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giovedì 1 febbraio 2024

Povere creature!

14:48

 



Dopo una più o meno volontaria assenza dalle sale, ho rimesso piede nel mio cinema di fiducia per il nuovo film di Lanthimos, Povere creature!. È stato un ritorno glorioso.
La storia, che sicuramente già conoscete ma che segno per i posteri, è quella di una giovane donna a cui è stato trapiantato il cervello del neonato che portava in grembo per poterla salvare dalla morte. God, il medico folle e ambizioso tanto quanto il suo nome che l'ha riportata in vita con questo straordinario intervento, la cresce come una figlia per studiarla, almeno fino al momento in cui Bella si sentirà pronta ad affrontare il mondo da sola.

Il film altro non è che la gloriosa crescita della sua protagonista, che da neonata - almeno cerebralmente - cresce e diventa ragazza e poi donna, in uno splendido ritratto della vita femminile che forse non era ancora stata ritratta con questa meravigliosa sincerità.
Non è difficile iniziare il film con il naso storto dall'indignazione: God ha fatto un gesto violento, senza consenso, nato solo per soddisfare il suo ego. Ha disposto a suo piacimento del corpo di una donna che invece aveva preso per il proprio corpo una decisione per chiara: si era tolta la vita. Allo stesso modo potrebbe indignarci Max, lo studente di God promosso ad assistente, che ammette candidamente di essersi innamorato di Bella proprio nel momento in cui lei non può essere una compagna consapevole, perché nel suo percorsi di crescita la sua mente è ancora alla fase dell'infanzia. Ci sembra un amore sporco, quello di Max, perché non può portare ad una relazione paritaria e autentica. Così come sporco è il ricatto a cui lo sottopone God, imponendo alla futura coppia una convivenza forzata. Sempre senza conoscere l'opinione di Bella, s'intende.
Lei, però, non ci sta, perché giorno dopo giorno l'infanzia lascia lo spazio alla maturità, e con essa al desiderio di evasione. Il mondo è immenso e Bella vuole abbracciarlo tutto. Da questo momento il film prende una piega completamente diversa, ma lo fa attraverso un momento molto significativo dell'esplorazione della sua protagonista: la voglia di mondo arriva dopo la scoperta del desiderio sessuale. Masturbandosi prima e conoscendo il tocco umano poi, Bella comprende che la sua vita non si può privare del piacere, sensuale ma non solo. 
E quindi parte, alla ricerca della conoscenza. Bella conquista le spettatrici perché non ha paura di prendere quello che desidera, perché espone senza paura il desiderio sessuale e la possibilità di una felice promiscuità priva di giudizio e di limitazioni. Bella giace con uomini e donne, sfrutta il suo corpo per pagarsi da vivere e lo fa con spensieratezza, a patto di poterlo fare alle proprie condizioni.
Insieme alla sua crescita c'è quella del mondo che la circonda: alla quasi espressionista Lisbona, con i suoi colori sgargianti ma dalle figure sbilenche - filtrate dal candore dello sguardo infantile che le sta conoscendo per la prima volta, seguono un'infelice Alessandria, primo vero incontro della "giovane" con l'ingiustizia e la disparità, e la ricca Parigi, in cui Bella diviene (o sarebbe meglio dire torna) donna. Il mondo le è mostrato attraverso gli occhi consapevoli dell'amica conosciuta al bordello, che la prende per mano e la accompagna attraverso le sue idee rivoluzionarie, la aiuta a lasciarsi indietro l'uomo che l'ha usata quando lei non sapeva cosa volesse dire farsi usare e la guida verso un tipo di piacere nuovo. 
Poiché la sue mente è stata manipolata dai desideri altrui, è col corpo che Bella si fa largo nel mondo. Privata di una formazione tradizionale che l'avrebbe resa pudica e riservata, non teme di manifestare i suoi frequenti appetiti, di sfruttarli per fare soldi. Senza il suo desiderio sessuale non avrebbe incontrato la libertà prima e la conoscenza poi. Il piacere è arrivato da solo, con un esperimento a tavola, e l'ha portata ovunque. Essere così attiva non ha offuscato lo sguardo genuino che Bella ha sempre avuto sul mondo: sono stati gli uomini a farlo. Uomini che la volevano solo per sé, uomini che volevano incatenarla, uomini che volevano farle del male. Dal sesso per Bella è arrivata la libertà, e con essa la vita adulta, l'ambizione, la conoscenza.
Questa donna, figlia e madre di se stessa, ha coltivato da sé la propria educazione, allontanandosi dagli occhi che le erano vicini solo per studiarla, modo ancora più intimo di possederla.
E lei invece ha volato, anche nel ritornare a casa. Nel modo in cui ha osservato la sua sostituta, nel modo in cui i suoi occhi hanno cominciato a vedere il mondo meno distorto ma più simile al reale, nel modo in cui ha deciso per sé cosa fosse meglio fare. 

Uno squisito inno alla vita, alla felicità, al coraggio di andarsela a prendere senza timore di apparire eccessive. Non è per questo naive, anzi: la vita fa schifo, le persone possono essere cattive e le situazioni ingiuste. Però ne vale la pena, e dobbiamo farne il meglio che possiamo. 
Meraviglioso.

mercoledì 6 febbraio 2019

Stagione degli Oscar: La Favorita

15:32
Uscite le nomination io l'avevo detto: tifo matto e disperatissimo per Lanthimos e nient'altro che Lanthimos. Amore, coriandoli, e trombette squillanti per Lanthimos.
Però poi mi sono accorta che non avevo scritto niente del film, quindi eccoci qua, rimediamo.



Alla regina Anna non importa più niente di niente delle questioni pratiche che il suo ruolo comporta. Non è più giovanissima, non sta una favola, ha altro per la testa. Delle sue mansioni si occupa Sarah, la sua più fidata consigliera. Erano una macchina rodata e perfettamente funzionante, ma un giorno la cugina di Sarah, Abigail, entra a far parte della corte e scombussola tutto quanto.

Lanthimos ci ha trollati tutti.
L'ultima volta che ci ha chiamato al cinema è stato per Il sacrificio del cervo sacro, siamo usciti dalla sala tutti quanti scombussolati e con un discreto bisogno di terapia. Ci si aspettava qualcosa del genere, quanto meno.
E invece no, abbiamo preso una strada diversa, indispettendo un numero considerevole dei cinefili che seguo.
Io sarò sempliciotta, ma a me questo taglio nuovo è piaciuto tanto.

Parlare del potere a Lanthimos è sempre piaciuto tanto e lo ha sempre fatto bene, con modi e toni che rendevano il suo cinema poco fruibile. Erre, che è sempre il mio metro di giudizio 'esterno', quando ripensa al Cervo Sacro mi si impalla ancora. Si ferma letteralmente, socchiude gli occhi e cerca da qualche parte nella sua testa delle spiegazioni che non avrà. Mica perché servano dei master ricercatissimi che solo Noi Veri Autentici Cinefili abbiamo, ma solo perché non tutti amano dover uscire dalla sala e fare ore a riflettere su quello che hanno visto.
Questa volta non ci sono metafore nè troppo grottesco che a qualcuno può risultare indigesto, qui si parla di potere e lo si fa forte e chiaro, usandolo nella sua forma più famosa, se vogliamo: la nobiltà.
E questa regina è favolosa. Io devo cospargermi il capo di cenere perché Olivia Colman prima di Broadchurch mica la conoscevo. Se già nella serie aveva dato prova di essere brava, ma brava per davvero, qua proprio esce dagli argini e gli distrugge, inondando tutto. Un personaggio così desolante, insieme allo straordinario potere che ha possiede lutti atroci, solitudine, disturbi, una bocca sempre sporca di cibo. Debolissima, una cucciolona fragile che si lascia abbindolare dal primo sorriso che la illude di darle affetto. E la Colman è indescrivibile.

Una donna così non può passare inosservata, è la più ghiotta delle occasioni, nella scalata al potere. Un paio di occhi belli che si prendono cura di lei e niente, senno perso del tutto, guerra e stato in mano a chiunque, e per Anna solo amore e pace dei sensi, niente di quelle storie rognose di politica e strategia. è quando gli occhi belli diventano quattro che la faccenda si fa interessante. Bastava l'arrivo di una damina di corte dal passato complicato e dallo sguardo sveglio a spodestare Sarah dal suo trono. E allora il semplice film in costume si trasforma in una storia di competizione e ruolo. Di potere, quindi.

Tra loro due, che si venderebbero pure la famiglia pur di ottenere il prestigio del ruolo di preferita, ci sta lei, la regina, che alla fine voleva solo qualcuno che le volesse bene. Umiliata, presa in giro, distrutta anche fisicamente da un male che forse fisico non è (inizia il film in piedi ma si riduce in carrozzina), ma pur sempre la regina.
Quel finale lì lascia poco all'immaginazione: dite e fate quel che volete, ma io sono la regina e voi non siete un cazzo.
Conterà poco, per il suo povero cuore ferito, ma io una rinascita ce l'ho vista.

Per me Lanthimos ha vinto e stravinto, e se quello che serviva per farlo amare anche al grande pubblico era un film più convenzionale non solo non ci vedo nulla di male, ma anzi ben venga.
Per farsi amare al mille percento, poi, ci ha regalato Mark Gatiss con parruccone inglese, e tanto basta perché il film vinca ogni statuetta possibile.

martedì 22 novembre 2016

Dogtooth

16:03
Tempo fa Netflix mi aveva costretta a guardare Miss Violence. Voi siate più forti di me e opponetevi, a meno che non soffriate di grave masochismo.
Nei commenti a quel post Silvia (che trovate qui) mi aveva detto di guardare Dogtooth, quando fossi stata pronta. Mi sono presa tempo perché Miss Violence ha lasciato lividi sparsi per il corpo. Non che oggi mi possa definire guarita, ma se non altro ho la visione meno fresca, quindi sono pronta a farmi prendere a padellate sui denti dal Cinema.

Una famiglia greca conduce un'esistenza in completo isolamento: madre, due figlie e il fratello vivono in una splendida villa, con un enorme giardino, senza mai poter uscire. Il padre, creatore di questo perverso mondo, esce solo per lavoro, e quando ritorna architetta bizzarri modi per sedare nei figli il desiderio di libertà. Li ha cresciuti privandoli di qualsiasi conoscenza del mondo, della realtà, dell'arte. Non esistono televisori, radio, film, romanzi. La poca musica di cui si fruisce viene spacciata come una produzione familiare, e i video riprodotti sono filmati domestici. Gli aereoplani sono giocattoli che ogni tanto cadono in cortile, le autostrade venti forti. In un clima costruito così ad arte, la minima variazione rischia di far crollare l'intero sistema, e quando Christina, la ragazza pagata dal padre per intrattenere sessualmente il figlio maschio, porta un po' di mondo reale in casa le conseguenze saranno notevoli.


Verrebbe facile immaginare una situazione simile in un clima di profondo disagio: precarietà economica e intellettuale, per esempio. Mi sarei immaginata una casa sporca, piccola, figli con deformità e genitori luridi. Invece no, la più perversa delle storie che ho visto di recente è ambientata in una lussuosa villa con piscina, in cui tutto è bianco e splendente, in cui i figli sono tre bellissimi ragazzi, in cui i genitori starebbero bene con un lavoro tutto formalità e sorrisi. L'effetto è impressionante. A proposito del volto dei genitori, poi, mi viene da condividere prima di parlare del film in sè. Quanto cambia il volto delle persone quando sappiamo qualcosa di loro? Nelle prime scene il padre sembrava un ragioniere. Un classico uomo mediterraneo, senza infamia nè lode, non certo un uomo con cui avrei paura a trovarmi nel classico visolo buio, per intenderci. Inquadrata la questione, identificato un po' l'orrore che quest uomo stava compiendo, il suo volto ha iniziato a causarmi repulsione. È stato un effetto bizzarro, voglio capire quanto mi capita anche con le persone reali.

Il film è impressionante. Non una sola goccia di sangue viene versata fino alla fine, e anche quelle che ci sono colpiscono duro più per quello che significano che per lo spargimento in sè. Tutto è chiaro, pulito, fila liscio come l'olio e calmo come le spiaggie d'inverno. Eppure, in questa calma apparente, è tutto terrificante. Giovani adulti con il linguaggio degli infanti, che vengono chiamati bambini dai genitori, che non hanno idea di quello che sia il mondo fuori dalle pareti di casa. Quello che è più tremendo per me è questo: non solo i tre fratelli non conoscono il mondo, ma nemmeno ne possono sentire la mancanza, perché non hanno idea di cosa sia. La loro normalità è la casa, la loro quotidianità è fatta solo dei volti familiari, dei giochi consueti.
Questi tre fratelli, poi, fanno spavento. Non hanno nome, e spesso nemmeno volto, perché ci sono un numero impressionante di scene in cui vengono riprese solo le gambe, tranciando di netto la testa e con essa il suo contenuto, in particolare per quanto riguarda le sorelle.



La figura del padre, sconquassante e orrenda, però, è niente in confronto a quella di Christina. Per qualche motivo è stata lei a colpirmi di più. Non per il fatto di vendere il suo corpo, cosa di cui mi importa poco, ma per quello che succede in casa. Non è nemmeno stato il fatto che si sia prestata ad una cosa così malata a infastidirmi, dio solo sa cosa sono disposte a fare certe persone per soldi. Ma infilarti a tua volta nel meccanismo di controllo e sfruttamento di chi non ha la possibilità di rendersi conto di cosa gli sta accadendo è folle e crudele.
Mi rendo conto che questa frase sia contorta per chi non abbia visto il film, ma a volte esprimere un concetto senza fare spoiler è complesso. Per farla semplice: avrebbe potuto limitarsi ad entrare in casa, fare sesso con il giovane, prendersi i soldi e tornare indietro. Non denunciare, tacere, accettare la realtà di quella famiglia per non perdere l'introito e finirla lì. Invece no, coglie la fragilità delle sorelle, della grande in particolare, e se approfitta a sua volta. Ma allora sei fetente.
Che poi immagino che nel mondo reale quello di Christina sia il personaggio più reale, perché in fondo si tratta di una che sfrutta le debolezze altrui e non so come mai ma la cosa non mi suona fantascientifica. Vederlo così, però, così subdolo e allo stesso tempo patinato, è stato un colpo basso.

Non scenderò a facili confronti con Miss Violence. Mi sento solo di dire questo: la ferita stavolta non è stata meno forte. È stata meno sporca, forse, ma Dogtooth si è aperto un varco nel cervello con la forza di un trapano, e mi ha lasciata inorridita e impotente.
Altri cinque o sei anni di terapia garantiti.

Quando siete in coda dalla psichiatra, però, e volete rinfrescarvi la memoria sul perché siete lì, qui il dvd del film:

Dogtooth [Blu-ray] [Edizione: Regno Unito]

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