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lunedì 7 marzo 2016

The Atticus Institute

16:51
Domenica sera, solita cena con i soliti Amici. Si parla di cose varie, tendenzialmente le solite, fino a che un amico mi chiede cosa penso dei demoniaci, io come al solito rispondo che li affronto con il coraggio che contraddistingue i gatti quando incontrano l'acqua.
Girando intorno all'argomento si finisce a nominare The Atticus Institute e io ribadisco il mio non volerlo guardare maimaimai nei secoli dei secoli.
E guai a voi se rispondete amen che proprio oggi non è giornata, eh.

Siccome, come vi dico sempre, la coerenza è il mio animale guida, oggi ho guardato sto benedettissimo film.
Lo sapevo, eh, lo sapevo come sarebbe finita. Perché li ho letti tutti i vostri post a riguardo, tutti quanti, e sapevo che mi avrebbe devastata dalla paura, ma quando si è testine di cazzo lo si è fino alla fine.


Per farla breve, l'istituto che dà il nome a questo stramaledetto film è un laboratorio di psicologia dove gli scienziati pazzi e creduloni esaminano persone che dicono di avere poteri paranormali. Sì, hanno visto qualcosina di vero, qualche truffa, però loro erano proprio appassionati, ci credevano parecchio, continuavano a cercare.
Cerca e ricerca, capita loro tra le braccia, come una manna dal cielo, Judith. Avete presente il momento in cui un nome si trasforma in un incubo? Fino a un'oretta e mezza fa il mio era Reagan, da oggi temo i nomi saranno due. Judith è una donna comunissima che inizia dopo una brutta caduta a fare cose un po' meno comuni. L'istituto non è in grado di gestire una situazione del genere da solo, soprattutto considerato che la presenza di Judith si sta rivelando più pericolosa del previsto, e quindi intervengono i pezzi grossi.

Fin dal primo istante ho saputo che guardarlo sarebbe stato un errore madornale, ma il momento in cui ho prenotato il mio posto per un viaggio di sola andata su Marte è stato quando uno degli intervistati (ne riparliamo, delle interviste) guarda fisso in camera, che gli dovesse mica venire una gobba, e dice qualcosa del tipo: 'Voi che state facendo questo film e voi che lo state guardando state attirando qualcosa di molto brutto nelle vostre vite.'
Boom, pc chiuso di scatto, lanciato fuori dalla finestra, valigia riempita e pianeta abbandonato.

Ma servirebbe? NO perché la stronza di Judith ha sempre controllato tutto e tutti pur apparendo così 'sottomessa'. Io potrei scappare fuori dalla galassia, ma se lei volesse ostacolare la mia respirazione lo potrebbe fare a migliaia di chilometri di distanza. Può fare qualsiasi cosa, in qualsiasi momento. E questi piccoli sprovveduti credevano di controllarla. Pivelli.
Scena (ATTENZIONE SPOILER): Judith legata alla sedia, chiusa in una teca di vetro come un animale da esposizione, le vengono fatte domande a cui lei risponde con versi incomprensibili. I versi vengono interpretati e cosa stava dicendo lei? Stava suggerendo le domande da farle! Cosa???!! Mi sono venuti tre capelli bianchi.
Ci provano con qualche spaventino più 'studiato', ma (incredibile ma vero) con me non è che abbiano fatto particolare presa, sono quelle cose qui che a me lasciano con la voglia di evadere.


Ma parlavamo delle interviste.
Oh, a me sono piaciute tantissimo. Quarant'anni dopo e la gente ancora terrorizzata al solo pensiero di  quella Judith, con i ricordi nettissimi di quanto accaduto perché troppo sconvolgente da rimuovere, persone con ancora un profondo senso di colpa per quanto avvenuto agli altri coinvolti...bravini gli attori e bello il tutto, tiè.

Certo, la povera Judith si è presa qualche accidente da me, me ne dispiaccio. In fondo lei è vittima tanto quanto gli altri. Qualcuno, per fortuna, durante il film se ne è ricordato. C'è stato un rapido 'È un essere umano!' che mi ha un po' riportato sulla faccia della terra.
Poi niente, lei si è messa a strepitare e io pure, dalla paura.

Avrei solo voluto un finale un po' diverso da quello di Paranormal Activity. 

giovedì 7 gennaio 2016

Mi metto in pari: Deathgasm

16:36
Due giorni fa parlavo di un macigno emotivo, un film lento ed elegante.
Io l'unica cosa elegante che ho sono i gatti. E poi in realtà non lo sono manco loro.
Per cui dovevo rimediare. Dovevo riportare del sano panesalamismo in questo blog color del sangue. Per accostamento cromatico mi pareva corretto parlare di un film, sempre tra quelli dell'anno scorso che devo recuperare, che ha messo d'accordo quasi tutti: Deathgasm.

Brodie è un adolescente amante del metallo che si trasferisce a casa degli zii. La passione per la musica è la sola cosa positiva nel complesso della vitaccia del nostro: vittima dei bulli a scuola, amici pochi e superloser (capirete che assistere ad una partita di Dungeons and dragons quando tu immagini te stesso suonare sulle rocce con donnina nuda e avvenente appresso non sarà mai un'esperienza gradevole), madre ricoverata in istituto psichiatrico. Con quei due poveri cretini dei suoi amici e con l'ausilio di una nuova conoscenza che condivide con lui i gusti musicali fonderà una band, ma gli va male anche stavolta.


Penso di essere una dei pochi blogger ad avere visto questo film non avendo mai amato il metal. Sono una pippa, che volete che vi dica. Riconosco il talento di alcuni musicisti, ma proprio non è la mia cup of tea. 
Non so se amare il genere in questione, che in questo caso è uno dei protagonisti della vicenda, mi avrebbe fatto piacere ancora di più il film, ma vi garantisco che non è una condizione necessaria.
Non impressionarsi di fronte al sangue invece lo è.

Perché qua di sangue ce n'è a secchiate. 
Ma non è che ce lo propinano subito, no. Prima abbiamo il metalhead che di duro ha solo la custodia della chitarra. Entrato in un nuovo (orribile) ambiente familiare, a cui mi sento di dire che se il povero cristo fosse stato davvero satanista vi sarebbe stato benissimo, stupidi bigotti, nuova scuola, nuovi amici, circostanze che come vi ho già raccontato conosco (e odio) benissimo. Vuole suonare la chitarra ma non è proprio bravissimissimo, gli piace una ma è proprio la morosa del cugino bullo.
Meno male che ha la passione per la musica a tenerlo in piedi perché qui avremmo gli estremi per una diagnosi di depressione.
Poteva, al nostro povero sfigato, andare bene almeno la band che ha formato?
Ma figuriamoci.
Suona ed evoca dei demoni che prendono possesso di tutta la cittadina.
Chiaramente.


Da questo momento iniziano le botte da orbi.
Vibratori nelle orecchie, motoseghe nel sedere, sberleffi a suon di dildo giganteschi, esageratissime e volgari. Ma quanto si ride? 
Posseduti che sembrano zombi, teste scollate dal collo con tutta la colonna appresso, sembrava di stare dalle parti di Dead Snow.

Se avete altri amici amanti del genere, ve ne prego, guardatelo insieme. Pizza, birra e Deathgasm. Che io ieri sera li avevo entrambi ma con i miei amici guardavo Aldo, Giovanni e Giacomo. 
Se gli faccio vedere una roba del genere mi mollano, più sola e sfigata di Brody.



sabato 14 febbraio 2015

Il demonio

14:46
(1963, Brunello Rondi)


Essendo oggi San Valentino ho deciso di onorare la celeberrima ricorrenza degli innamorati a modo mio.
Con un film che d'amore effettivamente ne parla, nel modo in cui può farlo un horror demoniaco  italiano che quast'anno spegne le 52 candeline.

Purificata (un nome un destino) vive in un piccolo paese del Meridione. Innamorata non corrisposta di Antonio, decide di punirlo lanciandogli il malocchio. Questo, e tutti i suoi bizzarri atteggiamenti, faranno pensare ai suoi compaesani e alla sua famiglia che un essere demoniaco abbia preso possesso del suo corpo.


Fotogramma dopo fotogramma pensavo che sarebbe stato difficilissimo. Immaginavo di dover cancellare completamente le mie attuali convinzioni principali: sono un'atea che stava per guardare un film trasudante religiosità, sono una giovane donna del 2015 che ha gli occhi viziati da effetti speciali all'avanguardia, che porta la propria mentalità aperta come una bandiera del proprio modo di pensare, che ha un modo preciso di intendere le relazioni di coppia, che posava il suddetto sguardo su un film che ritrae perfettamente il bigottismo, la vita rurale e la parola che non volevo pronunciare: l'IGNORANZA.
Ho realizzato poi durante la visione che tutto ciò non era necessario. L'ignoranza che traspare dai comportamenti dei personaggi non arreca disturbo perchè si giunge ad una conclusione che mi rendo conto equivalere alla scoperta dell'acqua calda (gran scoperta, quella): OGGI essere ignoranti è un difetto, e soprattutto è una scelta. Parlare di 50 anni fa e etichettare le persone come ignoranti è scorretto e superficiale.

Oggi la cultura è alla portata di tutti, è gratis e accessibile in qualunque momento. Una volta no. La conoscenza era un lusso. A popolare le menti delle persone stavano le tradizioni popolari, ed è una gran cultura anche quella. I consuoceri che preparano il letto ai neo sposi, i cittadini che si ritrovano in piazza a esporre al pubblico giudizio i propri peccati...
Così come è assurdo pensare di poter criticare oggi quella religiosità così frenetica, quasi ossessiva, che segnava in modo così radicato le vite.


La sua età la sente, il film, inutile negarlo. Ma è riuscito a regalarmi un senso di radicato disagio, dovuto non solo al tema a cui sono particolarmente sensibile, ma anche al clima così opprimente, così ottuso, così complesso, al senso di ingiustizia in entrambe le direzioni (Purificata è vittima dei soprusi dei suoi compaesani, ma non dimentichiamo che lei per prima non potendo accettare il rifiuto ha perseguitato Antonio fino alla fattura), al momento in cui la possessione vera e propria si palesa.
E' chiaro, in quanto non credente non credo allo spiritello inconsistente che entra nel corpo della ragazza e le fa parlare lingue a lei sconosciute. Ma i suoi compaesani lo credevano, la sua famiglia lo credeva, e tanto bastava.

Per una volta, poi, al momento della scritta 'tratto da vicende realmente accadute' non ho dubitato nemmeno per un istante che fosse vero. Almeno in parte, almeno tenendo conto della parte romanzata che di sicuro ci sarà stata, non ho messo in discussione nemmeno per un attimo che di Purificate ce ne siano state.
E chissà quante.



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