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giovedì 20 gennaio 2022

GenNoir: Rapina a mano armata

10:59

 Presente, no, come si chiama questo blog? Redrumia, Redrum...insomma, Shining, no?

Ecco, di quale regista non parliamo praticamente mai, qui su? Proprio lui, quello che il Redrum lo ha portato sullo schermo e elevato a leggenda: un tale Stanley Kubrick.

Il motivo è molto semplice: io del cinema continuo ad avere soggezione, figuriamoci di un certo tipo di cinema, figuriamoci del suo tipo di cinema. 

Quindi va beh, oggi per dovere di completezza due chiacchiere sul suo Rapina a mano armata le facciamo, ma non fateci l'abitudine, non credo ricapiterà presto.




Il film


A.D. 1956. Kubrick aveva già diretto un paio di cose andate maluccio, ma il fortuito incontro con un produttore che aveva grande fiducia nelle sue capacità (James B. Harris) ha portato alla nascita di Rapina a mano armata, tratto da un romanzo in italiano omonimo di Lionel White.

Johnny è un ex criminale che ha voglia di sistemarsi e diventare un bravo ragazzo per regalare la vita dei suoi sogni alla fidanzata, Fay. Per questo però servono soldi, e il modo più veloce per ottenere soldi è fare, ovviamente, un'ultima rapina, prima di lasciarsi la vita criminale alle spalle. Raccoglie un gruppo di persone e organizza insieme a loro un piano precisissimo per portarsi a casa una bella somma. 

Come potesse essere una buona idea era chiaro solo a Johnny.


Al momento in cui scrivo si trova a noleggio su AppleTV+.


Cosa ne ha detto del Toro


"One of Stanley Kubrick's masterpieces. Occasionally in noir, you have a scene where money, which has become an icon, loses all meaning. The mother of all those neolistic sentiments is The Killing. Sterling Hayden is perfect as a guy that's tough as nails, is completely hardcore, hardboiled, all the way to the end. The final line he has in the movie is fantastic."


Traduzione farlocca di medesima:


Uno dei capolavori di Stanley Kubrick. Di tanto in tanto nel noir, c'è una scena in cui i soldi, che erano diventati icona, perdono ogni significato. La madre di tutti questi sentimenti idealisti ma realisti allo stesso tempo (come cavolo posso tradurre altrimenti neolistic?) è Rapina a mano armata. Sterling Hayden (Johnny) è perfetto per interpretare un tizio durissimo, hardcore (questo lo lascio dai), tutto d'un pezzp, fino alla fine. L'ultima battuta che ha nel film è fantastica.


I miei due spicci


Sento di volermi togliere subito il principale dei sassolini dalle scarpe: a me frega meno di zero dei film sulle rapine. Non esiste un solo heist movie che mi abbia mai appassionato, per quanto mi riguarda possono anche rapinare il mondo intero e io sarei comunque sul divano di casa mia con le patatine probabilmente a guardare un film di fantasmi. Questo non è in alcuna maniera un giudizio oggettivo o un desiderio di polemizzare, semplicemente non è un genere che mi trovo a cercare. 

Quindi mi sono tolta piuttosto presto il pensiero di dover guardare un heist movie di Kubrick perché sapevo che, tutto sommato, avrei avuto molto poco da dire a riguardo. 


Dall'altro lato, però, nonostante le mie infinite lacune e nonostante anche le menate mentali, credo di saper riconoscere un bel film quando ne vedo uno. Specialmente quando ne vedo uno che è così lontano dai miei piaceri personali. E lo so che nella vostra testa adesso risuona un luminoso grazie al cazzo, perché è pur sempre Kubrick, eccetera, però sentite a me: io mi addormento sempre. Anche con i film che amo di più al mondo, perché soffro di una discreta insonnia che mi rende sonnolenta durante il giorno, e spesso devo vedere i film a rate per vederli tutti. The Killing è riuscito nella miracolosa impresa di tenermi sveglia per tutta la sua durata (che non è eccessiva, eh, è che davvero dormo sempre), nonostante sia un noir degli anni '50 a tema rapina. Era la ricetta perfetta per regalarmi un pisolo. Invece la storia di Johnny e dei suoi compari è interessante perché parla di umani imperfetti, che fanno errori perché accecati dal desiderio, di matrimoni infelici e di relazioni senza futuro. 

Usa la rapina per parlare, sebbene solo per qualche personaggio, di tutto il resto della vita che le gira intorno, e della desolazione dell'umanità. In quella battuta finale che cita del Toro c'è tutta la rassegnazione ad una vita mediocre, che forse nemmeno la perfetta riuscita della rapina avrebbe mai effettivamente risolto.


Il senso di questa serie di post non è naturalmente quello di fare una classifica, figuriamoci, ma dopo 4 film comincia a venir naturale fare dei confronti. Al momento quello che sto imparando su me stessa e il noir è che mi piacciono le storie che sguazzano nel torbido della mente umana, in cui i lati peggiori dell'essere si rivelano, svelati da avidità e desiderio di potere. 

Anche Rapina a mano armata tocca questi punti, anche se forse in maniera meno sfacciata rispetto, per esempio, a È tardi per piangere, in cui direttamente si sparava alla gente per una borsa di soldi. 

Forse glielo preferisco, È tardi per piangere, ma ho quasi paura di dirlo a voce alta su internet. 

lunedì 17 gennaio 2022

GenNoir: Niagara

18:43

 Prima di tutto, sento che c'è una questione seriiissssima che voglio indirizzare subito.

Lo so che nel linguaggio del cinefilo dell'internet il mese del noir è novembre, che ha il suo hashtag (#noirvember, ovviamente), che è tutto organizzato e già ben noto, e non volevo fare la bastianella contraria come al solito, solo che mi sono mossa troppo tardi e quindi il noirvember della Redrumia è a gennaio.

Questioni fondamentali, massimi sistemi, lo so. Però andava detto.


Ciò levato dai piedi, ciao! Bentornati alla breve rubrica in cui esploro i film che del Toro ha dichiarato essergli di ispirazione per Nightmare Alley. In questo post tutti i dettagli dell'iniziativa.


Oggi parliamo di Niagara.







Il film


Uscito nel 1953 e diretto da Henry Hathaway, ha la particolarità di non essere in bianco e nero, ma di essere girato in un (magnifico, se posso dire) Technicolor, uno degli ultimi film girati in quel formato. Non è il primo film di Marilyn Monroe, ma di sicuro è tra quelli che ha contribuito a lanciarla nell'Olimpo.


Parla di due coppie che si conoscono in vacanza sulle cascate del Niagara. La prima, quella composta da Polly e Ray, è felice e si gode una tarda luna di miele. La seconda, composta da Rose e George, invece, è molto meno lieta: lei è libera e disinibita, lui più anziano, geloso e con qualche problema nella gestione della rabbia. Le vacanze diventano movimentate quando Polly scopre che Rose ha un amante. Quello che non scopre, almeno non subito, è che ha anche tutte le intenzioni di liberarsi del marito. 


Al momento in cui scrivo si trova gratuitamente su Dailymotion, in inglese e senza sottotitoli, lo trovate a questo link.


Cosa ne ha detto del Toro


"One of the most beautiful movies to look at. The color is astounding. A very important part of the genesis of the legend of Marilyn Monroe. It plays with desire, gender roles, an incredibly strange and intertwined psychosexual story. Vertigo and this could be a great double program."


Traduzione farlocca di Medesima:

Uno dei film più belli da vedere. I colori sono sbalorditivi. Una parte molto importante delle origini della leggenda di Marilyn Monroe. Gioca con il desiderio, i ruoli di genere, è una storia psico-sessuale molto strana e intricata. Insieme a Vertigo farebbe un bella doppia programmazione."


I miei due spicci


Avrei potuto fermarmi alla citazione del Sommo e avrei concluso le mie opinioni a riguardo, ma cavarmela così era troppo facile, e quindi eccoci qua.

Come del Toro ha sottolineato e come ho accennato più su, i colori di questo film sono bellissimi. Un lieve tono pastellato che contribuisce a costruire questo immaginario degli anni '50 come di un paradiso del colore. Il vestito rosa con cui Monroe esce dalla sua cabina e Polly e Ray la vedono per la prima volta buca lo schermo. Le auto, i colori delle cascate (e il loro frastuono perfetto, aggiungerei), sono insieme al resto elementi che aggiungono fascino ad una storia molto intrigante.


Il trope del partner che vuole uccidere l'altro è ormai ben noto, ma in questo caso specifico ha tantissimi punti di interesse.

Rose, il personaggio di Marilyn, è una donna libera di carattere, ma soffocata. Il marito è succube della stessa bellezza della moglie, che lo indebolisce, lo divora. George non fa altro che soffocare la moglie, giudicare i suoi abiti, la sua attitudine aperta agli altri. Poi sì, le corna gliele mette davvero, ma non avrà giudizi da me: George la umilia, si lascia andare a sfoghi di rabbia a causa dei quali finisce pure per farsi male ma che non lo aiutano a ridimensionarsi, parla male di lei con le altre donne, che in quanto più dimesse e pudiche sono indubbiamente meglio di lei. Lo dice apertamente a Ray, parlando di Polly: "Tu sì che ti sei preso una gran donna."

E Polly, onestamente, è proprio un tesoro: si spende per gli altri, sacrificando tempo per sè e la sua famiglia, non giudica Rose quanto mi sarei aspettata facesse e la difende dal marito violento senza paura. Il marito Ray, dal canto suo, è il classico marito che non le crede quando le cose si fanno difficili, la accusa di vedere cose che non ci sono, la fa, indovinate un po', passare per pazza.

Rose, però, non è un personaggio buono. Oltre ovviamente all'insignificante dettaglio del voler far fuori il marito, è anche interessante che scelga di non sporcarsi le mani, ma piuttosto manipoli l'amante a farlo. E per tutto il film è lei la manipolatoria, e non il marito violento. È lei che fa credere ai vicini di stanza che il marito è instabile (lo è, ma non nel modo in cui lo ritrae lei), lei che fa la parte della vedova disperata, lei che quando sviene lascia aperte mille possibilità. E funziona molto bene proprio con il volto della più amata d'America.


Siamo al secondo noir in pochi giorni e mi pare che i maschi non ci stiano facendo una signora figura, ma potrei pure essere io che ho uno sguardo con un lieve bias. 


Il mistery è accattivante il giusto, anche se non sono sicura che lo accosterei a Vertigo. Eppure del Toro lo fa e io mi fido ciecamente del suo giudizio: ho sicuramente "perso" qualcosa io. Sento però che avrei rinunciato ad alcuni elementi della storia, come la coppia di amici che arriva più avanti e a cui vengono dedicati pochi minuti ma che avrei voluto vedere rivolti ad altro. Ma che non passi come una critica rovinafilm, anzi: ho trovato Niagara un film di grande atmosfera (che non credo sia stata penalizzata dall'uso del colore, anzi), con un uso della musica molto piacevole, e un finale che è riuscito a lasciarmi sull'orlo della sedia. 


Sono contenta di uscire dalla mia comfort zone così, mi sto divertendo. 

Con mogli che ammazzano mariti e barche che cadono dalle cascate del Niagara, ok, ma a ciascuno il suo immagino.

sabato 15 gennaio 2022

GenNoir: Un angelo è caduto

11:54

 Dopo un'attesa senza senso, un ridicolo flop al botteghino americano e una corsa agli ostacoli contro gli spoiler, finalmente ci siamo: Nightmare Alley, il nuovo film di Guillermo del Toro, sta per arrivare anche in Italia. Il 27 ci grazierà con la sua presenza nelle nostre sale.


Ora, il cinema di del Toro ha ottocento milioni di piani diversi di lettura, che non ne impediscono la visione al grande pubblico, ma che indubbiamente la rendono più succosa per chi possegga almeno un minimo della sconfinata cultura cinematografica del suo regista. 

Nightmare Alley, in italiano La fiera delle illusioni, sarà un noir. 

Quante cose so io sul noir?

Zero, nessuna, caput. 

Ma del Toro mi fa questo effetto, mi fa venire voglia di essere migliore, di imparare, di crescere. E quindi eccomi qua, in ritardo sulla tabella di marcia ma presente, a cercare di capirci almeno qualcosina in questo genere che esploro per la prima volta. In poco più di 10 giorni c'è ben poco che posso fare, figuriamoci, ma posso almeno concedermi un'infarinatura generale.

E in questo proprio Guillermo mio mi viene in aiuto.

In questo articolo per Collider il regista elenca le 10 pellicole che gli sono state di ispirazione per il film, e il mio progetto è di vederle tutte. In più, se riuscirò con i tempi, vorrei leggere il romanzo di William Lindsay Gresham da cui il film è tratto (edito in Italia da Sellerio) e magari anche vedere il primo adattamento del '47.


Non ne uscirò esperta di sicuro, ma con una micropreparazione che è il minimo che posso fare per rendere giustizia all'immenso lavoro che del Toro fa ogni volta che ci grazia con un film nuovo.

La mia microavventura nel noir ve la racconterò qui, passo per passo.




Il film 


Uscito nel 1945 con il titolo originale Fallen Angel e diretto da Otto Preminger, il film parla di un affascinante squattrinato, Eric Stanton, che vaga di città in città imbrogliando la gente per fare soldi. Si ferma in un piccolo villaggio perché non ha i soldi per raggiungere San Francisco e qui conosce Stella, la cameriera del piccolo diner di paese. Se ne innamora follemente, ma Stella non è sprovveduta: vuole certezze, sicurezze economiche. Stanton è disposto a tutto pur di dargliene, persino approfittarsi del buon cuore di June, ricca ereditiera innamorata di lui.

Preminger è un regista che incontrerò spesso nel mio percorso, è un nome molto noto (anche a me prima di questo film? Assolutamente no), ma la sua fama di despota e bulletto al momento non me lo mette troppo in simpatia. Approfondiremo. Il film esce l'anno dopo un suo grande successo di pubblico e di critica, Laura, e infatti ne ricalca a grandi linee le situazioni, scegliendo però l'ambientazione del piccolo villaggio, mentre il film precedente era ambientato a New York.


Un angelo è caduto al momento si può vedere gratuitamente su Youtube, in inglese e senza sottotitoli che non siano quelli generati automaticamente dal sito, che sappiamo essere piuttosto creativi. Vi lascio comunque il link: qui.


Cosa ne ha detto del Toro 



"This was done by [Otto] Preminger after Laura. I love it so much I reference it obliquely in Shape of Water, when Richard Jenkins' character talks about Alice Faye getting tired and leaving everything once and for all; this was basically the movie that made her decide to leave the business. It obliquely has a lot of connections with Nightmare Alley; the main character's name is Stanton, and there is a fairground psychic element in the form of John Carradine."


Traduzione poverella by Medesima:

"Realizzato da (Otto) Preminger dopo Laura. Lo amo così tanto che l'ho citato indirettamente in La forma dell'acqua, quando il personaggio di Richard Jenkins parla di Alice Faye (l'attrice che interpreta June, ndT) che si è stancata e ha mollato tutto una volta per tutte; questo è stato il film che le ha fatto lasciare il business. Ha tanti collegamenti con Nightmare Alley; il nome del protagonista è Stanton, e c'è un medium da fiera nel personaggio interpretato da John Carradine. (Un personaggio a cui Stanton si unisce per fare qualche soldo facile e che fa spettacoli in cui parla con i defunti)."


I miei due spicci


Ancora più che quando guardo film preistorici, per qualche ragione i film degli anni 40/50, con i loro abiti (magnifici), i loro cappelli, le loro sigarette sempre accese e le loro auto mi trascinano in un universo lontanissimo. Giudicare film così distanti con lo sguardo con cui giudico quelli di oggi è sbagliato e controproducente, eppure è una questione che quando si parla di horror non mi pongo, sarebbe interessante capire se ho io dei pregiudizi, se sono solo poco preparata o se in effetti l'horror è il genere con cui più di tutti il trascorrere del tempo è lusinghiero.


Un angelo è caduto, però, ha una cosa che ha reso la visione molto interessante anche oggi: Stella.

La sua protagonista è una donna sicura di sé, che si prende il proprio spazio nel mondo senza temere di ferire tutti i maschietti che la desiderano. Ha le idee chiare sul futuro che vuole e pone condizioni ai pretendenti, non temendo di rifiutare anche quelli che le piacciono sinceramente. Ruba due spicci al suo capo e riesce comunque a tenerlo in pugno. Tutto il mondo del villaggio le ruota intorno perché è la donna più desiderata, eppure si tiene stretto il suo lavoro in un diner pur di non accontentarsi del primo pretendente. Un bellissimo personaggio, dalle risposte molto sassy che oggi starebbero benissimo utilizzate per dei reel su instagram. 

"You talk different, sure. But you drive just like the rest. Well, you've got the wrong girl."

Queen.


Riconosco l'enorme fascino del film, che mi ha ammaliata e tenuta stretta a sé per tutto il tempo, e riconosco che di quella roba qua, di quel cinema lento e carismatico qui forse ne vorrei di più. Ho la sensazione, però, e mi correggeranno se sbaglio quelli che ne sanno più di me, che questa sia la quintessenza dello spirito americano, e io ci sono poche società che detesto di più di quella statunitense, in cui il sogno è la realizzazione personale che prescinde dal rispetto per gli altri, che valorizza antieroi come Stanton che pur di ottenere quello che desiderano sono pronti a tutto. Le due sorelle Mills hanno già perso tanto di quello che avevano per colpa di un uomo che le ha sfruttate, vedere la situazione replicarsi è struggente. Non andrò nei dettagli del finale, ma si insegue questo ideale per cui la donna buona e accogliente vince l'uomo e la vita desiderata, quella spigliata e sicura finisce ammazzata. 


Sia chiaro, capisco il valore della contestualizzazione, e infatti non ho nominato il modo barbaro in cui Stanton strattona e trascina e stringe contro la sua volontà Stella, mi è solo tutto molto nuovo e so che sono io che mi devo adattare ad un tipo di cinema che oggi, fatto così, non esiste più che devo imparare a conoscere. 

Di Un angelo è caduto ho apprezzato la straordinaria chimica tra Stella e Stanton, il modo in cui sono ritratti gli uomini che perdono la testa per una donna e approfittano della propria posizione di potere, e credo, per quel poco che ne posso sapere io, che sia un sincero ritratto di una società in cui l'individualità la fa da padrona.


Sono molto intrigata da questo inizio.

Vi tengo aggiornati.




 

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