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domenica 5 gennaio 2014

Maripensiero: Le mamme al cinema

16:23
Io non sono mamma.
E nemmeno papà, ma tant'è.
Premessa dovutissima, perchè tutto quello che sto per scrivere viene da una persona che quell'amore lì, che voi genitori decantate, ancora non l'ha provato e nemmeno ha intenzione di provarlo, per ora.

Però ieri ho guardato Wolf Children e, aldilà della completa e totale meraviglia che mi ha lasciato dentro, la cosa principale che ho notato è il ruolo di una donna che a causa della vita che non sempre è simpatica, si è tirata su le maniche, anche letteralmente e ha tirato su due figli che possiamo definire 'difficili'.

Sono rimasta così affascinata da avere l'ispirazione per questo post, perché le mamme sono la figura più controversa, complessa e articolata da rendere senza scadere nel qualunquismo e nei luoghi comuni.

Le mammerda

Dici mammerda e pensi a Margareth White. No, non quella che vedrete al cinema tra qualche giorno, che lì di merda c'è solo l'interpretazione. Stiamo parlando della mamma di Carrie, del film di Brian DePalma, ovviamente. Mamma che con il suo fanatismo religioso inquietante, con la sua scarsa sanità mentale, con le sue manie, tarpa le ali ad una figlia già fragile. Il suo nascondersi dietro le porte, il suo rinchiudere la figlia nello sgabuzzino, hanno tolto a noi qualche ora di sonno e a Carrie qualche ora di VITA. Una Piper White inavvicinabile, per la peggiore tra le madri mai rese sullo schermo. E se muore male, gli sta solo bene.



Altro membro onorario della categoria è la mamma di Frank Zito, il Maniac del film omonimo. Per colpa di sta disgraziata e delle violenze che perpetuava sul suo bellissimo bambino quest ultimo è cresciuto non perfettamente sano e assassino. Alla faccia del trauma infantile. Sulla falsa riga della signora Zito mettiamo la mamma di Kyle di American Horror Story Coven. Pure lei non finisce bene, quindi, mammerde, è ora di finirla. Tanto morite tutte.







Le mamme di quasi tutti i film horror
Questo esemplare di mammifero si contraddistingue per i seguenti atteggiamenti: urla disperate, pianti a dirotto, esclamazioni significative quali 'La mia bambiiinaaaaa!' e similia.
Sono generalmente innocue, una volta ritrovato il loro bambino (e si ritrova quasi sempre) tutto si sistema e loro si zittiscono.
Fino a quando il bambino in questione ricomincerà a parlare con i morti, e allora giù di urla di nuovo.





Le mamme che preferiresti non avere
Quelle morte, per esempio.


O le assassine.





Le mamme che preferiresti avere
Ricollegandomi a quanto detto su, la mamma che tutti meriterebbero è lei:




Hana, studentessa che lascia tutto per crescere due piccoli uomini lupo,che sono sì la cosa più ADORABILE mai portata sullo schermo, ma che sono anche pieni di problemi a causa della loro diversità. Lei molla tutto per loro, li accetta completamente e li ama per quelli che sono, sinceramente. Sa qual'è la cosa da fare e la decisione da prendere, anche se è molto difficile e ti si spezza il cuore. E sorride, sempre.

O lei:





La splendida Mia Farrow (che col suo essere splendida magari ti dà pure qualche gene buono e vieni fuori figa pure tu) in Rosemary's Baby. Madre esemplare, che si lascia guidare dal suo istinto, che combatte incredibilmente per tutelare il figlio ma che, soprattutto, una volta fatto il danno sceglie di restare con lui. Pazzesca.

O ancora lei:




il cui scopo nella vita è uccidere lo stronzo che ha fatto fuori la figlia. Ed è di un'epicità tale che sfido chiunque a non volere una mamma così.  




Le mamme umane
Qui ci sono due sottogruppi.
Appartengono alla prima categoria le mamme che si trovano a vivere con problematiche leggere e quotidiane. E qui ne approfitto per parlare di una cosa per me inusuale.
Ma voi lo guardavate 'Una mamma imperfetta' su Rai2?
Per una volta la tv italiana offre una sit-com brillante, ben scritta ma soprattutto ben interpretata, e divertente, sulla quotidianità di una mamma alle prese con la vita quotidiana ma soprattutto alle prese con la convivenza con se stessa, dotata di insicurezze, paranoie, sensi di colpa, e tanta ironia.






L'ultima categoria è quella delle mamme umane che hanno problemi ENORMI.
Tilda Swinton, per esempio, in quel film grandioso che è We need to talk about Kevin.




Un figlio incredibilmente problematico, una tragedia, e una donna che da sola si trova a dover gestire tutto quanto. Chi lo sa cosa ti passa per il cuore in quei momenti? Cosa ti dà la forza di alzarti dal letto la mattina? La Swinton gioca con un range di sentimenti vastissimo, e ce ne fosse uno che fa male. All'inquadratura finale l'unica cosa che si può pensare è: 'Cosa avrebbe potuto fare? E' suo figlio.'


E sta qui il centro di tutto, l'amore di una madre per i figli, che il Cinema ha spesso celebrato, raccontato, documentato, spesso in modo assolutamente incredibile.
Certo, come le raccontava Hitchcock, le mamme...




 





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