Requiem
Mari.
13:50
(2006, Hans-Christian Schmid)
Presenti Spoiler, che comunque vi coccate lo stesso se cliccate sul nome della pora ragazza.
Vi devo raccontare un po' di fatti miei, perchè lo vedo che siete lì troppo curiosi e volete tassativamente sapere.
Io, per quanto incredibile possa sembrare, canto in un coro di musica sacra. Domani sera il mio coro (che se volete sbirciarci, è questo) si esibirà in un concerto. Lo volete sapere cosa cantiamo?
Questo:
Un REQUIEM.
Un bellissimo Requiem, se mi è concesso.
Ne consegue che mi è tornato alla mente questo film, che mi affascina e incuriosisce più o meno dal momento della sua uscita, ma che, per i motivi che vi ho raccontato qui, non ho mai avuto il coraggio di guardare, nonostante le calde raccomandazioni di Frank di Visione Sospesa.
Requiem ripercorre la storia di Anneliese Michel (clic sul nome per leggere cosa vi racconta Wiki), ragazza tedesca morta dopo essersi sottoposta a sedute di esorcismo.
Sì, per i più la sua storia è nota grazie ad un altro film, L'esorcismo di Emily Rose.
In questo caso invece di Emily abbiamo Michaela, 21enne tedesca affetta da epilessia che si allontana da casa per frequentare l'università. L'aumentare delle crisi comincia a far sospettare che in realtà Michaela non sia semplicemente malata.
Terminata la visione, quello che rimane marchiato nella mente è l'ultimo sguardo di Michaela. Mi spiego: in una pausa dagli esorcismi, la ragazza esce a fare una passeggiata con l'amica Hanna. Quest ultima, ferma nel suo pragmatismo, continua a dirle che in lei non c'è niente, che dovrebbe solo farsi curare, mentre Michaela dice semplicemente di essere 'pronta' ad accogliere le sfide che Dio ha in serbo per lei. Risalgono in macchina, e la giovane guarda di fronte a sè con uno sguardo talmente rassegnato e sereno che mi ha gelato le ossa.
Una totale accettazione degli eventi, un atteggiamento completamente rilassato, di completa sottomissione alla volontà di Dio.
Salvo che poi appare l'agghiacciante scritta che ci comunica la morte della ragazza per deperimento.
Quello che distingue nettamente Requiem da qualsiasi altro film che tratti la stessa tematica, è il fatto che si eviti, con una classe incredibile devo dire, di puntare allo shock. Le scene 'impressionanti' sono veramente poche, niente viso rovinato dalle cicatrici, niente versi strani (solo qualche smorfia, perchè in fondo Satana è una personcina simpatica), niente contorsioni (ok, forse un pochino), niente usi impropri del crocifisso e niente vomito verde.
Dimenticate Reagan.
Sembra che il Diavolo in questo caso non punti ad 'approfittare' di un corpo innocente, quanto invece punti a 'rubare' un'anima così devota come quella di Michaela al suo eterno rivale, ad allontanarla dalla sua fede, anche fisicamente, tanto è vero che le sue mani si contorcono pur di impedirle di toccare un rosario o un crocifisso.
Che poi sì, è quello che la Chiesa afferma da sempre, ok.
E qua poi possono nascere due scuole di pensiero. Per i credenti questo può essere forse un gran motivo di arrabbiatura. Ma come, Dio? Io ti prego, ti ringrazio per quello che mi hai dato, frequento la tua Chiesa, mi sforzo di essere una brava fedele, e tu mi fai questo? Dopo tutto quello che ti ho dimostrato finora, tu mi vuoi mettere alla prova? Perché?
Per gli atei, invece, può essere tutt'altro. Michaela comincia a dimenticare i farmaci, la sua malattia ritorna più forte di prima, e lei, nel suo fervore religioso, attribuisce la colpa a qualcosa che non esiste anzichè farsi curare. Anzi, la sola idea dell'ospedale la fa infuriare. E poi, lei muore di stenti, in pratica. Si dice testualmente 'per deperimento'. Se non mangi muori, fine della questione. Non ci sono dèi, e non ci sono demoni.
In questo, Schmid rimane neutrale. Il suo intento sembra essere quello semplicissimo di narrare la storia di una ragazza. Al buonsenso di ognuno sta la decisione.
Così come sta al mio buonsenso fare il nome di Sandra Huller, l'attrice che interpreta Michaela. Finissima, mai esagerata nemmeno nei momenti più drammatici. Il film ruota interamente intorno a lei, tutto il resto è solo una cornice che decora il suo incredibile talento.
Musica ridotta all'osso, colori tenui, locations quasi scarne, è quasi un film minimalista. Sicuramente è un film incredibile, qualunque sia la vostra opinione su questi argomenti.
Ma, se credete in Dio, fa una paura maledetta.
Presenti Spoiler, che comunque vi coccate lo stesso se cliccate sul nome della pora ragazza.
Vi devo raccontare un po' di fatti miei, perchè lo vedo che siete lì troppo curiosi e volete tassativamente sapere.
Io, per quanto incredibile possa sembrare, canto in un coro di musica sacra. Domani sera il mio coro (che se volete sbirciarci, è questo) si esibirà in un concerto. Lo volete sapere cosa cantiamo?
Questo:
Un REQUIEM.
Un bellissimo Requiem, se mi è concesso.
Ne consegue che mi è tornato alla mente questo film, che mi affascina e incuriosisce più o meno dal momento della sua uscita, ma che, per i motivi che vi ho raccontato qui, non ho mai avuto il coraggio di guardare, nonostante le calde raccomandazioni di Frank di Visione Sospesa.
Requiem ripercorre la storia di Anneliese Michel (clic sul nome per leggere cosa vi racconta Wiki), ragazza tedesca morta dopo essersi sottoposta a sedute di esorcismo.
Sì, per i più la sua storia è nota grazie ad un altro film, L'esorcismo di Emily Rose.
In questo caso invece di Emily abbiamo Michaela, 21enne tedesca affetta da epilessia che si allontana da casa per frequentare l'università. L'aumentare delle crisi comincia a far sospettare che in realtà Michaela non sia semplicemente malata.
Terminata la visione, quello che rimane marchiato nella mente è l'ultimo sguardo di Michaela. Mi spiego: in una pausa dagli esorcismi, la ragazza esce a fare una passeggiata con l'amica Hanna. Quest ultima, ferma nel suo pragmatismo, continua a dirle che in lei non c'è niente, che dovrebbe solo farsi curare, mentre Michaela dice semplicemente di essere 'pronta' ad accogliere le sfide che Dio ha in serbo per lei. Risalgono in macchina, e la giovane guarda di fronte a sè con uno sguardo talmente rassegnato e sereno che mi ha gelato le ossa.
Una totale accettazione degli eventi, un atteggiamento completamente rilassato, di completa sottomissione alla volontà di Dio.
Salvo che poi appare l'agghiacciante scritta che ci comunica la morte della ragazza per deperimento.
Quello che distingue nettamente Requiem da qualsiasi altro film che tratti la stessa tematica, è il fatto che si eviti, con una classe incredibile devo dire, di puntare allo shock. Le scene 'impressionanti' sono veramente poche, niente viso rovinato dalle cicatrici, niente versi strani (solo qualche smorfia, perchè in fondo Satana è una personcina simpatica), niente contorsioni (ok, forse un pochino), niente usi impropri del crocifisso e niente vomito verde.
Dimenticate Reagan.
Sembra che il Diavolo in questo caso non punti ad 'approfittare' di un corpo innocente, quanto invece punti a 'rubare' un'anima così devota come quella di Michaela al suo eterno rivale, ad allontanarla dalla sua fede, anche fisicamente, tanto è vero che le sue mani si contorcono pur di impedirle di toccare un rosario o un crocifisso.
Che poi sì, è quello che la Chiesa afferma da sempre, ok.
E qua poi possono nascere due scuole di pensiero. Per i credenti questo può essere forse un gran motivo di arrabbiatura. Ma come, Dio? Io ti prego, ti ringrazio per quello che mi hai dato, frequento la tua Chiesa, mi sforzo di essere una brava fedele, e tu mi fai questo? Dopo tutto quello che ti ho dimostrato finora, tu mi vuoi mettere alla prova? Perché?
Per gli atei, invece, può essere tutt'altro. Michaela comincia a dimenticare i farmaci, la sua malattia ritorna più forte di prima, e lei, nel suo fervore religioso, attribuisce la colpa a qualcosa che non esiste anzichè farsi curare. Anzi, la sola idea dell'ospedale la fa infuriare. E poi, lei muore di stenti, in pratica. Si dice testualmente 'per deperimento'. Se non mangi muori, fine della questione. Non ci sono dèi, e non ci sono demoni.
In questo, Schmid rimane neutrale. Il suo intento sembra essere quello semplicissimo di narrare la storia di una ragazza. Al buonsenso di ognuno sta la decisione.
Così come sta al mio buonsenso fare il nome di Sandra Huller, l'attrice che interpreta Michaela. Finissima, mai esagerata nemmeno nei momenti più drammatici. Il film ruota interamente intorno a lei, tutto il resto è solo una cornice che decora il suo incredibile talento.
Musica ridotta all'osso, colori tenui, locations quasi scarne, è quasi un film minimalista. Sicuramente è un film incredibile, qualunque sia la vostra opinione su questi argomenti.
Ma, se credete in Dio, fa una paura maledetta.