lunedì 5 dicembre 2022

Le cose preferite di ottobre e novembre

 Il mese scorso ho saltato completamente il post sulle cose belle, quindi recuperiamo questa volta con una double feature, per unire tutto quanto di piacevole ho visto/sentito e amato in questo autunno.




Salterò a piè pari la sezione podcast, principalmente perché non ho fatto nessuna nuova scoperta. Non solo, sono pure un po' in carenza di materiale. Ascolto i soliti noti, ma sono un po' in una fase di calma piatta. Se avete cose interessanti da segnalarmi, seguirò volentieri i vostri consigli. Tranne il podcast su Federico Aldrovandi di cui sta parlando il mondo intero, quello non lo ascolto perché già la vita è dolorosa così. È forse giunto per me il momento di darmi agli audiolibri? Non mi sento di escludere questa possibilità. 
Approfitto però della sezione podcast per affrontare il tema del mio, di podcast, che è ovviamente Nuovi Incubi. Io e Lucia siamo state in questi giorni sepolte d'amore, perché sono giorni di Spotify Wrapped e tanta gente ha il nostro piccolo prodotto tra i preferiti, ed è una gioia immensa. Lo diciamo nel prossimo episodio ma lo volevo dire anche in questo spazio: grazie di ascoltarci, di apprezzarci, di condividerci. È una gratificazione stupefacente.

Per quanto riguarda invece le letture, in questi due mesi mi sono lanciata in una maratona R.L.Stine. Sul mio instagram è salvata una diretta in cui insieme alla mia amica Martina parlo di uno dei miei libri, Una storia vera successa altrove. In quella circostanza avevo parlato di una grande ambizione, ovvero creare una mia collana di horror per ragazzi, una sorta di Piccoli brividi all'italiana. E come farlo, senza studiare prima il re delle narrazioni dell'orrore per i più piccoli? Quindi sono partita ovviamente con i Piccoli brividi più famosi, per finire infine alla saga di Fear Street, di cui per ora ho letto i primi due capitoli, The new girl e The surprise party. 
Sarò sincera, e sono pure disposta ad ammettere di non avere compreso qualcosa: leggere Stine da adulta non è stato piacevole come lo desideravo. Le narrazioni per ragazzi che funzionano (e attenzione, non sto di sicuro parlando delle mie in un eccesso di autocelebrazione, è un discorso generale) sono buone anche per gli adulti, ne è un clamoroso esempio il nostrano Davide Morosinotto, le cui avventure per i giovani sono letture travolgenti e divertentissime. I libri di Stine invece sono piccole macchinette costruite con un preciso meccanismo sempre identico, fatte per funzionare. E funzionano, ovviamente, il suo successo parla per lui. Però io non vi ho trovato alcun cuore, e se non lo mettiamo neppure in quello che facciamo per i piccoli, allora l'arte che senso ha? Mi spiego nel dettaglio. Tutti i Piccoli brividi hanno una struttura identica: capitoli brevi costruiti solo sui dialoghi, tutti che si concludono con un cliffhanger (problema che tendo ad avere anche io quando scrivo), con una risoluzione felice e sporadicamente un'ultima frase ad effetto tanto perché forse poi così felice non lo era. 
Fear Street è identica nella struttura, ha solo temi da adolescenti come le cotte, le prime relazioni, i primi limoni, e poco altro, almeno per i volumi che ho letto io. 
Qualche mese fa io di Stine avevo seguito la Masterclass. Tutte queste caratteristiche lui non solo le riconosce, ma le rivendica come qualcosa di ricercato. Non c'è niente di male nello scrivere libri che siano piccole ricette costruite a modino per funzionare, e dalle mie vendite è decisamente qualcosa che io non so fare e lo accetto, però da lettrice cerco altro. Comprerò ugualmente ai miei figli tutti i volumi possibili? Ovviamente. Da lettrice, però, speravo in qualcosa di diverso. 

Per quanto riguarda le letture da persona, invece, a novembre ho fatto la conoscenza, finalmente, di Valeria Parrella. Ho letto il suo Almarina, e mi ha fulminata. È la storia di due donne le cui vite si incontrano in un momento in cui entrambe hanno bisogno di qualcosa di salvifico. Elisabetta è un'insegnante di matematica presso un istituto di detenzione minorile, recentemente rimasta vedova. Almarina è una sua studentessa, finita lì perché la vita e la società fanno schifo. Il romanzo è il loro incontro, la nascita di un affetto immotivato e potente. E, per restare sempre a parlare di me, la prosa di Parrella è esattamente quello che vorrei fosse la mia. È potente il modo in cui parla di ambienti e cuori, di solitudine e di rapporti nuovi, del modo in cui ci si guarda senza ancora conoscersi e di come gli sguardi diventano sempre più familiari, sempre più casa. Mi sono immediatamente procurata altro di suo, ho la sensazione che Parrella e io passeremo tanto tempo insieme.

A ottobre, poi, ho letto parecchi fumetti, e naturalmente la cosa più bella è stata la nuova uscita di Zerocalcare, No sleep till Shengal. Ormai Michele Rech e il confederalismo democratico viaggiano insieme, e il lavoro che fa per raccontare agli occidentali di che cosa si tratta è sempre puntale e molto emozionante. Questa volta è andato in Iraq a conoscere la comunità ezida. Si allontana quindi dal popolo curdo per conoscere come questo modello di "stato" (passatemi il virgolettato) si applichi anche in zone e comunità differenti. Il modo in cui ogni volta prende l'accetta e distrugge tutte le convinzioni - e le convenzioni - occidentali è maestoso. Reportage a fumetti come questo e Kobane Calling sono diversi dalle storie in cui racconta le nostre generazioni attraverso storie ben più familiari, ma la sua personalità, i suoi ideali, il modo in cui osserva il mondo sono sempre quelli, e lo rendono il più bravo sulla piazza. Io riconosco di non essere un'esperta del mondo comics e riconosco anche che siamo in un periodo magnifico in cui gli autori italiani eccellenti sono tantissimi ed è un piacere scoprirli, però questo ragazzo qua ha un modo di parlare di noi che, per ora, non ho trovato in nessun altro. Gli voglio bene come se lo conoscessi.

Per quanto riguarda il tema serie tv, ho già ampiamente parlato in più sedi di quella che è stata indubbiamente la mia preferita dei due mesi, ovvero The Midnight Club. In realtà poi c'è stata anche la chiacchierata Cabinet of Curiosities, curata ovviamente da Guillermo del Toro. Per me è stato un progetto riuscitissimo, ben equilibrato e con episodi notevolissimi, con quello di Jennifer Kent che spicca sugli altri in maniera notevole e che avrei voluto diventasse un film intero. 

Dei film visti ad ottobre ho ampiamente parlato in tutti i post sui film visti per il mio compleanno, ma indiscutibilmente il mio preferito è stato quella gemma di Deadstream, di cui ho già ampiamente parlato ovunque ma che voglio elogiare anche in questa sede: è il film più divertente degli ultimi anni, che omaggia i giganti rendendo l'esperienza spassosissima. Non voglio nemmeno descriverlo a chi non lo avesse ancora visto, dirò soltanto che è un film su una casa infestata. Fa così ridere da doverlo mettere in pausa. E poi, alla fine, quando ci si è scompisciati, si va a fare la pipì da soli e ci si accorge che, porca miseria, fa anche una bella paura. Decisamente nella mia top dell'anno. 
A novembre, invece, il mio cuore è stato rapito da due visioni fatte una in fila all'altra che mi hanno proprio coccolata: The Curse of Bridge Hollow e Wendell&Wild.
Il primo è un delizioso horror per ragazzi, e la prova di quanto dicevo su a proposito dei racconti per i più giovani. Bridge Hollow è una cittadina con una maledizione, e la nuova famiglia che vi si trasferisce deve farci i conti. Protagonisti sono la figlia della famiglia e il suo oppressivo padre, che è tanto simpatico quanto ostacolo alla crescita individuale della figlia, che per tutta la vita non ha fatto altro che compiacere il papà. Lei aperta e ottimista, lui cinico e scettico. Insieme, devono spezzare la maledizione e salvare le sorti della città, che rischia di trasformare la notte di Halloween in un incubo eterno. È davvero una delizia, una di quelle cose coccoline, fatte di buoni sentimenti (ma buoni davvero, però, e quindi a volte scomodi) e di bei personaggi. Piacevolissimo.
Il secondo è il ritorno - inspiegabilmente in sordina - di Henry Selick, prodotto e sceneggiato da Jordan Peele (anche voce di Wild). Parla di una ragazzina rimasta orfana e diventata mezza criminale che torna nella propria città natale per frequentare un prestigioso istituto scolastico che ha proprio un programma per aiutare "quelle come lei" e che finirà per scoprire la verità su quello che nasconde la cittadina insieme ai due demoni che danno il titolo al film e che lei finisce per evocare per errore. 
Di nuovo, a costo di essere ripetitiva: viva il cinema per i giovani che diverte così. I demoni sono stupendi, affascinanti stupidoni, la protagonista è il sogno di ogni adolescente che guardi il film. Ribelle, nasconde la sua sofferenza dietro i piercing e le cinture con le borchie, è incurante del sistema e delle regole. In più, fa un ritratto stupendo dei giovani, cosa che ormai sapete essere una mia fissa: le altre ragazze della scuola non la trattano come un'outsider come sarebbe stato se questo fosse stato un film degli anni '90, ma anzi la amano da subito, la coinvolgono, le ronzano sempre intorno. Bellino davvero.

Insomma, due mesi di comfort, in cui mi sono chiusa in cose che sapevo mi avrebbero accarezzato il cuore e consolato un po' dal freddo autunnale. Vediamo cosa ci riserverà il periodo delle feste.


2 commenti:

  1. Le serie tv come i film probabilmente li recupererò l'anno prossimo, e di R.L.Stine non mi dispiacerebbe leggere qualcosa, dato che ne ho visti tanti di adattamenti ;)

    RispondiElimina

Disclaimer

La cameretta non rappresenta testata giornalistica in quanto viene aggiornata senza nessuna periodicità. La padrona di casa non è responsabile di quanto pubblicato dai lettori nei commenti ma si impegna a cancellare tutti i commenti che verranno ritenuti offensivi o lesivi dell'immagine di terzi. (spam e commenti di natura razzista o omofoba) Tutte le immagini presenti nel blog provengono dal Web, sono quindi considerate pubblico dominio, ma se una o più delle immagini fossero legate a diritti d'autore, contattatemi e provvederò a rimuoverle, anche se sono molto carine.

Twitter

Facebook