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mercoledì 16 novembre 2016

#CiaoNetflix: L'altra faccia del diavolo

15:47
Voglio rivedere L'esorcista.
L'ho detto, sono seria.
Smettetela di ridere.
Rivederlo tutto, senza mani sugli occhi nè (soprattutto) orecchie tappate e LALALALALALA strillati per non sentire. L'audio negli horror è sempre stato il mio punto debolissimo. Il fatto che io poi abbia un bar da chiudere al buio, da sola, è ininfluente. Vero?
Comunque, sarà un lungo percorso quello che mi condurrà alla mia nemesi. Devo guardarli tutti, sti demoniaci di sto grandissimo cavolo, prima di tornare al capo supremo. È una missione, e ho giusto giusto una settimana di ferie davanti.
In mio soccorso interviene Lui, Netflix.
Mi propone L'altra faccia del diavolo.
Non mi interessa se dite tutti che fa schifo, la qualità non influisce sulla mia paura. Ho paura e basta, di tutti indistintamente. Sì, nonostante il mio ateismo, sì, nonostante il capostipite mangi in testa a tutti, sì, anche se mastico tanto horror.

In questo esemplare della razza dei demoniaci, famiglia dei mockumentary, la protagonista si chiama Isabella. Quando era bambina un tragico evento colpì la sua famiglia: sua madre Maria, mentre le veniva effettuato un esorcismo, uccise i sacerdoti e la suora che erano con lei. Vola a Roma, dove la madre si trova ricoverata in un istituto psichiatrico di gestione cattolica, e qui conosce due sacerdoti che forse possono aiutarla a fare chiarezza su ciò che realmente affligge Maria.

Mi piacerebbe risparmiarmi molti caratteri e sbrigarmi dicendo che è un brutto film, e tante care cose a tutti. Tanto il vero motivo per cui oggi scrivo un post è che sono in scodinzolante entusiasmo per la grafica nuova, sono certa che lo sapete tutti, potevo iniziare la mia maratona demoniaca nell'intimità silenziosa della mia cameretta. (Quella reale, non questa virtuale, ovviamente)
Visto però che il film si prende così tanto sul serio non vedo perché dovrei snobbarlo io.
Prendiamo sul serio ed andiamo ad illustrare con un elegante elenco a freccine (che la mia sfavillante nuova grafica mi permette di fare) tutte le cose che in L'altra faccia del diavolo non hanno alcun senso.

⇢ Sarebbe stato utile, a mio modestissimo avviso, un minimo di chiareza linguistica. In che nazione siamo? In che lingua parliamo? Siamo italiani che parlano inglese? Inglesi che parlano italiano? Se non altro garantisco che non c'è nessun italiano che parla in italiano (nella versione inglese del film, non so come sia stato doppiato ma sono più o meno certa chepeggio di così non si possa fare). Esempio ai fini dell'argomentazione: la scena del battesimo si è svolta in inglese. Allora, se per chiarezza del pubblico vogliamo far parlare tutti in inglese a me sta benissimo, ma un mix linguistico del genere è se non altro caotico.


⇢ Il personaggio di David. Vado come mio solito a spiegarmi.
Se hai fede ma non stimi la Chiesa a cui appartieni a me sta bene. Anzi, ammiro te che riesci ad essere distaccato dal ruolo che ti è imposto ma scegli di usare la tua testa. Bravo. Quindi prendi il tuo amico Ben e insieme fate esorcismi di nascosto dai vostri Capi per aiutare persone bisognose che non sono riconosciute come tali dai Capi suddetti. Benissimo, operazione lodevole.
Poi però arriva Isabella, e ti piglia la paura di essere scoperto e di perdere il lavoro e della SCOMUNICA, allora ti prendono i dubbi e non la vuoi aiutare. E lo dici mentre dietro di te campeggiano orgogliosi i file delle persone che già stati aiutando di nascosto dalla Chiesa stessa. Non capisco, David. Hai fatto 30 fai 31, no? La tua posizione è già poco vantaggiosa, tanto vale fare del bene.

⇢ Mock insensato. E badate che mi si spezza il cuore a dirlo, ché io se ho un guilty pleasure è proprio quello dei finti documentari. Parti per l'altra parte del mondo per scoprire cose su tua madre e ti porti un cameraman? Buttando peraltro ogni tanto qua e là come spiegazione un 'Sto facendo un documentario'? Ma a beneficio di chi lo stai facendo? Ti è stato commissionato? Lo vuoi mostrare ai nipotini quando sono grandi?

⇢ Le scene più iconiche del film (se di icone si può parlare) compaiono ciascuna per qualcosa come 7 secondi in media, e non hanno alcuna utilità ai fini della trama. Non parlo solo della suora dagli occhi spiritati di cui si parlava anche nella recensione de I 400 calci (che spero abbiate votato anche quest anno ai MIA come miglior sito di Cinema), ma mi viene anche in mente la posseduta contorsionista. Oltretutto, spiattellandomele in faccia con cadenza regolare me ne hai rovinato completamente l'impatto e il loro potere è stato del tutto rovinato. Peccato perché entrambe quelle che ho citato credo che presentate in un modo diverso mi avrebbero spaventato molto.


⇢ Guarda, Bell, sono italiana e cresciuta nel mondo cattolico, ti dico una cosa. Ammesso e non concesso che esista un corso sugli esorcismi, puoi stare tranquillo su una cosa: la Chiesa Cattolica non lo farebbe MAI pubblico. Stai scherzando?

⇢ Continuiamo sul filo della saggia Chiesa. Senti un po' cosa hai detto, Bell, e un saluto a chi ha concluso questo film senza accorgersi delle michiate che stavi facendo dire ai tuoi personaggi. In sintesi: il male ormai non si palesa più da solo, sta a covare dentro le persone. Ci vuole un esorcismo per smascherarlo. E quando lo si fa l'esorcismo, di grazia? Quando si può escludere con matematica certezza l'origine psichiatrica dei sintomi. Giustissimo, non fa una piega. E questa certezza matematica quando ce l'abbiamo? Quando il male si manifesta.
Cristallino.

⇢ Ben e David non brillano per Q.I., questo è piuttosto evidente. Infatti hanno luogo nel film una serie di interessanti contraddizioni, tali da balzare persino all'occhio miope della sottoscritta. Il ragionamento alla base delle loro azioni è il seguente: facciamo delle cose per il bene della comunità, perché crediamo in quello che facciamo, ma, consapevoli che questo non andrebbe a genio a chi sta sopra di noi, ci vediamo costretti a fare tutto di nascosto, che non se ne sappia niente percarità che rischiamo brutto.
Isabella e l'amico azzardano un timido: 'Possiamo portare la camera?' E ti aspetti vigorose risposte negative, sguardi di disapprovazione, gesti di rimprovero col ditino. E invece.
Non solo li si accompagna a vedere (inquadrando per bene anche i volti dei soggetti coinvolti) il lavoro segretissimo di cui parlavamo, ma li si porta addirittura a vedere un esorcismo vero, senza far firmare liberatorie a nessuno, senza manco chiedere il permesso alla madre della povera contorsionista col ciclo.
Ogni mio tentativo di comprensione è stato nullo.

⇢ Quella che più di tutte mi ha fatto incavolare, però, di quelle cose che ti fanno sbattere le mani sul divano invocando l'intervnto di divinità affinchè a certi personaggi vengano tolti i fondi per fare film, è la seguente: Isabella è dal medico curante della madre. Chiacchierano della paziente, fino a che si tocca lo spinoso tema della possessione. Il medico dice chiaramente, CHIARAMENTE, che quella demoniaca è un'ipotesi da escludersi, nonono, qua abbiamo una paziente psichiatrica e come tale la trattiamo. Tranquilla Isa, la mamma sta bene. È matta, ma se non altro è matta da sola.
Arrivano alla stanza della madre, a cui si giunge attraverso una prima porta a vetri per poi arrivare all'ingresso effettivo. Com'è la porta a vetri? Ricoperta di crocifissi.
Cosa mi stai dicendo, dottore?


Io raramente riconosco con chiarezza quale sia il problema in un film che non funziona. Dico genericamente che a me non è piaciuto e fine. Stavolta il gigantesco problema di scrittura è talmente palese da lasciamri sconcertatata. Ribadisco, avrei potuto chiudere il discorso in modo molto più rapido, ma niente mi avrebbe potuto privare della gioia di usare le freccine per la prima volta.

[Nota Personale: Erre non guardare sto film che c'è una notevole contorsionista e mi servi vivo almeno fino al 19. Grazie]

sabato 16 aprile 2016

The boy

11:10
Sto per copiare un post, vi avviso.
L'altro giorno su facebook ho trovato questa recensione. In poche parole, è un chilometrico post in cui si prende un libro (in questo specifico caso il primo lavoro della Troisi), e lo distrugge parola per parola. Argomentando in maniera esemplare, però, se no è troppo facile. Capito che scoperte rivoluzionarie faccio, io?
Quindi, visto che il signore del link di cui sopra mi ha aperto un universo, gli copio l'idea, tiè.

Da qualche tempo a questa parte non ho parlato di film brutti semplicemente perché è da un po' che non ne incontro. Se non uscivo convinta dal trailer molto semplicemente stavo alla larga dal film, ché a me la mentalità del 'lo vedo lo stesso per giudicare' non fa impazzire. Al massimo ho trovato cose mediocrine di cui non avrei avuto niente da dire se non 'meh', quindi mi pareva inutile scriverci un pezzo stiracchiato tanto per fare numero. Ricominciare a farlo dandogli un senso, però, mi sembra più intelligente piuttosto che tornare a fare dei post tipo 'prendiamo in giro questo film perché fa schifo!'. (E VOGLIO ricominciare a guardare anche i film brutti, perché mi voglio divertire pure io.)
Sempre scoperte rivoluzionarie? Mi ringrazierete dopo, dai.


Per fare per bene il mio lavoro, stavolta, mi sono informata.
Il film è diretto da William Brent Bell, la cui manina ha firmato anche La metamorfosi del male e L'altra faccia del diavolo. Film visti: 0/2, sono aggiornatissima. Quantomeno sono partita senza pregiudizi. Anche perché il movie database la sufficienza gliela dà, Rotten Tomatoes lo liquida con uno spietato 29%. Fine del mio livello di informazione.

Partiamo dalla stessa domanda da cui parte l'autore dell'articolo che vi ho linkato su: perché questa roba ha trovato una distribuzione? Peraltro, una buona distribuzione: nel mio multisala di fiducia. quello di cui mi lamento sempre ma in cui non smetto di andare, era presentato con un gigantesco cartonato tutto blu messo all'ingresso in modo che a nessuno sfuggisse che DEBOI, l'horror dell'anno, era in sala. Certo, la statistica era dalla sua parte. Se una cosa è brutta è più facile che qua da noi le venga data una possibilità.
Animo da madriterese del cinema? Buoni samaritani della pellicola? Vediamo il bello anche nelle situazioni tragiche?
Chi lo sa.
Sta di fatto che quando in giro si scoprono film più piccini ma intriganti e benfatti, qua non abbiamo chance di vederli in sala, e da questo punto in poi ci starebbe bene una riflessione sulla pirateria che vi risparmierò. E qui mando un bacio con la manina e la duckface a Honeymoon, Starry Eyes, Spring e It follows. 
Se fossi capace come l'autore originale a questo punto farei ipotesi sul motivo del successo di certi film poco impegnati e generalmente (con le dovutissime eccezioni) pessimi, ma mettendomi dalla parte dell'utenza media del cinema mi viene solo da pensare che siano film molto semplici.
Esci con gli amici, vuoi un filmettino che vi faccia un po' strizza (e in genere questi prodottini funzionano dal punto di vista dei sussultini sulla sedia), senza pensieri nè complicazioni, una cosina come DEBOI va benone. Fa cagare, ma va benone.
E quindi ne escono sempre di più, tanto qualche pirla ci va sempre, a vederli in sala.
Ma questi sono solo pensieri superficiali, non ho le competenze per andare troppo a fondo sulla questione. I soldi facili che questi prodotti portano potrebbero essere investiti in cose meno a favore di mercato, quindi chi sono io per chiedere ai signori produttori di smettere?
Ma, e queste non vogliono essere domande retoriche ma oneste riflessioni che mi viene da fare e di cui voglio parlare con voi, possibile che il guadagno sia la PRINCIPALE spinta di una realtà come quella cinematografica? Non vivo sulle nuvole, pago le bollette e so che nessuna attività vive d'amore per l'arte, ma cosa spinge una casa di produzione ad investire in quello che è evidentemente uno script scadente? Su questo poi ci torniamo.
Altra domanda che a questo punto mi sorge: perché la gente ha paura di impegnarsi? Perché cerchiamo film leggeri in modo da 'staccare' il cervello? È comprensibilissimo, tanto è vero che, come dicevo su, mi impegno a ricominciare con i FDM, ma perché ci limitiamo a quello? Perché riflettere anche al cinema ci fa paura?

Ma vediamo il film nello specifico, prendendolo come quello che è: uno dei tanti horrorini che escono tanto per trasmettere qualcosa nella sala sette in cui non si sa mai cosa sbattere.
DEBOI parla di Greta, ragazza statunitense che per scappare da una situazione difficile si rifugia in Gran Bretagna, dove è stata assunta da una coppia come babysitter del loro bambino, Brahms.
Che non è un bambino, è un bambolotto.


Pausa di riflessione: se le bambole vi inquietano statene pure alla larga che qui è tutto un mostrare il faccino tondo e sorridente in favore della luce delle candele. Oppure andate a vederlo proprio per quello, almeno avete qualche speranza di provare qualcosa durante la visione.
Se, come a me, i finti bimbi non vi arrecano danno, andate tranquilli che è una passeggiata.

Andiamo con calma dall'inizio: DEBOI ha iniziato a non piacermi dopo i primi minuti. E da questo momento in poi attivo lo SPOILER ALERT!
Greta arriva in casa, nessuno la accoglie, lei entra e si guarda intorno. È giorno, ma tutto è cupo, scurissimo, manco una luce accesa (e questa cosa delle luci tornerà). E qui parte tutta una serie di inquadrature che si vede troppo (TROPPO) quanto si sforzino di inquietarti. I corridoi bui, e le teste degli animali impagliati in penombra, e i ritratti, il tutto ambientato in una casa vittoriana bellissima e gigantesca che francamente non ha senso di esistere. Quando abbiamo deciso che la casa era un personaggio del film? Se stessimo parlando di case maledette, che sappiamo piacerci tanto, ti appoggerei l'impresa, che qua a Redroomia le case vittoriane tutte scure ci piacciono assai. (Avreste dovuto vedermi a Praga. Tutto cupo, e gotico - romanico, con le chiese imponenti e spaventose, mi sentivo come una bambina per la prima volta a Disneyland)
Ma non capisco questo sforzo sovrumano di creare l'atmosfera.
Guarda, amico mio, ti dico una cosa io che non ne so niente: hai per le mani un bambolotto. Asso nella manica incredibile, puoi giocare con quello, ma non sforzarti troppo di condurmi per mano verso la Paura.
Perché a me fa un po' tenerezza questo tuo sforzo incredibile che sembra che devi fare la cacca dura, e penso tu concordi con me che la tenerezza mi ostacola un po' lo spavento.
Faccio un esempio a favor di lettori che non hanno ancora visto il film: la messa a tacere repentina del suono, in un momento che tu mi stai indirizzando a vedere come di tensione, mi fa capire che in quel preciso momento succederà qualcosa.
E se me lo aspetto, non mi spavento più.
E sia chiaro che qui non serve fare i grandi intenditori di cinemone: basta avere visto anche giusto due cose come Bianca e Bernie o Grease per non farsi invischiare in faccende del genere. Semplicemente, non funzionano.

È tutto troppo lampante, niente è lasciato in sospeso, niente ci tiene attaccati allo schermo per vedere come finisce. Avrei anche voluto scrivere un post semplicemente sui cliché che non si riesce manco a contare, ma a che pro?
A cosa vi servirebbe sapere che, per l'ennesima, frustrante, volta, abbiamo due giovani bei ragazzi che, sempre per qualche strano caso sono entrambi single e pronti ad innamorarsi l'uno dell'altra, che dopo due volte che si sono visti sono pronti a perdere la vita l'uno per l'altra, che sono incredibilmente capaci a flirtare e che provano istantanea simpatia?
Perché lo fate?
Perché non ci provate neanche, a offrirmi qualcosa di diverso?
Perché nel 2016 una povera cretina si alza da letto in piena notte e anzichè accendere la luce o usare la torcia del telefono come qualsiasi cristiano usa una candela?
Perché non mi regalate un minimo di approfondimento, ci sono due personaggi DUE buondio, fammeli conoscere. Greta da quando scopre che il bambolotto è in realtà un bambino, o un fantasma, o boh, subisce un istantaneo cambiamento, come quando butti la candeggina sui vestiti e in due secondi questi perdono il colore.
Donna con profondo istinto materno a cui la vita ha strappato la prole che allora riversa tutto il suo amore su un cazzo di bambolotto.
Di Malcom si sa giusto il nome.
Non contano niente questi due esemplari, come non  conta niente il bambolotto, non conta niente la noia, conta solo che ti faccia pauuuuuuraaaaa

E come te la faccio, di nuovo, la paura?
Ti mando in scena un uomo violento e lo faccio comparire grande grosso e inquietante e poi faccio le inquadraturine spaventose dove ha il viso in penombra così ti inquieeeeeto.
Questo di violenza sulle donne ne sa meno di niente. Come se gli uomini violenti avessero tutti le sembianze di Khal Drogo, come se invece di solito non fossero omuncoli piccoli, dall'aspetto banale, comune. Come se ci fosse bisogno di penombrargli il viso per renderli spaventosi.
Gli uomini violenti sono terrificanti alla luce del sole, brutto deficiente. Fanno già paura, sono il Male. Smettila di perdere tempo.

E invece, di tempo se ne perde.
Se ne perde in bizzarri esperimenti scientifici in cui si dimostra che il bambolotto si muove, se ne perde con delle telefonate mute, soprattutto se lo scherzone del telefono me lo fai più di una volta perché NON. FUNZIONA. PIù.

Ci prova troppo, WBB, ci mette anche il finalone sorpresona, e si prende incredibilmente sul serio.
Peccato.

Va beh alla fine la recensione seria ed argomentata mica mi è venuta troppo bene.
Facciamo che ci riprovo un'altra volta, ok?

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