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giovedì 29 settembre 2016

Streghe di Blair varie ed eventuali

18:42
Da quando il trono di Sfigheira mi è stato consegnato, me ne sono successe di tutti i colori.
Una su tutte: 
'Ah, quest anno faccio proprio la tessera del cinema, eh! Così risparmio e ci posso andare spesso!'
E quelli del cinema:
'Cosa dite, quei giganteschi e infiniti lavori li facciamo quest anno? Così niente di decente o anche solo accattivante verrà messo in tabellone?'
Fine.

Tutti state parlando del remake di The Blair Witch Project, che mi sarebbe piaciuto tanto vedere in sala. E io non ci posso andare.
Ergo, con fare risentito e conseguente pestata offesa di piedi per terra, eccomi qui, nell'amarezza di casa mia, a fare una minimaratona di streghe di Blair.

The Blair Witch Project (1999)


Tutto quello che sta 'dietro' al primo film della serie delle streghe di Blair mi piace da matti. L'idea, la quasi totale assenza di copione, i pochissimi soldi investiti, la strepitosa campagna marketing. Quando ne leggo in giro gongolo. Mi basta poco? Mi basta poco.
[Se non sapete di cosa sto parlando, eccovi serviti: il BWP parla di tre ragazzi che si avventurano nei boschi della fittizia cittadina di Burskittville, armati di un paio di telecamere, per realizzare un documentario sulle locali leggende a proposito di streghe, sparizioni di bambini, boschi infestati..]
Poi inizia il film, ed Heather inizia a parlare. Guardate, vi posso giurare che questo non inficia il mio giudizio sul film (a me BWP piace ed è sempre piaciuto, a partire dal titolo che amo), ma se non comunico per iscritto la mia ostilità verso questa DEFICIENTE rischio di esplodere. 
Gli errori sono umani. Sono entrati nel bosco, si sono persi, capita. Si sono persi seguendo le indicazioni di una tipa che si è detta convinta di sapere la strada giusta. Non ha minimamente preso in considerazione la possibilità di essersi sbagliata: lei sa la strada. L'errore è umano, ma se insisti allora ti meriti gli insulti in caps lock nei post degli sconosciuti su internet. Fin qui, potrei anche perdonarti, Heather. 
Poi, però, succede che Mike, in un momento di rabbia e sconforto, calcia via la cartina, e le loro possibilità di ritrovare la strada diminuiscono notevolmente. Idea geniale? No, ovviamente. Cosa fa Heather? Quella che, ricordiamo, non solo li ha condotti qui, ma ha anche contribuito attivamente al loro perdersi? Lo copre di insulti, urla, lo morde.
Allora sei pazza. Qual'è il tuo problema, bimba? Hai sbattuto la testa da piccola? 
Mike, ricordiamolo, è l'unico personaggio con reazioni umane fin dal principio. Ha paura, molta, è scoraggiato. Eppure riesce a difenderla quando Josh (anche lui giustamente incazzato nero) la aggredisce verbalmente ricordandole tutte le brillanti idee da lei avute nel corso del breve film. Poi la sento frignare che il film 'è l'unica cosa che le rimane' con quella detestabilissima voce che il doppiaggio italiano le ha donato e allora vorrei picchiarla. Ma picchiarla proprio forte. Il suo realizzare solo di fronte all'ovvio le sue responsabilità mi commuove tanto quanto mi aveva commosso quel coglioncello di Alexander Supertramp: per niente.
Aldilà del mio giudizio su Heather (che se mi conosceste sapreste essere applicabile ad un buon 80% delle persone che conosco), BWP è un bel film, di quelli in cui te la fai discretamente addosso pur vedendo poco e niente. È tutto buio e non ce ne dispiacciamo troppo. Non è tra i film che mi hanno sconvolta dalla paura, e non è nemmeno tra i miei preferiti, se vogliamo dircela. Però è un buon film, ogni tanto lo rivedo volentieri. E poi che i film finti amatoriali siano il mio feticcio è ormai cosa nota, e il mio guilty pleasure è nato da qui.

*Qua in mezzo ci andrebbe Blair Witch 2, che non ho alcuna intenzione di rivedere dopo essermi clamorosamente addormentata alla prima visione*

Blair Witch (2016)




Mi piace un sacco quando i remake/sequel sono così legati all'esistenza del primo film. Quando questo poi viene citato chiaramente scodinzolo allegramente.
L'introduzione quindi non può che piacermi: Heather, la deficiente di cui sopra, aveva un fratello minore. Questo, un po' ossessionato dalla sua scomparsa, parte con alcuni amici per tornare nel bosco di Burskittville e cercare nuove informazioni.
Che fai, non ce lo fai un documentario?
Ce lo fai, e speri che le giovini blogger di cinema della pauraccia non lo guardino subito dopo aver rivisto il tuo ispiratore. Perché se succede finisce che le blogger in questione a 35 minuti dall'inizio siano annoiate a morte, perché vedere ragazzi che camminano nei boschi e poco altro alla lunga può essere impegnativo.
Mi è piaciuta molto la tattica alla Lake Mungo: cosa che spaventa, sdrammatizzazione della stessa, poi la paura vera. Paura che effettivamente c'è, nella dimensione in cui un film con cose strane e indefinite che succedono nei boschi vi può fare paura. Sta anche un po' a sensibilità personale. Io, che sono piuttosto cagasotto, non mi sono sconvolta più di tanto, forse perchè le scene 'peggiori' erano state in parte rovinate dal trailer.
Stiracchiato il found footage, ma effetto mal di mare quasi scongiurato. Io, quantomeno, non l'ho sofferto.
Insomma, forse questa parte di post è piuttosto chiara anche nello 'stile': mi sono annoiata un po'. Ribadisco, BWP non è tra i miei preferiti della vita forever, però mi intrattiene con interesse fino alla fine, qua mi sono sentita meno coinvolta e meno spaventata.


Nei boschi, comunque, non prevedo di dormirci a breve. 

lunedì 3 dicembre 2012

Lovely Molly, Eduardo Sanchez

11:57

Titolo originale: Lovely Molly

Anno: 2011

Durata: 100 min.

Trailer:

 
 

Trama: Molly e Tim sono neosposi. Dopo il matrimonio decidono di tornare a vivere nella casa in cui Molly e sua sorella Hanna vivevano da piccole, con i genitori. Dopo il trasferimento, però, strani avvenimenti colpiscono la coppia, e tutto sembra legato alla scomparsa del padre di Molly, la quale, già indebolita da un passato turbolento, comincia a mostrare i primi segni di squilibrio.

Di primo impatto questo film ha due cose davvero belle: titolo e locandina.


 
Cerco informazioni in giro e leggo che c'è di mezzo il buon vecchio Satana. Ouch, io ho seri problemi con i film che lo riguardano, come ho detto qui. Però di solito un bel poster basta ad attirarmi verso il film, quindi mi sono detta che a 22 anni è ora di superare le proprie paure.

Quindi ci ho provato, ed ecco cosa ne penso di 'Lovely Molly'.

Inizia nel pieno dell'azione: Molly parla davanti ad una telecamera e ha l'intento di suicidarsi, ma si ferma sostenendo che un tale 'Lui' glielo avrebbe impedito. Apprezzatissimo come inizio, non mi piacciono le cose troppo prolisse. Naturalmente, per spiegare come si è arrivati a questo punto serve un salto temporale all'indietro, e ci ritroviamo al filmino delle nozze, al trasferimento nella casa di famiglia e gradualmente ai primi avvenimenti strani. (Quando c'è di mezzo il diavolo è tutto un tremore. Che Satana abbia il Parkinson?) La situazione si evolve in un graduale declino psicologico di Molly, che si vede coinvolta in situazioni che uno non augurerebbe nemmeno all'odioso inquilino del piano di sopra che ti fa gocciolare i vestiti sul balcone.

Il tutto girato con un mix tra regia di ordinaria amministrazione e video registrati dalla stessa Molly. E qui, piccola parentesi. Io i mockumetary li adoro. Anche se ultimamente ce ne sono tonnellate e sembra siano il nuovo escamotage per guadagnare di più, il mo amore è più forte. All'inizio del film però pensavo che non fosse necessario, che la trama non lo richiedesse. Per fortuna poi l'uso della telecamera viene giustificato. Ma comunque se ne poteva fare a meno. Avevi già dato la tua dose con The Blair Witch Project, Ed, era sufficiente. Chiusa parentesi.


 

Ci sono diverse cose molto belle nel film: prima di tutto Molly è interpretata da una bravissima Gretchen Lodge, che non conoscevo ma che ho apprezzato particolarmente. Tanto quanto ho apprezzato le ambientazioni, tutte belle cupe e scure, in netto contrasto con gli ambienti 'degli altri', quindi il luogo di lavoro, la casa della sorella..era come se anche con le luci si volesse comunicare l'oscurità che aleggiava nella casa dei genitori di Molly, e con una come me queste cose funzionano. I miei complimenti al signor direttore della fotografia.

La tensione c'era, spesso bella intensa, ma c'è anche da dire che quando ho guardato questo film ero tesa come un filo su cui si stendono le lenzuola, sempre per restare in tema panni stesi. La paura di avere paura mi ha fatto cogliere molta più tensione di quella che magari in realtà si percepisce se non si è la Mari. Per inciso, a me la voce (del papà? Di Satana?) che chiama Molly durante il film ha fatto paura.

Ad avermi inquietato poi, è la tristezza. Non so come questo sia possibile, ma è la prima volta che vedo una tristezza inquietante. I neosposi non sono i soliti adolescenti bellocci e dalle belle vite. Sono un camionista e un'addetta alle pulizie, persone normali, con normali problemi economici, l'assicurazione sanitaria che manca, Tim sempre assente ma che trova il tempo per farsi la vicina (ops, questo era un mezzo spoiler), la sorella non molto solida ma sempre più di Molly. .

Persone normali.

(Oddio, diciamo che Tim è normale e Molly lo era solo a inizio film.)

Normali, ma tristi. Hanno un rapporto inconcludente, il marito è stato costruito come l'uomo meno utile che si sia mai visto. Capisco che una moglie così non è che aiuti, ma fai del tuo meglio perdio. Fai qualcosa. Niente, lui assiste e non fa nulla. Urla un pochino. Ma vai a verze, eri più interessante quando eri in viaggio.


 

È interessante questo film, non mi viene termine migliore. Interessante perchè offre mille spunti di riflessione, mille domande, poche risposte e molto buio. Sembra quasi delicato, a tratti. O almeno, è delicato il modo in cui sono trattati i tanti (troppi?) grandi temi che vi troviamo. Partiamo dal lutto, poi troviamo il declino psicologico, la tossicodipendenza, la possessione demoniaca, la violenza domestica. Detto così sembra un gran minestrone, ma in realtà è tutto trattato con i guanti, tutto perfettamente legato e coeso, e il risultato è che 'Lovely Molly' non è diventato un polpettone. Il lato leggermente negativo è che tutto ciò porta un po' di lentezza, ma niente di insopportabile.

La questione 'possessione' non è sguaiata (e di questo io sono molto contenta). È accennata, percepibile, ma non esagerata. Quindi, sangue ce n'è, ma non a secchiate. Ma soprattutto, non c'è la paura facile. Quella da salti sulla sedia, per intenderci. Ci sono la tensione, la suspance, la sensazione che succederà qualcosa. E tutto ciò ti tiene chiaramente attaccato alla visione, più di quanto non facciano i salti sulla sedia di cui sopra.

Oddio come mi sto dilungando.

Sintesi: che film quasi sempre figo.

Sono quasi certa che in Italia non sia uscito.

E visto quello a cui siamo abituati ultimamente, la cosa non mi sorprende affatto.









 

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