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lunedì 1 febbraio 2021

Un weekend con Stephen King

10:44

 Per una cassiera essere in ferie significa tante cose, ma soprattutto significa poter passare tutto un weekend con la propria famiglia. Un weekend intero! Due giorni di fila! Sia sabato sia domenica! Un sogno, forse una favola.

E siccome durante la settimana non sempre riesco a vedere quanti film vorrei, approfitto del weekend per fare la cosa che amo di più: trasfigurarmi da umano a cuscino del divano mentre in tv passano film a rotazione. Se poi riesco a trovare un collegamento tra tutto quello che guarderò, meglio ancora. Il tema di questo weekend lo ha scelto Erre: film tratti da storie di Stephen King. Chi sono io per dire di no al Re. E quindi eccoci qua.




Poiché volersi bene è un concetto sopravvalutato, siamo partiti con Cujo.

Consueta parte di fatti miei: fino a qualche anno fa avevo una discreta paurella dei cani grandi. Poi un giorno sono entrata in un canile, un pastorone belga nero bello come il sole mi si è buttato addosso elemosinando coccole e io anziché scappare dall'altra parte del globo me lo sono portata a casa. Ho ancora un po' di ansia con i cani degli altri ma con il senno di poi ho capito che è dei padroni che non mi fido, non dei loro cani.

Se avessi visto Cujo prima, oggi al 100% non avrei Augusto con me, perché è la materializzazione del terrore che le persone possono avere dei cani. Cujo è un cane grande e grosso, che si becca la rabbia e diventa una massa irragionevole e spietata. In questo King, come sempre, è efficacissimo: conosce la paura, tutta quanta, e la sa portare in scena (tra le pagine e, quando siamo più fortunati, sullo schermo) come pochi altri e funziona sempre. Non funziona con tutti, chiaramente, perché il mio compagno che ama i cani da sempre non ha avuto paura per un secondo, ma funziona con chi la conosce, e questo è un sintomo chiarissimo di quanto lui conosca benissimo la sensazione e la sappia applicare in mille modi diversi. 

Il vero problema di Cujo, però, è che fa un gran male al cuore. Perché Cujo è un cagnone bravissimo e meraviglioso e gli succede una cosa brutta e diventa il cattivo ma non si riesce mai a smettere di provare pena per lui. Un essere umano con un minimo di cuore non la regge mica, sta visione. Il lento deteriorarsi dell'amato cagnone è un gran dolore e dio solo sa se King, prima ancora di essere il maestro del terrore, quando vuole sa essere quello dei sentimenti. Quella di Cujo è una storia triste e meravigliosa, con tutti gli elementi che ormai sono parte del canone del suo autore: uomini feccia (con l'eccezione del meraviglioso rapporto tra Vic e Tad), forze dell'ordine inutili se non dannose, donne che devono fare ricorso a risorse che nemmeno sapevano di avere, ritratti autentici dell'infanzia, gioco perfetto sulle paure delle persone, sentimenti messi in subbuglio. Il film gli rende giustizia in ogni aspetto, conosce bene il suo autore di partenza e lo omaggia degnamente.

Però che maledetto mal di cuore povero Cujo.

Ho dovuto coccolarmi Augustone per ore e ancora non l'ho mandata giù, la fine infelice di quel cagnone.


Eravamo emozionalmente compromessi a questo punto, non ce la sentivamo di affrontare altre cose dolorose. Abbiamo guardato Christine

Ci è dispiaciuto anche per la macchina? Ma certo, perché qua a posto mai.

Quella tra Carpenter e King non poteva che essere un unione felicissima. Anche Christine, come Cujo, affronta alcuni dei temi che per il Nostro sono sacri. In questo caso: genitori raccapriccianti, istituzioni assenti, bullismo, adolescenti, prime cotte. Sono il suo pane quotidiano, queste tematiche, e Carpenter le ha abbracciate con entusiasmo. Sebbene si possa considerare Christine un film minore tra quelli del suo regista, riesce ad essere entusiasmante, coinvolgente e soprattutto davvero inquietante. E, voglio dire, parla di una macchina. Eppure funziona,  persino con me che sono completamente indifferente all'argomento automobili. Mi sento particolarmente sensibile al tema del bullismo, è un tipo di violenza che fatico a guardare anche solo sullo schermo, e qua è bello presente, viscido e angosciante. I genitori del protagonista, Arnie, sono la materializzazione di un incubo, e la scrittura è tale da renderci non solo comprensibile, ma anche quasi ambito, il suo cambiamento. va beh, c'è quel piccolo dettaglio dell'ossessione per la macchina, e degli omicidi, ma è tutto talmente costruito bene che l'unione delle due cose è perfettamente fluida e coerente. La macchina non tira fuori il peggio, ad Arnie. Si arriva ad un lento degenero finale, ma per tutto il film quello che lui fa è solo prendere maggior consapevolezza, migliorare la sua autostima e aprirsi al mondo. Christine è, per lui, un toccasana. Poi uccide le persone, ma tutto sommato il fine giustifica i mezzi. (Scherzo, scherzo.)

Un finale che più kinghiano di così si muore, una storia appassionante e, come di consueto, un perfetto ritratto della giovinezza, Christine è una bella storia in mano ad uno dei Grandi. E quindi si finisce che sì, alla fine dispiace pure per una macchina.


La domenica volevamo riprenderci. Dopo gli scossoni del giorno prima c'era da rilassarsi. Scorriamo quindi il catalogo Prime, alla ricerca di qualcosa del Nostro che fosse disponibile e, potendo, leggera. Siamo finiti su quel pattume che è Cell

Ora, io lo sapevo che questo film era brutto, la sua fama lo precede e la community di Letterboxd è stata spietata con lui. Però cosa vuoi mai, agli zombie non so resistere. Sarebbe stata sufficiente la presenza di John Cusak a farmi capire che era roba brutta davvero, ma ci siamo intestarditi. 

Siccome questo è un po' meno popolare dei suoi predecessori, un accenno di trama: in un giorno qualunque tutte le persone che in un momento preciso erano al cellulare vengono colpite da un misterioso morbo che li rende molto simili ai ritornanti. I pochi che si sono salvati si uniscono per cercare di sopravvivere. 

Ora, io del libro ho ricordi molto vaghi, non mi ci metto nemmeno, a fare dei confronti. Però la bruttezza di questo film è pari solo alla sua lentezza. Noiosissimo, interpretato davvero con i piedi, senza scopo. Non potrei trovare una cosa positiva nemmeno a chiedergliela per piacere, i suoi personaggi sono facilmente sostituibili uno con l'altro e nessuno si accorgerebbe della differenza, non ci si è nemmeno sforzati troppo di fare zombie interessanti, la scrittura è pigra e inconsistente. 

Ad un certo punto, per non saper né leggere né scrivere, si è deciso di far sparare su gente che era già in fiamme. Così, per dare frizzantezza alla situazione già drammatica. Gli sceneggiatori de Gli occhi del cuore 2 avrebbero potuto fare di meglio. 

Se non si sono impegnati loro a fare qualcosa di almeno decoroso, non posso sforzarmi io di dire più di così. Cell è proprio una roba indegna.


Per riprenderci da questo scempio, quindi, c'era da vedere un classico. Il Carrie di De Palma è un inside joke tra me e il mio compagno da 9 anni, eppure lui ancora non lo aveva mai visto. C'era da rimediare. Io, oltretutto, non lo rivedevo da anni, era ora di rinfrescarlo. Carrie è un film portentoso, potentissimo e indimenticabile. Dopo tutto questo tempo, ancora lo ricordavo scena per scena, è incredibile. Se la storia è proprio la base della poetica del suo autore, il film lo eleva ancora di più se possibile, complici interpretazioni stratosferiche e una messa in scena che è entrata nel mito. 

Anche qua King (e De Palma di conseguenza) ci sferza certi colpi dritti dritti nello sterno che fanno perdere l'equilibrio (che frase da cinefilo dell'internet, vè?), con quelle che sono forse le peggiori scene di bullismo del cinema dell'orrore, con una rappresentazione così intensa della donna, e così onesta dei più deboli che ancora dopo 45 anni è autentica, dolorosa, attuale. 

Non li guardo spesso, i film che fanno quell'effetto qui, perché devo pur salvaguardare la mia già vacillante salute mentale, non posso infliggermi spesso colpi così, eppure, in qualche modo, quando lo faccio mi ricordo che ne vale sempre la pena e che il giorno in cui il cinema mi lascerà indifferente sarà il giorno in cui capirò che davvero qualcosa non va.


Credo che per qualche giorno ci concederemo cose leggere e tranquille, perché dopo un weekend così serve almeno una seduta di terapia pagata. 

lunedì 27 aprile 2015

Almanacchorror: Aprile 2015

08:41
Rieccoci con il secondo appuntamento del nostro almanacco.
Se il primo mese, che trovate qui, era stato abbastanza soddisfacente in quanto a notizie e ricorrenze, aprile non è certo da meno.

2 aprile: compleanno di Micheal Fassbender, che da queste parti riteniamo sempre degno di somma considerazione non per il motivo che pensate voi ma per la sua partecipazione a quella gioia in pellicola che è Eden Lake. E poi sì, insomma, anche per questo motivo qui:


4 aprile: è la data di nascita del sorriso maledetto di Anthony Perkins, mio personale rovinatore di sonni tranquilli, nonché volto di Norman Bates.
Un ruolino assolutamente marginale e trascurabile.


5 aprile: nel 1974 tale Stephen King pubblica il suo primo romanzetto. Si intitola Carrie, ed è appunto la storia di questa Carrie, sfortunata ragazzina dotata di poteri telecinetici che cerca vendetta. Non sarà solo la partenza per il leggendario film di Brian DePalma, ma anche l'inizio della prolificissima (?) carriera di quel mica un chilo di Stephen King. Ha toccato punti altissimi e ha scritto anche romanzi meno intriganti, ma per me resta il boss indiscusso. Non voglio nemmeno pensare alla possibilità che abbia dei ghost writers, me lo immagino con quella sua costante aria stralunata a scrivere tutto il giorno in preda a spasmi di ispirazione. Gli voglio un gran bene.

8 aprile: a quell'ora, nel 1990, io stavo nella pancia di mammà. Negli Stati Uniti, invece, veniva trasmesso il primo episodio della serie che più di ogni altra indossa l'abito di cult, e lo porta ancora benissimo dopo tanti tanti anni. Twin Peaks vede la luce. Oggi compie il quarto di secolo. Dopo, il modo di fare serie tv non sarà più lo stesso, i termini di paragone erano diventati troppo alti.
Sui social le notizie sul Twin Peaks del 2016 sono infinite. E' per me una novità vedere le persone in visibilio per una cosa del genere. Una serie riproposta dopo anni, una serie così, si tocca il sacro culto, è come se uno oggi si mettesse a scrivere il sequel della Bibbia. Mi aspettavo forconi, rivolte popolari, gente legata ai pali, Pannella in sciopero della fame. E invece la gente sta morendo dalla voglia, e credo che questo sia il segno più importante di cosa Twin Peaks è stato.
Parliamo di questa roba qui.



EDIT: Twin Peaks tornerà tra noi, sì, ma senza David Lynch.
Le persone non sono più così in visibilio, ANZI.

19 aprile: il mio amato, amatissimo Tim Curry compie 69 anni. Per me rappresenta ancora l'unico motivo per cui sono tutti shockati da It. (perché per il resto era un prodottino abbastanza mediocre, suvvia). E per cui tutti amiamo il Rocky Horror Picture Show. Lo trovo un talento splendido. L'ho timidamente omaggiato qui.


20 aprile: moriva oggi, nel 1912, tale Bram Stoker. Personaggio a cui noi cultori dell'orrore dobbiamo davvero molto, certo, ma ricordiamoci anche che se non ci fosse stato lui con ogni probabilità non ci avrebbero frantumato l'anima con certi vampiri luccicanti che ricordiamo con tanta passione.
(SCHERZO, mettete giù quei forconi)

20 aprile: esce quello che ancora oggi consideriamo il primo racconto poliziesco mai scritto. Trattasi de I delitti della Rue Morgue, scritto da un banalotto e sconosciuto scrittore che poi è finito nel dimenticatoio, pare si chiamasse Edgar Allan Poe. Era il 1841.

'Poi arrivò il 23 aprile, un giorno che non dimenticherò neppure se vivessi altri 58 anni.' (S. King, L'eterna primavera della speranza. Raccolto in Stagioni diverse)


29 aprile: altra immensa release. Esce in Italia E tu vivrai nel terrore: L'aldilà. Secondo film della Trilogia della morte, non viene accolto molto bene dalla critica, ma d'altronde, è di Fulci che parliamo. E' vissuto nell'epoca sbagliata, era troppo oltre la comprensione che gli sarebbe stata riservata. Aveva già capito dove sarebbe arrivata la nostra concezione di Grande Cinema prima ancora che noi (sì, io, ciao) venissimo al mondo. La rivalutazione tardiva che è stata data a questo film (ma in generale a tutta la produzione, anche se è con L'Aldilà che tocchiamo le punte più estreme) non sarà mai sufficiente a rendergli giustizia.



Direi che anche per oggi abbiamo di che festeggiare!
Buona settimana a tutti, bloggers e non.

domenica 5 gennaio 2014

Maripensiero: Le mamme al cinema

16:23
Io non sono mamma.
E nemmeno papà, ma tant'è.
Premessa dovutissima, perchè tutto quello che sto per scrivere viene da una persona che quell'amore lì, che voi genitori decantate, ancora non l'ha provato e nemmeno ha intenzione di provarlo, per ora.

Però ieri ho guardato Wolf Children e, aldilà della completa e totale meraviglia che mi ha lasciato dentro, la cosa principale che ho notato è il ruolo di una donna che a causa della vita che non sempre è simpatica, si è tirata su le maniche, anche letteralmente e ha tirato su due figli che possiamo definire 'difficili'.

Sono rimasta così affascinata da avere l'ispirazione per questo post, perché le mamme sono la figura più controversa, complessa e articolata da rendere senza scadere nel qualunquismo e nei luoghi comuni.

Le mammerda

Dici mammerda e pensi a Margareth White. No, non quella che vedrete al cinema tra qualche giorno, che lì di merda c'è solo l'interpretazione. Stiamo parlando della mamma di Carrie, del film di Brian DePalma, ovviamente. Mamma che con il suo fanatismo religioso inquietante, con la sua scarsa sanità mentale, con le sue manie, tarpa le ali ad una figlia già fragile. Il suo nascondersi dietro le porte, il suo rinchiudere la figlia nello sgabuzzino, hanno tolto a noi qualche ora di sonno e a Carrie qualche ora di VITA. Una Piper White inavvicinabile, per la peggiore tra le madri mai rese sullo schermo. E se muore male, gli sta solo bene.



Altro membro onorario della categoria è la mamma di Frank Zito, il Maniac del film omonimo. Per colpa di sta disgraziata e delle violenze che perpetuava sul suo bellissimo bambino quest ultimo è cresciuto non perfettamente sano e assassino. Alla faccia del trauma infantile. Sulla falsa riga della signora Zito mettiamo la mamma di Kyle di American Horror Story Coven. Pure lei non finisce bene, quindi, mammerde, è ora di finirla. Tanto morite tutte.







Le mamme di quasi tutti i film horror
Questo esemplare di mammifero si contraddistingue per i seguenti atteggiamenti: urla disperate, pianti a dirotto, esclamazioni significative quali 'La mia bambiiinaaaaa!' e similia.
Sono generalmente innocue, una volta ritrovato il loro bambino (e si ritrova quasi sempre) tutto si sistema e loro si zittiscono.
Fino a quando il bambino in questione ricomincerà a parlare con i morti, e allora giù di urla di nuovo.





Le mamme che preferiresti non avere
Quelle morte, per esempio.


O le assassine.





Le mamme che preferiresti avere
Ricollegandomi a quanto detto su, la mamma che tutti meriterebbero è lei:




Hana, studentessa che lascia tutto per crescere due piccoli uomini lupo,che sono sì la cosa più ADORABILE mai portata sullo schermo, ma che sono anche pieni di problemi a causa della loro diversità. Lei molla tutto per loro, li accetta completamente e li ama per quelli che sono, sinceramente. Sa qual'è la cosa da fare e la decisione da prendere, anche se è molto difficile e ti si spezza il cuore. E sorride, sempre.

O lei:





La splendida Mia Farrow (che col suo essere splendida magari ti dà pure qualche gene buono e vieni fuori figa pure tu) in Rosemary's Baby. Madre esemplare, che si lascia guidare dal suo istinto, che combatte incredibilmente per tutelare il figlio ma che, soprattutto, una volta fatto il danno sceglie di restare con lui. Pazzesca.

O ancora lei:




il cui scopo nella vita è uccidere lo stronzo che ha fatto fuori la figlia. Ed è di un'epicità tale che sfido chiunque a non volere una mamma così.  




Le mamme umane
Qui ci sono due sottogruppi.
Appartengono alla prima categoria le mamme che si trovano a vivere con problematiche leggere e quotidiane. E qui ne approfitto per parlare di una cosa per me inusuale.
Ma voi lo guardavate 'Una mamma imperfetta' su Rai2?
Per una volta la tv italiana offre una sit-com brillante, ben scritta ma soprattutto ben interpretata, e divertente, sulla quotidianità di una mamma alle prese con la vita quotidiana ma soprattutto alle prese con la convivenza con se stessa, dotata di insicurezze, paranoie, sensi di colpa, e tanta ironia.






L'ultima categoria è quella delle mamme umane che hanno problemi ENORMI.
Tilda Swinton, per esempio, in quel film grandioso che è We need to talk about Kevin.




Un figlio incredibilmente problematico, una tragedia, e una donna che da sola si trova a dover gestire tutto quanto. Chi lo sa cosa ti passa per il cuore in quei momenti? Cosa ti dà la forza di alzarti dal letto la mattina? La Swinton gioca con un range di sentimenti vastissimo, e ce ne fosse uno che fa male. All'inquadratura finale l'unica cosa che si può pensare è: 'Cosa avrebbe potuto fare? E' suo figlio.'


E sta qui il centro di tutto, l'amore di una madre per i figli, che il Cinema ha spesso celebrato, raccontato, documentato, spesso in modo assolutamente incredibile.
Certo, come le raccontava Hitchcock, le mamme...




 





giovedì 24 gennaio 2013

Maripensiero: Cosa ci aspetta nel 2013 horror.

14:01

Update del 24 gennaio: Ho scritto questo post a fine dicembre, ma ho volutamente aspettato che iniziasse l'anno e che arrivasse quel periodo in cui solitamente smetto di sbagliare data. Tanto per ambientarmi e mettermi comoda nell'anno nuovo.

Cominciamo!

Comincio a cercare le uscite horror del 2013, perchè una si deve organizzare. Dopo essermi fatta un'idea della situazione, ecco cosa ci aspetta.



LA BRODAGLIA Già VISTA

a.k.a remake, sequel, prequel, sticazzel.



Capolista obbligato di questa sezione è, e voglio vedere le vostre espressioni di incredula sorpresa, Paranormal Activity 5. Ragazzi, ne hanno fatti 5.

'Mari, ma non sei nemmeno curiosa di sapere cosa si saranno studiati questa volta?'

No.



A giugno inizieranno poi le riprese di Non aprite quella porta 3D.

Io me lo sarei anche visto, eh. Ma baaaaaaaaaaaaaaaaaaaaasta 3D! Una motosega è sempre una motosega, in tutte le dimensioni del mondo.
 



[Rec]4. Su questo non mi esprimo fino a che non avrò visto il 3. Ma la regia è di Balaguerò da solo. Mmmmmh.



The Human Centipede 3.Ma io proprio non lo so qual'è il problema della nostra società, non lo so.



Troviamo poi: Cabin Fever: Patient Zero (un prequel, giuro, un prequel), Esp fenomeni paranormali 2, The woman in black: Angels of death, Scream 5, Jeepers Creepers 3 (chi non muore si rivede), L'ultimo esorcismo 2 (ma beccatevi il poster), V/H/s/2, The curse of Chucky..
 

Sempre i soliti originaloni, eh?


Remake che non vorrò vedere: Martyrs, Suspiria e Pet Sematary.


Menzioni Speciali: Carrie e La Casa. Qua si gioca col fuoco. La mia prima reazione a questi remake è stata molta negativa, ma la verità è che i trailer non sono affatto male. Gli do una possibilità solo perchè, se attingi da un grande, solo un grande cretino può fare un lavoro pessimo.

Nel frattempo, godetevi i trailer:
 
 

 
 




COSA NON VEDO L'ORA DI STRONCARE



Warm Bodies. L'IMBD lo classifica anche horror. Ci sarà da ridere.



Mockingbird. Siamo di fronte ad uno strano caso di macchina da presa maledetta.

                                                             *no images found*

Nightfall. Vampiri in prigione, ho detto tutto.

                                                             *no images found*                                                           

Hansel e Gretel cacciatori di streghe. Dopo Lincoln che cacciava i vampiri. .



Frankenstein's Army. Soldati nazisti che ridanno vita ai compagni morti in pieno Frankenstein style.





COSA MI FARà CORRERE AL CINEMA



La madre. Ma quanto lo aspetto, sto film, ma quanto. E ringrazio la Bolla perchè mi ha fatto scoprire il corto da cui è tratto. Spero che le mie aspettative siano ben ripagate, perchè c'è un trailer che spostati.




Stoker. C'è odore di fighezza, qui. Non so se mi piacciono di più il poster o il trailer. Ve li metto entrambi.
 
 

 


The Green Inferno. Ci sono dei cannibali e Eli Roth. Ci sarà molto sangue.
 
 


Mercy. Tratto dal racconto 'Nonna' dell'amico Stephen King. Racconto agghiacciante come solo il vecchio Steph sapeva fare. Non per dire, ma è contenuto nella stessa raccolta (Scheletri) di 'La nebbia', quella di 'The mist'.



Se le mie aspettative saranno tutte rispettate, questo sarà un gran anno.

giovedì 3 gennaio 2013

Carrie, lo sguardo di Satana, Brian DePalma

10:49

Titolo originale: Carrie

Anno: 1976

Durata: 106 min.

Trailer:



Quando si dice sguardo che uccide.
 
Il primo post dell'anno nuovo non poteva che essere un film supercult, un immancabile.

Carrie è una liceale piena di problemi. Primo tra tutti la madre, una fanatica religiosa. Come se non fosse sufficiente, è vittima del bullismo dei compagni di scuola. In mezzo a questa vita felice ci sta anche il fatto che è dotata di poteri telecinetici.

Come mi ha inquietata questo film, pochi altri. Quasi nessuno.

E come mi è piaciuta Sissi Spacek nella parte di Carrie, poche altre attrici.
 
 

Il film inizia col mostrare le scene di violenza della madre e di bullismo da parte dei compagni. Carrie affronta questa situazioni da vittima, a testa china, senza reagire, coperta dai capelli e dalle lentiggini. Ed è bravissima la Spacek, sul serio, per tutta la prima parte del film è stremita (trad. dal dialetto cremonese: spaventata, intimorita), talmente succube dei suoi problemi che vorresti scuoterla per dirle di reagire. Fino a quando lei reagisce e tu vorresti dirle: 'Ecco, magari non così tanto.'

Il film è quindi diviso in due parti, 'Carrie succube' e 'Carrie era meglio non prenderla in giro'.

In entrambi i momenti l'attrice è stata talmente intensa e credibile che solo i suoi occhi spalancati mi hanno fatto paura. Questo è un altro punto di forza della pellicola. Non ci sono azzardi e cose palesemente assurde, niente formule magiche, niente strane gesticolazioni. Lei spalanca gli occhi, li tiene sgranatissimi, e succede il finimondo.

Ma una cosa volutamente esageratissima c'era ed era Margareth White, meglio nota come la mamma pazza. Interpretata magistralmente da una grandiosa Piper Laurie, la signora White è una fanatica religiosa, ma di quelle che fanno più paura loro che non quel vecchio burlone di Satana che ci sta dietro. Talmente fanatica che picchia la figlia che poraccia le sono appena venute le sue cose e sta malissimo e sta scema pensa che adesso sia peccatrice. Il vero peccato qui è il mal di pancia. Talmente fanatica che rinchiude la figlia in uno sgabuzzino a pregare e si tira i capelli dalla disperazione quando questa si prepara al ballo della scuola. Talmente fanatica che vede come rosso un vestito rosa chiaro.
 
 

Oltre a due attrici che da sole porterebbero il film ad un livello superiore, ci sono anche un'attenzione ai dettagli che lo rende perfetto (l''Ultima cena' dietro al tavolo dell'ultima cena, una meraviglia), dialoghi mai esagerati, ma con certe uscite della madre che fanno scompisciare e che sottolineano l'aspetto parodistico del personaggio ('I brufoli sono il modo del Signore per mantenerti casta'), la faccia di tolla del giovane Travolta che non si smentisce mai, i capelli di Tommy Ross che gli manca solo il ciuffo rosso per essere Mirko di Kiss me Licia, quel Gesù (e va bene, è San Sebastiano. Ma fa paura comunque) nello sgabuzzino che fa una paura maledetta, le inquadrature rosse..

Poi, menzione speciale alla musica perchè non poteva essere più azzeccata. Se già il film di suo in quanto a inquietudine ne mette a pacchi, la musica dà un contributo pazzesco.

Altra menzione speciale, e qui devo fare un pochino di spoiler, perchè se no non posso dire nulla.

Il momento dell'incoronazione di Carrie e Tommy come re e reginetta del ballo è stato magnifico. Ha un'impronta favolesca fortissima e volutissima. Sembra per un momento di essere in una di quelle commedie americane in cui la protagonista all'inizio è bruttina e poi le togli gli occhiali e BAM! È la più bella della scuola.
 

Si ha l'impressione che quel momento sia l'apice. Come sulle montagne russe, fai tutta la salita, arrivi al punto più alto e poi inizia una vorticosa discesa. Carrie è così. Arrivi a quel punto, ma non sei felice, perchè sai cosa ti aspetta dopo, sai che inizia la discesa, e che farà paura.

Ma nonostante si sia preparati al peggio, il film ha una sorta di potere magico. Arrivi a quel punto, dove senti quasi la bellezza del momento, di Carrie sul palco a ringraziare tutti quanti, del sogno che si realizza, nonostante fosse talmente lontano dalla realtà da non essere nemmeno formulato, e senti la speranza forte che il secchio non cada. Lo sai cosa succederà, ma non riesci a non fremere sulla sedia. E questo è Cinema. Conosci perfettamente la fine, ma ogni volta sei talmente dentro la storia che non puoi guardarla in modo distaccato.
 
Quando poi arriva la vendetta, il Momento del film, tutta la pacatezza che caratterizza la prima parte del film brucia insieme alla palestra. Pochi istanti, poche scene, e tutta l'angoscia e l'orrore vengono a galla, in un crescendo che culmina nella poesia della scena finale, con Sam che torna a portare i fiori sulla casa accompagnata da un classico dello spavento facile che a me ha fatto tenere gli occhi sgranati due ore di fila, collirio time.

E comunque, una statuetta di San Sebastiano, o chiunque sia quello, in casa mia non ci entrerà mai.

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