Martyrs, Pascal Laugier
Mari.
09:33
Titolo originale: id
Anno: 2008
Durata: 97 min.
Me tocca fà la recensione seria.
Premetto che io mi accingevo a guardare
questo film con un odio di partenza verso i torture porn.
E già immagino: 'Ma che, è un film come Saw?'
No, decisamente no. È però vero che parliamo di un film con un
livello di violenza come non ho mai visti prima. Mi ha costretta a
girare la testa, più volte. Soprattutto perchè non è solo violenza
fisica come si può vedere nei vari Hostel,
ma è unita ad una tale sofferenza mentale che è inimmaginabile,
nelle nostre vite 'normali'. E meno male.
Tenuta prigioniera per due anni e
sottoposta a orribili sevizie, Lucie riesce a scappare. Viene portata
in una clinica, dove stringe un legame fortissimo con Anna, una
ragazzina della sua età. 15 anni dopo, ritrova la famiglia che le
aveva fatto del male, e ora si vuole vendicare.
Sfido chiunque a restare indifferente a
questo film. È un unione di dolore fisico indescrivibile, grandi
quesiti etici che 2000 anni di catechismo cattolico non hanno
risolto, violenza psicologica distruttiva, sincero valore di
un'amicizia che supera ogni cosa, studio del modo in cui la mente
umana affronta la sofferenza..è pazzesco. Ma andiamo con ordine.
Inizia il film, e vedi questa
ragazzina, Lucie, così sofferente, così turbata, così
problematica, che non puoi fare altro che domandarti che cosa cavolo
le abbiano fatto per ridurla così e provi una pena indicibile,
e una gran rabbia,
per quello che l'uomo può fare. Poi arriva l'amica, Anne,
l'affetto, l'umanità, il calore umano, e pervade un senso di
speranza. Ok, ha avuto un
passato tremendo, ma sta cominciando ad aprirsi al mondo, può avere
un futuro radioso. E invece no, chiaramente. Ma tra loro due, nel
bene e nel male rimane questo legame che è commovente. Se da un lato
la figura di Lucie è così complessa e disperata, dall'altro Anna è
generosa, umana, compassionevole. Due interpretazioni tra le migliori
che io abbia mai visto, assolutamente strepitose. (Anna è
interpretata da Morjana Alaoui, Lucie da Mylène Jampanoi.) Dopo 15
anni di serenità viene rintracciata la famiglia che ha causato tanto
dolore, e tutto riemerge, tutto il trauma subito risale in superficie
e quando sei così ferito non puoi che lasciarti sopraffare. Quindi
scatta l'empatia. La
vendetta è sbagliata, ma come si può biasimarla?
Lucie commette un atto terribile, per
liberarsi di tutto quello che ha dentro, ma non si può provare altro
che ancora pena, per lei e
quello che ha subito. Il film prosegue, e si succedono dolore,
stupore,
incomprensione,
frustrazione, altra
rabbia, disgusto,
dubbio, inquietudine,
rassegnazione. Durante la
visione non c'è un attimo di tregua, è un susseguirsi di grandi
emozioni che dura solo un'ora e mezza. (E per fortuna, di più non
avrei potuto sopportare.)
Vorrei poter dire
che c'è un crescendo, che si arriva gradualmente alla parte
violenta, ma non è così, è paralizzante da subito. Niente
introduzioni, niente sviolinate, niente presentazioni. Cinque minuti
e sei già sconvolto. Ma solo perchè non sai cosa succede dopo,
ancora peggio. Non ci sono perdite di tempo, è crudele anche il modo
in cui si vive da subito questa situazione assurda, anche attraverso
i ricordi di Lucie. La cosa migliore, poi, è che i dialoghi non sono
mai troppi. Sono esattamente quello che immagino direi io in una
situazione del genere. (Spergiuri vari.)
Arriva un punto,
poi, in cui Anna scopre cosa era successo all'amica durante la sua
prigionia, e in quel momento pensi che sia finita. Ma no, altro
vortice. Tutto questo circolare di emozioni che nella seconda parte
del film si concentra sulla domanda. 'Cosa c'è dopo la morte?' ma
soprattutto: 'Cosa è disposto a fare l'uomo per saperlo?'
Il tutto conduce a
un finale assolutamente azzeccatissimo, anche se, ammettiamolo, un
po' paraculo.
97 minuti di film
che non conducono a nulla, ma è giusto che sia così.
Non so se dormirò
bene, stanotte.