Masters of Horror: Incubo mortale
Mari.
14:04
(Prima stagione, ottavo episodio)
Titolo originale: Cigarette burns
Regia: John Carpenter
Anno: 2005
Trailer:
Se una persona si accinge a leggere un
blog in cui parlo di cinema horror, ci sono ottime probabilità che
sappia il significato di 'Masters of horror'. Per chi invece non ne
sapesse nulla, tiro fuori la Mari maestrina e ne parlo un po'.
'Masters of horror' è un'iniziativa
nata dalla mente mica tanto stupida di Mick Garris. Il signor Garris
ha avuto l'idea di prendere i migliori registi di genere in
circolazione, dargli in mano 1,8 milioni di dollari e dirgli: 'Girami
un mediometraggio di 60 minuti a Vancouver. Per il resto, fai quello
che ti pare.' Ne sono uscite due stagioni di film, da 13 episodi
ciascuno, trasmessi dalla televisione americana.
Se devo parlarne, e figuriamoci se sto
zitta, devo partire dal migliore. Dal Maestro.
Cari amici non appasionati di film de
paura, se esiste un Master degno di tale nome, quello è John
Carpenter. Quel regista a cui gli altri guardano con timore
reverenziale (e vorrei ben vedere), quello a ci si stende il tappeto
rosso dell'ammirazione quando ci si accinge alla visione di un suo
lavoro. Big J.
Insomma, prendi il Sommo Regista, dagli
totale libertà di gestione e lui ti tira fuori 'Cigarette Burns'.
Trattasi della vicenda di Kirby
Sweetman gestore di un cinema che per rimpolpare gli introiti si
occupa anche di ricercare materiale raro per collezionisti esigenti.
Uno di questi collezionisti è il signor Bellinger, che assumerà
Kirby per la ricerca di 'La fin absolue du monde'. Non un film
qualsiasi, ma il film maledetto per eccellenza, proiettato solo una
volta e poi fatto distruggere, perchè la sua visione causò
attacchi di violenza inaudita tra gli spettatori. La ricerca però
porterà il protagonista a confrontarsi con molto più che un
semplice film.
La tematica, che già il Nostro aveva
sfruttato per Il seme della follia,
attizza. Le leggende sui film maledetti incuriosiscono, fanno molta
presa.
È
proprio la curiosità l'arma con cui Carpenter tiene gli spettatori
per tutta la visione di 'Incubo mortale' (Devo dire qualcosa sul
titolo italiano? Non ce n'è bisogno, vero?). Dal primo momento non
fai che pensare a cosa cavolo potrà mostrare di così tremendo 'La
fin absolue du monde' che Miike non abbia ancora mostrato. Va a
finire che non riesci a scollare gli occhi dallo schermo, il
crescendo di tensione si fa sentire, ma tu sei talmente impegnato a
capire che cosa piffero succede che te ne accorgi solo dopo.
Il
tutto con una dose di sangue non eccessiva. A parte alcune scene che,
davvero, una risata te la strappano. Ma ci sta, smorziamo un attimo
il clima che si sta facendo impegnativo.
Dialoghi
bellissimi, attori credibili (Bellinger è Udo OcchiImpressionanti
Kier, magnifico), musica adeguata (a opera del figlio di Big J,
Cody), fotografia minimalista, un metacinema non troppo sottile, una
cura per i dettagli e per le location che dimostrano, per l'ennesima
volta, che quando uno è Bravo non ha bisogno di nulla. Non gli serve
sfornare un film all'anno come pagnotte. Quando si smette di parlare
di lui, ecco che Carpenter torna, e lascia tutti senza fiato.
L'unica
cosa che non gli perdono è di aver chiamato il protagonista come un
Pokèmon.