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lunedì 27 aprile 2015

Almanacchorror: Aprile 2015

08:41
Rieccoci con il secondo appuntamento del nostro almanacco.
Se il primo mese, che trovate qui, era stato abbastanza soddisfacente in quanto a notizie e ricorrenze, aprile non è certo da meno.

2 aprile: compleanno di Micheal Fassbender, che da queste parti riteniamo sempre degno di somma considerazione non per il motivo che pensate voi ma per la sua partecipazione a quella gioia in pellicola che è Eden Lake. E poi sì, insomma, anche per questo motivo qui:


4 aprile: è la data di nascita del sorriso maledetto di Anthony Perkins, mio personale rovinatore di sonni tranquilli, nonché volto di Norman Bates.
Un ruolino assolutamente marginale e trascurabile.


5 aprile: nel 1974 tale Stephen King pubblica il suo primo romanzetto. Si intitola Carrie, ed è appunto la storia di questa Carrie, sfortunata ragazzina dotata di poteri telecinetici che cerca vendetta. Non sarà solo la partenza per il leggendario film di Brian DePalma, ma anche l'inizio della prolificissima (?) carriera di quel mica un chilo di Stephen King. Ha toccato punti altissimi e ha scritto anche romanzi meno intriganti, ma per me resta il boss indiscusso. Non voglio nemmeno pensare alla possibilità che abbia dei ghost writers, me lo immagino con quella sua costante aria stralunata a scrivere tutto il giorno in preda a spasmi di ispirazione. Gli voglio un gran bene.

8 aprile: a quell'ora, nel 1990, io stavo nella pancia di mammà. Negli Stati Uniti, invece, veniva trasmesso il primo episodio della serie che più di ogni altra indossa l'abito di cult, e lo porta ancora benissimo dopo tanti tanti anni. Twin Peaks vede la luce. Oggi compie il quarto di secolo. Dopo, il modo di fare serie tv non sarà più lo stesso, i termini di paragone erano diventati troppo alti.
Sui social le notizie sul Twin Peaks del 2016 sono infinite. E' per me una novità vedere le persone in visibilio per una cosa del genere. Una serie riproposta dopo anni, una serie così, si tocca il sacro culto, è come se uno oggi si mettesse a scrivere il sequel della Bibbia. Mi aspettavo forconi, rivolte popolari, gente legata ai pali, Pannella in sciopero della fame. E invece la gente sta morendo dalla voglia, e credo che questo sia il segno più importante di cosa Twin Peaks è stato.
Parliamo di questa roba qui.



EDIT: Twin Peaks tornerà tra noi, sì, ma senza David Lynch.
Le persone non sono più così in visibilio, ANZI.

19 aprile: il mio amato, amatissimo Tim Curry compie 69 anni. Per me rappresenta ancora l'unico motivo per cui sono tutti shockati da It. (perché per il resto era un prodottino abbastanza mediocre, suvvia). E per cui tutti amiamo il Rocky Horror Picture Show. Lo trovo un talento splendido. L'ho timidamente omaggiato qui.


20 aprile: moriva oggi, nel 1912, tale Bram Stoker. Personaggio a cui noi cultori dell'orrore dobbiamo davvero molto, certo, ma ricordiamoci anche che se non ci fosse stato lui con ogni probabilità non ci avrebbero frantumato l'anima con certi vampiri luccicanti che ricordiamo con tanta passione.
(SCHERZO, mettete giù quei forconi)

20 aprile: esce quello che ancora oggi consideriamo il primo racconto poliziesco mai scritto. Trattasi de I delitti della Rue Morgue, scritto da un banalotto e sconosciuto scrittore che poi è finito nel dimenticatoio, pare si chiamasse Edgar Allan Poe. Era il 1841.

'Poi arrivò il 23 aprile, un giorno che non dimenticherò neppure se vivessi altri 58 anni.' (S. King, L'eterna primavera della speranza. Raccolto in Stagioni diverse)


29 aprile: altra immensa release. Esce in Italia E tu vivrai nel terrore: L'aldilà. Secondo film della Trilogia della morte, non viene accolto molto bene dalla critica, ma d'altronde, è di Fulci che parliamo. E' vissuto nell'epoca sbagliata, era troppo oltre la comprensione che gli sarebbe stata riservata. Aveva già capito dove sarebbe arrivata la nostra concezione di Grande Cinema prima ancora che noi (sì, io, ciao) venissimo al mondo. La rivalutazione tardiva che è stata data a questo film (ma in generale a tutta la produzione, anche se è con L'Aldilà che tocchiamo le punte più estreme) non sarà mai sufficiente a rendergli giustizia.



Direi che anche per oggi abbiamo di che festeggiare!
Buona settimana a tutti, bloggers e non.

mercoledì 5 novembre 2014

B/W November: Psycho

10:48
(1960, Alfred Hitchcock)



PIOVONO SU DI NOI SPOILER A CASCATA CHE PARE DI ESSERE A VEDERE LE NIAGARA FALLS

So che siete svegli e con ogni probabilità ci avrete fatto caso: amo i colori.
Mi piacciono la luminosità, gli abbinamenti improbabili e il rosso.
Ma, se ve lo state chiedendo, sì, sono una di quelle che si veste sempre di nero.

Da queste parti, quindi, ho sempre parlato di film a colori, con rariiiiiiiiiissime eccezioni, tipo questa.
Allora, mi sono detta che era giunto il momento di colmare una delle mie innumerevoli lacune.
Quindi, per un mese, solo film in bianco e nero.
E sì, proprio il mese in cui il mondo comincia a vestirsi di lucine colorate e ammmore natalizio.

Potevo iniziare da uno dei millemila capolavori in b/w esistenti, ma perché privarmi della gioia di mettermi alla presa con la recensione impossibile?

Siccome di fare una recensione vera e propria (come se poi io ne facessi) non se ne parla nemmeno perchè va bene essere incoscienti ma proprio stupidi no, per Psycho ho pensato una cosa diversa.
Quando si parla di film molto molto noti, si dà per scontato che tutti l'abbiano visto.
E invece.
Ho parlato con qualche persona di questo film, ed è un esperimento che vi invito a fare.
In pratica, parlando ho rivelato qualche dettaglio, e vi riporto le reazioni.
L'esperimento serve a dimostrare che ciò che spesso diamo per scontato non lo è. Che il cinema ancora non viene considerato 'arte' a tutti gli effetti.
Nomina a qualcuno i girasoli di Van Gogh e a tutti compare in mente il quadro.
Ma quanti hanno visto i capisaldi?


Dunque, ho aperto la conversazione con un banale 'Oggi ho riguardato Psycho, sai, il film. L'hai visto?'
Buona parte ha esordito con un 'Quale, quello di Hitchcock?'
Eh, quello li, sì.
Perchè se non tutti conoscono l'originale, figuriamoci quanti conoscono i sequel o addirittura il remake di Van Sant.
Però almeno conoscevano il regista, cosa che voi che leggete qui darete per scontata ma credetemi, non è così.
Altri, credo la maggior parte, hanno posto la domanda delle domande: Quello della doccia?
Eh si, sempre lui.

Onestamente?
La scena della doccia è geniale da tanti punti di vista che non è necessario stia qui a spiegare io.
Però, nel suo diventare così di culto, così celebre, ha oscurato tutto il resto del film.
E la gente, CREDETEMI che se ve lo dico un motivo c'è, crede di avere visto il film solo perché ha visto la scena della doccia. Che viene ormai utilizzata nei programmi, nei telefilm, nei film.
Docce ovunque. Docce per sempre.

[A proposito delle docce, vi invito a cercare il film su CB01, fonte di saggezza e gioia. Uno dei commentatori dice: 'Si ma si vede che non la pugnala per davvero, almeno prendi la mira'. Non aggiungerò commenti personali, perché rischierei la scomunica, lascio a voi il giudizio]

E niente, l'inizio è andato come immaginavo.
Chiaramente qualcuno l'ha anche visto il film, non annulliamo del tutto la fiducia nell'umanità.

Andando avanti ho raccontato un po' a mozziconi la trama, e nessuno ha sbarrato gli occhi per lo stupore.
Prevedibile anche questo, in fondo non parliamo della più innovativa e sconvolgente delle storie.

Per caso, poi, assolutamente involontariamente, mi sono lasciata sfuggire che la protagonista, o la presupposta tale, muore prima della metà del film.
'Cat, e come va avanti poi?'
Eh, indagano.
'E basta?'
E basta, sì.
'Ma che palle.'
Ma come che palle?
'Che palle.'
'Allora non è un horror, è un giallo.'
'E almeno lo scoprono l'assassino?'
Sì sì, lo sgamano abbastanza alla svelta.
'Allora è un cretino'
Ma no, non è un cretino, è una persona con problemi psichiatrici, volete che vi racconti la fine o no?

Niente, la maggior parte non ha colto che uccidere la nostra Marion a metà film sia stata una chicca geniale, non ce la fanno proprio. Lo vedono come uno spreco. Se il protagonista muore, poi cosa si fa?
Le ho sentite parlare così, alcune persone, anche quando è morta Peppa de 'Il Segreto'.
(No, non guardo Il Segreto, lo guardano nella casa di riposo dove lavoro.)


Ma arriviamo al finale.
M: 'Poi alla fine si scopre che l'assassino non era la mamma, perchè la mamma era morta da tempo uccisa proprio da Norman. L'assassino è lui che soffre di disturbo di personalità multipla, e ha preso la personalità della mamma con cui aveva un rapporto ossessivo, capito? Quindi Norman è Norman ma in realtà nella sua mente lui è la mamma!'

......

'Ma che casino.'

Mi hanno risposto così per davvero, eh.
E pensare che io, cagasotto come sono, ogni tanto quando vado a letto penso agli occhi di NOrman e me la faccio sotto, pensa che scema.

'Sempre con sta cosa delle personalità oh, non è il massimo, ne ho già visti che finiscono così'
Si ma questo ha cinquant'anni.

Voglio precisare, non parlo con degli sprovveduti, o almeno non solo. Ho parlato con persone che di cinema se ne interessano poco o niente, volutamente, per conoscere il vero effetto-Psycho su chi di Hitchcock se ne frega completamente.
Non voglio perdere completamente la fiducia nell'umanità, non ancora.

mercoledì 29 maggio 2013

Maripensiero: Tratto da una storia vera

13:33

Ovvero: studio di uno dei più frequenti fenomeni di costume insito nella cultura cinematografica contemporanea, e analisi comparativa di due esempi.


Quante volte l'abbiamo letto? Alla fine di un trailer (o, peggio, all'inizio), nelle prime pagine di un romanzo, addirittura sotto videoclip musicali.
Le storie vere sono ovunque, ci circondando, si prendono gioco di noi, della nostra buona fede e delle nostre paure.
E, come spesso accade, diventano una mania.

Questo, semplicemente, perchè il mondo è pieno di orrore, e spesso è molto più facile usare la terrificante realtà che non fare uno sforzo di fantasia. Il che non sarebbe una cosa completamente sbagliata, se non fosse che la semplice espressione 'Tratto da una storia vera', è diventata una fonte di incremento dei guadagni, una mera azione commerciale al pari dei remake e dei mockumentary.

Quindi, a prescindere, NON. MI. PIACE.



Tutto inizia nel 1906, anno di nascita di quel fetentone di Ed Gein.
Ve lo presento: tale personaggio è stato uno dei più famosi serial killer americani, colpevole di 3 omicidi accertati e di almeno 6 sospettati. E non si limitava ad uccidere delle persone, no. Per i dettagli, tutti qui, che la cameretta è un luogo immacolato.

Tutta la scia dei film tratti da eventi reali ha origine dai film tratti dalla follia di questo tizio. Fortuna (o talento, maestria, grandissime capacità, chiamatela come volete) ha voluto che i principali lavori che si ispirano a lui siano Gran Film. Tanto per dire che lo stesso Psycho è a modo suo un film tratto dalla storia vera di Gein. Purtroppo non sarà sempre così.

Da quel momento in poi, apriti o cielo: tutto tratto da storie vere. Tutto. Anche le storie vere.
Fino ad arrivare al 2013, in cui ogni singola storia di fantasmi, poltergeist, lampadari che ballano, bambine possedute e armadi che si aprono è una cavolo di benedetta storia vera.
L'esempio più emblematico è sicuramente la saga di The Amityville Horror.



Ce ne sono 10, in tutto, tra sequel e remake. Tutto ha origine con la storia della famiglia DeFeo, ritrovata morta nella casa al 112 di Ocean Avenue di Amityville (There's a place off Ocean Avenue, where I used to sit and talk with you, we were both 16 and it felt so right, sleeping all day, staying up all niiiiiiiiiiight, staying up all niiiiiiiiiiiiiiiiiight*).

La casa fu messa in vendita e comprata dai coniugi Lutz, che furono i primi a dicharare stregata l'abitazione. Seguirono esorcismi, riprese televisive, e 10 film. Ad oggi, è molto accreditata la teoria secondo cui i Lutz si siano inventati tutto di sana pianta.
Considerando che il primo film è del 1979 e siamo ancora qui a parlarne, sicuramente hanno fatto un buon lavoro creativo, poco ma sicuro.

Parlare di tutti i film che riportano l'originale dicitura è pressoché missione impossibile, quindi ne ho scelti due, uno famosissimissimo al limite della decenza e uno che in Italia manco c'è arrivato.

Il Vip è, manco a dirlo, L'esorcismo di Emily Rose, film del 2005 diretto da Scott Derrickson.



La prima volta ho visto questo lavoro con gli occhi coperti e Biagio Antonacci nelle orecchie. E a me Biagio Antonacci manco piace, tanto per farvi capire. Ero in periodo no-horror post Esorcista.

Poi ho scoperto Session 9 e mi è venuta voglia di indagare più a fondo sul buon Scotty.

Emily Rose è una studentessa che, una volta trasferitasi per gli studi universitari, scopre di essere affetta da epilessia. La sua famiglia, però, ritiene che lei sia invece posseduta da un demone. Le viene praticato un esorcismo, ma la ragazza muore. L'intero film quindi ruota intorno al processo a cui è sottoposto il parroco che aveva effettuato l'esorcismo.

Sebbene il film non sia proprio una disgrazia, si può tranquillamente dire che tutto il suo successo commerciale ruoti intorno al 'Tratto da una storia vera'. Storia vera e drammatica della giovane Anneliese Michel, che vi invito a non leggere se, come me, siete sensibili a determinate tematiche.

Insomma, Derrickson ha saputo sfruttare l'origine (per quanto tragica e delicata) del suo film a suo favore, probabilmente l'ennesimo banale film di possessione non se lo sarebbe filato nessuno.

Il secondo film di cui volevo parlarvi è When the lights went out, uscito nel 2012 con la regia di Pat Holden.



Questa volta parliamo della famiglia Maynard, che si trasferisce in una nuova abitazione dove non sono soli. Storia di fantasmi, quindi, ispirata alla vicenda del monaco nero di Pontefract, noto ad oggi come il poltergeist più violento d'Europa.

Anche in questo caso, film guardabile, niente di eccezionale ma comunque non un fallimento. In questo caso, però, il famigerato 'Tratto da una storia vera' era assolutamente inutile. Se il fenomeno Emily Rose ha aperto gli occhi su una vicenda realissima, qui non è servito a niente.

Anneliese Michel è esistita, era una persona in carne ed ossa. Parlarne, raccontare la sua storia, era quasi doveroso. Il film di Derrickson ha invogliato le persone ad informarsi, cercare, voler capire. Poi uno sulle possessioni può avere la propria opinione e vederla in qualsiasi maniera. Ma lei è comunque una ragazza morta in un modo assurdo.

Fare un film di fantasmi su una storia considerata reale, è una grande presa in giro. Prendete l'esempio Amityville, no? Tanto rumore per nulla, alla fine con ogni probabilità si erano inventati tutto. E quante altre volte delle famiglie avranno contattato la stampa inventando storie di presenze ed eventi sovrannaturali per avere 5 minuti di gloria?

È necessario continuare a farci film?

Per quello basta Mistero.

*

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