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giovedì 13 febbraio 2014

I 5 film che un regista deve vedere prima di girare un film horror

10:56
A me le idee per questi post vengono in doccia.
Perchè in doccia io non canto, quindi ho tempo di pensare.
Anche stavolta, come nel primo post ideato mentre mi lavavo, si tratta di un argomento aperto, che possiamo incrementare con i vostri commenti e le vostre idee, che sono sempre benaccette e molto gradite.
Noterete l'assenza di Carpenter e Kubrik. Voluta, non preoccupatevi. Ho solo immaginato che una persona con la voglia di fare un film horror quantomeno La Cosa l'avesse visto.
Iniziamo!

1 - Un film a scelta, ma se li guardate tutti è tanto di guadagnato, di Ti West o Lucky McKee.






Dovete avere ben chiaro in mente il vostro obiettivo, cari registi novelli. Fare un buon film o la notorietà improvvisa? Siccome questo elenco è pensato per persone serie e non per manici di successo, la seconda opzione non è contemplata. The woman, o The house of the devil, i due esempi che vi ho messo sopra, sono quasi sconosciuti alla maggior parte delle persone che incontrate al cinema al sabato a vedere il nuovo film di Verdone. Eppure sono due film che fanno ben sperare per il futuro del genere. Azzardiamo a dire che sono semi capolavori?
Azzardiamo.
Ricordati, futuro regista, che carry on smiling and the world will smile with you*, tanto per fare una vergognosa citazione. Ma il succo è che se fai un buon lavoro prima o poi qualcuno si accorgerà del tuo talento.
E se non se ne accorgeranno le masse fa niente, se ne accorgeranno i blogger, e pare chiaro che i suddetti hanno certamente più rilevanza ai fini del giudizio.


2 - Hostel, di Eli Roth, 2005.


Ecco invece il sunto di tutto quello che NON dovete fare.
Non avete bisogno di grandi nomi (soprattutto non di Tarantino, non rischiate di fargli fare brutta figura) per farvi pubblicità, non vi servono tette vaganti e personaggi stupidi, non vi serve la violenza a tutti i costi, non vi servono i bambini malefici. Ma soprattutto, non vi servono queste cose tutte insieme. Scegliete il vostro obiettivo.
Volete i soldi?
Via ai nomi famosi in locandina e alle tette.
Volete i personaggi stupidi?
No, non li volete.
Volete la violenza?
Concentratevi su quella, ma fatelo bene. Con uno scopo.
I bambini malefici non sono male, in genere, ma devono essere diversi da quelli di Hostel.
Ma TUTTO INSIEME no, per nessuna ragione al mondo.

3 - E tu vivrai nel terrore: L'Aldilà, di Lucio Fulci, 1981.





Scontato, vero?
Ma un film di Fulci a scelta tra quelli della Trilogia della morte è imprescindibile, per due motivi soprattutto.
Il primo è che saper scrivere non è una conditio sine qua non. Chiariamo subito prima che fraintendiate e non sia mai. L'Aldilà è un film caotico, con una trama appena appena accennata, tanto bastava per tenere in piedi un film. E neppure gli attori erano tutti eccelsi, ecco. Ricordo ai gentili ascoltatori che quello che viene magnato dalle tarantole adesso conduce Elisir. Eppure, quanta paura fa. Con quei giochi di immagini, di colori scuri, poi chiari, e l'atmosfera, questo fare solo ed esclusivamente quello che al regista andava. Oltre le convenzioni, le abitudini del cinema italiano anni 80, Fulci aveva una passione e la rovesciava tutta in film così imcomprensibili, come se la conoscenza completa non ci fosse mai concessa. Perché la paura è un sentimento irrazionale, e come tale va presa e gestita, senza mettere tutti i tasselli a posto.
Il secondo motivo è che tutti quanti, io compresa, dovremmo volere più bene alla nostra Italia, che forse non vive un momento splendido, ma che ci ha regalato la grandezza, nel suo essere così bella e nel fare film horror che Hollywood levati.

4 - Session 9, di Brad Anderson, 2001.





Se siete al vostro primo lavoro è probabile che disponiate di ben poca pecunia. Ma guai al primo che sento che dice che questo è un problema. Session 9 è un gioiello low cost, ma gli esempi sono infiniti. Per non essere affatto scontata potrei anche raccontarvi di come ha fatto Raimi a girare La Casa con un paio di dollari in tasca e un paio di amici cretini. O di come Oren Peli ha sbattuto le porte di casa sua e ha girato un film discutibile, ma che ha avuto un successo incredibile. Oppure ancora del giorno in cui Neil Marshall ha trovato l'idea per The descent e ha creato uno dei film migliori degli ultimi anni.
I soldi non fanno la felicità.
Nemmeno quella dei cinefili.

5 - Il cigno nero, di Darren Aronofsky, 2010.





Io non so nemmeno scattare una fotografia senza farla mossa. Ma se avete in mente di fare un film dovreste avere una certa manualità con macchinari di sorta. Se cercate un uomo da cui copiare il modo di gestire le immagini, quello è sicuramente Darren Aronofsky, che in particolare in quest splendore di film distruggi-anima, gioca con lo spettatore, con la macchina, in una costante danza tra cò che è buono e ciò che non lo è. Riflessi nello specchio, il doppio visto in ogni suo aspetto. Nel contesto di un film praticamente perfetto, per scrittura e interpretazioni, una regia che sfiora il sublime è la ciliegina sulla torta, quel qualcosa in più che eleva Darren al ruolo di genio e me all'adorazione più totale.



*



lunedì 29 aprile 2013

Session 9, Brad Anderson

20:50

Titolo originale: Session 9

Anno: 2001

Durata: 100 min

Trailer:



Alzi la mano chi ha guardato il trailer e non ha cantato WHOOOOOOOOOOOAREYOUUU UHUH UHUH.

Il motivo principale per vedersi Session 9 è chiaramente il superyeah Caruso.
 
Che conferma la sua figaggine genetica interpretando qui Phil. Il sior Phil lavora per la ditta del sior Gordon, che vince l'appalto per l'opera di bonifica di un ex ospedale psichiatrico. L'atmosfera dei lavori non parte nel migliore dei modi, tra i colleghi i rapporti sono già logorati da questioni personali, dallo stress del lavoro e delle famiglie. La vicenda non finirà bene.

Il secondo motivo per vederlo è che è un filmone.
 
 

Si parte già con delle ottime premesse. Gli ospedali psichiatrici saranno anche stati usati fin troppo, ma il loro dovere lo fanno ancora, sono una tra i miei ambienti preferiti, hanno sempre qualcosa di affascinante. Questo, in particolare, è proprio bello. In secondo luogo, mi piacciono assai i film in cui tutto quanto ruota intorno a pochi attori. In questo caso, abbiamo solo 5 personaggi. I già citati Phil e Gordon, insieme ai colleghi Phil, Hank e Mike.
Di questi 5, non ce n'è stato uno che non mi sia piaciuto.

Ma la forza del film non sta solo nei nostri 5 eroi.

La cosa che rende Session 9 un Signor Film è che non mostra nulla. Si potrebbe tranquillamente dire che non succede niente. Eppure la noia non passa neanche per l'anticamera del cervello. Ma soprattutto, fa paura. Senza far vedere niente, e senza rivelare troppo.

C'è questa atmosfera strana, sai che qualcosa non va come dovrebbe, che non te la stanno raccontando giusta, ma non riesci mai bene ad afferrare cosa sia.

Qui è tutto minimal: pochi soldi, pochi attori, pochi luoghi, zero effetti speciali.

Eppure la sceneggiatura non crolla mai, perchè è minimal pure lei. Mai sguaiata, mai eccessiva. E finalmente si vede un film dove non necessariamente i personaggi sono tutti amici. Oh, lè, sdoganiamola sta cosa. Che tante volte la sfiga ti piglia anche quando sei con qualcuno che ti sta sulle balle.
 
 

Su due linee narrative parallele troviamo quindi la vicenda dei 5 operai e quella di Mary, una bambina paziente dell'ospedale, la cui storia ci viene narrata attraverso le registrazioni delle sue sedute psichiatriche. Mattonna, se è interessante.

Il tutto condito con non pochi riferimenti al mio sommo amore Shining.

Mi si conquista con poco.










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