Continua il nostro viaggio tra la selezione dei migliori horror alternativi di Rue Morgue, e questa volta è il turno di un film che a me era completamente sconosciuto: The bad seed, inspiegabilmente diventato da noi Il giglio nero, del 1956.
Christine ha una vita invidiabile: un marito bello e innamorato, una bambina che sembra uscita da una casa della bambole, una buona posizione sociale...sembra non mancarle niente. O almeno, è così fino a che un compagno di scuola di Rhoda, la sua bambina, muore in circostanze tragiche, e la tragedia inizia anche per Christine.
Più guardo film, più leggo saggi, più mi informo, più, nella più socraticamente banale delle considerazioni, mi rendo conto di non sapere proprio nulla e infatti questo film era completamente fuori dai miei radar. Eppure The bad seed sembra davvero essere il papà dei film con i bambini cattivi. Arriva ancora prima del ben più noto (a me almeno) Il villaggio dei dannati.
Oggi di bambini cattivi ne abbiamo visti in tutte le salse, e io li amo praticamente tutti. È un sottogenere che mi piace sempre. The Bad Seed li ha anticipati tutti. Rhoda è il perfetto esemplare di bambina crudele. Due adorabili treccine bionde, una faccina da bambolina e un vestitino bianco che lei rende il perfetto abbigliamento angelico da bambina che va in chiesa tutte le domeniche, comincia ad essere spaventosa dai primi istanti.
La mamma e il papà sono naturalmente accecati dal più grande amore del mondo, ma noi la vediamo arrivare in scena e già sappiamo che qualcosa non va. Sorride un secondo di troppo, si inchina un po' troppo in basso, muove le trecce all'indietro con un pochino troppa forza. E infatti poi muore il compagnetto di scuola e lo sappiamo da subito che volatili senza zucchero. Rhoda si srotola pian piano, mostrandosi per il mostro che è lentamente, per tutta la durata del film. Il vero livello dell'orrore esce dalla sua boccuccia santa solo alla fine, quando le sue intenzioni (e anche quella che ormai è la sua abitudine) vengono palesate in modo innocente al papà e molto meno angelica a noi. La bambina è interpretata da una piccola Patty McCormack, che non stupisce abbia poi avuto una carriera molto prolifica, perché qui è bravissima. Il solo modo in cui scuote le trecce e si inchina sono da brividi lungo la schiena. Il perfetto archetipo di quello che ormai è un grande classico.
Il film è tratto da uno spettacolo teatrale, a sua volta tratto da un romanzo, e la cosa traspare tantissimo nella messa in scena: è ambientato quasi del tutto nel salotto di casa, da cui entrano ed escono diversi personaggi. La cosa non fa perdere la tensione, anzi. La paura quella più sottile, che si infila nella schiena, non ha sempre bisogno di azione. Il mistero che circonda la morte del compagno di scuola di Rhoda si risolve con osservazione e chiacchiere. Il dramma di Christine si rivela nello stesso modo, e nessuno dei due perde di intensità. L'interazione con gli altri rende il disastro palese, se le persone che le circondano non fossero mai entrate nel loro salotto di casa probabilmente Christine starebbe ancora dando il basket of kisses che la bambina chiede ai genitori per tutto il film.
Questo film è stato non solo una scoperta bellissima, ma l'ennesima conferma che degli anni '50 non so proprio nulla. Roba in più da studiare. Ѐ bellissimo.
Mi sono ripromesso di vederlo dopo aver visto l'ultimo remake (che non è affatto male), e così farò ;)
RispondiEliminaA me il remake ancora manca, recupero!
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