lunedì 15 aprile 2019

Fiori per Algernon, Daniel Keyes

Quando ho iniziato a leggere Fiori per Algernon l'avevo detto: ero a pagine 5 e avevo twittato che sapevo avrei pianto.
Ho pianto ogni pagina. Tutte, tutte quante. Non mi era mai successo prima.


Charlie Gordon ha un severo ritardo mentale. La famiglia e la società lo hanno rifiutato, ma lui questo rifiuto mica lo ha capito, e continua a vivere la sua vita con curiosità ed entusiasmo. Per questo quando si presenta la possibilità di sottoporsi ad un intervento chirurgico sperimentale che potrebbe aumentare l'intelligenza di chi vi si sottopone, Charlie è il candidato perfetto.
Lo conosciamo attraverso i suoi racconti, quando il processo per arrivare all'intervento è ormai avviato, lo vediamo operarsi e diventare intelligente, intelligentissimo.
Il resto è da leggere.

Io mi sono sempre sentita stupida. Non ho ritardi diagnosticati, non ho difficoltà a leggere e scrivere, niente del genere. Ma ho sempre sofferto molto il sentirmi meno degli altri, la mia mancanza di competenze specifiche (non ho fatto l'Università), cose del genere. Si tratta di un tema a cui sono sensibile, tutto qua.
Ve lo chiedo per favore: se anche voi siete sensibili a queste tematiche, per qualunque motivo, giù le mani da Algernon.
Senza ombra di dubbio è un libro magnifico. Ma non si può mica piangere così. La lenta presa di coscienza di Charlie verso tutta quella che è stata la sua vita pre-intervento è di un doloroso che non si riesce a dirlo. Una vita intera di vessazioni e angherie, di vigliacchi umani pronti a prendersi gioco del prossimo più fragile, dell'amore di una madre rifiutato perché non si sono rispettate le aspettative, di famiglie distrutte. Mai prima di questa lettura mi era capitato di confondere così tanto vita reale e finzione letteraria. Ho dovuto ricordare a me stessa più volte che Charlie non esiste. Anche se esiste, magari non si chiama Charlie ma Mario, Paolo, Silvia, Giordana...esiste ogni giorno perché viviamo in un mondo di persone cattive e vili e disposte a tutto per la facilità di una risata, anche al sacrificare la dignità altrui. La propria mai, quella è sacra. Ma quella degli altri, avanti, prego, prendetene e mangiatene tutti.
Ecco, capito? A me Daniel Keyes ha sta rendendo una di quelle che 'i kani sono meglio dll personeeee' e dio me ne scampi. Però le persone di quel libro qui, tutte quante, sono reali al punto che nemmeno i buoni sono buoni. Al punto che nemmeno chi voleva aiutarlo, sto Charlie, in fondo lo considerava un umano come gli altri.
Quando Charlie diventa intelligente, però, ecco che non lo vuole più nessuno. Ma bestie immonde che non siete altro, ma ringraziate che questo non ha costruito una bomba e vi ha fatti tutti saltare in aria!
Scusate, mi faccio trascinare. Ve l'avevo detto che mi aveva preso sul personale.

In un romanzo classificato come fantascientifico c'è un'immagine delle persone dura e analitica, di come cambiano in base alla percezione che abbiamo di loro, di come loro cambiano in base alla percezione che hanno di noi. Di cosa ci serva davvero per essere amati (colpo durissimo per la sinceramente vostra) e di cosa la gente si aspetti dagli altri.
Il tutto con uno stile di scrittura che cambia in base alla fase in cui si trova il suo protagonista e che leggiamo con un affetto sconfinato.
Dolce Charlie, che male al cuore mi hai fatto.

10 commenti:

  1. Ho pianto anche io quando l'ho letto per la prima volta, ti garantisco che potrei leggerlo centinaia di volte e piangerei comunque.
    P.s
    Se ti interessa negli anni 60 ne hanno tratto anche un film, "I Due Mondi di Charly" molto fedele all'opera letteraria.
    Charly è proprio il titolo originale e l'attore Cliff Robertson vinse anche un Oscar per quella interpretazione.
    Ciao

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    1. Io non so se lo rileggerò, al momento sono scottata!
      Grazie dei consigli, non conoscevo le trasposizioni.

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  2. Ricordo di averlo letto tanto tempo fa, forse alle medie, sicuramente allora non l'ho apprezzato come merita, grazie alla tua recensione proverò a rileggerlo!
    E comunque, conosco un sacco di laureati che non hanno mai letto un romanzo e scrivere due frasi di senso compiuto, non hai proprio motivo di sentirti inferiore e inadeguata

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    1. Secondo me vale davvero la pena, ma con cautela.
      Sì, quella della laurea era un esempio, mi manca l'avere delle conoscenze di settore, ecco. Anche alcune scuole superiori ne danno di ottime!

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  3. [Ho scoperto questo blog solo da qualche settimana e questo è il mio primo commento:)]

    Quando ho letto per la prima volta "Le meraviglie del possibile", la meravigliosa raccolta di racconti che contiene anche lo splendido "Fiori per Algernon", avevo dodici o tredici anni. Fu amore a prima vista. Pochi anni dopo ho letto il romanzo. Amo profondamente questo libro, così come tutto il mondo di Keyes. Quella di Algernon e Charlie è una storia estremamente coinvolgente, empatica, oltremodo emozionante. Il suo diventare "inteligente", la scoperta dell'amore e dell'impossibilità di amare e essere amati, la bellezza di essere sé stessi. La reversibilità del processo, la disperazione, il dolore, l'orrore di essere sé stessi. Mettere fiori sulla tomba di un topo è roba da poeti.

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    1. Ciao, benvenuto! :)
      Non conoscevo la raccolta, grazie di avermene parlato, la cerco subito.
      Dopo due anni da questo post ho ancora impresse nella mente tutte le cose che hai detto anche tu, forse da allora non ho più letto un libro così profondamente empatico. Mi si è impresso nella mente.

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