abbiamo ancora un paio di chiacchiere francesi da fare prima della nostra prima pausa. Per ora, però, godetevi l'episodio, che vista l'occasione speciale ha la prima ospite della storia di Nuovi Incubi! La nostra amica Silvia è venuta a darci supporto emotivo, perché la materia scotta e pure parecchio, e il risultato, se ormai avete un pochino imparato a conoscerci, lo potete prevedere: abbiamo riso due ore e mezza, perché le tragedie le affrontiamo così, in leggerezza.

Potete ridere con noi a questo link.



Adesso che la cosa divertente ce la siamo giocata è il momento di tornare a parlare di gente con elegantissimi fedora che si spara. 

Oggi parliamo di Crimine silenzioso.




Il film 


Siamo nel 1958, negli anni finali dell'epoca d'oro del noir, e il film esce con il titolo originale The Lineup, per mano di una vecchia conoscenza degli amanti dell'orrore Don Siegel. 

Parla di un carico di eroina che finisce in mano a ignari trasportatori e che causa una serie di conseguenze pericolosissime per chiunque entri nella sua traiettoria. 


Al momento in cui scrivo si trova gratuitamente su Youtube a questo film.


Cosa ne ha detto del Toro


"A Don Siegel movie that even now is relentless and absolutely brutal. The characters that should not get killed get killed in a merciless way. Eli Wallach is incredible fierce with no loyalty and can turn on a dime. The film is set in San Francisco and it portrays the city in a unique way that’s full of menace. Just as Vertigo portrays it in a very romantic, gothic way this one is gritty and savage and naked. And the final chase is fantastic."


Traduzione farlocca di medesima:


Un film di Don Siegel che anche visto oggi è implacabile e assolutamente brutale. I personaggi che non dovrebbero morire vengono uccisi senza pietà. Eli Wallach (uno dei detective che si occupa del caso, N.d.T.) è feroce, privo di lealtà e che cambia repentinamente. Il film è ambientato a San Francisco e ritrae la città in modo unico e minaccioso. Proprio come Vertigo la rappresenta in modo romantico e gotico, questo è crudo, selvaggio e nudo. E la caccia finale è fantastica.


I miei due spicci


Che stavolta saranno due davvero.

Sono certa che Don Siegel dormirà sereno nel suo letto eterno sapendo che ci sono pochi film nella mia vita che mi hanno lasciato più indifferente di questo. 

Temo che sia semplicemente colpa del mio essere completamente disinteressata alle faccende di droga e spaccio, nemmeno se è internazionale, nemmeno se coinvolge poveri passeggeri ignari. In questo caso non è un giudizio sul film, figuriamoci se mi posso mettere a sindacare sulle scelte di Don Siegel. È una mera questione di gusto personale che nulla ha a che vedere con l'effettiva qualità del film.


Ormai nel mio breve periodo di incursione nel noir ho capito questo: dell'azione e del crime fini a se stessi continua ad importarmi poco, il che forse non mi rende la spettatrice ideale, ma spesso si toccano grandi punti di umanità, con ritratti, seppur elegantissimi e di gran classe, di quella che è la povertà, la difficoltà sociale. Non sono sempre storie di avidità e gola, come ingenuamente pensavo quando del genere sapevo ancora meno di adesso.

Questo cosa mi insegna? Che i miei luoghi comuni, come in tutti gli altri ambiti della vita, posso mettermeli in tasca e buttarli nella spazzatura insieme a quegli scontrini che butto troppo di rado. 

lunedì 24 gennaio 2022

GenNoir: Golfo del Messico

16:47

Com'è che dicevo?

Un post al giorno fino al 27? 

Ecco, lo dico a beneficio di chi stia passando di qua per la prima volta: mi contraddico spesso. Così tanto spesso che la "promessa" di un post al giorno l'ho fatta meno di una settimana fa e già l'ho infranta.

Ieri, però, era il mio ultimo giorno di isolamento (sono negativa, amici!) e ho voluto godermelo letteralmente lanciata sul divano con la ferma intenzione di non fare nulla.

Quelle, di promesse, in cui non devo fare nulla, sono bravissima a mantenerle.


Ma oggi torniamo a noi, che è lunedì e bisogna tutti lavorare: parliamo di Golfo del Messico.





Il film


Uscito nel 1950 con il titolo originale The Breaking Point, è diretto da Michael Curtiz, signore che potreste forse avere già sentito nominare per un certo Casablanca.

Secondo adattamento del romanzo di Hemingway (potreste avere già sentito nominare anche lui) Avere e non avere, parla di Harry Morgan, pescatore che se la passa piuttosto male. La sua attività non funziona, è pieno di debiti, e ha moglie e due figlie piccole da mantenere. È un uomo onesto, Morgan, ma quando una ghiotta occasione di fare un po' di soldi gli si presenta, è difficile non accettare. Ormai in questa rubrica lo abbiamo imparato fin troppo bene: soldi facili = è un casino.


Cosa ne ha detto del Toro


"John Garfield brings a grittiness and reality to the part. He’s a man torn between what he should or should not do and what he has and what he could have. Which are essential conflicts in noir. And they are very much acted on in Nightmare Alley. It’s directed by the great Michael Curtiz, but is based on an Ernest Hemmingway novel To Have and Have Not."


Traduzione farlocca di medesima:

John Garfield (Harry) regala coraggio e realtà alla parte. È un uomo combattuto tra quello che dovrebbe e quello che non dovrebbe fare, e tra quello che ha e quello che potrebbe avere, che sono elementi di conflittualità essenziali nel noir, e che sono elaborati anche in Nightmare Alley. È diretto dal grande Michael Curtiz, ma tratto dal romanzo di Ernest Hemingway Avere o non avere.


I miei due spicci


Parecchio doloroso, questo, che era un sentimento che finora non avevo incontrato nelle visioni di questa carrellata.

Abbiamo incrociato spesso personaggi problematici o che si portano appresso difficoltà anche notevoli, ma questo spaccato di vita reale è stato molto più intenso di quanto visto finora.

Harry ha una vita complessa, ma non tragica. 

Ha un matrimonio felice, lui e la moglie Lucy sono spesso ritratti in momenti di tenerezza, ha due figlie che sono un ritratto adorabile e caciarone dell'infanzia, quello che gli manca sono i soldi. Come sa chi ha conosciuto circostanze del genere, non c'è amore che tenga, se manca il pane in tavola. 

Lucy non è certamente una moglie esigente: vuole dare il minimo indispensabile alle sue bambine, senza chiedere nulla per se stessa, vuole che il marito resti fuori dai casini. Eppure Harry campa con questa sorta di orgoglio spaccato, si vede fallito, pur non accettando aiuti dalla moglie, e cade nella più antica delle trappole: persona con più soldi di te che capisce come stai messo e ti offre una facile scappatoia, a patto di potersi tenere la giusta percentuale.


Dal momento in cui entra in queste dinamiche pericolose e illegali, anche Harry si trasforma: da tenero padre di famiglia diventa uomo disposto a combattere, ad usare le armi, a buttare la gente in mare, pur di proteggersi e proteggere il proprio futuro. Come abbiamo già visto succedere nei giorni scorsi, la possibilità di mettere mano sul denaro, ma anche il desiderio di fregare gli altri, di risparmiare qualcosa, di imbrogliare, tirano fuori da tutti i personaggi del film il peggio, rendendolo, di nuovo, un film in cui ci si spara per soldi. È interessante che una dinamica praticamente identica sia stata, in queste poche visioni, sviscerata in maniera sempre diversa, con dettagli che arricchiscono la questione di punti di vista e di personaggi completamente diversi.


Quello che distingue Harry dagli altri uomini assetati di denaro che abbiamo visto finora è che la sua non diventa mai avidità. Questo è un uomo che deve dare da mangiare alla sua famiglia, e se il prezzo da pagare è sparare ad un criminale, beh, non ci si fanno troppi problemi. 

Il punto è che in una guerra tra poveri non se ne esce mai vincitori, e infatti come ho detto il film è parecchio doloroso. Non solo perché Harry stesso pagherà le conseguenze delle sue scelte e della sopraffazione di chi si arricchisce alle spalle dei poveretti, ma anche altri personaggi, che non ho nominato per non spoilerare troppo, finiranno vittime di queste dinamiche marce. 


Sebbene non sia la prima volta che mi appassioni a un film di questa carrellata, questa forse è la prima volta in cui mi sono emozionata così. 

sabato 22 gennaio 2022

GenNoir: Perfido inganno

11:15
Se la mia quarantena dura ancora a lungo potrei quasi abituarmici, al ritmo di un post al giorno, come si faceva nei bei tempi d'oro del cineblogging. 
No, scherzo, non vi sottoporrei mai ad un simile supplizio, ma ammetto che la faccenda del noir è interessante e non sono sicura che me lo aspettassi. 

Oggi continuiamo nel periodo "registi sconosciuti che affronto con leggerezza" parlando di Perfido Inganno, diretto nientepopodimeno che dal signor Robert Wise.






Il film 

Uscito con il titolo originale di Born to kill, il film è del 1947 ed è il primo noir del suo regista.
Parla di una donna di nome Helen, neo divorziata, che conosce, tornando a casa dalla sorella Georgia, Sam, affascinante e misterioso ex pugile. Tra i due scatta una scintilla che non porterà a buone cose, per nessuno.

La storia di questo film è davvero affascinante. Ha fatto poco e niente al box office, anche a causa di alcuni scandali personali del cast, eppure si è fatto una fama di film particolarmente duro, violento, oscuro. Ha avuto la sua consueta dose di critiche, boicottamenti vari, casi giudiziari, non si è fatto mancare niente. 
Oggi abbiamo un grande pubblico abituato al peggio portabile sullo schermo, è interessante vedere quanto siamo cambiati noi e l'opinione pubblica. 

Al momento in cui scrivo si trova gratuitamente su Youtube, a questo link.

Cosa ne ha detto del Toro

“A movie that is not that celebrated but I think is fantastic is Robert Wise’s Born to Kill. The film has a couple of the most astounding and violent murders for the period or any period. Lawrence Tierney is one of those characters that can inhabit absolute ruthlessness. And Claire Trevor plays his equal. I told Bradley Cooper and Cate Blanchett to watch them and watch them interact for how the characters needed to be in equal footing when they met. These two characters in Born to Kill are two beasts absolutely unleashed by the presence of each other. What is also fascinating about this movie is Claire Trevor plays a woman in good standing in society. This is what makes it interesting.”


Traduzione farlocca di medesima:

Un film poco celebrato ma che credo sia fantastico è Perfido Inganno di Robert Wise. Ha due dei più incredibili omicidi del periodo, ma anche di ogni tempo. Laurence Tierney (Sam) è uno di quei personaggi pieni di assoluta spietatezza. E Claire Trevor (Helen) gli è pari. Ho detto a Bradley Cooper e Cate Blanchett di guardarli e di vederli interagire per capire che i due erano in condizioni di parità quando si sono incontrati. I due personaggi di Perfido Inganno sono due bestie che si scatenano alla presenza una dell'altra. Quello che è affascinante del film è anche il fatto che Claire Trevor interpreta una donna che ha una buona posizione nella società. Questo è quello che la rende interessante.



I miei due spicci


Onestamente non faccio fatica a capire perché questo film abbia fatto così tanto parlare di sé. Parla di due delle persone più ripugnanti mai messe sullo schermo, che non solo non hanno alcuna vergogna di sé ma che anzi rivendicano il loro essere orrendi con l'orgoglio che hanno solo i mostri.

Il film si apre con Helen, fresca di divorzio, che torna a casa la sera e incontra il cagnolino della vicina libero la strada. La cosa la insospettisce e quindi, preso in braccio il poverino, lo riporta a casa. La porta è aperta, lei entra e si trova davanti due cadaveri, morti evidentemente per mano di qualcuno. La stronza decide che la cosa migliore da fare è non farsi coinvolgere. Posa il cagnetto e se ne va, lasciando i due defunti al loro tristo destino. 

Non paga di ciò, più avanti nel film giustifica la sua decisione con tutta la pacatezza del mondo, dicendo alla sorella che non aveva alcuna intenzione di farsi coinvolgere nel caso, con la tranquillità di chi rivela alla propria sorella di avere cambiato parrucchiera. 

Helen è spietata, ha lo sguardo vuoto di chi non ha alcun riguardo per il mondo, per nulla che non siano i propri interessi. Come ormai abbiamo capito guardando un paio di noir, i suoi interessi sono solo economici.

Incontrare Sam, ancora più marcio di lei, non farà altro che alimentare questa mostruosità, e la relazione tra i due si rivela un mix bollente. È Sam che ha ucciso la vicina di Helen, per gelosia, ed è sempre Sam che sposa Georgia, la sorella di Helen, per sistemarsi in una vita di agiatezze. 

Lo stare vicino ad Helen, però, coltiva la sua sporcizia. La loro relazione, perché poi naturalmente finiranno insieme, ci mancherebbe altro, crea un vortice di morti e disperazione, in un crescendo di violenza da cui nessuno uscirà illeso. 


A me è piaciuto moltissimo, questo ritratto violento e duro dell'umanità peggiore, in cui prendersi gioco degli ingenui è legittimato e in cui il male dell'umanità non resta mai impunito. Sia chiaro, non è un film che gioca a fare la morale, pur ritraendo i mostri per quello che sono, ma che si limita a mostrare come non si può giocare col fuoco senza, prima o poi, restare scottati. La chimica tra Tierney e Trevor è scintillante e insieme ritraggono la pericolosità dell'ambizione ad ogni costo.


Forse finora il mio preferito. 

venerdì 21 gennaio 2022

GenNoir: L'alibi sotto la neve

12:31

 Come dicevamo, ieri? Registi che mettono soggezione?

Ecco, parliamo di Tourneur, vah, così mi tolgo il pensiero dei due registi giganti in due giorni vicini e poi torno a rasserenarmi nei prossimi giorni. 

Oggi parliamo di L'alibi sotto la neve.





Il film


Uscito nel 1956 con titolo originale Nightfall, molto avanti nella carriera americana del suo regista, parla a sua volta di una rapina andata male, proprio come il film di ieri.

Questa, di rapina, è stata conclusa con successo da John e Red, che lungo la strada incrociano Vanning , che è a pescare con un amico. L'incontro non finisce bene: l'amico di Vanning è morto, i ladri prendono la borsa sbagliata e Vanning riesce a fuggire con la borsa della refurtiva. John e Red non sono disposti a lasciargliela.


Cosa ne ha detto del Toro


"It’s a great Jacques Torneur movie. Torneur revolutionized horror and made it elegant and full of menace. He worked with shadows in a magnificent way. But the main interest in this movie was for seeking dialogue. This movie has tough and gritty dialogue that sounded authentic and really underworldly and delivered beautifully. You can see Anne Bancroft in an early but very good role. It’s based on a novel by David Goodis who also wrote the Humphrey Bogart movie Dark Passage. He is an interesting pulp writer with a great ear for dialogue with great empathy for outsiders and people on the margins which was very important for me on Nightmare Alley. We had characters that exist on the fringe and how they fit or not fit in the urban brutality of Buffalo, New York when they leave the carnival."


Traduzione farlocca di medesima:

È un ottimo film di Jacques Tourneur. Lui ha rivoluzionato l'horror e l'ha reso elegante e minaccioso. Ha lavorato con le ombre in modo magnifico. Ma l'elemento di principale interesse in questo film sono i dialoghi. Questo film ha dialoghi duri e aggressivi, che sembrano autentici. C'è Anne Bancroft in uno dei suoi primi, ma ottimi, ruoli. È tratto da un romanzo di David Goodis, che ha anche scritto il film di Bogart Dark Passage. È un interessante scrittore pulp, con grande orecchio per i dialoghi, grande empatia per gli outsider e le persone ai margini, cosa molto importante per me in Nightmare Alley. Abbiamo personaggi che vivono ai margini e riescono o meno ad adeguarsi alla brutalità cittadina di Buffalo, New York, quando lasciano la fiera.



I miei due spicci


Questo è parecchio interessante. Si avvicina molto ad una costruzione più moderna, se vogliamo, della storia, che non è narrata in modo lineare come ho visto succedere finora, ma che si ricostruisce attraverso diversi flashback che solo a film finito ci danno un'idea di cosa sia effettivamente successo al nostro povero protagonista. 

Vanning è un personaggio tragico, finito nel posto sbagliato al momento sbagliato e che ha deciso, come unica consolazione nella tragedia, di tenersi una borsa di soldi che i due non troppo brillanti ladri hanno lasciato a sua disposizione. Da quel momento per lui parte una vita in fuga, di volti nascosti alla luce, di conoscenze appena accennate, di viaggi con gli occhi sbarrati sul bus, di sentimento di costante pericolo che, cosa ve lo dico a fare, Tourneur ci fa respirare per tutto il film.

Incontra Marie, in una parvenza di vita normale, e finisce inevitabilmente per trascinarla con sé nel pericolo e nella fuga.


Il film si apre con loro, Vanning e Marie, che si conoscono al bar, e finisce in una spirale di cambi di rotta in cui nessuno è davvero buono e nessuno è davvero cattivo, nessuno è dalla tua parte o forse lo sono tutti. Come successo in È tardi per piangere, i soldi sono diventati portatori di cattive notizie, di fragilità, di pericolo.

Per Vanning, in più, la già sgradevole situazione si aggrava con un'accusa infondata di omicidio che pende sulle sue spalle. Aldo Ray fa un bellissimo lavoro con il suo Vanning, che pur essendo nel fango fino al collo, resta un uomo tutto d'un pezzo e pieno di risorse, pronto a mettersi in pericolo pur di salvare la donna che, involontariamente, è finita coinvolta nella sua triste vicenda.


Un film che è invecchiato molto bene, moderno nella costruzione e senza tempo nell'atmosfera di pericolo imminente che costruisce per tutta la sua breve durata.

Non ci aspettavamo niente di meno.


giovedì 20 gennaio 2022

GenNoir: Rapina a mano armata

10:59

 Presente, no, come si chiama questo blog? Redrumia, Redrum...insomma, Shining, no?

Ecco, di quale regista non parliamo praticamente mai, qui su? Proprio lui, quello che il Redrum lo ha portato sullo schermo e elevato a leggenda: un tale Stanley Kubrick.

Il motivo è molto semplice: io del cinema continuo ad avere soggezione, figuriamoci di un certo tipo di cinema, figuriamoci del suo tipo di cinema. 

Quindi va beh, oggi per dovere di completezza due chiacchiere sul suo Rapina a mano armata le facciamo, ma non fateci l'abitudine, non credo ricapiterà presto.




Il film


A.D. 1956. Kubrick aveva già diretto un paio di cose andate maluccio, ma il fortuito incontro con un produttore che aveva grande fiducia nelle sue capacità (James B. Harris) ha portato alla nascita di Rapina a mano armata, tratto da un romanzo in italiano omonimo di Lionel White.

Johnny è un ex criminale che ha voglia di sistemarsi e diventare un bravo ragazzo per regalare la vita dei suoi sogni alla fidanzata, Fay. Per questo però servono soldi, e il modo più veloce per ottenere soldi è fare, ovviamente, un'ultima rapina, prima di lasciarsi la vita criminale alle spalle. Raccoglie un gruppo di persone e organizza insieme a loro un piano precisissimo per portarsi a casa una bella somma. 

Come potesse essere una buona idea era chiaro solo a Johnny.


Al momento in cui scrivo si trova a noleggio su AppleTV+.


Cosa ne ha detto del Toro


"One of Stanley Kubrick's masterpieces. Occasionally in noir, you have a scene where money, which has become an icon, loses all meaning. The mother of all those neolistic sentiments is The Killing. Sterling Hayden is perfect as a guy that's tough as nails, is completely hardcore, hardboiled, all the way to the end. The final line he has in the movie is fantastic."


Traduzione farlocca di medesima:


Uno dei capolavori di Stanley Kubrick. Di tanto in tanto nel noir, c'è una scena in cui i soldi, che erano diventati icona, perdono ogni significato. La madre di tutti questi sentimenti idealisti ma realisti allo stesso tempo (come cavolo posso tradurre altrimenti neolistic?) è Rapina a mano armata. Sterling Hayden (Johnny) è perfetto per interpretare un tizio durissimo, hardcore (questo lo lascio dai), tutto d'un pezzp, fino alla fine. L'ultima battuta che ha nel film è fantastica.


I miei due spicci


Sento di volermi togliere subito il principale dei sassolini dalle scarpe: a me frega meno di zero dei film sulle rapine. Non esiste un solo heist movie che mi abbia mai appassionato, per quanto mi riguarda possono anche rapinare il mondo intero e io sarei comunque sul divano di casa mia con le patatine probabilmente a guardare un film di fantasmi. Questo non è in alcuna maniera un giudizio oggettivo o un desiderio di polemizzare, semplicemente non è un genere che mi trovo a cercare. 

Quindi mi sono tolta piuttosto presto il pensiero di dover guardare un heist movie di Kubrick perché sapevo che, tutto sommato, avrei avuto molto poco da dire a riguardo. 


Dall'altro lato, però, nonostante le mie infinite lacune e nonostante anche le menate mentali, credo di saper riconoscere un bel film quando ne vedo uno. Specialmente quando ne vedo uno che è così lontano dai miei piaceri personali. E lo so che nella vostra testa adesso risuona un luminoso grazie al cazzo, perché è pur sempre Kubrick, eccetera, però sentite a me: io mi addormento sempre. Anche con i film che amo di più al mondo, perché soffro di una discreta insonnia che mi rende sonnolenta durante il giorno, e spesso devo vedere i film a rate per vederli tutti. The Killing è riuscito nella miracolosa impresa di tenermi sveglia per tutta la sua durata (che non è eccessiva, eh, è che davvero dormo sempre), nonostante sia un noir degli anni '50 a tema rapina. Era la ricetta perfetta per regalarmi un pisolo. Invece la storia di Johnny e dei suoi compari è interessante perché parla di umani imperfetti, che fanno errori perché accecati dal desiderio, di matrimoni infelici e di relazioni senza futuro. 

Usa la rapina per parlare, sebbene solo per qualche personaggio, di tutto il resto della vita che le gira intorno, e della desolazione dell'umanità. In quella battuta finale che cita del Toro c'è tutta la rassegnazione ad una vita mediocre, che forse nemmeno la perfetta riuscita della rapina avrebbe mai effettivamente risolto.


Il senso di questa serie di post non è naturalmente quello di fare una classifica, figuriamoci, ma dopo 4 film comincia a venir naturale fare dei confronti. Al momento quello che sto imparando su me stessa e il noir è che mi piacciono le storie che sguazzano nel torbido della mente umana, in cui i lati peggiori dell'essere si rivelano, svelati da avidità e desiderio di potere. 

Anche Rapina a mano armata tocca questi punti, anche se forse in maniera meno sfacciata rispetto, per esempio, a È tardi per piangere, in cui direttamente si sparava alla gente per una borsa di soldi. 

Forse glielo preferisco, È tardi per piangere, ma ho quasi paura di dirlo a voce alta su internet. 

mercoledì 19 gennaio 2022

GenNoir: È tardi per piangere

10:55

 Ormai siamo al terzo episodio, e le giornate stanno scorrendo più veloci di quanto avrei creduto. Per arrivare a fare tutto entro il 27 dovrò fare un post al giorno, mi scuso per l'overposting.

Però ormai sono intrigatissima, e forse il film di oggi è quello che più di tutti mi ha conquistata.

Parliamo di Too late for tears.




Il film


Noto anche come Killer Bait, uscito nel 1949 e diretto da Byron Haskin, è la storia di Jane e suo marito Alan, e di quella volta in cui sono venuti in possesso per puro caso di una borsa piena di soldi. Alan, uomo di grande integrità, li vorrebbe consegnare alle forze dell'ordine, Jane invece vede in quella borsa una possibilità per un futuro più felice e non ha alcuna intenzione di rinunciarci.


Oggi il film fa parte del pubblico dominio e quindi si trova gratuitamente su Youtube, a questo link.

Vedere i film sul tubo è un modo interessante perché si finisce per alterare l'algoritmo e nell'homepage adesso sono piena di altri film noir che presumibilmente non avrò mai il tempo di vedere. 


Cosa ne ha detto del Toro


"To me, it's the best movie of Lizabeth Scott, the best role she ever got. [She plays] a woman that is so tired of her role in society as the obedient wife and homemaker that when she's faced with an exit in the form of a bag full of money, she unleashes a tougher character than any other men in the picture. Any other men cannot stop her, cannot outwit her, cannot out game her. She's a fascinating character, incredibly powerful. This was directed by Byron Haskin, who sci-fi fans will remember for The War of the Worlds, but he is an incredibly efficient director."


Traduzione farlocca di medesima:


Per me è il miglior film di Lizabeth Scott (Jane, NdT), il miglior ruolo che abbia mai avuto. Interpreta una donna così stanca del proprio ruolo nella società di moglie obbediente e angelo del focolare che quando le viene offerta una scappatoia nella forma di una borsa piena di soldi, scatena un carattere ben più forte di ogni altro uomo in scena. Nessun uomo riesce a fermarla, può sconfiggerla. È un personaggio affascinante, molto potente. È diretto da Byron Haskin, che i fan della fantascienza ricorderanno per La guerra dei mondi, ma che è un regista incredibilmente capace.



I miei due spicci


Come al solito del Toro ha detto solo cose sante, ma a quello che dice lui su June ci arriviamo dopo.

Prima parliamo di soldi, vi va?

Finalmente incontro un film in cui si introduce il tema del potere derivato dalle possibilità economiche. Alan si ritrova una gigantesca quantità di denaro da un giorno con l'altro, lanciati in auto come una sorta di miracolo divino caduto, letteralmente, dal cielo. Alan però deve essere un po' uomo di mondo, perché lo sa che i soldi sono una cosa maledetta dal demonio, che più aumentano in quantità più portano cose brutte, e non li vuole. Accetta di andare incontro ai desideri della moglie solo temporaneamente, accettando di lasciarli in una cassetta di sicurezza in attesa di convincerla che forse forse comprarsi la pelliccia non sia esattamente una loro priorità in quel momento. 

Nel momento in cui i soldi entrano in casa (in auto, dettagli) diventano un problema. Una gigantesca spada di Damocle che pende sulla testa della coppia pronta a farli a pezzi. Le persone cambiano, quando viene data loro una tale somma di denaro, e fingere che non sia così è chiudere gli occhi di fronte alla realtà.

Quello che fa il film in modo secondo me molto intelligente è non far capitare il fortuito evento ad una famiglia povera. Alan lavora, hanno una bella casa in un elegante condominio, non manca loro nulla. La dinamica etica è molto più interessante così, perché una famiglia bisognosa quei soldi se li sarebbe dovuti tenere punto e basta. Qua si apre tutto un discorso su cosa siano le reali necessità di una famiglia, su quanto in più si tende a desiderare rispetto a quello che si possiede, su quanto sia corretto mettere desideri e necessità individuali davanti alla legalità, ma anche solo ad una presupposta correttezza etica che ci viene insegnata fin da piccini. La cosiddetta cosa giusta da fare.


Il punto, per ricollegarmi a quanto detto dalla Persona Migliore di Hollywood, sta proprio nel modo diverso in cui marito e moglie percepiscono la mole di denaro e, di conseguenza, tutta la loro vita.

Alan, nella sua comoda vita borghese, ci sta una meraviglia. Non gli serve altro, perché è perfettamente appagato così e di conseguenza il primo pensiero è restituire i soldi al legittimo proprietario e tornare il prima possibile alla propria agiatezza.

Agiatezza che evidentemente per Jane non è sufficiente. A lei è richiesto di badare alla casa, di andare alle cene con amici per confrontarsi con le altre magnifiche signore e preferibilmente anche di comportarsi bene. È chiaro che Alan non percepisca come questa possa essere una vita soffocante. Laddove lui vede una borsa piena di problemi, lei vede il modo per liberarsi. Per lui è persino incomprensibile che lei abbia qualcosa da cui volersi liberare. 


I soldi portano potere, e il potere è il male, è la principale forma di sopraffazione, di disuguaglianza, di ingiustizia. E se Jane riesce a farne un modo per liberarsi da quello che la società aveva deciso sarebbe stato il suo posto nel mondo, non sarò io a giudicarla. Certo, serve che muoiano un paio di persone nel frattempo. Fa parte del gioco.

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