Povere creature!
Mari.
14:48
Dopo una più o meno volontaria assenza dalle sale, ho rimesso piede nel mio cinema di fiducia per il nuovo film di Lanthimos, Povere creature!. È stato un ritorno glorioso.
La storia, che sicuramente già conoscete ma che segno per i posteri, è quella di una giovane donna a cui è stato trapiantato il cervello del neonato che portava in grembo per poterla salvare dalla morte. God, il medico folle e ambizioso tanto quanto il suo nome che l'ha riportata in vita con questo straordinario intervento, la cresce come una figlia per studiarla, almeno fino al momento in cui Bella si sentirà pronta ad affrontare il mondo da sola.
Il film altro non è che la gloriosa crescita della sua protagonista, che da neonata - almeno cerebralmente - cresce e diventa ragazza e poi donna, in uno splendido ritratto della vita femminile che forse non era ancora stata ritratta con questa meravigliosa sincerità.
Non è difficile iniziare il film con il naso storto dall'indignazione: God ha fatto un gesto violento, senza consenso, nato solo per soddisfare il suo ego. Ha disposto a suo piacimento del corpo di una donna che invece aveva preso per il proprio corpo una decisione per chiara: si era tolta la vita. Allo stesso modo potrebbe indignarci Max, lo studente di God promosso ad assistente, che ammette candidamente di essersi innamorato di Bella proprio nel momento in cui lei non può essere una compagna consapevole, perché nel suo percorsi di crescita la sua mente è ancora alla fase dell'infanzia. Ci sembra un amore sporco, quello di Max, perché non può portare ad una relazione paritaria e autentica. Così come sporco è il ricatto a cui lo sottopone God, imponendo alla futura coppia una convivenza forzata. Sempre senza conoscere l'opinione di Bella, s'intende.
Lei, però, non ci sta, perché giorno dopo giorno l'infanzia lascia lo spazio alla maturità, e con essa al desiderio di evasione. Il mondo è immenso e Bella vuole abbracciarlo tutto. Da questo momento il film prende una piega completamente diversa, ma lo fa attraverso un momento molto significativo dell'esplorazione della sua protagonista: la voglia di mondo arriva dopo la scoperta del desiderio sessuale. Masturbandosi prima e conoscendo il tocco umano poi, Bella comprende che la sua vita non si può privare del piacere, sensuale ma non solo.
E quindi parte, alla ricerca della conoscenza. Bella conquista le spettatrici perché non ha paura di prendere quello che desidera, perché espone senza paura il desiderio sessuale e la possibilità di una felice promiscuità priva di giudizio e di limitazioni. Bella giace con uomini e donne, sfrutta il suo corpo per pagarsi da vivere e lo fa con spensieratezza, a patto di poterlo fare alle proprie condizioni.
Insieme alla sua crescita c'è quella del mondo che la circonda: alla quasi espressionista Lisbona, con i suoi colori sgargianti ma dalle figure sbilenche - filtrate dal candore dello sguardo infantile che le sta conoscendo per la prima volta, seguono un'infelice Alessandria, primo vero incontro della "giovane" con l'ingiustizia e la disparità, e la ricca Parigi, in cui Bella diviene (o sarebbe meglio dire torna) donna. Il mondo le è mostrato attraverso gli occhi consapevoli dell'amica conosciuta al bordello, che la prende per mano e la accompagna attraverso le sue idee rivoluzionarie, la aiuta a lasciarsi indietro l'uomo che l'ha usata quando lei non sapeva cosa volesse dire farsi usare e la guida verso un tipo di piacere nuovo.
Poiché la sue mente è stata manipolata dai desideri altrui, è col corpo che Bella si fa largo nel mondo. Privata di una formazione tradizionale che l'avrebbe resa pudica e riservata, non teme di manifestare i suoi frequenti appetiti, di sfruttarli per fare soldi. Senza il suo desiderio sessuale non avrebbe incontrato la libertà prima e la conoscenza poi. Il piacere è arrivato da solo, con un esperimento a tavola, e l'ha portata ovunque. Essere così attiva non ha offuscato lo sguardo genuino che Bella ha sempre avuto sul mondo: sono stati gli uomini a farlo. Uomini che la volevano solo per sé, uomini che volevano incatenarla, uomini che volevano farle del male. Dal sesso per Bella è arrivata la libertà, e con essa la vita adulta, l'ambizione, la conoscenza.
Questa donna, figlia e madre di se stessa, ha coltivato da sé la propria educazione, allontanandosi dagli occhi che le erano vicini solo per studiarla, modo ancora più intimo di possederla.
E lei invece ha volato, anche nel ritornare a casa. Nel modo in cui ha osservato la sua sostituta, nel modo in cui i suoi occhi hanno cominciato a vedere il mondo meno distorto ma più simile al reale, nel modo in cui ha deciso per sé cosa fosse meglio fare.
Uno squisito inno alla vita, alla felicità, al coraggio di andarsela a prendere senza timore di apparire eccessive. Non è per questo naive, anzi: la vita fa schifo, le persone possono essere cattive e le situazioni ingiuste. Però ne vale la pena, e dobbiamo farne il meglio che possiamo.
Meraviglioso.