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venerdì 28 marzo 2014

Non solo horror: Dallas Buyers Club

09:19
(2013, Jean-Marc Vallée)


Il trailer è in italiano, ma inutile dire che se non lo guardate in lingua siete polli)

(RECENSIONE CON SPOILER PERCHè NON POSSO FARE ALTRIMENTI)

Avete presente l'emozione?
Una di quelle forti, che ti fanno venire la pelle d'oca sulla nuca, i brividi lungo la schiena e il battito accelerato?
Ecco.
Nella tremenda scena in cui Rayon sta male, si siede sul letto e dice 'I don't wanna die' si toccano picchi di emozione che pochissimi film mi hanno dato prima.
Già da sola questa dovrebbe essere una motivazione a chiudere questa pagina e andare a vedere Dallas Buyers Club adesso, subito, se avete avuto la sfortuna di non averlo ancora fatto.

La vicenda narra di Ron, che incarna in sè tutti i clichè sul Texas che in questo momento vi stanno venendo in mente. Fino a quando gli diagnosticano l'AIDS e da quel momento, gradualmente, si spoglia di ogni precedente convinzione, perchè sopravvivere diventa più importante di qualsiasi altra cosa. L'incontro con il transessuale Rayon non farà altro che aiutarlo in questa sua rivoluzione di ideali.


AIDS, morte, malattia, case farmaceutiche, tribunali, famiglia, droga, sesso, omofobia, amicizia. Mille temi, mille pesantissimi temi, eppure l'unica cosa che rimane dentro dopo la visione, e che include ovviamente anche tutte le cose elencate sopra, è la costante ricerca di sè dei personaggi, termine che viene usato spessissimo ma di cui in fondo il significato è poco chiaro.
L'unica persona che qui sembrava in cerca di sè, il transessuale, in realtà era l'unica che invece si era trovata da molto tempo. Sapeva esattamente chi era, era il mondo che faceva fatica a comprenderlo, ma a lui/lei era chiarissimo.
In evoluzione ci sono invece quei personaggi così fermi nella loro esistenza costruita che appena arriva una tempesta devono rimettere tutto in gioco per reggersi in piedi. Come Ron, che passa dall'odio totale per quelli che sa chiamare solo 'froci' al litigare con un amico di vecchia data per fare in modo che questi stringa la mano proprio ad uno di quei 'froci' che tanto insultava. Cambia tantissimo, ma tiene sempre quel suo cappello in testa, come a ricordarsi da dove è partito. O come la dottoressa Saks, apparentemente così borghesotta e legata alla sua professione, che in realtà è umana, emotiva, forte, combattiva.


E sì, McConaughey quell'Oscar se l'è meritato, eccome, perché è magistrale. Ron è, possiamo dirlo? un uomo di merda, all'inizio. E già quello gli veniva bene. Diventa però un crescendo di emozioni, e insieme al personaggio è come se crescesse anche lui, regalandoci scene pazzesche, sguardi intensi e quando lo vedi piangere resti basito davanti allo schermo. Una sola scena di pianto, che è sufficiente a elevarlo ancora di più al rango di Attore. E niente di tutto ciò ha a che fare col dimagrimento, perché a perdere peso sono capaci tutti. A renderlo speciale è il fatto che possa essere così bravo a fronte della debolezza fisica che tale dimagrimento comporta.


Ma Jared. Oh, Jared.
Da copione gli spettava un personaggio meraviglioso.
E lui ha fatto la magia.
Ha mangiato in testa, facendo anche il gesto dell'ombrello, a tutti coloro che lo sottovalutavano, o peggio, non lo consideravano proprio.
Ne ho viste poche di interpretazioni così, è surreale. Non rimaneva niente dell'uomo, del cantante, dell'attore.
La sua costante lotta contro i milioni di problemi che lo atterriscono è una lotta persa in partenza, perchè Rayon non è forte. Si attacca alla droga, perchè cerca una via di scampo.
E quando alla fine è ormai morto comprendiamo come non abbia ottenuto niente di quello che desiderava, perché i suoi amici parlano di lui ancora al maschile, esattamente come sto facendo io.
Persino la sua voce è perfetta.
Come ciliegina meravigliosa sull'incredibile torta che Leto ha cucinato per noi spettatori c'è un make up che è sì avvantaggiato da un gran bel viso, ma che ha reso Rayon una donna bellissima.


Poi vince l'Oscar, e fa un discorso perfetto e meraviglioso. Facciamo ciao con la manina a Sorrentino e a Maradona tutti insieme.



Tornando al film, in mezzo a queste tragedie, però, ci fosse un personaggio UNO che si piange addosso. Nessuno lo fa, tutti lottano col coltello tra i denti, sul filo della legalità, perché il valore della vita è al di sopra di qualsiasi regolamento. E mai, mai, troverete scene volutamente commoventi, solo sonori schiaffi in viso. Manca completamente qualsiasi volontà voyeuristica di mostrare la sofferenza.
Quando Rayon muore nemmeno lo vediamo.
Muore e basta, in un'altra scena, a noi oscurata.

E quando dite che si poteva fare di più, che manca qualcosa, eccetera eccetera, non avete torto eh.
Ma di fronte a tale talento, tale emozione, tale coivolgimento, tale cuore, è davvero importante?

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