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martedì 10 novembre 2015

Only lovers left alive

16:32
OCCHIO PERCHÈ VI DICO COME FINISCE

È Hiddleston mania, signori.
Prevedibilmente.
Dopo Crimson Peak la crush era inevitabile, perdonatemi. E poi lo so che i calori ce li avete tutte quante, per cui non guardatemi con quell'aria lì di giudizio che vi vedo.

Dopo avere visto anche Only lovers left alive, l'ultimo film di Jarmush, del 2013, ho capito con certezza l'arma con cui il buon Tom ci ha fregate tutte quante: gli occhi. No, non solo perché sono tanto belli, grazie tante. Perché li sa usare, il maledetto, e li sa usare in un modo che non lascia scampo ad anima viva. Il modo in cui guarda le donne di cui è innamorato rappresenta in pieno quello sguardo che tutte noi desideriamo ci sia rivolto. Che poi sti occhi siano anche incorniciati da uno dei più bei visi dell'industria cinematografica moderna è solo un punto in più, ma non è quello centrale. O quest uomo è davvero molto innamorato anche nella vita reale (e allora, chiunque tu sia, o donna fortunata, a te vanno i miei più sinceri complimenti), oppure è un attore grandioso. La seconda la dò per certa.


Questa volta il suo sguardo è rivolto a Eve, una sempre divina Tilda Swinton. Sono due vampiri, sposati, che vivono a distanza. Si riuniscono a causa della fragilità di lui, che lo porta ad avere desideri suicidi. Si unirà a loro Ava, sorella di Eve, che porterà notevole scompiglio.

Mi tocca ripetermi, mi ci costringete: date ad un film horror (definizione un pochino vaga per questa volta, ma passatemela, dai) una storia d'amore e vi scompiglierà le viscere come nessuna commedia romantica sa fare. Anche quando è estenuantemente lenta come questa.

Raghi, guardare Only lovers left alive è difficile, perché si prende tutta la tua concentrazione per due ore e se solo lo guardi un po' più alla buona ti rompi le palle e buonanotte al secchio. Ma se ti annoi rischi di perderti una bellezza incredibile. Una fotografia così cupa, luoghi così belli (ho una passione per i paesi arabi e tutti i miei amici leggeranno questa frase e ricorderanno quanto gli rompo i cosiddetti perché voglio andare a Istanbul), sguardi così coinvolti, corpi che non possono stare separati.
Non so il motivo per cui i due vivessero separati ad inizio pellicola, ma quando si rivedono è una botta di intensità non indifferente. Dal momento in cui lei si precipita a Detroit per correre in soccorso di Adam i loro corpi non sono quasi mai completamente separati. Gambe accavallate, corpi intrecciati, mani cercate. È incantevole starli a guardare, è poetico vedere lei sempre alla ricerca della voce di lui, anche solo per farsi raccontare storie che già si conoscono a memoria. Così come è gratificante vedere lui cambiare espressione dal momento in cui lei varca la soglia, vederlo rinascere solo perché lei gli gira intorno.



Sono due personaggi pieni di carisma (lo so che è una parola che uso sempre, scusatemi, non ho un vocabolario particolarmente vasto), eppure opposti: Adam affranto, ha perso ogni speranza, ogni fonte di gioia, niente lo appaga abbastanza da fargli desiderare di vivere ancora, almeno fino a che non torna lei. Eve, invece, affettuosa e dolcissima, riesce ancora, dopo secoli, a godere delle piccole cose, di una partita a scacchi, di un ballo insieme a lui, di un libro. È forte il contrasto con lui, che invece non riesce più a trarre soddisfazione nemmeno dalla musica.Mentre lei poi si tiene al passo con i tempi, quasi fosse affascinata da quello che gli uomini possono creare (ha uno smartphone, i suoi vestiti sono alla moda - espressione che odio - rispetta le tradizioni di Paesi diversi dal suo . . .), lui è ostile. Ha la possibilità economica di comprarsi a sua volta un telefono con cui la comunicazione con l'amata sarebbe più semplice, invece ricorre a bizzarri sistemi immagino di sua creazione pur di non riconoscere che anche gli zombie (noi umani) possono fare qualcosa di buono. L'unico zombie accettato è Ian, il che mi fa un po' arrabbiare, perché è troppo comodo che l'unico che ti piaccia sia quello che fa tutto quello che vuoi senza troppe domande rognose, caro il mio Tom. Vive costantemente nel passato, nemmeno si compra uno stetoscopio nuovo, eppure parlare di persone o eventi che non ci sono più sembra gli costi fatica. Come se niente del nostro tempo possa prendere il posto di quello che abbiamo perso, come se per l'umanità non ci fosse più speranza. Eppure, quando alla fine sono costretti ad uccidere dei giovani per nutrirsi, ritorna a fare i grandi discorsi colti di cui è capace. Come se volesse innalzarsi, o purificare l'atto che sta per compiere. Chissà se questo ha un senso o sono le follie di una che non ha capito il film.

Io, nell'umanità, ancora ci credo. Fino a che ci saranno le canzoni di Leonard Cohen, fino a che gireranno film così intensi, fino a quando giovani ricercatori lavoreranno sottopagati solo per portare avanti un ideale, io ho fiducia. Il talento e i valori mi fanno credere nell'uomo, talmente tanto da farmi passare quasi sotto gamba i 100000 che dovevano essere a Bologna nei sogni di Salvini. Ci credo davvero, eppure il film di Jarmush mi è piaciuto un sacco.

lunedì 2 novembre 2015

Crimson Peak

14:46
POTREI ESSERMI LASCIATA SCAPPARE QUALCHE SPOILER.


COSA VOLEVO
'Oddio un film nuovo di Del Toro! Oddioddioddio.'
'Uh, i fantaaaaaaaaaaaaasmi!'
'TOM HIDDLESTON! Stringimi la mano, Guillè, che ti voglio ancora più bene.'
'Oddioddioddioddioddioddio'
'Epoca vittoriaaaaaaaaaaaanaaaaaaaaaaaaaaaa'
'Ah, ma c'è anche la Chastain, sei proprio un omone intelligente, che bella testa che hai'
'<3<3<3'
'Ma tu vuoi proprio che io muoia, dimmelo che lo vuoi, io non reggo a tanto splendore, io sverrò in sala, il mio cuore non può sopportare questa attesa,ma chi me lo dà il coraggio, ma con che forza posso vivere fino all'uscita'

Questi, in ordine cronologico più o meno corretto, sono i pensieri che hanno attraversato la mia mente dal momento in cui Crimson Peak è stato annunciato, più o meno sei ere geologiche fa. Almeno questo mi sono sembrate.
Tanto ero concentrata sul nuovo film di Del Toro che la settimana scorsa ho sbagliato a comprare il latte per il bar dove lavoro.

Ogni minimo aspetto di quanto ci era strato mostrato del film sembrava cucito addosso alle mie preferenze: attori, location, storia, regista, epoca, ogni cosa mi faceva battere il cuore dall'impazienza. Mai nella vita mi era capitato di incontrare una pellicola che mettesse insieme così tante delle cose che amo, per cui le mie non erano nemmeno aspettative, erano proprio certezze.

Nell'ordine, mi aspettavo: un gran bel film, raccontato con tono incantevole, con quel modo di raccontare ogni storia come se fosse una favola, con quello sguardo sui personaggi che te li rende indimenticabili. Dei colori incredibili e immagini mozzafiato perché Del Toro mi ha abituata molto bene, non posso scendere a compromessi che mi portino ad accettare una qualità visiva minore di quella a cui lui stesso mi ha fatta affezionare. Fantasmi, tanti, rumorosi e se possibile vecchio stile, un po' poltergeist: scricchiolii, rumori sibilanti, porte che si aprono da sole, volevo sentire i peletti della nuca alzarsi in modo talmente lento da farti impazzire, roba da picchiettarsi il coppino fino a farlo sobbollire. Romanticismo vittoriano, un po' janeaustiano, di quelli in cui il sentimento nasce da lontano, delicatamente, molto molto più dolcemente che non tramite Whatsapp.


COSA HO AVUTO

Tutto tutto tutto quello che volevo.
Per davvero.
È quasi surreale, una sensazione straniante per chi non ci è abituato. Ho visto tanti film che ho amato, ma per la prima volta ho provato cosa significa quando ogni tuo desiderio viene soddisfatto. Del Toro ha compreso esattamente cosa amo, perché probabilmente è quello che ama anche lui, non so spiegarmi altrimenti questo mix perfetto di mie grandi passioni. Ci sono certe inquadrature che parevano finte, dei quadri, dei dipinti impressionisti. Questa villa incredibile immersa nel nulla, circondata solo di chiara e finissima nebbiolina, con l'argilla cremisi che pian piano emerge, fino a ricoprire completamente il terreno intorno alla casa, mi hanno rubato il cuore. All'interno, poi, mi ha fregato con i colori. Mi aspettavo toni molto caldi, a fare quel contrasto con il bianco che tanto mi rende felice, tonnellate di rosso, un bel marrone intenso. Ci sono, non preoccupatevi. Ma mi ha fregato, il mio amorone, mettendoci degli elegantissimi quanto inaspettati tocchi di quello che è da sempre il mio colore preferito: l'ottanio. Intere gigantesche pareti di un blu petrolio incantevole, per non parlare di quella coperta che ancora sogno la notte.
Lo sapevo che le immagini sarebbero state uno dei punti di forza, ci avrei scommesso le dita dei piedi, perché io nella testa ho i modi per pressare il caffè o la quantità di gelato da mettere in un cono da 2,30, lui ha vallate di fiori, tavolozze di colori, struggenti primi piani di donne sofferenti. E cosa ti aspetti da una mente così? Nient'altro che bellezza, nella sua concezione più poetica.
D'altro canto, nemmeno la storia mi ha deluso. Non che lo temessi, ma insomma, va specificato. Parliamo di Edith, giovane aspirante scrittrice di Buffalo, che anziché sposarsi con il bravo medico di famiglia che le sbava copiosamente dietro da tempo immemore si piglia una sbandata senza precedenti per sir Thomas Sharpe, con il quale finisce per sposarsi dopo la prematura e violenta dipartita del padre di lei. Dopo le nozze i due si trasferiranno nella proprietà del baronetto, villa fatiscente emblema del fallimento della loro famiglia. Non vivranno soli, a dividere con loro l'incantevole Allerdale Hall sarà Lucille, sorella di Thomas.
Lucille e Thomas sono la bomba pronta ad esplodere, la tensione tra i due è talmente papabile che avevo quasi paura di spezzarla solo respirando. E sono due mostri, un Hiddleston bello da far soggezione e una Chastain con quel viso lì che non so cosa possa avere fatto sta stronza per meritarselo. Chiudete gli occhi, immaginateveli vestiti con splendidi abiti vittoriani. Immaginateli scambiarsi sguardi di un'intensità rara, immaginate gli occhi di lui guardare la Wasicosa e realizzare che ne è innamorato, figuratevi nella mente due paia di occhi che trasudano erotismo e sensualità. Due bellezze raffinatissime, e tanto basterebbe ad elevarli al rango di divinità.
Poi recitano.
E allora capisci che la sopracitata definizione mica è sufficiente.
Un crescendo emozionantissimo che culmina con un braccio teso, e un dito rosso e morto dritto ad indicare la stanza in cui si consuma la vergogna.
Chiamiamola vergogna, perché ai nostri occhi è tale.
Ai loro è amore.
Folle, malato, irrazionale, di quelli che ti marciscono dentro, di quelli che ti uccidono. O che ti fanno uccidere. Di quelli a cui non sopravvivi.
Solo in mani dorate come quelle del messicano potevano prendere un sentimento così, e trasformarlo in un film che è quasi poesia. Che è talmente completo, raffinato e commovente che ti ribadisce due volte che 'i fantasmi esistono' e tu non dubiti nemmeno per un istante che sia così.


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