The Hitchbook, Il sospetto
Mari.
10:21
Vediamo di dare una rispolveratina anche a questa rubrica, che è stata messa da parte per lasciar spazio a quella macchina succhia tempo che è l'Horrornomicon.
Torniamo a Hitchcock con un film ingiustamente quasi dimenticato: Il sospetto, del 1941.
Mica è colpa sua, povero, ma Hitch con il tempo ha creato cose che gli sono oggettivamente superiori e che si sono prese tutta la fama. Questo, però, che potete vedere sul sempre troppo bistrattato RaiPlay, ci regala grandi soddisfazioni.
Cary Grant e Joan Fontaine sono Johnnie e Lina. Si incontrano su un treno e si conoscono poi tramite amici in comune, e si innamorano presto. Dopo il matrimonio, però, Lina conosce meglio il marito e inizia a credere che lui voglia ucciderla.
Dunque, siamo nel '41, Hitch è negli Stati Uniti da poco, e questo primo decennio USA è infarcito di cose bellissime delle quali pian piano parleremo. Perché non ho fatto questa rubrica in ordine cronologico, mi chiedete? Grazie della domanda, la risposta è che non lo so e quindi adesso chissà questi altri film degli anni '40 quando arriveranno.
Ma dicevamo, Il sospetto.
Film tipicamente inglese, con toni e ambientazione inglese, che per la prima volta Hitch dirige e produce. Questo non lo ha reso indenne dalle pressioni di Hollywood, però, e ne parliamo quando arriviamo al finale.
Quella tra Johnnie e Lina è una storia d'amore anomala che nasce in modo curioso: se la donna non avesse ricevuto grosse pressioni (anche se indirettamente) dalla sua famiglia probabilmente sullo schermo il The end sarebbe arrivato dopo 20 minuti. E invece no, siccome una donna zitella in casa stava tanto male, ecco che lei si attacca alla figura di Johnnie. Certo, magari se non avesse avuto la faccia di Cary Grant non sarebbe finita così, ma insomma. Quindi, i due iniziano a frequentarsi e finiscono per sposarsi. Le differenze tra i due ci sono chiare fin dal primo istante: lui è un furbetto nullatenente insostenibilmente arrogante, lei è di ricche origini, composta, intelligente. Questo loro essere così diversi, pur essendoci chiaro da subito, esplode dopo il matrimonio, quando pian piano anche il tono del film cambia: da allegra commedia romantica i toni diventano da thriller, e il sospetto non è più solo di Lina.
Proprio lei, che a inizio film ci viene presentata come una donna di cultura e brillante intelligenza (sul treno sta leggendo un libro di psicologia infantile), si lascia andare all'irrazionale. Non ha mai prove importanti di quello che dice, ma collega eventi e parole che vuole vedere collegati perché ormai la sua testa è in quella direzione. Se dovessi avere un euro solo per ogni volta che anche io ho fatto così oggi potrei lasciare il lavoro e fare la vita da ricca ereditiera che ho sempre desiderato.
Lina lascia che la sua mente costruisca immagini che non ci sono, e quello che fa Cary Grant è ancora più affascinante: non cambia la sua recitazione di una virgola. Quello che rende il film più intrigante, secondo me, è proprio questo: perfino nella famosa scena del bicchiere di latte non cambia di troppo l'espressione. Ed è magnifico, perché è la prova che, quando alla fine lui si rivela del tutto innocente, noi la verità ce l'avevamo sempre avuta sotto gli occhi, eravamo solo troppo impegnati a guardare altrove.
Non il finale che Hitch voleva, non quello che ci aspetteremmo da lui, e per un motivo deficiente come solo la vecchia Hollywood poteva fornirci, ma forse va bene così. A me piace come si è scelto di concludere la faccenda, rende il sospetto una cosa ancora più insidiosa, subdola e distruttrice.
Il sospetto decisamente non è tra i miei film preferiti di Alfred Hitchcock, ma è di sicuro la prova che quando si sa fare cinema nella maniera in cui lo sapeva fare lui, anche i film considerati minori sono da studiare prendendoci appunti.
Torniamo a Hitchcock con un film ingiustamente quasi dimenticato: Il sospetto, del 1941.
Mica è colpa sua, povero, ma Hitch con il tempo ha creato cose che gli sono oggettivamente superiori e che si sono prese tutta la fama. Questo, però, che potete vedere sul sempre troppo bistrattato RaiPlay, ci regala grandi soddisfazioni.
Cary Grant e Joan Fontaine sono Johnnie e Lina. Si incontrano su un treno e si conoscono poi tramite amici in comune, e si innamorano presto. Dopo il matrimonio, però, Lina conosce meglio il marito e inizia a credere che lui voglia ucciderla.
Dunque, siamo nel '41, Hitch è negli Stati Uniti da poco, e questo primo decennio USA è infarcito di cose bellissime delle quali pian piano parleremo. Perché non ho fatto questa rubrica in ordine cronologico, mi chiedete? Grazie della domanda, la risposta è che non lo so e quindi adesso chissà questi altri film degli anni '40 quando arriveranno.
Ma dicevamo, Il sospetto.
Film tipicamente inglese, con toni e ambientazione inglese, che per la prima volta Hitch dirige e produce. Questo non lo ha reso indenne dalle pressioni di Hollywood, però, e ne parliamo quando arriviamo al finale.
Quella tra Johnnie e Lina è una storia d'amore anomala che nasce in modo curioso: se la donna non avesse ricevuto grosse pressioni (anche se indirettamente) dalla sua famiglia probabilmente sullo schermo il The end sarebbe arrivato dopo 20 minuti. E invece no, siccome una donna zitella in casa stava tanto male, ecco che lei si attacca alla figura di Johnnie. Certo, magari se non avesse avuto la faccia di Cary Grant non sarebbe finita così, ma insomma. Quindi, i due iniziano a frequentarsi e finiscono per sposarsi. Le differenze tra i due ci sono chiare fin dal primo istante: lui è un furbetto nullatenente insostenibilmente arrogante, lei è di ricche origini, composta, intelligente. Questo loro essere così diversi, pur essendoci chiaro da subito, esplode dopo il matrimonio, quando pian piano anche il tono del film cambia: da allegra commedia romantica i toni diventano da thriller, e il sospetto non è più solo di Lina.
Proprio lei, che a inizio film ci viene presentata come una donna di cultura e brillante intelligenza (sul treno sta leggendo un libro di psicologia infantile), si lascia andare all'irrazionale. Non ha mai prove importanti di quello che dice, ma collega eventi e parole che vuole vedere collegati perché ormai la sua testa è in quella direzione. Se dovessi avere un euro solo per ogni volta che anche io ho fatto così oggi potrei lasciare il lavoro e fare la vita da ricca ereditiera che ho sempre desiderato.
Lina lascia che la sua mente costruisca immagini che non ci sono, e quello che fa Cary Grant è ancora più affascinante: non cambia la sua recitazione di una virgola. Quello che rende il film più intrigante, secondo me, è proprio questo: perfino nella famosa scena del bicchiere di latte non cambia di troppo l'espressione. Ed è magnifico, perché è la prova che, quando alla fine lui si rivela del tutto innocente, noi la verità ce l'avevamo sempre avuta sotto gli occhi, eravamo solo troppo impegnati a guardare altrove.
Non il finale che Hitch voleva, non quello che ci aspetteremmo da lui, e per un motivo deficiente come solo la vecchia Hollywood poteva fornirci, ma forse va bene così. A me piace come si è scelto di concludere la faccenda, rende il sospetto una cosa ancora più insidiosa, subdola e distruttrice.
Il sospetto decisamente non è tra i miei film preferiti di Alfred Hitchcock, ma è di sicuro la prova che quando si sa fare cinema nella maniera in cui lo sapeva fare lui, anche i film considerati minori sono da studiare prendendoci appunti.