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sabato 11 aprile 2015

Il fenomeno Amityville: parte III

15:03
Miseria che pagliaccia.
Settordici rubriche iniziate sul mio spazio preferito del webbe e manco UNA DICO UNA conclusa.
Ottimo lavoro.
Siccome però non voglio che la redroom prenda polvere e ragnatele più di quante già non ne abbia per sua stessa natura di posticino cupo e gotico (ssssse), riprendiamo in mano qualcosa qua e ricominciamo a parlare di Amityville.
Se pensavate che il mio essere intrigata dalla vicenda sia esaurito solo perché ho messo in pausa l'argomento, beh, vi sbagliavate.

Ci siamo lasciati parlando di Amityville Possession, secondo film uscito, che come gadget di fine visione ci aveva lasciato la cagarella. Dopo di lui sono arrivati altri 6 (SEI, SEI!) film, di cui la maggior parte destinati alla tv.
Per questo ho deciso di trasformarmi in una specie di Marty McFly e volare dritta dritta al 2005, quando tale Andrew Douglas ha detto:
'Oh ma nessuno si caga Ocean Avenue da un po', che dite, ci torniamo?'

Ci sono tornati.

The Amityville Horror - 2005 - Andrew Douglas

Ormai ne abbiamo parlato tempo fa: ad inizio anni 2000 era tutto un riportare in sala film anni 70-80 come se fosse l'unica cosa possibile. Ovviamente il 112 di Ocean Avenue non poteva essere immune da tale invasione, per cui siam qui.


Stavolta George Lutz è Ryan Reynolds.
Trattenete lo sguardo sgomento, ci torneremo.
La storia è sempre la stessa: Robert DeFeo Jr uccide la sua famiglia nella loro casa. Casa che verrà poi acquistata dai Lutz: mamma, papà e tre bambini.
La permanenza non sarà esattamente gradevole, ma già lo sapete.

Sono passati quasi 30 anni dall'originale, ma è davvero cambiato qualcosa?
Temo di no.
Il primo Amityville era abbastanza mediocre, non certo un film che colpisce. Questo è mediocre pure.

Il cast è molto MEH.
Io non è che abbia qualcosa contro Ryan Reynolds o Melissa George, i genitori. Davvero.
Ma cosa avranno avuto, 25 anni?
Con un figlio di almeno 10/12?
Mah.
Certo, c'era pure una piccola e ttttenera Chloe Grace Moretz, che nell'horror a continuato a bazzicarci per un po'. Ecco, lei era tanto bellina.

I bus ci sono, alcuni anche abbastanza efficaci, effettivamente. I mostri brutti e putridi qui vanno via come il pane.
Ma l'atmosfera è del tutto assente, SPOILER l'happy ending era cristallino dal principio, cosa che non dovrebbe essere perché mica tutti gli spettatori sanno com'è andata la vicenda 'realmente'. Non c'è tensione, non c'è ansia crescente. Anche perché nel giro di 20 minuti si è passati da Raianreinolds adorabile bellissimo desnudo paparino tenero e marito meraviglioso a brutti infame maleducato. Non c'è una discesa nel vortice, non c'è una caratterizzazione tale che ti permette di cogliere i cambiamenti in modo radicato e terribile. 5 minuti e prima abbraccia la bimba e poi quasi prende ad accettate la mano del bambino.


Certo, qualcosa di buono c'è: ho amato l'attenzione ai dettagli della casa. Rubinetti, finestre, grate, tegole. Sono presenti, messi in evidenza. E in una saga in cui la casa fa tipo il 50% del fascino, direi che è sempre gradevole darle l'importanza che merita.
Certo, una bella casa non basta.
Ma poteva andarci peggio.

Ad oggi, almeno, ho la mia precisa opinione sulla vicenda.
I Lutz sono stati subdoli. Hanno sfruttato una tragedia reale e ci hanno lavorato su fino a sanare i debiti della loro famiglia.
E questo potrebbe anche essere eticamente scorretto, se vogliamo. Anzi, dai, è ovvio che lo è.
Ma qua non si fanno certo lezioni di morale, non è quello che mi interessa.
Il risultato di tale operazione è un fenomeno davvero intrigante. Serie (lunghissima) di film, libri (di cui parleremo), documentari. Tanti di questi sono prodotti davvero poco potenti, eppure la saga non ha mai subito una battuta d'arresto, anche questo è interessante. Tutto nato da una bugia ben raccontata. E a cui tutti (o quasi) hanno creduto fino al momento della 'smentita' ufficiale.
Io ci ho creduto.
Mi spiego meglio: non credo alle mosche che escono in massa ad aggredire il prete, non credo ai cimiteri indiani che fanno resuscitare le altre persone.
Credo nel potere della suggestione.
Ci credo sinceramente che una persona, magari stressata dalla vita (ma non lo siamo poi tutti?), magari piena di debiti che ha fatto per comprare quella stessa casa, magari angosciata da pensieri di natura varia, e magari un po' credulona o ignorante, possa farsi condizionare da un'abitazione misteriosa.
Ci credo che uno possa auto inquietarsi, auto convincersi che qualcosa non va, fino al punto in cui i suoi timori si rivelano fondati.
Ma tant'è, era una bufala.




domenica 6 aprile 2014

Il fenomeno Amityville - parte I

13:15
L'idea per questa serie di post, che avranno come mio solito una cadenza puramente casuale, è nata per una mia fissazione quasi maniacale, ovvero quella per un certo tipo di storie controverse, in cui non si sa dove finisce la realtà e inizia la finzione.
In nessun film al mondo il confine è stato così sottile quanto in tutta la vicenda Amityville.

La storia
Questo gran polverone trova la sua origine nel 1977, quando un signore di nome Jay Anson pubblica un libro chiamato Orrore ad Amityville (titolo originale: The Amityville Horror - A true story). Come si evince dal titolo originale pare che la vicenda fosse ispirata ad una storia vera.
La storia in questione è quella della famiglia Lutz che si trasferisce in una casa (ormai leggendaria) in cui un anno prima un ragazzo, Ronald DeFeo sterminò la propria famiglia. Subito dopo il loro arrivo nella casa si manifestarono strani eventi.
Prima di tutto va specificato che l'omicidio della famiglia DeFeo avvenne realmente, nel 1974, e davvero per mano del maggiore dei figli, che dichiarò alla polizia di essere stato guidato nel gesto da alcune 'voci'. Secondo Wikipedia, Ronald Jr si troverebbe ancora in carcere.


Fin qui tutto a posto, tutto vero.
Oddio, va beh, tutto a posto magari no. Ma avete capito.
La vicenda 'vera ma non si sa quanto' è quella dei Lutz.
Comunque non è che la questione DeFeo sia così chiara, perché ad oggi (e voglio dire, siamo nel 2014) ancora non si è capito come abbia fatto quel tossico (sì, era pure tossico) disgraziato a sparare a tutti senza che NESSUNO, e dico nessuno, abbia sentito NIENTE.
Non gli altri membri della famiglia, perché fino a prova contraria non puoi sparare a tutti contemporaneamente, non i vicini di casa. Silenzio assoluto.
E lui stava sparando.

Un anno dopo, George e Kathy Lutz acquistarono la casa, consapevoli di quanto vi era accaduto ma francamente stica. Viene un prete a benedire la casa, qualcosa lo prende a sganassoni e gli grida di andare via. Ma loro, sprezzanti del pericolo e a testa alta, restano. Allora la casa si mette a sanguinare melma verde, puzzare vergognosamente, sbattere le porte, occhi rossi a guardarli dalle finestre, impronte caprine sulla neve che noi sappiamo chi è che ha gli zoccoli, vero? A post.
Allora loro capiscono di aver fatto la minghieta a rimanere e chiamano gli acchiappafantasmi che allora andavano via come il pane e dopo aver visto che il fantasma o chi per esso non accettava lo sfratto si sono sfrattati loro.

Lo shock fu tale che dovettero per forza collaborare con il sopracitato Anson (il cui cognome fa assonanza con quello di un certo tizio a cui io storie demoniache non ne racconterei ma tant'è) per scrivere un libro sulla vicenda, perché il mondo doveva sapere.
Il libro viene pubblicato, esce, un successone, tutti a farsela sotto, tranne i Lutz che con tutti i soldi che ci hanno fatto potevano tranquillamente pagarsi la terapia a vita. Ma la curiosità della gente di fronte a queste storie ha portato delle indagini, degli approfondimenti.
Il risultato?
L'avvocato di DeFeo Jr confessò di avere inventato la storia.
George Lutz continuò a sostenere la veridicità della maggior parte dei fatti narrati.

Dove stia il vero e dove il falso sembra essere il vero mistero, ed è forse questo ad aver portato una storia che niente ha di eccezionale al livello di fama che questa ha raggiunto.
Perché di libri e film tratti da storie vere ce ne sono a migliaia, ma il successo di Amityville ancora non l'ha uguagliato nessuno.
E questo è il motivo per cui, tra mille saghe horror che ci sono, ho scelto di approfondire proprio questa.

In tutto ciò, però, chi se la gode di più è la casa, che mentre il mondo litiga su una sua ipotetica possessione se ne sta in panciolle, beata e bellissima, al 108 (sì, hanno cambiato il civico) di Ocean Avenue.
In Street View oggi la vedete così.


Se vi interessasse approfondire la questione vi lascio all'episodio di History's Mysteries che ne parla.



Amityville Horror - 1979 - Stuart Rosemberg


Il film capostipite risale al 1979.
Ha inizio proprio con l'omicidio DeFeo, mostrato prima direttamente, e successivamente in (secondo me bellissime) scene in cui si alternano la visita dei Lutz alla casa e i vari spari. L'evolversi della vicenda però è molto rapido, in venti minuti si manifestano le prime stranezze.
La cosa che balza all'occhio durante la visione è la totale assenza di spaventi canonici. Non si salta mai sulla sedia, ma gradualmente sale un senso di ansia, incomprensione, inquietudine. Gli eventi sono inizialmente leggeri ma ugualmente assurdi, il personaggio della piccola Amy è angosciante nella sua totale ingenuità, già i titoli di testa sono fastidiosamente strani.
Si porta sicuramente a casa il titolo di cult, di padre indiscusso di tutte le case infestate che adesso tanto ci rompono (e tra l'altro, questa è sicuramente la casa più bella), e di fenomenale successo di marketing.
Eppure.
Eppure non è sto granchè, non porta benissimo i suoi anni, ma soprattutto alla fine mi parli gran tanto della porta dell'inferno e invece solo qualche goccettino di sangue sulle pareti. Non gioca sufficientemente bene le sue carte, potrebbe osare molto di più, anche perchè qualche anno prima L'Esorcista aveva già abbattuto parecchie barriere. Sembra che Rosemberg non voglia abbandonare una certa comfort zone.
Peccato.
Però vedere un papà che prende la porta ad accettate a me scalda sempre il cuore.



mercoledì 29 maggio 2013

Maripensiero: Tratto da una storia vera

13:33

Ovvero: studio di uno dei più frequenti fenomeni di costume insito nella cultura cinematografica contemporanea, e analisi comparativa di due esempi.


Quante volte l'abbiamo letto? Alla fine di un trailer (o, peggio, all'inizio), nelle prime pagine di un romanzo, addirittura sotto videoclip musicali.
Le storie vere sono ovunque, ci circondando, si prendono gioco di noi, della nostra buona fede e delle nostre paure.
E, come spesso accade, diventano una mania.

Questo, semplicemente, perchè il mondo è pieno di orrore, e spesso è molto più facile usare la terrificante realtà che non fare uno sforzo di fantasia. Il che non sarebbe una cosa completamente sbagliata, se non fosse che la semplice espressione 'Tratto da una storia vera', è diventata una fonte di incremento dei guadagni, una mera azione commerciale al pari dei remake e dei mockumentary.

Quindi, a prescindere, NON. MI. PIACE.



Tutto inizia nel 1906, anno di nascita di quel fetentone di Ed Gein.
Ve lo presento: tale personaggio è stato uno dei più famosi serial killer americani, colpevole di 3 omicidi accertati e di almeno 6 sospettati. E non si limitava ad uccidere delle persone, no. Per i dettagli, tutti qui, che la cameretta è un luogo immacolato.

Tutta la scia dei film tratti da eventi reali ha origine dai film tratti dalla follia di questo tizio. Fortuna (o talento, maestria, grandissime capacità, chiamatela come volete) ha voluto che i principali lavori che si ispirano a lui siano Gran Film. Tanto per dire che lo stesso Psycho è a modo suo un film tratto dalla storia vera di Gein. Purtroppo non sarà sempre così.

Da quel momento in poi, apriti o cielo: tutto tratto da storie vere. Tutto. Anche le storie vere.
Fino ad arrivare al 2013, in cui ogni singola storia di fantasmi, poltergeist, lampadari che ballano, bambine possedute e armadi che si aprono è una cavolo di benedetta storia vera.
L'esempio più emblematico è sicuramente la saga di The Amityville Horror.



Ce ne sono 10, in tutto, tra sequel e remake. Tutto ha origine con la storia della famiglia DeFeo, ritrovata morta nella casa al 112 di Ocean Avenue di Amityville (There's a place off Ocean Avenue, where I used to sit and talk with you, we were both 16 and it felt so right, sleeping all day, staying up all niiiiiiiiiiight, staying up all niiiiiiiiiiiiiiiiiight*).

La casa fu messa in vendita e comprata dai coniugi Lutz, che furono i primi a dicharare stregata l'abitazione. Seguirono esorcismi, riprese televisive, e 10 film. Ad oggi, è molto accreditata la teoria secondo cui i Lutz si siano inventati tutto di sana pianta.
Considerando che il primo film è del 1979 e siamo ancora qui a parlarne, sicuramente hanno fatto un buon lavoro creativo, poco ma sicuro.

Parlare di tutti i film che riportano l'originale dicitura è pressoché missione impossibile, quindi ne ho scelti due, uno famosissimissimo al limite della decenza e uno che in Italia manco c'è arrivato.

Il Vip è, manco a dirlo, L'esorcismo di Emily Rose, film del 2005 diretto da Scott Derrickson.



La prima volta ho visto questo lavoro con gli occhi coperti e Biagio Antonacci nelle orecchie. E a me Biagio Antonacci manco piace, tanto per farvi capire. Ero in periodo no-horror post Esorcista.

Poi ho scoperto Session 9 e mi è venuta voglia di indagare più a fondo sul buon Scotty.

Emily Rose è una studentessa che, una volta trasferitasi per gli studi universitari, scopre di essere affetta da epilessia. La sua famiglia, però, ritiene che lei sia invece posseduta da un demone. Le viene praticato un esorcismo, ma la ragazza muore. L'intero film quindi ruota intorno al processo a cui è sottoposto il parroco che aveva effettuato l'esorcismo.

Sebbene il film non sia proprio una disgrazia, si può tranquillamente dire che tutto il suo successo commerciale ruoti intorno al 'Tratto da una storia vera'. Storia vera e drammatica della giovane Anneliese Michel, che vi invito a non leggere se, come me, siete sensibili a determinate tematiche.

Insomma, Derrickson ha saputo sfruttare l'origine (per quanto tragica e delicata) del suo film a suo favore, probabilmente l'ennesimo banale film di possessione non se lo sarebbe filato nessuno.

Il secondo film di cui volevo parlarvi è When the lights went out, uscito nel 2012 con la regia di Pat Holden.



Questa volta parliamo della famiglia Maynard, che si trasferisce in una nuova abitazione dove non sono soli. Storia di fantasmi, quindi, ispirata alla vicenda del monaco nero di Pontefract, noto ad oggi come il poltergeist più violento d'Europa.

Anche in questo caso, film guardabile, niente di eccezionale ma comunque non un fallimento. In questo caso, però, il famigerato 'Tratto da una storia vera' era assolutamente inutile. Se il fenomeno Emily Rose ha aperto gli occhi su una vicenda realissima, qui non è servito a niente.

Anneliese Michel è esistita, era una persona in carne ed ossa. Parlarne, raccontare la sua storia, era quasi doveroso. Il film di Derrickson ha invogliato le persone ad informarsi, cercare, voler capire. Poi uno sulle possessioni può avere la propria opinione e vederla in qualsiasi maniera. Ma lei è comunque una ragazza morta in un modo assurdo.

Fare un film di fantasmi su una storia considerata reale, è una grande presa in giro. Prendete l'esempio Amityville, no? Tanto rumore per nulla, alla fine con ogni probabilità si erano inventati tutto. E quante altre volte delle famiglie avranno contattato la stampa inventando storie di presenze ed eventi sovrannaturali per avere 5 minuti di gloria?

È necessario continuare a farci film?

Per quello basta Mistero.

*

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