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lunedì 8 gennaio 2024

Ultima parte del riassunto: 23 cose belle del 2023

20:24
 La mia psicologa mi dice sempre che devo ricalibrare il mio sguardo e tenerlo più concentrato sulle cose positive della mia vita, che sebbene sia nel suo momento più complesso da che ho memoria è fatta anche di cose belle e importanti. 
Dopo un paio di post un po' più specifici, ho pensato di chiudere questa trilogia sulle cose belle dell'anno appena finito con un elenco, di quelli che amo tanto fare, e ho pensato di elencare un mix di cose belle di cui ancora non ho parlato sul blog, mescolando le storie di cui fruisco - in tutti i loro formati - alla mia, di storia, e quindi alle cose belle che mi sono successe, per non permettere a quelle brutte di diventare le sole che ricorderò dell'anno. L'ordine, come mio solito, è casuale.





23. Nemiche geniali.
Il podcast di Jennifer Guerra racconta in otto episodi l'amicizia al femminile, fatta di contrasti, sorellanza e un amore diverso da ogni altro. Lo fa analizzando il modo in cui queste relazioni sono affrontate nei media: da Pomodori verdi fritti a Sex and the city, passando per le Golden Girls, il racconto è delizioso e confortante, e ci conferma che Guerra è una delle voci più interessanti del giornalismo e del femminismo italiano.

22. Spiderman: Across the Spiderverse.
È arrivato Barbie e ha un po' scombussolato tutto, ma fino a dicembre - mese in cui ho visto il film di Gerwig - il nuovo film della trilogia animata con Miles Morales come protagonista è stato il mio film dell'anno. Vivace, adrenalinico e con una superba animazione, è una storia incredibile di come fa un giovane uomo nero a prendersi il proprio spazio nel mondo. L'ho trovato pazzesco e la vostra piccola comunista di quartiere ne è uscita gratificata e felice.

21. Pentiment.
Lo splendido gioco che mi ha consigliato il mio amico Dario si è rivelato una sorpresa senza precedenti. Seguendo le vicende di un miniaturista in un villaggio tedesco del '500 costruiamo un viaggio nella morale, nella presa di coscienza di cosa ci renda umani e di quanto valore abbiano i nostri errori nel renderci le persone che siamo. Grafica di rara bellezza, storia avvincente, modalità di gioco alla mia portata e personaggi indimenticabili. L'ho molto amato.

20. Lago ad alta quota.
Ho pianto tanto, nel 2023, così tanto che se anche a volte sentivo il bisogno di continuare a farlo il mio corpo mi fermava. Quando però avevo bisogno di qualcosa che scatenasse lo sfogo successivo, questa canzone dei Fast Animals and Slow Kids non ha mai fallito. La porterò con me, sento che nel prossimo periodo ne avrò ancora bisogno.

19. Notre Dame de Paris.
A gennaio, dopo dieci anni ho potuto vedere finalmente dal vivo un musical che amo di amore appassionato, e di vederlo con il cast originale. Mi sono emozionata come una bambina, ho cantato a squarciagola di cattedrali, libertà e amore ed è stato magnifico. 

18. Abbazia di San Giusto.
Ad aprile abbiamo trascorso una settimana alla scoperta della Tuscia, e l'abbiamo scelta proprio perché da anni facevamo la corte a questo b&b che avevamo scoperto per caso su instagram. Si tratta di un'abbazia a Tuscania che mette a disposizione dei turisti non solo alcune stanze più nuove rimesse a nuovo ma anche i locali più antichi, tra cui la stanza in cui abbiamo soggiornato noi, che si chiama I Conversi e che è un appartamento da sogno, in cui giocare a fare le dame vittoriane inseguite dai fantasmi nel cuore di notti buie. L'abbiamo sognato per due anni e ne è valsa assolutamente la pena.

17. La Schweppes agli agrumi.
Scoperta in Francia per caso e diventata immediatamente una dipendenza, sono avvilita di comunicarvi che in Italia la più buona delle acque toniche di tutto il mondo non c'è.

16. Michele Monteleone.
Se c'è una cosa di cui ancora so qualcosa di molto vicino allo zero è la letteratura di fantascienza. Metterei qui vicino anche il fantasy, di cui so spaventosamente poco. Ho trovato per caso il canale Youtube di questo ragazzo che invece ne sa moltissimo e che racconta con grande passione come aggirarsi nella vastità di questi due immensi mondi. Lo trovo pacato e cordiale, competente e piacevole da seguire.

15. I blush di Rare Beauty.
Lo so che arrivo tardi alla festa perché sono la cosa più popolare degli ultimi anni sul web, ma dopo tanta indecisione ne ho comprato uno - prima di scoprire che il brand è tra quelli da boicottare per l'appoggio a quel governo fittizio di quel paese che sta compiendo un genocidio, non so se avete presente. Però devo ammettere che è il migliore che abbia mai usato, con una pigmentazione che fa spavento, una resa sulla pelle che ricorda un filtro di instragram e una durata che fa impressione. Porcaccia la miseria.

14. Il concerto dei Fall Out Boy.
Gli amori della mia vita. Li seguo da quando avevo 16 anni e un amico mi ha copiato tutti i cd per farmeli scoprire e da quel momento io e loro siamo diventati una cosa sola. La relazione più lunga che ho, in pratica, è quella con loro. Ad ottobre sono finalmente riuscita ad andarli a vedere dal vivo ed è stato come viaggiare nel tempo. Mi sono catapultata nel 2007, con le vans a quadretti, lo smalto nero smangiato e la frangia piastrata. Mi sono stancata come una della mia età, ma quanto ho goduto. Il concerto della vita.

13. Barbie.
E il fatto che stia qui già spiega dove mi posiziono nella brutta diatriba del web che ha seguito la sua uscita. L'ho trovato la cosa migliore che Gerwig potesse fare nelle condizioni in cui lo ha fatto, e mi ha resa tanto felice. 

12. L'abbonamento a Fangoria.
Me lo aveva regalato il Moderatore per Natale 2022 e mi ha tenuta compagnia per tutto il 2023. Mi sono sentita parte della nostra scalmanata e squinternata community dell'orrore e ho letto tante cose belle.

11. Segnocinema 240.
Per la prima volta nella mia vita ho pubblicato qualcosa su una rivista di settore, un saggio a sei mani scritto con due persone vicine al mio cuore, e che per di più parlava di streghe. È stata una gratificazione importante e anche un pochino un sogno riuscire a vedere il proprio nome su una rivista dal valore così significativo. 

10. Le Dark Ladies.
Il progetto di lettura che mi ha tenuta impegnata per tutto il 2023 mi ha vista leggere undici romanzi di genere scritti da donne ed è stato molto interessante. Ho letto grandi autrici che già conoscevo, Jackson e du Maurier su tutte, e fatto nuove graditissime scoperte, come Federica Leonardi e Carmen Maria Machado (lo so, lo so, sono in ritardo pure con lei). Mi è piaciuto così tanto che continuo nel 2024, perché le ragazze del perturbante sono tante e magnifiche.

9. L'affiliazione su Twitch.
Sul web faccio mille cose da tanti anni, ma in Twitch ho trovato una dimensione che mi soddisfa e che mi fa sentire a mio agio. Ci ho messo molto ad ottenere il mio risultato oggettivo e che è significativo anche perché, inutile negarlo, è quello che porta con sé un compenso economico. Sono molto grata e felice, sento che per tante cose sto trovando la mia strada e questa è una di quelle.

8. Il punto croce.
Avevo bisogno di un hobby che mi aiutasse a passare meno tempo al cellulare, e l'ho trovato. Compro a pochi euro schemi su Etsy che girino in qualche modo intorno al mondo dell'orrore e mentre guardo gente fatta a pezzi su uno schermo mi diletto a fare le cornicette con i fili colorati. Mi piace più di ogni hobby che ho iniziato e poi abbandonato in tutta la mia vita, e sono stati tanti.

7. Fiabe di stoffa.
Acquistato a Modena Play a maggio e rapidamente diventato uno dei miei giochi da tavola preferiti, Fiabe di Stoffa chiede ai giocatori di interpretare dei pupazzi di peluche, che devono proteggere la loro piccola proprietaria dagli incubi che le rovinano il sonno. La dinamica di gioco è semplice ma non per questo noiosa, le storie sono così dolci che è difficile restare concentrati e le miniature sono un sogno. Lo adoro.

6. Il Rocky Horror dal vivo.
Per il compleanno gli amichetti mi hanno regalato dei biglietti per andare a vedere il Rocky Horror all'Arcimboldi e mi hanno regalato una delle serate più divertenti della mia vita. Il cast è stato strepitoso, la partecipazione del pubblico sentita e rumorosa. Me la sono goduta come una matta, che bello è stato.

5. Il Piccolo Atlante del Mistero.
A novembre ha visto la luce il primo romanzo della mia collana per ragazzi tutta dedicata a vari luoghi del perturbante italiano. Si intitola Operazione Grand Hotel e parla di fantasmi ai bagni di San Candido. Mi ha riempito di gioia perché è stato un progetto che ho curato con un'amica e che mi apre le porte per quello che spero sia un bel viaggio per me e per i suoi lettori.

4. Tomie.
Quando ho "bocciato" su instagram una raccolta di racconti di Junji Ito la mia amica Silvia mi ha detto di provare con Tomie, che sicuramente avrebbe incontrato di più i miei gusti. Aveva ragione, come sempre. Tomie non solo non ha quel linguaggio che ho trovato un po' respingente negli altri manga che ho letto, e al tempo stesso parla di una giovane donna che solo grazie al suo aspetto fa crollare giovani uomini ai suoi piedi e insieme a loro la struttura stessa di tutta la società, su piccola e grande scala. L'ho adorato.

3. Lo shop di Nuovi Incubi.
Negli ultimi mesi dell'anno io e Lucia abbiamo visto la tremenda situazione internazionale, soprattutto legata al genocidio in corso di cui sopra, e abbiamo pensato a cosa potevamo fare noi. Oltre alle ovvietà e alle cose individuali che ognuno di noi fa in base ai propri desideri e le proprie possibilità, abbiamo pensato di unire l3 ascoltator3 del nostro piccolo podcast ed è nato uno shop temporaneo i cui proventi sono tutti andati a Medici Senza Frontiere. Abbiamo visto le persone che ci ascoltano unirsi e aiutarci per ottenere un piccolo risultato che ci ha fatto sentire tanto affetto. Grazie, è stato magnifico.

2. Il giardino di casa mia.
Sono molto grata di avere una casa che io e Riccardo possiamo chiamare nostra, è un privilegio di cui non mi dimentico mai. Questa casa, poi, la seconda in cui abitiamo insieme, ha un piccolo giardino che ne disegna un paio di lati e io quest'estate finalmente me lo sono goduto un bel po'. Ho iniziato a lavorare al pc dal giardino ogni volta che il tempo lo ha concesso, con il mio latte macchiato e il mio cagnolone di fianco a me a tenermi compagnia e a studiare i passanti. È stato un assaggio della vita dei miei sogni, e me lo sono goduto tutto quanto.

1. Il viaggio in Irlanda.
A settembre io e Riccardo abbiamo trascorso dieci giorni in Irlanda. È stato il viaggio dei sogni, che aspettavamo da tanto e che è arrivato in un momento delicato. Sono partita col cuore pesante e con lo stesso sono tornata, perché lasciare l'isola di smeraldo è stato atroce: mi sono innamorata. La grande bellezza che ci ha riempito occhi e cuore me la porterò dentro sempre, il calore che ci ha accolti lo ricordo come ispirazione per la persona che voglio essere e da allora il pensiero fisso è solo tornare. 

martedì 19 settembre 2023

Redrumia Summer Compilation 2023

10:57
 Non c'è niente che mi metta più amarezza della fine dell'estate, di solito. Non voglio sentire discorsi sul caldo e il sudore: noi rettili stiamo bene così, grazie tante. 
Questa, però, è stata senza dubbio alcuno l'estate peggiore della mia vita e sebbene i prossimi mesi non si prospettino migliori sono contenta di essermela messa alle spalle. Poiché la Vita Vera ha preteso che io le dessi tempo e attenzioni, in questi mesi sono riuscita a leggere e guardare pochissimo. La verità è che quando le cose vanno malemale non è solo il tempo a mancare, ma anche e soprattutto la testa. Il tempo libero che ho avuto l'ho sprecato scrollando i social senza sosta perché lo scorrimento di video veloci e leggeri mi ha distratto più di quanto facessero in quel momento i film e i libri. Questa fruizione rapida e che non richiede niente è stata un rifugio, ma non le permetterò più di prendersi così tanto tempo perché, come penso possiate ben immaginare, è solo un modo di scappare, ed è una cosa che non voglio più concedermi, non così.
Nonostante questo, qualcosa sono riuscita a godermi, e ve ne parlo un po'.
Sarà lunga, mettete su il caffè.

Foto di Dakota Roos su Unsplash



CINEMA

Questo è l'argomento che mi dà più dispiacere e quindi ce lo leviamo subito. Ho guardato così pochi film che mi sono sentita svuotata di ogni motivazione. Sono a mia discolpa uscite molte poche cose che mi interessassero davvero, e quelle poche che ho visto non mi hanno fatto strappare i capelli dalla gioia. Non ho neppure partecipato al fenomeno Barbenheimer, nel senso che non ho ancora visto nessuno dei due e sono interessata a recuperare solo Barbie a giorni.
Mi sono principalmente dedicata a riguardare pellicole già viste per un progetto di cui non comincio a parlare ora solo perché nei prossimi mesi vi ammorberò, ma mi ha fatto piacere perché riguardare cose già note è spesso di comfort e un bell'esercizio di analisi. Devo farlo più spesso, la fomo mi spinge sempre verso la ricerca di cose nuove quando invece anche prendersi del tempo per riguardare cose già note è molto gratificante.
Tra le pochissime prime visioni vi cito solo L'esorcista del papa - così odiato dal web ma così squisitamente autoironico che io mi sono divertita come una pazza - ma anche The Blackening, una horror comedy che parla di poc, molto meta e scanzonata ma che secondo me manca del mordente che avrei voluto avesse, e infine The Borderlands, un found footage inglese del 2013, così spaventoso e curato che mi ha confermato per l'ennesima volta che i ff sono proprio i film della vita mia. È ambientato in una piccola comunità, in cui due sacerdoti sono invitati dal Vaticano ad investigare perché all'interno della chiesa si sono verificate delle attività sospette. Quindi, ricapitolando: piccola comunità, film minimal con pochissimi ambienti e altrettanti personaggi, ambientazione religiosa. Ha tutti gli ingredienti necessari per diventare uno dei film del cuore della Redrumia e infatti sono certa che sarà uno di quelli che tornerò spesso a vedere.

E, con mio sommo sgomento, mi tocca riconoscere che per il cinema è tutto qui.

LIBRI

Un pochino meglio è andata per quanto riguarda le letture. Involontario fil rouge è stato il lutto, e anche se ammetto che non è il periodo giusto per me per letture di questo tipo, ho trovato in questi mesi dei romanzi davvero eccezionali.
Il primo è  Appunti sulla tua scomparsa improvvisa, di Alison Espach. È il racconto, in prima persona, di una sorella minore che sopravvive alla morte della maggiore. Non è solo una narrazione molto intensa sul lutto e su come si è costretti a sopravvivere, ma anche un racconto così lucido dell'infanzia che è per me stato sconvolgente scoprire che non si trattasse di un'autobiografia. Il modo in cui la protagonista, Sally, racconta alla memoria della sorella Kathy che cosa sia accaduto dopo la sua morte in un incidente stradale, non è pornografia del dolore. È un dolcissimo modo di raccontare come si rimane, come il mondo prosegue anche se una sua piccola parte si è cristallizzata nel tempo. Un romanzo molto doloroso ma onesto con il lettore, che non sfrutta facilonerie letterarie per infliggere sofferenza non necessaria. Mi è piaciuto tanto.
Sempre di lutto parla How to sell a haunted house, l'ultimo romanzo di Grady Hendrix, in cui due fratelli che si sono allontanati col tempo devono ritrovarsi dopo la morte accidentale di entrambi i genitori per gestire le questioni burocratiche e in particolare la vendita della loro casa. Parla di sorelle maggiori che per tutta la vita si sono sobbarcare il peso del loro ruolo e di come crescendo devono scontrarsi con chi la difficoltà del ruolo in questione non la comprenda. Hendrix parla sempre in qualche modo di prigionia, e anche questo non è da meno: la prigione familiare è quella da cui non ci si scrosta mai, e che lascia segni e cicatrici che durano per sempre. Qui, a restare indietro, non sono solo i segni, ma anche delle inquietantissime bambole di pezza da ventriloquo, che la mamma dei due fratelli ha cucito con passione per tutta la vita e che hanno uno spietato attaccamento alla vita.
Cito in velocità Maeve, il libro di Germano che sicuramente conoscete già e che io mi sono comprata a Vinci alla Festa dell'Unicorno. Si tratta di uno spin off di Girlfriend from Hell, il suo primo romanzo sulla Pandemia Gialla, e mi è piaciuto tanto quanto. Sono libri pieni di una disperazione cruda, che anche in questo caso non ha tempo di piangersi addosso: sono degli apocalittici privi di speranza ma non per questo privi di umanità. Le persone sono autentiche, l'empatia totale. 
Forse il libro dell'estate però è stato per me Sirene, di Laura Pugno, che mi ha consigliato la mia amica Silvia (grazie!). È un testo breve ma spietato, completamente diverso da qualsiasi cosa io mi aspettassi. Siamo in un mondo in cui l'umanità è annientata da un cancro causato dal sole, e i pochi sopravvissuti ora allevano sirene, la cui prelibata carne viene sfruttata in ogni modo possibile. Pugno non ha paura di essere estrema: sesso e cibo si fondono in un ibrido in cui tutti i desideri della carne vengono soddisfatti da creature il cui livello di autocoscienza non è chiaro. In un mondo finito sono comunque gli uomini a farla da padroni, piegando la natura a proprio piacimento, plasmando la realtà in modo da trarne in ogni caso il maggior profitto possibile. La criminalità organizzata comanda quello che resta della società, il potere è corrotto, le donne sono merce di scambio e le sirene tutto quello di cui un uomo ha bisogno per sopravvivere. Un grande lavoro che, tra le altre cose, è profondamente antispecista. Sirene è un testo spietato, esplicito, crudissimo: per me un lavoro eccellente davvero. 
Infine, un consiglio piccino piccino che arriva sempre da una mia amica. Martina, infatti, mi ha prestato Quel che resta delle case, un racconto di Emanuela Canepa uscito con la nuova casa editrice Tetra, che pubblica ogni mese quattro racconti in un formato piccino picciò, quadrati e a soli quattro euro. Questo parla di folklore, stregoneria, legami familiari, eredità, assenze, case affamate. Lo fa senza mai esplicitare nulla, solo il dispiacere della mancanza e la paura del nuovo. L'ho trovato molto affascinante e ne avrei voluto molto di più. Esplorerò meglio Canepa, nella speranza che decida di farlo diventare un romanzo intero.

MIX

Soli due podcast hanno caratterizzato la mia estate: Tredici, il racconto curato da Il Post sulle rivolte nelle carceri di marzo e aprile 2020 e Dove nessuno guarda, il lavoro di Pablo Trincia sulla vicenda di Elisa Claps. Sono entrambi lavori professionali la cui qualità non è in discussione, ma diciamo che tendo a preferire il tono più giornalistico e analitico del Post a quello di Trincia che a volte trovo un po' melò, soprattutto quando si parla di true crime. I due casi, però, sono ovviamente frustranti e dolorosi, e hanno in comune la totale assenza di empatia, il disinteresse per l'altro, la mancanza di cura e premura per gli esseri umani. E poichè siamo in un periodo storico in cui questa mancanza di premura ci pare legittimata da chi invece le persone dovrebbe proteggerle, ecco che ascolti del genere diventano più importanti che mai. 
Quest'estate, poi, ci ha lasciato Michela Murgia. Poiché il suo uso delle parole mancherà molto, sto recuperando tutti gli episodi di Buon vicinato, la piccola rubrica che durante la pandemia ha tenuto sul suo canale Youtube insieme a Chiara Valerio. Valerio è la mia girl crush del momento, una mente che trovo strabiliante. Vederle fare, insieme, questo esercizio di argomentazione e pensiero è incredibilmente stimolante. Due menti brillanti che giocano con pensiero e parola, per me bellissimo e arricchente.
Infine, il recente viaggio in Irlanda. Ci siamo concessi di partire, io e Riccardo, nonostante il periodo non fosse ideale per allontanarsi da casa, perché dopo i due mesi precedenti io ero a tanto così da un esaurimento nervoso. Avevo bisogno di andare via, e questo viaggio, che in teoria è stato il nostro viaggio di nozze, era già stato rimandato dopo l'evento molto spiacevole di questa primavera. Ci siamo regalati due settimane in cui dedicarci solo a cercare di riempirci gli occhi di bellezza e leggerezza, ed è stato fondamentale. L'Irlanda si presta molto a viaggi anche piuttosto introspettivi, di quelli che si fanno quando c'è bisogno di prendere davvero contatto con quello che si affronterà una volta tornati a casa, e per me è stato davvero così. Abbiamo passeggiato tra abbazie abbandonate e immensi prati verdi, toccato l'oceano e rallentato i ritmi di una vita che non concede tregue. È stato salvifico, e l'Irlanda è così bella che si è presa un pezzetto del cuore. 

Ora si riparte con una delle parti belle della vita, quella in cui parlo di cinema dell'orrore su internet con degli sconosciuti. Sono tornata su Instragram, su TikTok, su Twitch. A breve tornerà anche Nuovi Incubi, e chissà che in questa stagione io non riesca ad essere più costante anche con il mio amato vecchio blog. Il resto, piano piano, si sistemerà.


lunedì 5 giugno 2023

Primavera 2023: un riassunto

12:47
 Nel mio personale calcolo delle stagioni, la primavera finisce con il mese di maggio, affinché io possa far durare il più a lungo possibile la sola stagione che conti: l'estate.
Poiché per me ormai il cambio di stagione c'è già stato, mi pareva un buon momento per fare una carrellata delle cose più significative tra quelle viste, lette e ascoltate nei mesi passati.




Libri

Sono stati mesi abbastanza soddisfacenti dal punto di vista delle letture, perché ho goduto di un po' più di tempo libero che mi ha permesso di concedermi lunghe ore in poltrona immersa nel mio primo amore. Non mi dilungherò sui libri del progetto Dark Ladies, che sono stati oggetto di dirette su instagram, tutte salvate sul profilo per chi desiderasse recuperarle, ma in questa sede mi fa piacere condividere che sono molto contenta di come sta procedendo l'anno con loro, le signorine della narrativa di genere, e che mi stanno dando grandi gratificazioni.
Sempre in tema di signorine e orrore, in questi mesi ho finalmente recuperato Il mostruoso femminile, quello di Jude Ellison Sady Doyle che ha un'infelice omonimia con quello di Barbara Creed. I due testi parlano di tematiche simili effettivamente, ma se quello di Creed è più accademico, quello di Sady Doyle affronte i temi in modo più immediato e semplice, rendendole alla portata di chiunque. Un ottimo modo per entrare nel tema del mostruoso femminile ed essere indirizzati verso le sue tematiche principali.
Prosegue inoltre la mia lettura del Ciclo di Avalon di Marion Zimmer Bradley. Le nebbie di Avalon è diventato il mio libro preferito, l'ho amato di una passione ardente. Il secondo capitolo è La casa della foresta, che continua il discorso al femminile che sta al centro della saga intera, ma che si sposta indietro nel tempo, ben prima di Camelot. Questa volta ci si concentra sulle sacerdotesse, e sulla storia che ha portato Avalon in essere, ma raccontata intorno ad una storia d'amore di cui purtroppo mi è importato troppo poco perché il coinvolgimento potesse essere lo stesso. Impazzisco per la scrittura dell'autrice e proseguirò comunque nella lettura, ma questo per me non ha toccato i picchi del suo predecessore.
Grandiosa scoperta è stata invece per me Guida il tuo carro sulla ossa dei morti, di Olga Tokarczuk. Un romanzo brillante e divertentissimo, la cui protagonista è forse il personaggio femminile migliore che ho mai letto su carta: un'anziana insegnante che rifiuta di andare in pensione, appassionata di astrologia e delitti, che traduce poesie con uno studente molto più giovane e nel tempo libero risolve i delitti che le stanno accadendo intorno. Un romanzo fortemente antispecista, se non proprio un manifesto intero di un movimento che vuole il bene di altri esseri viventi, un noir moderno e irresistibile, una scoperta felicissima. Non finirò mai di tesserne le lodi. 
Mi sono poi sottoposta alla lettura di V13, l'ultimo libro di Carrére, il racconto del processo per gli attentati terroristici avvenuti a Parigi il 13 novembre 2015. Quando Carrére scrive true crime, lo avevamo già sperimentato con L'avversario, è un maestro: sa su quali tasti premere per coinvolgere emotivamente il lettore senza usare mezzucci poco eleganti e scorretti, sa quali sono le cose su cui puntare l'attenzione per dare un resoconto completo e nel rispetto di quanto accaduto. In questo caso era ancora più difficile, perché non toccava solo storie personali ma anche la coscienza collettiva francese. Ha diviso il testo in tre parti: una dedicata alle vittime, una all'estremismo islamico, per comprendere come nasca il fenomeno del terrorismo e come siano nati, nello specifico, questi terroristi, e una sulla conclusione del processo. È breve, accessibile e completo. Per me, portentoso.
Ho appena ultimato la lettura più dilaniante degli ultimi mesi, Appunti sulla tua scomparsa improvvisa, di Alison Espach. È il racconto di Sally, che si rivolge alla sorella Kathy per raccontarle cosa è accaduto dopo la sua morte improvvisa, da adolescente. Sally ricostruisce il rapporto con la sorella con una lucidità disarmante, racconta dell'infanzia come se ne fosse appena uscita, ed esamina il lutto con tale introspezione, tale chiarezza, da essere ammirevole. Non mi avrebbe stupito se fosse stato autobiografico. Pare non lo sia, il che lo rende un lavoro letterario ancora migliore. 
Infine insieme a Riccardo stiamo leggendo la saga di Blackwater. Leggiamo libri insieme nel senso che io li leggo a voce alta mentre lui guida, e questi libretti piccini e dall'estetica splendida si prestano alla perfezione per questo metodo di fruizione. Sono la storia di una cittadina che si rimette in piedi dopo una piena che ne ha alterato finanze ed equilibri, ma principalmente raccontano la storia di una famiglia, i Caskey, e delle loro diatribe: eredità, figli, potere. A metà tra Dinasty e The Shape of Water, ci stiamo divertendo come i matti.

Film

Anche cinematograficamente sono stati mesi gratificanti. La seconda stagione di Nuovi Incubi - che ci sta dando grandi soddisfazioni ma purtroppo sta volgendo al termine - parla del teen girl horror e quindi mi sono guardata un sacco di ragazze ricoperte di sangue, incazzate e violente, e mi sono divertita come una bambina. In generale, però, di tutti gli horror che ho guardato ho parlato in live o su Instagram, qua mi limiterò a fare una carrellata delle visioni non di genere che più mi hanno toccato nei mesi passati, con una promessa a me stessa: ritornare a scrivere anche post più di frequente su film singoli, come ho fatto per anni.
Prima di tutto ci sono stati i due documentari sulle montagne: se da un lato Free Solo si è rivelato una visione appassionante e coinvolgente, lo stesso non posso dire di Sei tu, Micheal? recentemente approdato su Disney+. Una storia di ego, denaro e potere, che nulla ha a che vedere effettivamente con la montagna. Il fatto di essere realizzato con tanti soldi però fa sì che ci siano riprese interessanti sulla scalata e sulle ricerche di un corpo dopo il Camp 4, il più alto momento di sosta prima della salita per il summit. Però non ha alcun valore se non mostrare quanto certe operazioni siano possibili solo grazie allo sfruttamento delle popolazioni locali, e questo è sempre importante tenerlo a mente.
Sono anche stati i mesi in cui ho visto i due Assassini con Kenneth Branagh, esattamente le cose che cerco quando desidero un film leggero e che si sono rivelati all'altezza delle aspettative. Knives Out 2, Glass Onion, invece, non solo le ha rispettate, le ha superate: goduriosissimo.
Mai avrei pensato, però, almeno prima di conoscere Riccardo, che i miei due film della primavera sarebbero stati uno Spiderman e un film su Dungeon&Dragons.
Honor Among Thieves si è rivelato un gioiello di comicità e avventura, con un inaspettato Chris Pine e il desiderio evidente di far vivere allo spettatore un film dal profumo quasi vintage, da avventura di altri tempi. Ci siamo divertiti come i matti, all'arrivo del Paladino che cammina solo in linea retta eravamo con le lacrime agli occhi. Era da tempo che al cinema non mi sentivo così per un film che non fosse un horror.
Across the Spiderverse è invece un capolavoro fatto e finito. Un film potentissimo sulla lotta al sistema, sul sovvertire le regole, sul prendersi il proprio posto nel mondo con le unghie e i denti. Si prende il supereroe popolare per eccellenza, quello di quartiere, vicino alle persone, e gli si dà il volto di un ragazzino nero, alla base della società, lontano dai grossi e potenti Spiderman degli altri universi. Non gli si dà un'intelligenza fuori dalla norma, un potere diverso dagli altri, una caratteristica unica. Lo si lascia umano, solo questo, con la necessità di avere uno spazio per sé, il bisogno di rivendicarsi il proprio diritto di esistere. Lontano dai meccanismi che portano i grandissimi supereroi in essere, Miles vuole solo essere se stesso e fare quello che può per dare una mano. E solo così, esigendo lo spazio per essere, cresce, ispira e diventa modello. Per la prima volta un film sui giovanissimi fa anche un importante discorso sulla genitorialità, senza il cinismo tipico di narrazioni anni '80, per esempio, ma con grande affetto ed empatia. Unisce un personaggio femminile complesso e intrigante, una SpiderGwen che mi aspetto sia la vera protagonista del prossimo film. Un'animazione mai vista prima, un messaggio di certo non nuovo ma mai visto messo in scena così, con questa potenza, con questo coraggio, un film incredibile. 

I Critical Role

Non guardo una serie tv da settimane intere, e tutto per colpa dei Critical Role. Per chi non li conoscesse, sono un gruppo di doppiatori, amici da una vita, che gioca a D&D in live su Twitch da tanti anni. Col tempo sono diventati così famosi che hanno una serie su Prime ispirata alla loro campagna, ma anche fumetti, manuali di gioco - addirittura è in arrivo un gdr tutto nuovo creato da loro, Candela Obscura - merch. Un fenomeno enorme di cui ovviamente io non ero a conoscenza. Poi, siccome abbiamo iniziato a giocare una campagna con i nostri amici, ho pensato che sarei diventata più brava guardando qualcuno con esperienza giocare, e Riccardo mi ha presentato loro. È stato amore a prima vista. Guardare gente che gioca di ruolo ha una caratteristica interessante. Quando guardo una serie molto a lungo finisce che non mi affeziono solo ai personaggi ma anche ai loro interpreti e al loro rapporto fuori dal set, perché penso sempre che quando si passa così tanto tempo insieme facendo una cosa così bella il legame diventi importante. Non amo i film di Harry Potter ma quando vedo le scene dell'ultimo giorno di lavoro del cast piango come un vitello. Guardare gente che gioca di ruolo unisce queste due caratteristiche, perché si unisce l'interesse per l'avventura - nello specifico noi dei CR stiamo guardando Vox Machina - a quello per i giocatori, che in questo caso sono amici da anni, sposati e fidanzati tra di loro, testimoni di nozze e madrine di figli nati proprio durante le campagne. 
Nella mia, di campagna, mio marito è il master, e giochiamo con la mia migliore amica, il suo migliore amico e la nostra coppia del cuore, per cui è come essere a casa quando guardo loro.
In più, hanno un portentoso master che ha messo in piedi un'avventura piena di emozioni, e giocatori di rara simpatia. Adesso siamo arrivati ad un punto in cui ci si è liberati di un giocatore che appesantiva un po' l'atmosfera e gli altri sono diventati folli anarchici: si trasformano in mucche, danno fuoco alle case, ammazzano le vecchie. In questa casa sono diventati praticamente i protagonisti delle nostre vite.

L'outernet

Questa primavera per me è stata caratterizzata da un evento molto significativo e spiacevole, che mi ha sconquassata a modino e che al tempo stesso mi ha rimesso in discussione le priorità. Piano piano mi sto rimettendo in sesto anche se mi accorgo che ne porto addosso più conseguenze di quante avrei creduto, però mi è stato utile a capire di cosa avevo bisogno. 
Con Riccardo ci siamo concessi una vacanza nella Tuscia, di cui avevamo un disperato bisogno e che ci ha permesso una parte d'Italia che sottovalutavamo e che si è invece rivelata di inaspettata bellezza. 
In più sono riuscita a convincerlo ad andare a visitare l'ex manicomio di Mombello, pietra miliare dell'urbex lombardo. Ormai è un luogo troppo noto perché l'esperienza sia autentica: è stato completamente svuotato da chi non ha ancora capito che se vai a visitare un luogo abbandonato devi tenere le manacce a posto, ma ammetterò che i graffiti hanno contribuito ai brividi dell'esperienza paradossalmente. Io mi sono molto divertita, Riccardo un po'  meno. 
È stato per me anche molto significativo, questa primavera, aver potuto contribuire ad un saggio a sei mani, scritto insieme alle mie amiche Lucia e Ilaria, che è uscito sull'ultimo numero di Segnocinema, la mitologica rivista di settore. L'ho ripetuto mille volte sui social, ma mi emoziona molto ripensarci.


Ancora una volta, questa primavera ho avuto la prova del potere delle storie. Mi è successa una delle cose più difficili della mia vita, e ho come sempre cercato rifugio nelle parole e nelle immagini di chi crea delle storie per mettere meglio a fuoco la vita vera. Non saprei dire se mi ha aiutato a elaborare meglio, ma di sicuro mi ha aiutato a spostarmi per un po' dalla mia, di vita vera, che in quel momento non volevo frequentare, e in certi momenti è stato fondamentale. È fondamentale ridere di gusto al cinema mentre un tipo cammina su un grosso sasso senza scansarlo, è fondamentale piangere quando si legge di una sorella maggiore mancata, è fondamentale guardare delle giovani donne mettere insieme una squadra di supereroi disastrati per salvarne un altro. So per certo che la parte migliore di me è diventata tale perché l'hanno modellata le storie. 

mercoledì 24 agosto 2022

Redrumia summer compilation

18:52

 Io lo so che questa pausa non l'avevo annunciata, ma nemmeno sapevo che avrei preso una pausa dal blog. Sono semplicemente stata inglobata da un'estate caotica e con molte più ore di lavoro di quante avrei desiderato farne. Quindi adesso mi ricompongo, tolgo le ragnatele da questo posto e parliamo di tutte le cose (che sono poche per i motivi di cui sopra) che ho fatto, guardato e ascoltato in questa frenetica estate.


il solo mare che ho visto quest'anno e se sentite vibrazioni nella Forza sono io che bestemmio per questo

PODCAST

Quest'estate sono stata una di quelle persone che ha fatto calare gli ascolti dei podcast, e me ne vergogno molto perché io non mollo mai l'abitudine di avere persone che parlano nelle mie orecchie h24. 
Avevo parecchie playlist da creare e ho finito per ascoltare molta più musica del mio solito.
Oltre ai nuovi episodi dei miei grandi classici, quindi, ho solo due podcast nuovo che ho ascoltato e che voglio segnalare.
Il primo è Così si fa l'Italia, un percorso che attraversa la storia del nostro Paese dal referendum del '46 fino alla storia più recente. Secondo me è fondamentale ascoltarlo proprio oggi, alle porte delle elezioni, perché quello che siamo arriva da quello che abbiamo vissuto. Poi un giorno la scuola imparerà quanto è fondamentale insegnare la storia recente, ma fino a quel momento abbiamo i podcast. Sempre siano lodati.
È un esclusiva Spotify a cura di Lorenzo Pregliasco e Lorenzo Baravalle.
Il secondo podcast è La bomba, a cura del Post. Per questo ci vuole un trigger warning grande come l'Internet intero: parla di abusi su minori nel mondo della Chiesa Cattolica. È rispettosissimo delle vittime e dà loro voce direttamente e sebbene sia la cosa giusta da fare è anche giusto dire che è difficile da ascoltare e se per qualche ragione la cosa vi turba prestate attenzione. Il punto del podcast non è solo parlare del problema, ma piuttosto capire come sia possibile che in Italia questa faccenda non sia lo scandalo che dovrebbe. Perché tutti sappiamo eppure non cambia nulla? Perché questa verità è costantemente sotto gli occhi di tutti eppure nessuno tutela i bambini? Se penso a tutti gli anni in cui ho trascorso letteralmente tutte le mie giornate in oratorio mi viene la pelle d'oca. Sono solo stata molto fortunata. Ed è ora che si faccia qualcosa perché quelle come me siano la norma e non le fortunate.

LIBRI

Presente che tutte le persone del mondo in estate leggono di più, tutte le rubriche sulle riviste e sui social di consigli di lettura, le liste e le classifiche?
Non la vostra amica qui presente, nossignore. Lei ha letto pochissimo e pure male.
Ho letto un Lansdale e un Atwood che non mi hanno colpita particolarmente nonostante gli autori, un romanzetto d'amore (One true loves) per uscire dal blocco del lettore, che ho sì divorato in poco tempo ma che altrettanto poco mi ha lasciato. Io lo so che con le storie rosa finisco sempre così, non lo so proprio perché sporadicamente torno qui quando so benissimo che per il blocco del lettore la mia soluzione è sempre la saga di Malaussène, non lo so proprio. Mi sono fatta infinocchiare perché parlava della perdita dell'amato che è una delle cose su cui proprio io mi lascio andare ai pianti peggiori (sì, è ovvio che è tutta colpa di Moulin Rouge!), e invece non mi ha nemmeno fatto piangere.
Sto però leggendo adesso L'ospite di Sarah Waters, un gotico che avevo iniziato un milione di anni fa e poi abbandonato quando il mio primo lettore ebook aveva abbandonato me. Al momento sono molto coinvolta, vi faccio sapere.

FILM

Ho smesso di guardare i film come intrattenimento più o meno quando ho aperto il blog, perché mi prendono troppo perché io possa usarli come diversivo e sebbene mi manchi un pochino la sensazione di "staccare il cervello", sono sempre così intrigata che a questa, di sensazione, non rinuncerei mai. Questo però significa che quando sono molto presa e con la testa altrove finisce che di film ne vedo ben pochi.
Quelli di quest'estate li trovate riassunti su instagram, qua mi limito a esprimere di nuovo tutto l'amore possibile per Nope, il nuovo magnifico film di Jordan Peele, che ancora oggi a distanza dalla visione occupa i miei pensieri. Non lo saprei dire se la considero la sua cosa migliore, perché questo ad ogni film che fa pare voglia schiaffeggiarci con il suo talento. Però questo modo che ha avuto di associare l'esistenza intera all'essere visti mi ha proprio toccato dentro, e continuo a pensare a quanto io stessa viva la mia vita con il pensiero fisso sullo sguardo altrui: lo rifuggo costantemente, eppure cerco di essere in ogni istante pronta alla sua analisi spietata, non ne sono mai libera anche se scappo costantemente. E poi mi accorgo di essere sempre più attenta al mio, di sguardo, sul mondo dell'intrattenimento ma anche sul mondo reale, e mi spaventa un po' non averci mai prestato così tanta attenzione prima.
Bravo, bravo, immenso, Jordan Peele.

SERIE TV

Ci ho pensato a lungo, sul fatto di scrivere o meno un post su quella che è indiscutibilmente la mia serie dell'anno, The Sandman. Ci sono milioni di cose su cui posso accettare di essere banale o di riportare l'attenzione sulle cose di cui già parlano tutti, ma l'impatto di Neil Gaiman sulla mia vita è stato così forte che di parlare di lui ho paura. 
Provo a farlo molto brevemente, per convincere almeno una persona che ancora non l'abbia fatto a vedere la serie. Il fumetto è un mastodontico capolavoro punto e basta. Non solo storia del fumetto, ma storia delle narrazioni tutte. L'epopea di Morfeo e dei suoi fratelli è lo standard che applico a tutte le altre cose di cui fruisco, il punto di riferimento per stabilire se qualcosa sia o meno nelle mie corde, perché le mie corde in Sandman cominciano e da Sandman si estendono. 
Mi interessava principalmente che la serie fosse fedele all'atmosfera, perché non sono (più, sigh, lo sono stata e non ne sono fiera) una di quelle che usa la fedeltà all'opera originale come metro di giudizio. 
Volevo che la serie fosse oscura e magica, misteriosa e grigia, bella per gli occhi e calda per il cuore.
Lo è.
E del resto se l'è adattata da solo, Neil Gaiman, e non c'erano dubbi: era roba sua e roba sua è rimasta, e la roba sua è magnifica.
Parla di cosa significhi essere, di cosa ci determina per quello che siamo, del ruolo che scegliamo di continuare a rivestire nel mondo o da cui proviamo ad allontanarci, per diventare quello che sentiamo esserci più autenticamente vicino. E lo fa parlando di personaggi imprigionati in un ruolo da cui dipendono le sorti del mondo, e così facendo ci ricorda che noi siamo nulla, che da noi non dipende nulla se non quello che decidiamo di lasciare di noi nel mondo. E che quindi tanto vale esserlo come lo vogliamo.
È poesia, Sandman, e la serie lo sa e ce lo ricorda benissimo.
Non vedo l'ora di vedere i prossimi volumi sullo schermo.
Se non arriviamo a Vite Brevi ve lo buco, sto Netflix.

The Sandman a parte, sono in preda a un furioso rewatch di Modern Family, perché sono agitatissima in questi giorni e mi serve il mio comfort, che di solito sono MF, Brooklyn99, The Office. Friends se proprio mi serve un amarcord. Quest'estate mi andavano i ricconi incapaci di parlare delle proprie emozioni e costantemente riportati sulla terra dalle persone che gli vivono intorno. 
Se Gloria non è il vostro personaggio preferito non siamo più amici.

Nelle mie maratone trash da ora di pranzo invece mi sono vista la terza stagione di The Home Edit, perché le case sono sempre una grande passione della vostra, Uncoupled, che mi ha fatto schifo e infatti ho visto che è di Darren Star e ho capito perché mi ha fatto schifo, e infine Uno di noi sta mentendo, ennesima serie thriller con adolescenti vivi e uno morto. Sono tutte uguali, da Pretty Little Liars in poi, e onestamente a me sta bene così. Questa è meno trash di quanto l'avrei voluta, ma fa una cosa buona: mostra una relazione tossica dal punto di vista della ragazza che la sta vivendo. Nelle prime scene è magnifica, una storia d'amore da videoclip. Poi qualcosa comincia a puzzare di anomalo. Poi è sempre più palese, e infine il fidanzato d'oro non è d'oro proprio per niente, e quello che sembrava romantico è solo manipolatorio. Mi piace che cose così siano sempre più nelle serie per i giovani. Poi naturalmente parliamo di un prodotto figlio di Pretty Little Liars. Sono tutte uguali, ma in fondo va bene così, è quello che cerco quando metto su una cosa di questo tipo.

TRUE CRIME

La vostra amichevole Leosini della mutua anche in questa estate non si è trattenuta dal guardare prodotti in cui si parla di omicidi. Buona parte della cena del mio addio al nubilato è stata una sequela di teorie sui casi di cronaca italiana più famosi, che vi riassumerei con: Franzoni innocente, Stasi colpevole come Caino, opinioni contrastanti sulla famiglia Misseri. 
Quest'estate ho guardato Ho ucciso mio padre, miniserie di Netflix su un ragazzo di 17 anni che ha ammazzato il padre. La serie non ha particolari guizzi creativi, come non lo ha quasi nessuno dei prodotti di questo tipo, ma è agghiacciante. Parla di come la società sia sempre colpevole in casi come questo: il protagonista è un giovane completamente abbandonato dal mondo, con una storia shockante alle spalle che non rivelo perché è interessante vederla svelarsi sullo schermo ma che è la prova provata che la violenza genera violenza, che le situazioni di disagio profondo sono sempre colpa di un mondo che si gira dall'altra parte e non osserva il prossimo.
Le situazioni di profondo disagio, sia esso economico, sociale, o entrambe, sono dimenticate da dio, e le persone che le vivono sono invisibili. E quando accade loro quello che accade a questo ragazzo, non può finire bene. Il documentario si chiude su una nota dolce, perché il giovane ha avuto l'immensa fortuna di trovare qualcuno che conosceva bene l'invisibilità degli ultimi e che lo ha aiutato. Giusto per dirci, ancora una volta, che la società nel suo complesso fa schifo, è una mostruosità aberrante, ma che se ancora come specie non ci siamo estinti è per la bontà del singolo. Motivo per cui se quel singolo non siamo noi è bene ricordarci che facciamo schifo tanto quanto il resto.
Una storia devastante di abbandono e violenza, ma che è importante raccontare.

IRL

Quest'estate c'è stata una cosa che mai avrei creduto di poter dire: la mia prima presentazione di un libro! Una deliziosa bibliotecaria della mia zona ha letto Una storia vera successa altrove e le è piaciuto, quindi ha pensato di invitarmi in biblio da lei per parlarne un po'. La mia amica Martina (la Martina Malcontenta che trovate nell'header) mi ha fatto da moderatrice, così che io potessi sentirmi un pochino più a mio agio e alla fine è stata un'esperienza buffa! Non sono solita parlare delle cose che faccio perché ho sempre molta vergogna, però avevo intorno la mia decennale rete di supporto e le cose sono andate bene. Così bene che nel frattempo ho finito il libro numero 4! Così, presa dall'entusiasmo del momento. Appena Martina ha finito di editarlo ne riparliamo.
Quest'estate, poi, ho visto Paolo Nutini dal vivo, che può sembrare solo una notizia di un concerto come un altro, ma se lo ascoltate sapete che sto tossico demmerda da 7 anni che era sparito nel nulla. Pensavamo fosse morto, c'erano account twitter dedicati agli avvistamenti perché davvero non si sapeva che fine avesse fatto.  E invece, dal nulla, boom, tour in Italia. È stato un sogno, lui è di una bravura che fa piangere. E ha fatto Iron Sky, quindi siamo a posto.
Tutto il resto della mia estate è stato concentrato in frenetici preparativi per il matrimonio. Abbiamo deciso di fare tante cose in casa, perché sono una maledetta control freak che vuole fare tutto da sola quindi sono tre mesi che spendo ogni secondo del mio tempo libero a ritagliare con la taglierina, fare grafiche su canva, plastificare cartoncini, bucare fogli, stampare cartelli, creare playlist su Spotify. Senza tutto il tempo speso su Etsy, le camminate sulle scarpe nuove per spaccarle, la pianificazione della vacanza che faremo la settimana dopo in attesa della luna di miele e le ore passate a fissare due rossetti perché non so decidere un cazzo mai.
Sono davvero first world problems, vero?

Ci risentiamo a settembre, quando ripartirà tutto: le live, il podcast, il progetto sulla storia (anche se ridimensionato). È ora di riprendere in mano l'agenda.

sabato 26 dicembre 2020

Bilancio di Santo Stefano

12:26

 Su questo blog abbiamo fatto di rado classifiche di fine anno, perché scegliere è per me la cosa più difficile del mondo e perché hanno molto poco senso nella vita di qualcuno che non segue le ultime uscite né editoriali né al cinema. 
Siccome siamo comunque reduci da un anno anomalo, lasciamo che sia anomala per una volta anche la Redrumia, e vediamo insieme le cose più belle dell'anno passato.


Foto di William Iven su Unsplash


Partiamo dai libri. Ho letto molto meno di quello che mi sarei aspettata avrei fatto in una situazione di lockdown forzato, ma ho letto quasi solo cose bellissime. Ormai crescendo ho capito cosa mi piace e infatti è per me stato l'anno dei Ferrante "minori", ovvero di quello che ha scritto prima della saga di Lenù e Lila, è stato l'anno in cui ho letto per la prima volta Morante (anche grazie al micro gruppo di lettura che ho con la mia amica Martina, in cui esploriamo i classici italiani del '900), Starnone e Bulgakov ed è decisamente stato l'anno in cui ho capito che spesso i grandi casi editoriali non incontrano i miei gusti, come è stato per Bazzi, la maledettissima Sally Rooney e la saga di Dabos, L'attraversaspecchi. 

Rileggendo adesso l'elenco dei libri che ho letto, però, quello che mi è rimasto più nel cuore è Dio di illusioni, di Donna Tartt. I suoi detestabili personaggi sono così vividi che dopo mesi li ricordo tutti nel dettaglio, la vicenda è così ben strutturata che se possibile ne avrei letto per sempre. Un romanzo bellissimo (e atroce) che mi accompagnerà per sempre. 

Il vero lato negativo delle letture del 2020 è che ho letto pochissimi fumetti, e con pochissimi intendo letteralmente 3. Però sono stati 3 capolavori, quindi forse vale di più. Scheletri, Watchmen e Il porto proibito non hanno scalfito il podio delle mie opere a fumetti preferite (che sono sempre Saga e Sandman) ma sono indiscutibilmente dei gioielli illustrati, delle storie che, in modo diverso l'una dall'altra, mi hanno parlato al cuore. Zerocalcare in realtà mi fa sempre sentire come se mi fossero passati sopra con un camion, ma è solo perché sa mettere in parole quello che penso e che vivo come non lo sa fare, oggi, nessun altro. E poi è una persona meravigliosa e attendo la sua serie per Netflix solo con l'ansia che riservavo a Bly Manor.


Ed eccomi servito sul piatto d'argento il collegamento per parlare di serie tv.

Nemmeno lo sto a ripetere che la cosa più bella dell'anno è stata la seconda (e, sembra, ultima) stagione di quell'immensa opera d'arte che è The Haunting. Sebbene per ragioni esclusivamente affettive quella dei Crane continui ad essere la mia stagione del cuore, la seconda non ha perso un briciolo del fascino e, soprattutto, dell'immenso cuore, che Flanagan aveva messo nella prima. Non riesco nemmeno a parlarne: io, con The Haunting, non sono manco razionale, perché è la serie che più di tutte ha coinvolto i miei sentimenti, in tutta la storia dei prodotti seriali. 

Se il mio cuore è lì, cementato a questa serie come Han Solo in Empire Strikes Back, il 2020 è per me l'anno di The Office. Ci sono cose su cui devo riflettere e cose che devo analizzare per bene, e appena la finiremo (ammetto che è difficile andare avanti senza Michael Scott, siamo alle ultime stagioni) dovrò sedermi e ammettere che mi è piaciuta una serie prodotta da quell'uomo agghiacciante e ripugnante che è Ricky Gervais. Prometto che argomenterò. Continuo ad odiare comunque il black humor, tanto per ricordare che state sempre parlando con me.

Menzioni d'onore a cose belle che sono state messe nell'ombra dai due giganti di cui sopra: The Crown, sempre una favola, Umbrella Academy, perché è molto molto più bella di quanto credessi, Sex Education, perché è sì carina e tenera ma sa anche essere molto importante, una serie fresca e senza paura, Supernatural, che abbiamo messo in pausa ma a cui si vuole davvero un gran bene, maledetti cazzoni di Winchester che non sono altro. 


Il mio cinema del 2020 è stato un viaggio incredibile. Per quanto riguarda l'orrore ho interrotto il progetto Horrornomicon perché scrivere post come li avrei voluti e con la frequenza in cui li avrei voluto mi avrebbe portato via una quantità di tempo che non avevo, e il risultato sono stati post mediocri. Voglio riprenderlo ma con tempi mooooolto più dilatati, per fare le cose per bene e con calma. Il risultato però è stato che soprattutto nella prima metà dell'anno ho visto cose straordinarie che negli anni avevo sempre schivato per via della soggezione che ancora oggi il cinema mi mette. 

La mia vera stupenda rivelazione è stato Bong Joon-ho. Sì, mi sono svegliata con Parasite, ma a mia discolpa devo dire che nessuno mi aveva avvisato che il signore qua era un compagno. Mi ci sarei avventata prima. Oggi è diventato una delle mie voci preferite, perché il modo che ha di prendere i generi e di plasmarli tra le sue magiche mani per lanciare messaggi che sposo sempre e completamente è unico al mondo. Lui prende il cinema e ci fa sempre e comunque quello che vuole, anche quando dalla Corea lo prendono e lo portano negli Stati Uniti. Poteva finire male e invece è finito Snowpiercer. Chi legge questo blog sa che quel film lì è una mia piccola ossessione. Non che il resto non sia sempre e comunque un capolavoro, sia chiaro. Non ce n'è uno solo che abbassi la media della qualità della sua produzione, viaggiamo dritti spediti come dei treni (ve l'ho detto che è una mia ossessione) sulla tratta dell'Olimpo dei Grandi e non ci schiodiamo da lì.

Per quanto riguarda il mio genere del cuore per me l'anno si conclude con il podio tutto dedicato alla saga di Scream. Avevo già visto il primo un numero imbarazzante di volte e finalmente ho finito. E di fronte a Wes Craven in questa casa si alzano le mani al cielo in segno di sempiterna devozione. Se nell'horror sono rimasta nella mia comfort zone (esclusa l'infelice escursione in Argento e, appunto, quella felicissima in Scream), godendomi prevalentemente gotici e fantasmi, è in tutto il resto che mi sono data alla pazza gioia dell'esplorazione. Del resto convivo, e se voglio vedere quello che va a me ogni tanto devo concedere all'uomo con cui divido la vita di guardare cose che piacciono a lui. A volte mi va peggio (ho dovuto cedere a Men in Black), ma a volte è stato incredibile. Io e lui abbiamo un progetto in corso dall'inizio dell'anno, ovvero un recuperone dei classici dell'azione che mi mancavano. Se abbiamo aperto l'anno con Rambo (ma che filmone strafottente è Rambo?), siamo finalmente arrivati alla visione che ci siamo volutamente riservati per Natale: Die Hard. 

Lo sapevo già, perché ci sono cinefili del web che seguo con ammirazione che tessono le lodi di questo film da sempre, però guardarlo è tutta un'altra cosa: Die Hard è il perfetto film d'azione. Non potrei trovargli un difetto nemmeno se mi impegnassi, ci penso da ieri sera e continuo a dirmi che se da bambina avessi ascoltato mio padre e avessi guardato con lui il Ciclo Alta Tensione di Italia Uno sarei arrivata a trent'anni sapendolo già, che Trappola di cristallo è una bomba senza fine. 

Sempre uscendo dalla mia calda copertina dell'orrore, uno dei miei film dell'anno è quella meraviglia di Emma. Se solo la mia amata Jane fosse sempre stata portata al cinema così! Un film divertentissimo, fresco, adorabile. Una resa magnifica di un romanzo difficile perché con una protagonista ingestibile, portata in carne ed ossa da una splendida Anya Taylor-Joy che su questo blog osanniamo da quando era la piccola Thomasin di The Vvitch. C'è anche un Mr Knightley perfetto. Bellissimo. 

Ammetto anche che la saga degli X-Men è meritevole di una visione. Ha per me dei difetti di scrittura che la rendono poco fluida agli occhi di chi non abbia mai letto i fumetti vista soprattutto la mole di personaggi. Ammetterò anche senza alcun problema di detestare con intensità Xavier (mi seguite su Twitter? Ci sono diversi sfoghi su quanto odi Xavier) e di non essere riuscita a digerire il fatto che Banshee sia un UOMO (bansheeeeeee, un uomo, ok), però è una saga che trovo affascinante, i poteri dei mutanti sono interessantissimi e Giorni di un futuro passato è diventato uno dei miei cinecomic preferiti. No, non per Fassbender. Qua siamo purtroppo team James McAvoy e il suo Xavier di merda. 

Ultima, inaspettatissima, sorpresa del 2020, Hamilton: un cavolo di musical di 3 (T R E) ore su una manica di schiavisti americani che è diventata una delle mie ossessioni. Come? Non lo so, ma sono passati mesi e io ancora, ogni giorno canto che Alexander Hamilton, my name is Alexander Hamilton. 


Il true crime è diventata una passione di quest anno. Mi spacco di podcast e documentari sul tema, ho le mie precise idee su diversi casi della cronaca italiana come se fossi Zenigata e non mi stanco mai di parlarne. Ho amici molto pazienti. Chicche dell'anno: il documentario American Murder (occhio agli oggetti di casa, a fine visione avrete voglia di romperne un paio) e oltre al mille volte citato podcast Bouquet of Madness, c'è l'italiano DPEN Crimini, ma soprattutto il capolavoro del giornalismo investigativo in formato podcast Veleno. Un ottimo, ottimo lavoro. Ammetterò che avrei voluto saperla fare io, una lavorata così, le host sono state bravissime. 

Se restiamo in tema podcast, non ripeterò sempre i miei preferiti che trovate nei post sull'argomento, ma questo è stato l'anno del magnifico Paura e Delirio, che la mia amica Lucia tiene insieme a Davide Mana e che parla di cinema nel modo in cui piace a me, e di cose meravigliose come Astronomiti. Continuo ad apprezzare tantissimo la forma del podcast per imparare cose nuove, e ho finito per mettere molto da parte la musica per lasciare tempo e spazio a gente interessante che mi spiega le cose.


Infine, tutto il resto. Numero 1: sono finalmente diventata vegetariana dopo anni di tentennamenti. Numero 2: continuo a scrivere libri per bambini che vendono onestamente molto poco e vengono recensiti ancora meno, ma a giugno ho creato il mio sitello e la mia newsletter. L'obiettivo del 2021 è continuare a creare cose nuove, dove con 'cose' intendo proprio un termine generico e vago, per lasciare spazio a tutto quello che la mia mente vorrà propormi. Fortunatamente ho un lavoro che mi consente di avere tempo da dedicare alle cose che amo, tra cui appunto i miei libri e il mio blog.
Siccome però sono un'animo inquieto e non riesco a stare ferma mai, ecco che mi è venuta la fissa di imparare a cucire, quindi il tempo sarà poco ma pieno di cose da fare, imparare, leggere, guardare, studiare. L'obiettivo del mio anno nuovo, ma anche del decennio in cui sono appena entrata, i 30, è di non smettere mai di imparare. Il mondo è pieno di cose che non conosco e che non vedo l'ora di scoprire.


Che l'anno nuovo sia così anche per voi tutti. Pieno di scoperte (e anche riscoperte), di ambizioni, di nuovi hobby e vecchi passatempo, di nuove cose da imparare e di vecchie conoscenze da condividere, di persone nuove con cui confrontarsi e di vecchi cari da tenere stretti, di piccoli goal quotidiani da raggiungere e grandissime aspirazioni a cui avvicinarsi giorno per giorno, mattoncino dopo mattoncino.

E soprattutto, che sia felice.


giovedì 25 ottobre 2018

Preferiti della Redrumia: Ottobre 2018

11:24
Qua si lavora al post di Halloween, ma per non lasciare la blogosfera senza le mie indispensabili parole, anticipiamo di qualche giorno il post dei preferiti, giusto perché chiacchierare qui mi manca un po' e non mi va di aspettare la settimana prossima.



Signore e padrone del mese per me è stata Hill House, come penso per tutto il mondo. E a ragione, perché è uno di quei casi in cui possiamo usare una delle parole più odiate dei cinefili: Capolavoro con la maiuscola.
Ma di quella, appunto, parliamo per Halloween.

L'orrore però è stato comunque protagonista di ottobre (e, come sempre, del mio cuore) perché finalmente ho visto Hereditary.
Sì, ci ho messo troppo. Ma il momento è giunto e la paura più fredda e totalizzante ha preso anche me, e mi ha trascinato negli inferi nei quali evidentemente questo film è stato scritto. Quanta benedettissima paura può fare un film? Dovrei saperlo già, ma ogni volta mi sorprende come la prima. Come mi piace, come mi cago sotto.
Hereditary ha una scrittura che ha dell'incredibile, una regia ipnotica e attori benedetti dalla grazia di una qualche divinità cinematografica. C'è una scena, a mezz'ora dall'inizio. Lo sapete di che scena parlo, voi che avete visto il film. Oltre ad avere lasciato il pubblico con il bisogno di un paio di sedute di terapia per riprendersi, ci ha regalato una prova attoriale che non dimenticherò mai. Alex Wolff, classe millenovecentonovantasette, sta seduto in auto. Sguardo fisso davanti a sé, immobile, incapace di voltarsi per prendere coscienza di quello che è successo. Ma lo sa. Lo sappiamo anche noi, motivo della terapia di cui sopra.
I nostri cuori sono spezzati irrimediabilmente, le nostre menti ammaliate da una scena straordinaria e da un giovane attore che senza fare nulla fa tutto, le nostre anime votate ad una nuova, sfolgorante, divinità: Ari Aster.

Per i podcast è stato, finalmente, il mese di Serial.
Praticamente il più famoso della storia del mondo, e io ci arrivo solo ora.
Un true crime che racconta della morte di una giovane studentessa statunitense e del suo presunto assassino. Che forse assassino non è, o forse sì. Di certo sta scontando una pena che lo terrà per tutta la vita chiuso in un carcere, in uno Stato nel quale grazie al cielo non c'è la pena di morte.
I racconti sono completissimi, approfonditi, ma narrati con il tono di chi, a questa condanna, non crede molto. Immagino sia difficilissimo avere a che fare con giovani condannati senza cercare di vedere in loro almeno un barlume di innocenza, soprattutto quando sono cordiali e disponibili come Adnan Syed.
Un lavoro sopraffino e che immagino sia stato complicatissimo, poco ma sicuro. Il sito è completissimo, tutti i documenti di cui si parla sono a disposizione dello spettatore e chi si appassiona può continuare a 'giocare al detective', se lo desidera. Ma a me non ha lasciato niente, emotivamente, non mi ha coinvolto troppo la storia e non sono riuscita ad empatizzare con i suoi protagonisti. Serial è lungo, articolato, impegnativo.
Solo per veri appassionati di true crime.

Quest estate, poi, è arrivato il nuovo libro di Joyce Carol Oates.
Lei è una dea, lo sapete tutti bene, per me. Lei è il mio nome del cuore quando si parla di Nobel. Lei di solito sa entrarti sotto la pelle con l'inquietudine sporca delle cose brutte e cattive, e non ti lascia più.
Il collezionista di bambole è una raccolta di racconti, uno più cattivo dell'altro, uno più subdolo e viscido dell'altro.
Per quanto mi pesi il cuore ammetterlo, però, non ha fatto su di me lo stesso effetto miracoloso di altri lavori della mia amata, l'ho letto in una seduta che è stata sì bella angosciante ma altrettanto rapida nello scivolare via di dosso a lettura terminata.
Per me un'occasione sprecata.

Su cos'altro ho perso tempo questo mese?
Ah, sì, su un documentario in otto parti.
Su Youtube.
A proposito di Jake Paul.
La cosa divertente?
Non seguo Jake Paul.
Ma Shane Dawson, autore del documentario, sì. Ecco, quindi, come sprecare intorno alle 7 ore della propria vita davanti al pc. Con un documentario su Jake Paul. 
Non me ne capacito.

Vi saluto così, con un'ammissione di idiozia.
Ci sentiamo per Halloween.




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