E' tutto così bello, in quel modo così sincero e mai stucchevole che sanno raccontare solo le persone che innamorate ci sono state davvero e profondamente. Paul e Bea non hanno bisogno di ciccini e cipollini, e coccoline e patatini, si guardano, si toccano, si sorridono, e sono di un gran bello e basta.
Fino a quando Bea non si trova più.
In casa non c'è, in bagno neppure.
Il tempo di iniziare a preoccuparsi seriamente, e Paul la ritrova, nuda e confusa, nel bosco di fronte a casa.
E da questo momento lei non sarà più la stessa.
Parlare d'amore è una pigna nel sedere.
Si entra nella sfera più complessa e personale, e ci si autoeleva a profondi conoscitori del sentimento che in fondo nessuno può dire in tutta sincerità di avere capito.
Ma, cosa peggiore di tutte, si cammina traballando sulla sottilissima linea che divide l'emotività dal diabete. E, ve ne prego, se dovessi in questo post (o in quelli che seguiranno) scivolare nella stucchevolezza, non mancate di farmelo notare.
C'è da dire che Honeymoon rende questo equilibrio ancora più complesso da tenere.
Partendo dal presupposto che la regista (Leigh Janiak) è stata grandiosa nel non cascare mai nella favoletta romantica, quello che traccia nella prima metà del film è uno splendido ritratto di coppia.
Il ritratto di una coppia giovane, bella, divertente e profondamente innamorata. Di quell'amore che non ha bisogno di cipollino e patatina e cucciolina del mio cuor, ma che si nutre dello sguardo, del sorriso, del sesso, del gioco. E noi, inerti spettatori, ci innamoriamo di loro, di Paul e Bea.
Fino a quando lei non scompare nel bosco.
Ogni dettaglio urla che qualcosa non va come dovrebbe, Paul lo nota subito, eppure.
Sarebbe così facile, parlarne subito, no?
Amore guarda sarebbe successa questa cosa, cosa facciamo? Affrontiamola insieme.
Invece no, Bea è cambiata ma lo nega fino allo sfinimento, e di fronte ad una tale chiusura Paul cosa può fare?
Può 'indagare', può cercare delle risposte, ma finchè non sarà lei a dargliele, non sarà mai lo stesso.
E quindi ci tocca guardare, impotenti, una comunicazione che sparisce, sangue che compare, silenzi, pane non imburrato.
Ma soprattutto, ci tocca subire un cambiamento di sguardi che devasta.
Così radiosi, così splendenti nella prima parte. E improvvisamente, così vuoti, così freddi, che ti lasciano di stucco. Certo, merito di una grandiosa Rose Leslie, che avevo così sottovalutato nel mio amato Game of Thrones e che invece è stata stupenda, nel trasformarsi così radicalmente da moglie complice e divertente a muro di ghiaccio. Un silenziosissimo muro che non vuole dire la verità, perché NON PUO'. Perché ha perso se stessa dentro ad un bosco, e sta provando in tutti in modi a conservare quanto può per proteggere lui da una realtà che lo annienterebbe.
Ma che ha già annientato lei.
Un inizio cinematografico immenso, sarà difficile nel corso dell'anno uguagliare questa bellezza.
da me ha rischiato di essere l'horror dell'anno ma poi è arrivato The Babadook ....un ottimo inizio di annata! Dook dook dook!
RispondiEliminaSe l'avessi visto giusto un paio di giorni prima per me avrebbe vinto lui. Splendido il Babadook, ma questo mi ha sciolto il cuore!
EliminaEcco, il Bradipo cita Badacoso, che insieme a questo devo ancora vedere. Perché arrivo sempre tardi? T.T
RispondiEliminaPerché ci sono taaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaanti bei film da vedere al mondo, uno non gli sta dietro!
EliminaTi è piaciuto <3 Lo sapevo <3 E' un aMMore di film!!!!
RispondiEliminaC'è da dire che se tu parli con così tanto entusiasmo di una cosa, è impossibile che poi si riveli una ciofeca.
EliminaE infatti!
ispira parecchio. Però mi sa che prima tocca a babacoso ahahah! :p
RispondiEliminaMeritano decisamente entrambi. Hanno risollevato un anno non orribile ma nemmeno troppo eccitante!
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