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lunedì 5 giugno 2023

Primavera 2023: un riassunto

12:47
 Nel mio personale calcolo delle stagioni, la primavera finisce con il mese di maggio, affinché io possa far durare il più a lungo possibile la sola stagione che conti: l'estate.
Poiché per me ormai il cambio di stagione c'è già stato, mi pareva un buon momento per fare una carrellata delle cose più significative tra quelle viste, lette e ascoltate nei mesi passati.




Libri

Sono stati mesi abbastanza soddisfacenti dal punto di vista delle letture, perché ho goduto di un po' più di tempo libero che mi ha permesso di concedermi lunghe ore in poltrona immersa nel mio primo amore. Non mi dilungherò sui libri del progetto Dark Ladies, che sono stati oggetto di dirette su instagram, tutte salvate sul profilo per chi desiderasse recuperarle, ma in questa sede mi fa piacere condividere che sono molto contenta di come sta procedendo l'anno con loro, le signorine della narrativa di genere, e che mi stanno dando grandi gratificazioni.
Sempre in tema di signorine e orrore, in questi mesi ho finalmente recuperato Il mostruoso femminile, quello di Jude Ellison Sady Doyle che ha un'infelice omonimia con quello di Barbara Creed. I due testi parlano di tematiche simili effettivamente, ma se quello di Creed è più accademico, quello di Sady Doyle affronte i temi in modo più immediato e semplice, rendendole alla portata di chiunque. Un ottimo modo per entrare nel tema del mostruoso femminile ed essere indirizzati verso le sue tematiche principali.
Prosegue inoltre la mia lettura del Ciclo di Avalon di Marion Zimmer Bradley. Le nebbie di Avalon è diventato il mio libro preferito, l'ho amato di una passione ardente. Il secondo capitolo è La casa della foresta, che continua il discorso al femminile che sta al centro della saga intera, ma che si sposta indietro nel tempo, ben prima di Camelot. Questa volta ci si concentra sulle sacerdotesse, e sulla storia che ha portato Avalon in essere, ma raccontata intorno ad una storia d'amore di cui purtroppo mi è importato troppo poco perché il coinvolgimento potesse essere lo stesso. Impazzisco per la scrittura dell'autrice e proseguirò comunque nella lettura, ma questo per me non ha toccato i picchi del suo predecessore.
Grandiosa scoperta è stata invece per me Guida il tuo carro sulla ossa dei morti, di Olga Tokarczuk. Un romanzo brillante e divertentissimo, la cui protagonista è forse il personaggio femminile migliore che ho mai letto su carta: un'anziana insegnante che rifiuta di andare in pensione, appassionata di astrologia e delitti, che traduce poesie con uno studente molto più giovane e nel tempo libero risolve i delitti che le stanno accadendo intorno. Un romanzo fortemente antispecista, se non proprio un manifesto intero di un movimento che vuole il bene di altri esseri viventi, un noir moderno e irresistibile, una scoperta felicissima. Non finirò mai di tesserne le lodi. 
Mi sono poi sottoposta alla lettura di V13, l'ultimo libro di Carrére, il racconto del processo per gli attentati terroristici avvenuti a Parigi il 13 novembre 2015. Quando Carrére scrive true crime, lo avevamo già sperimentato con L'avversario, è un maestro: sa su quali tasti premere per coinvolgere emotivamente il lettore senza usare mezzucci poco eleganti e scorretti, sa quali sono le cose su cui puntare l'attenzione per dare un resoconto completo e nel rispetto di quanto accaduto. In questo caso era ancora più difficile, perché non toccava solo storie personali ma anche la coscienza collettiva francese. Ha diviso il testo in tre parti: una dedicata alle vittime, una all'estremismo islamico, per comprendere come nasca il fenomeno del terrorismo e come siano nati, nello specifico, questi terroristi, e una sulla conclusione del processo. È breve, accessibile e completo. Per me, portentoso.
Ho appena ultimato la lettura più dilaniante degli ultimi mesi, Appunti sulla tua scomparsa improvvisa, di Alison Espach. È il racconto di Sally, che si rivolge alla sorella Kathy per raccontarle cosa è accaduto dopo la sua morte improvvisa, da adolescente. Sally ricostruisce il rapporto con la sorella con una lucidità disarmante, racconta dell'infanzia come se ne fosse appena uscita, ed esamina il lutto con tale introspezione, tale chiarezza, da essere ammirevole. Non mi avrebbe stupito se fosse stato autobiografico. Pare non lo sia, il che lo rende un lavoro letterario ancora migliore. 
Infine insieme a Riccardo stiamo leggendo la saga di Blackwater. Leggiamo libri insieme nel senso che io li leggo a voce alta mentre lui guida, e questi libretti piccini e dall'estetica splendida si prestano alla perfezione per questo metodo di fruizione. Sono la storia di una cittadina che si rimette in piedi dopo una piena che ne ha alterato finanze ed equilibri, ma principalmente raccontano la storia di una famiglia, i Caskey, e delle loro diatribe: eredità, figli, potere. A metà tra Dinasty e The Shape of Water, ci stiamo divertendo come i matti.

Film

Anche cinematograficamente sono stati mesi gratificanti. La seconda stagione di Nuovi Incubi - che ci sta dando grandi soddisfazioni ma purtroppo sta volgendo al termine - parla del teen girl horror e quindi mi sono guardata un sacco di ragazze ricoperte di sangue, incazzate e violente, e mi sono divertita come una bambina. In generale, però, di tutti gli horror che ho guardato ho parlato in live o su Instagram, qua mi limiterò a fare una carrellata delle visioni non di genere che più mi hanno toccato nei mesi passati, con una promessa a me stessa: ritornare a scrivere anche post più di frequente su film singoli, come ho fatto per anni.
Prima di tutto ci sono stati i due documentari sulle montagne: se da un lato Free Solo si è rivelato una visione appassionante e coinvolgente, lo stesso non posso dire di Sei tu, Micheal? recentemente approdato su Disney+. Una storia di ego, denaro e potere, che nulla ha a che vedere effettivamente con la montagna. Il fatto di essere realizzato con tanti soldi però fa sì che ci siano riprese interessanti sulla scalata e sulle ricerche di un corpo dopo il Camp 4, il più alto momento di sosta prima della salita per il summit. Però non ha alcun valore se non mostrare quanto certe operazioni siano possibili solo grazie allo sfruttamento delle popolazioni locali, e questo è sempre importante tenerlo a mente.
Sono anche stati i mesi in cui ho visto i due Assassini con Kenneth Branagh, esattamente le cose che cerco quando desidero un film leggero e che si sono rivelati all'altezza delle aspettative. Knives Out 2, Glass Onion, invece, non solo le ha rispettate, le ha superate: goduriosissimo.
Mai avrei pensato, però, almeno prima di conoscere Riccardo, che i miei due film della primavera sarebbero stati uno Spiderman e un film su Dungeon&Dragons.
Honor Among Thieves si è rivelato un gioiello di comicità e avventura, con un inaspettato Chris Pine e il desiderio evidente di far vivere allo spettatore un film dal profumo quasi vintage, da avventura di altri tempi. Ci siamo divertiti come i matti, all'arrivo del Paladino che cammina solo in linea retta eravamo con le lacrime agli occhi. Era da tempo che al cinema non mi sentivo così per un film che non fosse un horror.
Across the Spiderverse è invece un capolavoro fatto e finito. Un film potentissimo sulla lotta al sistema, sul sovvertire le regole, sul prendersi il proprio posto nel mondo con le unghie e i denti. Si prende il supereroe popolare per eccellenza, quello di quartiere, vicino alle persone, e gli si dà il volto di un ragazzino nero, alla base della società, lontano dai grossi e potenti Spiderman degli altri universi. Non gli si dà un'intelligenza fuori dalla norma, un potere diverso dagli altri, una caratteristica unica. Lo si lascia umano, solo questo, con la necessità di avere uno spazio per sé, il bisogno di rivendicarsi il proprio diritto di esistere. Lontano dai meccanismi che portano i grandissimi supereroi in essere, Miles vuole solo essere se stesso e fare quello che può per dare una mano. E solo così, esigendo lo spazio per essere, cresce, ispira e diventa modello. Per la prima volta un film sui giovanissimi fa anche un importante discorso sulla genitorialità, senza il cinismo tipico di narrazioni anni '80, per esempio, ma con grande affetto ed empatia. Unisce un personaggio femminile complesso e intrigante, una SpiderGwen che mi aspetto sia la vera protagonista del prossimo film. Un'animazione mai vista prima, un messaggio di certo non nuovo ma mai visto messo in scena così, con questa potenza, con questo coraggio, un film incredibile. 

I Critical Role

Non guardo una serie tv da settimane intere, e tutto per colpa dei Critical Role. Per chi non li conoscesse, sono un gruppo di doppiatori, amici da una vita, che gioca a D&D in live su Twitch da tanti anni. Col tempo sono diventati così famosi che hanno una serie su Prime ispirata alla loro campagna, ma anche fumetti, manuali di gioco - addirittura è in arrivo un gdr tutto nuovo creato da loro, Candela Obscura - merch. Un fenomeno enorme di cui ovviamente io non ero a conoscenza. Poi, siccome abbiamo iniziato a giocare una campagna con i nostri amici, ho pensato che sarei diventata più brava guardando qualcuno con esperienza giocare, e Riccardo mi ha presentato loro. È stato amore a prima vista. Guardare gente che gioca di ruolo ha una caratteristica interessante. Quando guardo una serie molto a lungo finisce che non mi affeziono solo ai personaggi ma anche ai loro interpreti e al loro rapporto fuori dal set, perché penso sempre che quando si passa così tanto tempo insieme facendo una cosa così bella il legame diventi importante. Non amo i film di Harry Potter ma quando vedo le scene dell'ultimo giorno di lavoro del cast piango come un vitello. Guardare gente che gioca di ruolo unisce queste due caratteristiche, perché si unisce l'interesse per l'avventura - nello specifico noi dei CR stiamo guardando Vox Machina - a quello per i giocatori, che in questo caso sono amici da anni, sposati e fidanzati tra di loro, testimoni di nozze e madrine di figli nati proprio durante le campagne. 
Nella mia, di campagna, mio marito è il master, e giochiamo con la mia migliore amica, il suo migliore amico e la nostra coppia del cuore, per cui è come essere a casa quando guardo loro.
In più, hanno un portentoso master che ha messo in piedi un'avventura piena di emozioni, e giocatori di rara simpatia. Adesso siamo arrivati ad un punto in cui ci si è liberati di un giocatore che appesantiva un po' l'atmosfera e gli altri sono diventati folli anarchici: si trasformano in mucche, danno fuoco alle case, ammazzano le vecchie. In questa casa sono diventati praticamente i protagonisti delle nostre vite.

L'outernet

Questa primavera per me è stata caratterizzata da un evento molto significativo e spiacevole, che mi ha sconquassata a modino e che al tempo stesso mi ha rimesso in discussione le priorità. Piano piano mi sto rimettendo in sesto anche se mi accorgo che ne porto addosso più conseguenze di quante avrei creduto, però mi è stato utile a capire di cosa avevo bisogno. 
Con Riccardo ci siamo concessi una vacanza nella Tuscia, di cui avevamo un disperato bisogno e che ci ha permesso una parte d'Italia che sottovalutavamo e che si è invece rivelata di inaspettata bellezza. 
In più sono riuscita a convincerlo ad andare a visitare l'ex manicomio di Mombello, pietra miliare dell'urbex lombardo. Ormai è un luogo troppo noto perché l'esperienza sia autentica: è stato completamente svuotato da chi non ha ancora capito che se vai a visitare un luogo abbandonato devi tenere le manacce a posto, ma ammetterò che i graffiti hanno contribuito ai brividi dell'esperienza paradossalmente. Io mi sono molto divertita, Riccardo un po'  meno. 
È stato per me anche molto significativo, questa primavera, aver potuto contribuire ad un saggio a sei mani, scritto insieme alle mie amiche Lucia e Ilaria, che è uscito sull'ultimo numero di Segnocinema, la mitologica rivista di settore. L'ho ripetuto mille volte sui social, ma mi emoziona molto ripensarci.


Ancora una volta, questa primavera ho avuto la prova del potere delle storie. Mi è successa una delle cose più difficili della mia vita, e ho come sempre cercato rifugio nelle parole e nelle immagini di chi crea delle storie per mettere meglio a fuoco la vita vera. Non saprei dire se mi ha aiutato a elaborare meglio, ma di sicuro mi ha aiutato a spostarmi per un po' dalla mia, di vita vera, che in quel momento non volevo frequentare, e in certi momenti è stato fondamentale. È fondamentale ridere di gusto al cinema mentre un tipo cammina su un grosso sasso senza scansarlo, è fondamentale piangere quando si legge di una sorella maggiore mancata, è fondamentale guardare delle giovani donne mettere insieme una squadra di supereroi disastrati per salvarne un altro. So per certo che la parte migliore di me è diventata tale perché l'hanno modellata le storie. 

martedì 31 gennaio 2023

Le cose viste e lette a gennaio

19:09
 Anno nuovo, rubrica vecchia.
Mi piace sempre, però, raggruppare a fine mese, in un unico post, tutte le cose di cui ho fruito nel periodo, per raccontarle senza accollarmi troppo. 
Quindi, con le nostre solite categorie, cominciamo!



Podcast

Dopo un periodo di stanca, risollevato solo dall'ascolto di Carla, una ragazza del novecento, a cui ho dedicato un post intero, finalmente ho trovato un po' di cose nuove da ascoltare.
Primo su tutti Nella trappola della setta, un podcast a cura di Giorgia De Carolis che affronta il tema delle sette e dei culti, e che nello specifico si sofferma sul caso Un Punto Macrobiotico, fondata negli anni '80 da Mario Pianesi. Il podcast, di soli 6 episodi, cerca di analizzare, anche grazie all'intervento di esperti, le dinamiche sociali e psicologiche che rendono alcune persone vittime di quelli che sono veri e propri crimini. Il lavoro di De Carolis è approfondito, parte da un'esperienza personale e finisce per ampliarsi, fino a chiedere un feedback anche ai diretti responsabili. A voi il piacere di scoprire che cosa hanno da dire. È molto doloroso, parla di persone che hanno buttato anni di vita, e compromesso in alcuni casi la propria salute, solo per aver riposto la propria fiducia nelle persone sbagliate. Interessante e molto ben curato.
Ho scoperto poi Mystery Pot, in cui una coppia di amiche si racconta fatti misteriosi. Da Nostradamus, ai Warren, fino ad Anneliese Michel. Le due ragazze sono simpatiche, hanno evidentemente un bel rapporto che rende piacevolissimo ascoltarle.

Videogiochi

Questo mese in live abbiamo giocato a due cosette. Il primo, folle e disperato, è The Textorcist, l'indimenticabile avventura dell'esorcista sconsacrato Ray Bibbia, che lavora in una Roma ormai completamente succube del potere del Vaticano. Ma poi, quel Vaticano lì, sarà ancora in piedi come lo conosciamo? Lo scoprirete affrontando demoni e posseduti, che combatterete digitando sulla tastiera le parole del rito dell'esorcismo. O siete dei portenti, o ci dovete giocare in due, perché mentre digitate dovete pure scappare. Non è facile. Ma quanto fa ridere.
Sapete invece cosa non fa ridere? The Vanishing of Ethan Carter, in cui nei panni dell'investigatore Paul Prospero dovrete scoprire che fine ha fatto il giovane Ethan che, come da titolo, è scomparso. 
È un gioco bellissimo, non fraintendetemi, ma sto cominciando a chiedermi fino a che punto sono disposta a lasciare che le storie dell'orrore si prendano gioco di me e della mia - già di suo malconcia - emotività.

Serie tv

Mese intenso da questo punto di vista. Abbiamo recuperato Lovecraft Country, e mi si spezza il cuore nel dire che mi ha lasciata piuttosto tiepida. Più ero coinvolta dalle vicende personali dei personaggi, dalla componente, passatemelo, "reale", meno lo ero da quelle soprannaturali, e ad una serie che si intitola così non sono sicura di volerlo perdonare. L'ho trovata un pochino messa insieme con lo scotch, forse perché parte di un progetto più ampio che non potrà vedere la luce ora che è stata cancellata? Ma in un'epoca come questa, in cui cancellano più serie di quante ne producano perché il mercato sta messo come sta, è ancora perdonabile concepire una stagione di una serie che da sola non stia in piedi? Non ne sono sicura.
Il tutto, però, si è presto dimenticato, da queste parti, perché abbiamo proseguito il mese con Yellowjackets, di cui il web parla da mesi. E ne parla da mesi a ragione, ovviamente, perché sebbene tanti lamentino il già visto io l'ho trovata una bella ventata d'aria fresca, paradossalmente. Soprattutto per il modo in cui parla delle relazioni tra le amiche adolescenti, mostrando le zone grigie di un periodo della vita in cui tutto è bianco o nero. Mi piace vedere donne così diverse volersi bene ugualmente, nel modo complesso in cui si vive il volersi bene. L'ho trovata intensa e di strepitoso intrattenimento, e bramo la seconda stagione tanto quanto bramo il caffè dopo pranzo.
Infine, mi sono dedicata a Ginny&Georgia, uno dei prodotti più popolari di Netflix. Le protagoniste sono mamma e figlia, e, come in tutte le storie di questo tipo, i loro problemi nascono quando le due non capiscono che devono comunicare meglio. Georgia deve accettare che Ginny non sia più bambina e Ginny deve accettare - anima candida -  che ci sono cose di cui al momento ha il privilegio di non doversi preoccupare. Il modo in cui parla della povertà è reale, in alcuni momenti così tanto che mi è mancato il fiato. Soprattutto, però, ho apprezzato il modo in cui parla di autolesionismo (potentissimo tw), che è uno dei temi principali soprattutto della seconda stagione. È una serie in cui due genitori bambini non sanno come essere adulti insieme alla loro figlia adolescente senza riversarle addosso responsabilità che non ha - terreno molto familiare alla Vostra - e che cercano gli strumenti per lasciarsi alle spalle un passato che decisamente alle spalle non ci vuole stare. È una storia che parla di quanto si è disposti a fare per il bene dell'altro, ma anche di che cosa significhi davvero, il bene dell'altro. Dove sta il confine tra giusto e sbagliato, ammesso che ce ne sia uno. Il tutto ovviamente trattato con grandissima leggerezza, perché è una serie comedy che non ha pretesa di trattato morale ma solo, mi è parso di capire, di far nascere un dialogo.
Infine, per la categoria true crime, ho visto Vatican Girl, la serie Netflix su Emanuela Orlandi. La vicenda la conosciamo quindi lo sapete già che dovete arrivarci con la voglia di strappare gli alberi a mani nude dalla terra secca. Per quanto riguarda la struttura della serie, invece, ho solo un piccolo appunto: si dedica davvero tanto tempo ad un personaggio a cui davvero io non avrei dedicato più di 5 minuti. La vicenda Orlandi è gigantesca e complessa, non c'è bisogno di far parlare i buffoni mascherati. (Non) parlano a sufficienza quelli col volto scoperto.

Libri

Come sempre mi accade, gennaio è il mese in cui leggo di più. Oltre al libro del mio progetto di lettura (i dettagli sono sul mio Instagram), ho concluso la seconda metà de Le nebbie di Avalon. L'immenso lavoro di Marion Zimmer Bradley è diventato il mio libro preferito. L'ascesa e la caduta di Camelot raccontate dal punto di vista delle sue donne è uno straordinario viaggio che non parla solo di storia, ma che usa le religioni come spunto per parlare di società, di cultura. L'antico culto di Avalon e la religione cristiana diventano le due lenti attraverso cui le nostre signore leggono il mondo, e decidono delle sorti di Britannia. Un mondo fatato in cui le battaglie sono sempre sullo sfondo, mentre il presente è deciso da chi la battaglia la governa da lontano: le donne. 
Ho poi letto Niente di vero, di Veronica Raimo, che è un divertentissimo racconto familiare, una disamina della famiglia dell'autrice, che prendendosi molto poco sul serio ci racconta dei suoi. Perfetto per le persone della mia età, che cominciano a costruirsi una famiglia propria e hanno strumenti nuovi per analizzare quella di origine. Tanto vale che ci ridiamo su.
E siccome in questo periodo sto un po' così così ho deciso di concedermi una lettura che non facevo da anni: Harry Potter. Per un decennio della mia vita questi libri sono stati il mio conforto, il mio scudo contro il mondo, la mia casa. Sì, le storie hanno quel potere immenso qua. Li ho abbandonati per un po', perché la fame di parole nuove mi ha lasciato poco tempo. Quest'anno, però, l'ho cominciato con un po' di difficoltà, e ho pensato che fosse il momento buono per tornare un pochino nell'abbraccio caldo di chi mi ha consolato tante volte. Essere grandi è difficile, e io avevo voglia di tornare piccina ancora un po'. Al momento sono al quarto. 

Dei film che vedo parlo sempre su instagram quindi vi rimando a quello se vi va di leggere che cosa ho guardato vi rimando a quello, il link è sempre qua di fianco.

IRL

Senza il minimo dubbio, la cosa più bella di gennaio è stata l'aver visto finalmente dal vivo Notre Dame de Paris. Dopo una quindicina d'anni passati a cantare con tutto il dolore che conosco che "la parola bella è nata insieme a lei" da sola nella mia cameretta, ho finalmente visto e soprattutto sentito le voci del cast originale cantarla con tutta la disperazione della storia più tragica della letteratura. La storia di Quasimodo mi appassiona in tutti i suoi formati, compreso quello edulcorato di casa Disney, perché non esiste descrizione più sincera del dolore, e dell'amore, e di quanto nonostante il primo valga sempre la pena del secondo. 
Ho pianto come se fossi stata lì da sola, a cantare inni di passione e libertà. Di una bellezza che non ha senso raccontare.



lunedì 5 dicembre 2022

Le cose preferite di ottobre e novembre

12:26

 Il mese scorso ho saltato completamente il post sulle cose belle, quindi recuperiamo questa volta con una double feature, per unire tutto quanto di piacevole ho visto/sentito e amato in questo autunno.




Salterò a piè pari la sezione podcast, principalmente perché non ho fatto nessuna nuova scoperta. Non solo, sono pure un po' in carenza di materiale. Ascolto i soliti noti, ma sono un po' in una fase di calma piatta. Se avete cose interessanti da segnalarmi, seguirò volentieri i vostri consigli. Tranne il podcast su Federico Aldrovandi di cui sta parlando il mondo intero, quello non lo ascolto perché già la vita è dolorosa così. È forse giunto per me il momento di darmi agli audiolibri? Non mi sento di escludere questa possibilità. 
Approfitto però della sezione podcast per affrontare il tema del mio, di podcast, che è ovviamente Nuovi Incubi. Io e Lucia siamo state in questi giorni sepolte d'amore, perché sono giorni di Spotify Wrapped e tanta gente ha il nostro piccolo prodotto tra i preferiti, ed è una gioia immensa. Lo diciamo nel prossimo episodio ma lo volevo dire anche in questo spazio: grazie di ascoltarci, di apprezzarci, di condividerci. È una gratificazione stupefacente.

Per quanto riguarda invece le letture, in questi due mesi mi sono lanciata in una maratona R.L.Stine. Sul mio instagram è salvata una diretta in cui insieme alla mia amica Martina parlo di uno dei miei libri, Una storia vera successa altrove. In quella circostanza avevo parlato di una grande ambizione, ovvero creare una mia collana di horror per ragazzi, una sorta di Piccoli brividi all'italiana. E come farlo, senza studiare prima il re delle narrazioni dell'orrore per i più piccoli? Quindi sono partita ovviamente con i Piccoli brividi più famosi, per finire infine alla saga di Fear Street, di cui per ora ho letto i primi due capitoli, The new girl e The surprise party. 
Sarò sincera, e sono pure disposta ad ammettere di non avere compreso qualcosa: leggere Stine da adulta non è stato piacevole come lo desideravo. Le narrazioni per ragazzi che funzionano (e attenzione, non sto di sicuro parlando delle mie in un eccesso di autocelebrazione, è un discorso generale) sono buone anche per gli adulti, ne è un clamoroso esempio il nostrano Davide Morosinotto, le cui avventure per i giovani sono letture travolgenti e divertentissime. I libri di Stine invece sono piccole macchinette costruite con un preciso meccanismo sempre identico, fatte per funzionare. E funzionano, ovviamente, il suo successo parla per lui. Però io non vi ho trovato alcun cuore, e se non lo mettiamo neppure in quello che facciamo per i piccoli, allora l'arte che senso ha? Mi spiego nel dettaglio. Tutti i Piccoli brividi hanno una struttura identica: capitoli brevi costruiti solo sui dialoghi, tutti che si concludono con un cliffhanger (problema che tendo ad avere anche io quando scrivo), con una risoluzione felice e sporadicamente un'ultima frase ad effetto tanto perché forse poi così felice non lo era. 
Fear Street è identica nella struttura, ha solo temi da adolescenti come le cotte, le prime relazioni, i primi limoni, e poco altro, almeno per i volumi che ho letto io. 
Qualche mese fa io di Stine avevo seguito la Masterclass. Tutte queste caratteristiche lui non solo le riconosce, ma le rivendica come qualcosa di ricercato. Non c'è niente di male nello scrivere libri che siano piccole ricette costruite a modino per funzionare, e dalle mie vendite è decisamente qualcosa che io non so fare e lo accetto, però da lettrice cerco altro. Comprerò ugualmente ai miei figli tutti i volumi possibili? Ovviamente. Da lettrice, però, speravo in qualcosa di diverso. 

Per quanto riguarda le letture da persona, invece, a novembre ho fatto la conoscenza, finalmente, di Valeria Parrella. Ho letto il suo Almarina, e mi ha fulminata. È la storia di due donne le cui vite si incontrano in un momento in cui entrambe hanno bisogno di qualcosa di salvifico. Elisabetta è un'insegnante di matematica presso un istituto di detenzione minorile, recentemente rimasta vedova. Almarina è una sua studentessa, finita lì perché la vita e la società fanno schifo. Il romanzo è il loro incontro, la nascita di un affetto immotivato e potente. E, per restare sempre a parlare di me, la prosa di Parrella è esattamente quello che vorrei fosse la mia. È potente il modo in cui parla di ambienti e cuori, di solitudine e di rapporti nuovi, del modo in cui ci si guarda senza ancora conoscersi e di come gli sguardi diventano sempre più familiari, sempre più casa. Mi sono immediatamente procurata altro di suo, ho la sensazione che Parrella e io passeremo tanto tempo insieme.

A ottobre, poi, ho letto parecchi fumetti, e naturalmente la cosa più bella è stata la nuova uscita di Zerocalcare, No sleep till Shengal. Ormai Michele Rech e il confederalismo democratico viaggiano insieme, e il lavoro che fa per raccontare agli occidentali di che cosa si tratta è sempre puntale e molto emozionante. Questa volta è andato in Iraq a conoscere la comunità ezida. Si allontana quindi dal popolo curdo per conoscere come questo modello di "stato" (passatemi il virgolettato) si applichi anche in zone e comunità differenti. Il modo in cui ogni volta prende l'accetta e distrugge tutte le convinzioni - e le convenzioni - occidentali è maestoso. Reportage a fumetti come questo e Kobane Calling sono diversi dalle storie in cui racconta le nostre generazioni attraverso storie ben più familiari, ma la sua personalità, i suoi ideali, il modo in cui osserva il mondo sono sempre quelli, e lo rendono il più bravo sulla piazza. Io riconosco di non essere un'esperta del mondo comics e riconosco anche che siamo in un periodo magnifico in cui gli autori italiani eccellenti sono tantissimi ed è un piacere scoprirli, però questo ragazzo qua ha un modo di parlare di noi che, per ora, non ho trovato in nessun altro. Gli voglio bene come se lo conoscessi.

Per quanto riguarda il tema serie tv, ho già ampiamente parlato in più sedi di quella che è stata indubbiamente la mia preferita dei due mesi, ovvero The Midnight Club. In realtà poi c'è stata anche la chiacchierata Cabinet of Curiosities, curata ovviamente da Guillermo del Toro. Per me è stato un progetto riuscitissimo, ben equilibrato e con episodi notevolissimi, con quello di Jennifer Kent che spicca sugli altri in maniera notevole e che avrei voluto diventasse un film intero. 

Dei film visti ad ottobre ho ampiamente parlato in tutti i post sui film visti per il mio compleanno, ma indiscutibilmente il mio preferito è stato quella gemma di Deadstream, di cui ho già ampiamente parlato ovunque ma che voglio elogiare anche in questa sede: è il film più divertente degli ultimi anni, che omaggia i giganti rendendo l'esperienza spassosissima. Non voglio nemmeno descriverlo a chi non lo avesse ancora visto, dirò soltanto che è un film su una casa infestata. Fa così ridere da doverlo mettere in pausa. E poi, alla fine, quando ci si è scompisciati, si va a fare la pipì da soli e ci si accorge che, porca miseria, fa anche una bella paura. Decisamente nella mia top dell'anno. 
A novembre, invece, il mio cuore è stato rapito da due visioni fatte una in fila all'altra che mi hanno proprio coccolata: The Curse of Bridge Hollow e Wendell&Wild.
Il primo è un delizioso horror per ragazzi, e la prova di quanto dicevo su a proposito dei racconti per i più giovani. Bridge Hollow è una cittadina con una maledizione, e la nuova famiglia che vi si trasferisce deve farci i conti. Protagonisti sono la figlia della famiglia e il suo oppressivo padre, che è tanto simpatico quanto ostacolo alla crescita individuale della figlia, che per tutta la vita non ha fatto altro che compiacere il papà. Lei aperta e ottimista, lui cinico e scettico. Insieme, devono spezzare la maledizione e salvare le sorti della città, che rischia di trasformare la notte di Halloween in un incubo eterno. È davvero una delizia, una di quelle cose coccoline, fatte di buoni sentimenti (ma buoni davvero, però, e quindi a volte scomodi) e di bei personaggi. Piacevolissimo.
Il secondo è il ritorno - inspiegabilmente in sordina - di Henry Selick, prodotto e sceneggiato da Jordan Peele (anche voce di Wild). Parla di una ragazzina rimasta orfana e diventata mezza criminale che torna nella propria città natale per frequentare un prestigioso istituto scolastico che ha proprio un programma per aiutare "quelle come lei" e che finirà per scoprire la verità su quello che nasconde la cittadina insieme ai due demoni che danno il titolo al film e che lei finisce per evocare per errore. 
Di nuovo, a costo di essere ripetitiva: viva il cinema per i giovani che diverte così. I demoni sono stupendi, affascinanti stupidoni, la protagonista è il sogno di ogni adolescente che guardi il film. Ribelle, nasconde la sua sofferenza dietro i piercing e le cinture con le borchie, è incurante del sistema e delle regole. In più, fa un ritratto stupendo dei giovani, cosa che ormai sapete essere una mia fissa: le altre ragazze della scuola non la trattano come un'outsider come sarebbe stato se questo fosse stato un film degli anni '90, ma anzi la amano da subito, la coinvolgono, le ronzano sempre intorno. Bellino davvero.

Insomma, due mesi di comfort, in cui mi sono chiusa in cose che sapevo mi avrebbero accarezzato il cuore e consolato un po' dal freddo autunnale. Vediamo cosa ci riserverà il periodo delle feste.


giovedì 29 settembre 2022

Le (poche) cose preferite di settembre

12:40
A me questa cosa che l'estate è finita non piace manco per niente, io stavo bene con i miei 40 gradi da bravo rettile quale sono e adesso già mi sento mancare dal freddo.
Mi consolerò con immagini romantiche sull'autunno che non corrispondono alla realtà dell'autunno padano e nel frattempo tengo impegnati anche voi con il consueto post sulle cose viste e successe nel mese di settembre.



PODCAST

Anche questo mese la situazione podcast è stata magra. Ho cambiato luogo di lavoro, ed essendomi avvicinata a casa ho meno tempo alla guida da dedicare alla scoperta di cose nuove. Unica novità del mese, suggeritami da amici, è stata Black Minds, un podcast sui più famosi autori di gialli e noir del panorama internazionale, che ho iniziato ad ascoltare perché ha un episodio dedicato a Fred Vargas, la mia giallista del cuore.
Se poi Fred quando vuoi hai una storia nuova raccontarci fai pure, noi stiamo qua in grazia ad aspettarti. 

LIBRI

Settembre è stato un buon mese almeno da questo punto di vista: ho letto Lizzie, di Shirley Jackson, l'allontanamento dal gotico dell'autrice che ha deciso che era giusto invece parlare di una donna spezzata e così spezzare anche noi che tanto siamo tutte col cuore di pietra; poi mi sono inflitta la sofferenza di Midnight Club per prepararmi a Flanagan e infine ho letto L'enigma della camera 622 di Joel Dicker. 
Quest'ultimo è stato forse quello meno appassionante dei 3, ma avevo bisogno di un giallo senza pretese che mi portasse via un pochino la mente dalle giornate. Ambientato negli ambienti del lusso e delle banche, un pochino prolisso nella parte centrale se vogliamo e con una conclusione che richiede un notevole sforzo di immaginazione, il romanzo di Dicker alla fine mi è piaciuto nonostante questi difetti, perché la sua è la classica scrittura senza troppi fronzoli che porta a casa la faccenda e in breve tempo mi ha portata alla fine della sua mole importante.
Naturalmente la cosa migliore che ho letto è stata Jackson ma perché purtroppo quando c'è lei la gara con gli altri è impari, e Lizzie è una storia così commovente e frustrante, che la gara in pratica nemmeno esiste. Io non lo so se Jackson con questa storia ci volesse più tristi o più incazzate, nel dubbio con me hanno fatto presa entrambi i sentimenti. È una storia di frustrazione, di appassimento, di annichilimento dell'anima, e delle inevitabili conseguenze disastrose. Elisabeth crede di stare bene nella vita comoda che si è scelta, fino a che una parte di lei decide di liberarla, dimenticandosi che spesso la libertà arriva con un costo. È anche la storia della vita delle donne, costrette a sedare sentimenti e a placare animi impetuosi per rispetto di una società che ci vuole mansuete. E quindi io, alla fine, ero triste e anche arrabbiata. Non con il romanzo e nemmeno con le sue protagoniste. Ero arrabbiata e triste per loro.
Al momento, poi, sto concludendo Problemi, il libro di Jonathan Zenti ispirato al suo omonimo podcast. È esattamente come me lo aspettavo: bellissimo, brillante, approfondito, pungente ma senza mai crogiolarsi nel gusto per la provocazione fine a se stante. Zenti è un ottimo autore, ma questo lo sapevamo già dal suo lavoro nel mondo dell'audio, ed è la persona che vorrei mi insegnasse a stare al mondo.

FILM

A breve arriverà (se non è già arrivato mentre leggete) un reel su instagram che riassume le visioni del mese, in questa sede mi sento di lamentarmi perché ho visto molte meno cose di quelle che avrei voluto. A mia discolpa in casa Redrumia si è appena ricominciato un rewatch del Signore degli Anelli, come al solito in versione estesa, e abitualmente in quel tempo di film normali ce ne vedo 7. 
Però ho comprato casa con una persona che circa una volta l'anno mi fa tornare nella Terra di Mezzo, e capirete bene che per uscirne poi è lunga. Molto lunga. Lunghissima.

SERIE TV

Continua in casa Redrumia il rewatch di Modern Family, siamo alla sesta stagione, li amo tutti quanti come se fossero la famiglia mia e quando lo finiremo mi mancheranno molto. Il senso di gigantesca e profonda appartenenza che ci regalano serie come questa non finirà mai di stupirmi. Qualcuno l'ha studiato, questo fenomeno? Perché io ogni tanto mi chiedo come sta Jake Peralta, mi chiedo se Angela ha nuovi gatti, se Chandler ha rinnovato l'abbonamento alla sua rivista. E torno a trovarli spesso, riguardando mille volte le stesse serie togliendo tempo a quelle nuove, perché finiscono per creare questa forma di attaccamento che a me per esempio impedisce di giudicare la serie come un prodotto di finzione. L'ultima di The Office non è piaciuta? Ah, non a me. Io l'ho amata, perché sono tornata a trovare i miei amici. Parlando di dinamiche relazionali così intime finisce per vincolarmi con quel senso di familiarità che a me colpisce in un modo fatale. Amici sul lavoro? Famiglia per scelta? La mia emotività ci fa a nozze, con cose così.
Sapete con cos'altro sta da dio la mia emotività? L'amarcord dell'adolescenza. Come tutti, immagino. Io sono stata adolescente nei primi anni 2000, quindi adesso che è arrivato One Tree Hill su Prime, io sto inchiodata sul divano ad ogni pasto che faccio da sola. Sarà nei post dei preferiti dei prossimi mesi.

IRL

Perché così poche cose, Mari, in questo post dei preferiti? A settembre ho avuto un po' la testa impegnata, c'è stata una cosina che mi ha preso un po' di tempo, testa e cuore.

io e il mio vestito da fantasmina vittoriana


Dopo undici anni passati insieme, io e Erre abbiamo deciso di fare le cose ufficiali e diventare marito e moglie. Ed è stata una giornata bellissima, con i nostri amici tutti vestiti a modino, la musica dal vivo, i parenti che per un giorno non sono le persone che conosci ma la loro versione più piacevole, Augustone con il papillon di velluto e tanta voglia di festeggiare questa cosa qua che ogni giorno costruiamo insieme e che profuma di futuro. E delle lasagne gigantesche.
Abbiamo posticipato all'anno prossimo il viaggio di nozze, per quest'anno, però, ci siamo concessi qualche giorno in montagna per staccare un po' dalla frenesia pre matrimoniale. Siamo stati in Valsesia, in Piemonte, dove per la prima volta ho visto il Monte Rosa. Per vederlo più da vicino possibile in poco tempo (Augusto ha un'età ormai, e dovevamo tornare presto in hotel da lui) ho dovuto affrontare la mia acrofobia e prendere la cabinovia, mezzo di trasporto ideato da Satana in persona e tanta e tale è la mia paura di questo strumento infernale che ho pensato di metterlo tra le cose importanti del mese, perché se solo ci ripenso sento il cuore calarmi nello stomaco.
Però è anche la prova che quelle nozze qua s'erano proprio da fare, perché in mille modi diversi il Moderatore mi spinge sempre fuori dalla mia comfort zone. 
A volte la prendo male, come quando insisteva perché io mangiassi il pesce, a volte sono stata più fortunata, come quando mi ha spinto ad aprire un blog di cinema.

mercoledì 24 agosto 2022

Redrumia summer compilation

18:52

 Io lo so che questa pausa non l'avevo annunciata, ma nemmeno sapevo che avrei preso una pausa dal blog. Sono semplicemente stata inglobata da un'estate caotica e con molte più ore di lavoro di quante avrei desiderato farne. Quindi adesso mi ricompongo, tolgo le ragnatele da questo posto e parliamo di tutte le cose (che sono poche per i motivi di cui sopra) che ho fatto, guardato e ascoltato in questa frenetica estate.


il solo mare che ho visto quest'anno e se sentite vibrazioni nella Forza sono io che bestemmio per questo

PODCAST

Quest'estate sono stata una di quelle persone che ha fatto calare gli ascolti dei podcast, e me ne vergogno molto perché io non mollo mai l'abitudine di avere persone che parlano nelle mie orecchie h24. 
Avevo parecchie playlist da creare e ho finito per ascoltare molta più musica del mio solito.
Oltre ai nuovi episodi dei miei grandi classici, quindi, ho solo due podcast nuovo che ho ascoltato e che voglio segnalare.
Il primo è Così si fa l'Italia, un percorso che attraversa la storia del nostro Paese dal referendum del '46 fino alla storia più recente. Secondo me è fondamentale ascoltarlo proprio oggi, alle porte delle elezioni, perché quello che siamo arriva da quello che abbiamo vissuto. Poi un giorno la scuola imparerà quanto è fondamentale insegnare la storia recente, ma fino a quel momento abbiamo i podcast. Sempre siano lodati.
È un esclusiva Spotify a cura di Lorenzo Pregliasco e Lorenzo Baravalle.
Il secondo podcast è La bomba, a cura del Post. Per questo ci vuole un trigger warning grande come l'Internet intero: parla di abusi su minori nel mondo della Chiesa Cattolica. È rispettosissimo delle vittime e dà loro voce direttamente e sebbene sia la cosa giusta da fare è anche giusto dire che è difficile da ascoltare e se per qualche ragione la cosa vi turba prestate attenzione. Il punto del podcast non è solo parlare del problema, ma piuttosto capire come sia possibile che in Italia questa faccenda non sia lo scandalo che dovrebbe. Perché tutti sappiamo eppure non cambia nulla? Perché questa verità è costantemente sotto gli occhi di tutti eppure nessuno tutela i bambini? Se penso a tutti gli anni in cui ho trascorso letteralmente tutte le mie giornate in oratorio mi viene la pelle d'oca. Sono solo stata molto fortunata. Ed è ora che si faccia qualcosa perché quelle come me siano la norma e non le fortunate.

LIBRI

Presente che tutte le persone del mondo in estate leggono di più, tutte le rubriche sulle riviste e sui social di consigli di lettura, le liste e le classifiche?
Non la vostra amica qui presente, nossignore. Lei ha letto pochissimo e pure male.
Ho letto un Lansdale e un Atwood che non mi hanno colpita particolarmente nonostante gli autori, un romanzetto d'amore (One true loves) per uscire dal blocco del lettore, che ho sì divorato in poco tempo ma che altrettanto poco mi ha lasciato. Io lo so che con le storie rosa finisco sempre così, non lo so proprio perché sporadicamente torno qui quando so benissimo che per il blocco del lettore la mia soluzione è sempre la saga di Malaussène, non lo so proprio. Mi sono fatta infinocchiare perché parlava della perdita dell'amato che è una delle cose su cui proprio io mi lascio andare ai pianti peggiori (sì, è ovvio che è tutta colpa di Moulin Rouge!), e invece non mi ha nemmeno fatto piangere.
Sto però leggendo adesso L'ospite di Sarah Waters, un gotico che avevo iniziato un milione di anni fa e poi abbandonato quando il mio primo lettore ebook aveva abbandonato me. Al momento sono molto coinvolta, vi faccio sapere.

FILM

Ho smesso di guardare i film come intrattenimento più o meno quando ho aperto il blog, perché mi prendono troppo perché io possa usarli come diversivo e sebbene mi manchi un pochino la sensazione di "staccare il cervello", sono sempre così intrigata che a questa, di sensazione, non rinuncerei mai. Questo però significa che quando sono molto presa e con la testa altrove finisce che di film ne vedo ben pochi.
Quelli di quest'estate li trovate riassunti su instagram, qua mi limito a esprimere di nuovo tutto l'amore possibile per Nope, il nuovo magnifico film di Jordan Peele, che ancora oggi a distanza dalla visione occupa i miei pensieri. Non lo saprei dire se la considero la sua cosa migliore, perché questo ad ogni film che fa pare voglia schiaffeggiarci con il suo talento. Però questo modo che ha avuto di associare l'esistenza intera all'essere visti mi ha proprio toccato dentro, e continuo a pensare a quanto io stessa viva la mia vita con il pensiero fisso sullo sguardo altrui: lo rifuggo costantemente, eppure cerco di essere in ogni istante pronta alla sua analisi spietata, non ne sono mai libera anche se scappo costantemente. E poi mi accorgo di essere sempre più attenta al mio, di sguardo, sul mondo dell'intrattenimento ma anche sul mondo reale, e mi spaventa un po' non averci mai prestato così tanta attenzione prima.
Bravo, bravo, immenso, Jordan Peele.

SERIE TV

Ci ho pensato a lungo, sul fatto di scrivere o meno un post su quella che è indiscutibilmente la mia serie dell'anno, The Sandman. Ci sono milioni di cose su cui posso accettare di essere banale o di riportare l'attenzione sulle cose di cui già parlano tutti, ma l'impatto di Neil Gaiman sulla mia vita è stato così forte che di parlare di lui ho paura. 
Provo a farlo molto brevemente, per convincere almeno una persona che ancora non l'abbia fatto a vedere la serie. Il fumetto è un mastodontico capolavoro punto e basta. Non solo storia del fumetto, ma storia delle narrazioni tutte. L'epopea di Morfeo e dei suoi fratelli è lo standard che applico a tutte le altre cose di cui fruisco, il punto di riferimento per stabilire se qualcosa sia o meno nelle mie corde, perché le mie corde in Sandman cominciano e da Sandman si estendono. 
Mi interessava principalmente che la serie fosse fedele all'atmosfera, perché non sono (più, sigh, lo sono stata e non ne sono fiera) una di quelle che usa la fedeltà all'opera originale come metro di giudizio. 
Volevo che la serie fosse oscura e magica, misteriosa e grigia, bella per gli occhi e calda per il cuore.
Lo è.
E del resto se l'è adattata da solo, Neil Gaiman, e non c'erano dubbi: era roba sua e roba sua è rimasta, e la roba sua è magnifica.
Parla di cosa significhi essere, di cosa ci determina per quello che siamo, del ruolo che scegliamo di continuare a rivestire nel mondo o da cui proviamo ad allontanarci, per diventare quello che sentiamo esserci più autenticamente vicino. E lo fa parlando di personaggi imprigionati in un ruolo da cui dipendono le sorti del mondo, e così facendo ci ricorda che noi siamo nulla, che da noi non dipende nulla se non quello che decidiamo di lasciare di noi nel mondo. E che quindi tanto vale esserlo come lo vogliamo.
È poesia, Sandman, e la serie lo sa e ce lo ricorda benissimo.
Non vedo l'ora di vedere i prossimi volumi sullo schermo.
Se non arriviamo a Vite Brevi ve lo buco, sto Netflix.

The Sandman a parte, sono in preda a un furioso rewatch di Modern Family, perché sono agitatissima in questi giorni e mi serve il mio comfort, che di solito sono MF, Brooklyn99, The Office. Friends se proprio mi serve un amarcord. Quest'estate mi andavano i ricconi incapaci di parlare delle proprie emozioni e costantemente riportati sulla terra dalle persone che gli vivono intorno. 
Se Gloria non è il vostro personaggio preferito non siamo più amici.

Nelle mie maratone trash da ora di pranzo invece mi sono vista la terza stagione di The Home Edit, perché le case sono sempre una grande passione della vostra, Uncoupled, che mi ha fatto schifo e infatti ho visto che è di Darren Star e ho capito perché mi ha fatto schifo, e infine Uno di noi sta mentendo, ennesima serie thriller con adolescenti vivi e uno morto. Sono tutte uguali, da Pretty Little Liars in poi, e onestamente a me sta bene così. Questa è meno trash di quanto l'avrei voluta, ma fa una cosa buona: mostra una relazione tossica dal punto di vista della ragazza che la sta vivendo. Nelle prime scene è magnifica, una storia d'amore da videoclip. Poi qualcosa comincia a puzzare di anomalo. Poi è sempre più palese, e infine il fidanzato d'oro non è d'oro proprio per niente, e quello che sembrava romantico è solo manipolatorio. Mi piace che cose così siano sempre più nelle serie per i giovani. Poi naturalmente parliamo di un prodotto figlio di Pretty Little Liars. Sono tutte uguali, ma in fondo va bene così, è quello che cerco quando metto su una cosa di questo tipo.

TRUE CRIME

La vostra amichevole Leosini della mutua anche in questa estate non si è trattenuta dal guardare prodotti in cui si parla di omicidi. Buona parte della cena del mio addio al nubilato è stata una sequela di teorie sui casi di cronaca italiana più famosi, che vi riassumerei con: Franzoni innocente, Stasi colpevole come Caino, opinioni contrastanti sulla famiglia Misseri. 
Quest'estate ho guardato Ho ucciso mio padre, miniserie di Netflix su un ragazzo di 17 anni che ha ammazzato il padre. La serie non ha particolari guizzi creativi, come non lo ha quasi nessuno dei prodotti di questo tipo, ma è agghiacciante. Parla di come la società sia sempre colpevole in casi come questo: il protagonista è un giovane completamente abbandonato dal mondo, con una storia shockante alle spalle che non rivelo perché è interessante vederla svelarsi sullo schermo ma che è la prova provata che la violenza genera violenza, che le situazioni di disagio profondo sono sempre colpa di un mondo che si gira dall'altra parte e non osserva il prossimo.
Le situazioni di profondo disagio, sia esso economico, sociale, o entrambe, sono dimenticate da dio, e le persone che le vivono sono invisibili. E quando accade loro quello che accade a questo ragazzo, non può finire bene. Il documentario si chiude su una nota dolce, perché il giovane ha avuto l'immensa fortuna di trovare qualcuno che conosceva bene l'invisibilità degli ultimi e che lo ha aiutato. Giusto per dirci, ancora una volta, che la società nel suo complesso fa schifo, è una mostruosità aberrante, ma che se ancora come specie non ci siamo estinti è per la bontà del singolo. Motivo per cui se quel singolo non siamo noi è bene ricordarci che facciamo schifo tanto quanto il resto.
Una storia devastante di abbandono e violenza, ma che è importante raccontare.

IRL

Quest'estate c'è stata una cosa che mai avrei creduto di poter dire: la mia prima presentazione di un libro! Una deliziosa bibliotecaria della mia zona ha letto Una storia vera successa altrove e le è piaciuto, quindi ha pensato di invitarmi in biblio da lei per parlarne un po'. La mia amica Martina (la Martina Malcontenta che trovate nell'header) mi ha fatto da moderatrice, così che io potessi sentirmi un pochino più a mio agio e alla fine è stata un'esperienza buffa! Non sono solita parlare delle cose che faccio perché ho sempre molta vergogna, però avevo intorno la mia decennale rete di supporto e le cose sono andate bene. Così bene che nel frattempo ho finito il libro numero 4! Così, presa dall'entusiasmo del momento. Appena Martina ha finito di editarlo ne riparliamo.
Quest'estate, poi, ho visto Paolo Nutini dal vivo, che può sembrare solo una notizia di un concerto come un altro, ma se lo ascoltate sapete che sto tossico demmerda da 7 anni che era sparito nel nulla. Pensavamo fosse morto, c'erano account twitter dedicati agli avvistamenti perché davvero non si sapeva che fine avesse fatto.  E invece, dal nulla, boom, tour in Italia. È stato un sogno, lui è di una bravura che fa piangere. E ha fatto Iron Sky, quindi siamo a posto.
Tutto il resto della mia estate è stato concentrato in frenetici preparativi per il matrimonio. Abbiamo deciso di fare tante cose in casa, perché sono una maledetta control freak che vuole fare tutto da sola quindi sono tre mesi che spendo ogni secondo del mio tempo libero a ritagliare con la taglierina, fare grafiche su canva, plastificare cartoncini, bucare fogli, stampare cartelli, creare playlist su Spotify. Senza tutto il tempo speso su Etsy, le camminate sulle scarpe nuove per spaccarle, la pianificazione della vacanza che faremo la settimana dopo in attesa della luna di miele e le ore passate a fissare due rossetti perché non so decidere un cazzo mai.
Sono davvero first world problems, vero?

Ci risentiamo a settembre, quando ripartirà tutto: le live, il podcast, il progetto sulla storia (anche se ridimensionato). È ora di riprendere in mano l'agenda.

lunedì 30 maggio 2022

Un post molto scarno sui preferiti del mese di maggio

12:32
Avevo scritto una intro strappalacrime su quanto difficile sia stato per me il mese di maggio, punto in cui ho raggiunto picchi di burnout senza precedenti nella mia vita, ma poi mi sono detta che se c'è una cosa della vita adulta che ho imparato è che messi così siamo in tant3 e che riversare il mio fiume di angoscia in uno spazio virtuale non avrebbe certo aiutato né me né tutt3 quell3 che, come me, stanno a tanto così dall'esaurimento nervoso. 

Il punto della questione doveva essere che, visto che sono stata uno straccio, non ho combinato nulla in questo mese. Ho saltato due settimane della rubrica della storia del cinema, ho saltato live, ho avuto un blocco del lettore tremendo, la mia concentrazione è andata, letteralmente, a farsi benedire. Non sono riuscita a fare nulla. 
Tutto questo per dire che questo post sui preferiti sarà un po' magro, perché di cose ne ho fatte ben poche.





Podcast

Quella dei podcast è una categoria particolarmente magra. Mi sono limitata a recuperare qualche episodio arretrato di quelli che seguo già, e nello specifico, con un ritardo davvero ridicolo, ho ascoltato la seconda, gloriosa, stagione di C'è vita nel Grande Nulla Agricolo? che come sapete è uno dei miei preferiti, una delle poche cose al mondo che mi fa ridere davvero. La seconda stagione è perfettamente all'altezza della prima, ormai si vola a livelli altissimi.
Scoperta di questi ultimissimi giorni, però, è stato Brivido coatto, podcast romano in cui una coppia di racconta storie tutte nostrane. Giulia racconta a Daniele storie true crime e Daniele racconta a Giulia storie paranormali, tutte sempre ambientate in Italia. Non sono ancora sicura di amare il loro modo di raccontare, ma conoscendomi mi affezionerò molto velocemente. La loro grafica è adorabile. 
La vera cosa molto bella del mese di maggio in tema podcast è che è cominciata la seconda stagione di Nuovi Incubi, che non solo è un progetto che mi rende felice e scodinzolante, ma che promette, in questa stagione, di fare scintille. Io e Lucia siamo molto soddisfatte delle prime puntate, ed è solo l'inizio. Sarà una figata e non me ne frega proprio niente se è autoreferenziale che me lo dica da sola: Nuovi Incubi se lo merita.

Libri

Non ho parole per questa categoria. Ho spento completamente il cervello in questo mese, sono riuscita a leggere un libro solo. Non giudico mai i tempi di lettura delle altre persone, evviva chi legge e chi lo fa come cavolo gli pare, ma giudico i miei con grande severità. 
Certo, il libro che ho letto, She-Wolf, è una fenomenale raccolta di saggi a cura di Hannah Priest che parlano tutti delle donne licantropo, del loro ruolo nella storia, nel folklore e nei prodotti di intrattenimento. È davvero prezioso, si legge come un romanzo per via non solo della sua scorrevolezza ma principalmente di quanto è interessante. È curioso, pieno di nozioni che non avevo, di analisi approfondite ma mai appesantite. Mi ha rubato il cuore.
È dall'inizio del mese che sto cercando anche di leggere Gideon la nona. È esploso sui social qualche tempo fa, anche grazie a notevoli spinte dalle book blogger (nello specifico, lo ha tradotto Francesca Crescentini, aka Tegamini, che ovviamente ne ha parlato moltissimo e con toni molto entusiastici). Di solito sto lontana da questi fenomeni, ma questo parlava di necromanti e voi capite bene che almeno un tentativo lo dovevo fare.
Questo tentativo sta durando da un mese e il kindle mi dice che sono all'11%.
Ne riparliamo, se emergo dalla lettura.

Videogiochi

Nel mese di maggio ho giocato solo a DARQ, su consiglio dell'amico Pietro. È adorabile. È un gioco con capitoli brevi, che si gioca molto velocemente, basato su rompicapi di varia natura che ho trovato deliziosi e divertentissimi. 
Se giocate ai dlc (che scopro essere al maschile e non al femminile come ho sempre detto io, scusate dlc se vi ho attributo i pronomi sbagliati) preparatevi: il primo è divertentissimo e ha un finale che ho adorato, il secondo ci ha quasi mandati all'ospedale.
Siamo pippe io e il Moderatore? Possibile.
Portate pazienza, siamo molto stanchi.

Giochi ma non video

Complice la mia prima volta al Modena Play posso introdurre la categoria dei giochi che non stanno dentro al computer! 
Sul canale Youtube trovate la live di tutte le cose comprate al Play e anche il disclaimer: è un mondo che sto esplorando per la prima volta, perdonate le eventuali castronerie.
Tra le varie cose abbiamo comprato il Kit Essenziale di D&D. Principalmente il motivo per cui mi interessa giocarci (oltre alla prima ovvietà: passare del tempo con il mio compagno facendo anche cose che piacciano a lui perché poi comunque finisce che piacciono anche a me) è imparare le dinamiche dei giochi di ruolo per poterle poi in futuro applicare ai giochi di ruolo che mi interessano davvero: quelli dell'orrore. Proprio ieri abbiamo creato il mio primo personaggio, e nonostante io mi sentissi una figa vera perché pensavo di avere fatto scelte intelligenti ho scoperto di avere fatto le scelte più comuni possibili. Vi tengo aggiornati, al momento ridiamo molto. 

La categoria serie tv la salto a piè pari, non ne abbiamo conclusa nessuna. No, nemmeno miniserie true crime. Nemmeno una stagione di X-Files. Il nulla cosmico.

Film

Come al solito la carrellata delle visioni tutta intera arriva domani su Instagram, qui solo le menzioni d'onore. 
Finalmente ho visto Censor, perché è arrivato su Shudder. Uno dei film più chiacchierati dell'anno scorso dalla community dell'orrore, e c'è una ragione: è un gigante. È forte, appassionato, grigio ma nel senso bello e non nel senso di Snyder, è potente e cattivo il giusto. Ne avevamo parlato nell'episodio con i film migliori dell'anno scorso in Nuovi Incubi, se volete recuperarlo. Ha un finale bellissimo.
In casa Redrumia, poi, è partita una missione: ci stiamo guardando i film di James Bond, che sono appena arrivati su Prime. Non ne avevo mai visto nessuno, e siamo partiti da quelli con Daniel Craig. Per guardare questa saga devo mettere da parte i miei ideali: di gente megamilionaria criminale che fa le cose cattive con abiti che costano come un'automobile e automobili che costano come abitazioni mi frega molto poco e anzi vorrei vederli tutti morti e usare i loro patrimoni per un'equa ridistribuzione della ricchezza. In più, devo superare l'insostenibile machismo che permea tutto quello che vedo.
Se accetto di passare sopra a tutto ciò, però, vedo Skyfall, che non è certo uno di quei film che a me rubano il cuore ma che mi ha regalato due delle interpretazioni migliori del mese: Bardem e Dench sono di un altro pianeta.


IRL

Come dicevo, a maggio ho scoperto Modena Play. Lo so, mi è stato fatto notare che in realtà è una cosa iper famosa tra gli appassionati, ma io ci sono arrivata adesso e mi godo l'entusiasmo delle cose nuove. La giornata è stata stancante come una passeggiata in montagna, per sostenermi ho bevuto più cocacole di quanto sia consigliabile, ma poi mi sono mangiata un borlengo gigante in un parco in città con un'amica, ho comprato un sacco di cose che non vedo l'ora di sfruttare e ho incontrato persone simpatiche, quindi ne è ampiamente valsa la pena. 


Questo weekend mi ritiro sul lago di Molveno, sperando di riuscire a recuperare un po' delle energie perdute e del cervello girovagante, per tornare a giugno con tutto quello che serve per essere un adulto funzionante che torna con ritmi dignitosi a parlare su internet di cinema dell'orrore.

martedì 26 aprile 2022

Preferiti di aprile

17:10
Siamo tutti d'accordo che aprile è un mese inutile e sconfortante?
Non fa ancora caldo vero, piove sempre, siamo stanchi morti come se avessero picchiato dei bulletti, le persone con lavori normali fanno i ponti e noi cassieri siamo seduti a guardarli comprarsi il pane e i salami per la partenza.
La cosa bella delle cose brutte, però, è che finiscono, e noi possiamo finalmente iniziare a respirare l'inizio della sola stagione in cui si può essere davvero felici: l'estate.

Mi sono però consolata con un sacco di cose carine, parliamone insieme.





Podcast

In questo mese non ho fatto scoperte particolarmente degne di nota, con la sola eccezione di Bear Brook, uno dei podcast true crime più famosi del mondo a cui io ovviamente sono arrivata in ritardo, come mio solito. Racconta dei Bear Brook Murders, rimasti irrisolti per decenni poiché non si era in grado di identificare i corpi delle vittime. Il podcast è un lavoro assolutamente brillante non solo nella ricostruzione, ma anche nel raccontare le tecniche utilizzate per poter arrivare ad una risoluzione del caso, innovative e che si sono rivelate fondamentali per la risoluzione di casi successivi. Allo stesso tempo, è un racconto molto forte su cosa siano le relazioni tossiche, sul modo in cui alcuni uomini bruciano la rete sociale delle donne con cui stanno e le rendono, letteralmente, invisibili.
Molto commovente.


Libri

Il mio libro del mese è stato indiscutibilmente Civitas Dei, di Vincenzo Disalvio. Ne ho parlato un po' su Instagram, e adesso che l'ho finito è giunto il momento di parlarne con un po' più di calma. Parla di Alberto, un giornalista romano che decide di indagare sulla scomparsa di un sacerdote dal piccolo borgo di Civita, in Puglia. Sul luogo lo ospita Barbara, medico del paesello. Io davvero preferirei non dire più di così sulla trama, vi basti sapere che essendo un romanzo dell'orrore non è che Alberto arriva e trova la serenità, ecco, non lo definirei il suo viaggio mangia, prega, ama. 
È un romanzo che ho amato molto. È ambientato nel profondo Sud, negli anni 50 (ma se ricordo male il decennio l'autore mi correggerà). È un testo dalla mole importante (siamo intorno alle 600 pagine) e per tutto il tempo si respira la terra di cui parla. La vicenda in sé, ovvero quanto accade a Barbara e Alberto dal momento in cui si conoscono, è davvero interessante, si arriva alla convincente conclusione con un ritmo che ho trovato perfetto e che non risente mai della sua lunghezza. Richiama tante delle storie dell'orrore che conosciamo e amiamo senza mai profumare di derivativo, ai personaggi si vuole del bene vero. 
Non sono queste, però, le cose che ho amato di più. Io ho amato tanto Civita. Il modo di Vincenzo di raccontare la piccola comunità rurale italiana, con le sue credenze popolari, con le persone che parlano l'una dell'altra e che si conoscono da generazioni, con le sue piccole abitudini familiari, con tutti i personaggi che nel corso del testo si impara a conoscere come quei vicini di casa della vita vera a cui somigliano tanto. È un ritratto così autentico e genuino della piccola vita di paese, che riconosco così bene perché è la mia, che a tratti mi ha commosso. È perfetto, quindi, che la componente dell'orrore del romanzo sia così intrinsecamente legata alle piccole realtà di vita umile, fatte di superstizioni e passaparola e legami tra le persone. Si bisticcia, a Civita, si gioca a carte dopo una giornata nei campi, ci si prende a cinghiate, ci si prende in giro, si accorre tutti ad aiutare la giovane donna che sta per partorire. E sotto sotto, nel vivo formicaio che sono le piccole comunità, sta a sobbollire l'orrore, quello che nasce dal dolore e dalla disperazione.
Io l'ho trovato ottimo. Ormai l'ho finito da settimane, ma con la testa sto ancora là, con Alberto e Barbara e tutti gli altri. 


Videogiochi

Non smetterò mai di ringraziare la mia amica Giulia per avermi convinto a giocare a Martha is Dead.
Se vi va, andate sul mio canale Youtube e guardatevi le live in cui lo abbiamo giocato, ma non fatelo per me, fatelo per il gioco.
È un gioco indie italiano, ambientato nella campagna toscana durante la Seconda Guerra Mondiale. Se le parole "Seconda Guerra Mondiale" fanno roteare gli occhi anche a voi come a me: resistete. La storia è quella di Giulia, figlia di un generale tedesco che si è rifugiato in Italia con la famiglia perché le cose, in Germania, si stanno mettendo male. Un mattino Giulia si avvicina al lago che sta vicino alla loro abitazione, e trova Martha, la sua gemella, affogata. Decide quindi di prendere la sua identità, per provare l'ebbrezza di essere la figlia preferita dalla mamma.
Nel gioco dovrete scoprire cosa è accaduto a Martha. Io non ho alcuna esperienza nel mondo del gaming, credo di sia vagamente intuito, ma questa è oltre ogni dubbio la cosa più bella a cui io abbia mai giocato. Per storia, modalità di gioco, grafica. È tutto magnifico. Dovrete scattare e sviluppare fotografie con una deliziosa riproduzione degli attrezzi dell'epoca, e ricostruire cosa è successo a voi e cosa vi sta accadendo intorno, esplorando la casa e i suoi dintorni, telefonando a conoscenze, cercando indizi per casa, scavando nei vostri ricordi. 
La riproduzione della casa dei genitori delle gemelle è qualcosa di eccellente. Se venite dalla campagna, chiudete gli occhi e ripensate alle case dei nonni, degli zii, dei vicini...è quella. Mentre vi passeggiate ne sentite quasi l'odore. La cura per i dettagli, in generale ma soprattutto nella costruzione della casa, è da perderci la testa.
Il clima e l'ambientazione di Martha is Dead mi mancano da quando l'ho finito. È un racconto di vita commovente, e ha suscitato emozioni che nella mia ignoranza mai avrei creduto di trovare in un gioco. Ed è un lavoro tutto italiano, c'è solo di che esserne orgogliosi.
Lo rigiocheremo tra qualche mese, sempre in live, per vedere se giocarlo in modo diverso darà alla nostra Giulia una sorte differente. 


Serie tv

La cosa sicuramente di cui parlare in ambito seriale è Jimmy Savile: a British horror story. Sono solo due episodi, ma se Netflix lo mette nelle serie ce lo metto anche io. È una docuserie true crime, che racconta ascesa e caduta di Jimmy Savile, uno dei volti più noti della storia della tv britannica. Savile è stato amico di tutte le principali cariche dello Stato inglesi e della famiglia reale, è stato un notissimo filantropo, collaboratore di alcuni dei volti più noti della musica UK e conduttore di straordinario successo. Era, per farla breve, la persona più amata d'Inghilterra. Ed era un pedofilo, un brutale pedofilo che oggi conta più di 300 vittime, ma nessuno lo ha saputo fino a dopo la sua morte.
La docuserie, che è un prodotto davvero di altissima qualità, mette in evidenza incoerenze e problemi di un sistema che tutela sempre i potenti, che concede a chi abbia il "dono" della popolarità di fare proprio tutto il cazzo che gli pare. In più, fa un ottimo lavoro nel mostrare quanto la verità sia sempre stata sotto gli occhi di tutti, e quanto a nessuno sia importato di vederla. Savile aveva contatti potentissimi, una quantità di denaro che non ha senso, e la somma delle due cose fa un solo risultato: la libertà.
È una serie difficilissima da vedere, fa così arrabbiare che a volte è quasi insostenibile. La spudoratezza e l'arroganza con cui Savile andava a spasso dichiarando sulla televisione nazionale che le bambine dovevano stare attente a lui vi farà così incazzare che onestamente io non lo so se è una visione da consigliare. Sicuramente tenete in considerazione tutti i trigger warning del caso, perché ci sono testimonianze dirette delle vittime e una nello specifico vi lascerà boccheggianti a terra. Cautela massima se il tema vi colpisce in modo particolare. 
Dall'altro lato, però, è una serie che ritrae in maniera esemplare i modi e le ragioni per cui una persona può violentare indisturbata dei bambini dichiarandolo quasi apertamente in prima serata con la certezza matematica che nulla gli possa accadere. Mostra che cosa è il potere, come si creano certe dinamiche che guardiamo indignati, e più semplicemente come cazzo sia potuto succedere.
Forse la miglior serie true crime che ho visto finora.


Film

Le visioni del mese complete arriveranno su Instagram il 31 come sempre, qua riassumiamo solo il meglio del meglissimo. 
The Northman è quel film che se non lo andate a vedere al cinema poi vi ritrovate a piangere e lamentarvi. Su, in sala, andare! È un capolavoro, amici miei. Mi ha fatto quello che ormai per me è l'effetto Neon Demon: talmente bello che rende opaco tutto il resto. È gigante, duro, maestoso. Un lavoro straordinario che sta andando male in sala a conferma del fatto che delle persone non c'è proprio maimaimai da fidarsi quando si parla di cinema. Il Moderatore dice che sono snob e me lo rivendico, se significa esserlo contro chi non sta andando in sala a vedere The Northman.
A casa, invece, il mio mese è stato più miserino della mia media, ma direi che il vincitore del mese è Ragazze interrotte, ammesso che si possa dire che l'ho visto. Forse ero troppo offuscata dalle lacrime, non lo so. Ho sofferto come una brutta stronza. Posso dire anche che non amo il titolo? Forse avrei voluto "Ragazze nei confronti delle quali la società tutta ha fallito". 
"Ragazze a cui si dovrebbero delle scuse".
"Ragazze che avevano ragione loro".
"Ragazze che fanno un po' il cazzo che gli pare e vorrei ben vedere".


IRL

La vita vera è stata piatta, lo ammetto. Vale se come momento più alto ci metto la cena al mio ristorante preferito? Secondo me il pane indiano al formaggio vale come momento migliore del mese sinceramente. 
E la siepe che io e il Moderatore abbiamo piantato da soli e che adesso osserviamo come i genitori fanno con i neonati. Ecco sì, anche lei meritava una menzione, la nostra nuova siepina tutta rossa!
Spero il mese prossimo di avere anche cose più entusiasmanti da condividere. Ci provo, eh, ma la vita dell'outernet mi dà ansia.







martedì 29 marzo 2022

Preferiti di marzo

10:20

 Non me la sento un po' beauty blogger del 2012? Con il post sui preferiti del mese?

Ho pensato che potesse comunque avere senso riproporlo anche qui, adesso, perché ho mille cose belle di cui parlare e mi piaceva l'idea di riassumerle tutte in un unico post.


foto coi fiorellini che fa subito primavera



Podcast

Continuo ad ascoltare i miei soliti, che sono tutti raggruppati su instagram nelle storie in evidenza, ma questo mese ho fatto alcune scoperte nuove, tutte in italiano, che vale la pena di condividere.
  • Silenzio, scritto e narrato da Elena Accorsi Buttini, ricostruisce i fatti legati al disastro di Seveso, avvenuto nel luglio del 1976, e al contributo che questo evento ha avuto nella nascita della legge 194 del 1978, la legge sull'aborto. Interessantissimo, anche se non amo il modo di raccontare dell'autrice, e ripercorre una storia che non conoscevo.
  • Le radici dell'orgoglio, nato da un crowdfunding, racconta i primi 50 anni della storia del movimento e della comunità LGBTQ+ in Italia. È bellissimo, pieno di testimonianze dirette e con la presenza di grandi nomi della storia italiana, ma soprattutto insieme alla storia del movimento ricostruisce la storia intera di un Paese, dei suoi costumi, della società e del modo in cui negli ultimi decenni si è comportata con chi fosse diverso da una norma preimpostata. È importante anche per conoscere nomi e situazioni della storia del movimento femminista italiano.
  • Mariuoli, un podcast su Tangentopoli. Io ci sono sottissimo, ma esce un episodio ogni tre settimane che francamente a me pare un po' una violenza. Al momento ci sono i primi due, ed è un viaggio, come dire, interessante.

Libri

Il progetto sulla storia del cinema dell'orrore fa sì che la cosa che leggo di più al momento siano saggi sul tema, ma sono comunque riuscita a ritagliarmi lo spazio per tre romanzi.

  • L'abbazia di Northanger, uno dei lavori pubblicati postumi della mia adorata Jane Austen, che ho riletto per partecipare ad un episodio di Bookanieri, il podcast con il nome più bello d'Italia. L'episodio lo trovate a questo link, per sentirmene parlare insieme a Mirko e Luca per un bel po', ma se dovessi riassumere qualcosa qui: Austen ha preso selvaggiamente per i fondelli il gotico, e lo ha fatto con un romanzo che fa sinceramente spaccare dalle risate, ma che come di consueto è una sopraffina ricostruzione della vita delle donne in una società che le vuole composte, per bene, e con la sorte segnata. È troppo spesso dimenticato, Northanger, ma non è affatto inferiore agli altri, ma anzi trovo che la sua penna qui sia ancora più affilata del consueto. Ti amerò per sempre, Jane Austen, eri la più brillante di tutte.
  • Rabbia proteggimi, il primo libro di Eddi Marcucci. Il caso di Marcucci lo conosciamo tutti: condannata ad un inspiegabile (ma forse invece spiegabilissima) provvedimento sorveglianza speciale dopo un periodo passato in Kurdistan a combattere a fianco delle Ypj, l'unità di protezione delle donne. È incazzata, Marcucci, come dovremmo esserlo tutte, perché davvero la rabbia ci protegge da un mondo che ci vuole mansuete. Lei, con la sua, ha preso tante volte i bagagli ed è partita per dare una mano concreta. L'Italia l'ha punita, perché quelle come lei fanno paura, e lo stato deve usare questi mezzucci per "far vedere chi comanda", attraverso i suoi rappresentanti che spesso sono incompetenti in modo imbarazzante. Leggere per credere. Il libro, che è furioso e sincero e doloroso ma potentissimo, racconta di tutte le volte in cui Marcucci ha combattuto per i suoi ideali, è scesa in strada, ci ha messo la faccia. Mi sono sentita piccola piccola, quando l'ho finito, ma anche al sicuro: c'è tanta gente che combatte per noi, per le donne, gli ultimi, i diritti di tutti, e mi fa sempre sperare che tutte quelle battaglie qua le vinceremo noi. 
  • My best friend's exorcism, di Grady Hendrix. Una deliziosa storia dell'amore unico che lega due migliori amiche che crescono insieme, ma anche una storia di una società ingiusta e di potere. Abby e Gretchen sono cresciute insieme, ma se la prima arriva da una famiglia che arriva a malapena a fine mese e deve fare i conti con i sussidi e le borse di studio, la seconda è molto ricca. Quando Gretchen inizia a stare molto male e presenta i segni di quello che potrebbe essere un enorme trauma oppure una possessione demoniaca, è solo Abby ad accorgersene, perché i genitori ricchissimi sono troppo impegnati a tutelare la propria immagine pubblica, e la scuola ancora di più. Abby è disposta a tutto pur di aiutare l'amica, ma come sempre avviene a pagarne le conseguenze peggiori è lei stessa. È un libro tenerissimo, che parla di quanto è difficile crescere, ma soprattutto di quanto è difficile farlo in un mondo che non ti assomiglia e che tollera a malapena la tua presenza, pronto a farti fuori appena provi a rimescolare le carte in tavola e a rimetterlo in discussione. Il film è in lavorazione, sembra lo vedremo entro l'anno.


Videogiochi

Adesso che ho iniziato a giocare ai videogiochi dell'orrore live su Twitch come faccio a non includere la categoria? Questo mese abbiamo (plurale perché alle live di gaming partecipa anche Erre, il mio compagno) giocato a Little Nightmares, che mi era stato consigliato da un paio di amici. 
Ora, lo abbiamo giocato con la tastiera e non con il joypad il che a quanto pare è la scelta più complessa. Questo mi rende almeno un po' orgogliosa perché sono riuscita a finirlo comunque e non lo credevo possibile: per le mie capacità è davvero un po' complesso, la combinazione dei tasti convive poco serenamente con il fatto che sono molto scoordinata, però ne è valsa davvero la pena. La grafica è sensazionale, i disegni, i colori e le ambientazioni sono favolosi, è stato come girare per un film d'animazione di ottima qualità. Protagonista è Six, per noi Georgie, una bimbetta con l'impermeabile giallo (da cui l'originale scelta del nomignolo) che deve scappare da un'inquietante nave che si chiama Le Fauci. Le creature che vivono su Le Fauci sarebbero le degne protagoniste di un film a loro volta, il loro aspetto è inquietante ma splendido e me ne sono innamorata. Così come del finale, che nei commenti su steam ho visto tanto criticato e che invece secondo me è non solo ben costruito durante la parte precedente del gioco ma che è anche molto più interessante di quanto mi aspettassi. Tutte le altre considerazioni le trovate nell'ultima live, ma tenete sempre conto che è un mondo in cui sono nuova e che le mie sono le opinioni di una che davvero ha appena iniziato.


Serie

Queste mese abbiamo solo iniziato a vedere X-Files, ma siccome la maratona sta andando molto più a rilento del previsto ancora non mi sento di esprimermi troppo. Dirò solo che l'episodio ispirato a La Cosa forse per ora è il mio preferito e chiedo anche se qualcuno sa cosa assume Gillian Anderson per essere invecchiata come ha fatto perché se possibile assumerei. Grazie.


Film

Ogni mese su Instagram faccio un riassunto delle visioni del mese, ma in questa sede voglio almeno citare il preferito horror e quello di altri generi.
  • The Seed è una cosa così brutalmente fuori di testa che non poteva che stare sul podio. Tre amiche assolutamente bruciate partono per un weekend nella lussuosa villa del padre di una di loro per assistere ad una pioggia di meteoriti. In realtà non fanno altro che bere e farsi le canne e quando qualcosa cade nella piscina lo scambiano per un armadillo morto e limonano il giardiniere perché se lo porti via. Ora, poiché gli armadilli morti non cadono dal cielo nelle notti di pioggia di meteoriti, vi lascio immaginare che si tratti di qualcos'altro, ma le nostre sono talmente partite che ci mettono un'eternità a rendersi conto della gravità della situazione. The Seed era esattamente il film di cui avevo bisogno, fa ridere tantissimo, ha tre protagoniste matte in culo che si amano dal primo istante e una seconda parte shockante. Imperdibile.
  • West Side Story, visto ieri sera e ancora mi asciugo la faccia, stupidi musical, stupidi innamorati, stupido Spielberg, stupido Ansel Elgort, stupide canzoni, stupide danze, stupida New York. Vi odio tutti e mi dovete pagare la terapia. È bellissimo, quindi la stupida sono solo io che non l'ho visto al cinema. In una prossima vita, quando non avrò sacrificato la mia anima al mondo dell'orrore, la donerò al musical, che non ho mai approfondito ma per quel poco che so mi piace così tanto. 

IRL

Sto lavorando molte più ore di quanto vorrei, ma a marzo Erre ha compiuto trent'anni e ne abbiamo approfittato per un weekend fuori porta, perché solo dio sa quanto ne avevamo bisogno. Abbiamo visitato Lecco e Como, che ci sono vicine a casa ma che ancora non conoscevamo. Sono entrambe molto carine, ma soprattutto siamo stati all'Orrido di Bellano, a cui facevamo la corte dall'estate scorsa. Molto più piccolo del previsto ma davvero un gioiellino, una passeggiata in mezzo ad una gola che è davvero adorabile, ma che consiglio con cautela a chi, come la sottoscritta e il suo cane, ha paura di scale e passeggiate in metallo in cui si vede lo spazio sotto. Bellissimo ma un po' inquietante se si ha paura dell altezze.



Riuscirò ad essere costante con questa rubrica? La storia del blog ci dice di no, perché sono incostante per natura, ma siccome la rubrica della storia mi porta via tanto tempo vorrei riuscire a fare una cosina del genere ogni mese per parlare di tutto quello a cui non ho dedicato post interi? Può avere senso?
Nel dubbio, per un po' proseguiamo. 

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