giovedì 15 marzo 2018

The book of life

14:29
Quando Coco ha fatto la sua comparsa in tutto il mondo, qualcosina mi si era acceso nel retro della mente.
Siccome, però, la mia memoria fatica a mettere a fuoco anche cosa ho mangiato ieri, ho lasciato perdere la faccenda e me ne sono dimenticata.
Qualcuno, poi, mi ha ricordato The book of life.
Anno 2014, ambientazione messicana, ma soprattutto: prodotto da Guillermo del Toro.
Era giunta l'ora di vederlo, superando la mia naturale lontananza dall'animazione.


Un gruppo di ragazzini scalmanati va in gita al museo. La classica e noiosa guida del museo, però, viene sostituita da una collega ben più simpatica, che accompagna i ragazzi in un lato nascosto del museo, tutto dedicato al Messico. Qui racconta loro la storia di Joaquin e Manolo, due amici che si contendono il cuore della bella Maria. Il loro destino viene manomesso da una scommessa tra La Muerte e Xibalba.

Non posso fare paragoni con il film Pixar, che non ho visto.
The book of life, però, è un tripudio di gioia.

In mezzo ai colori del Giorno dei Morti, alla colonna sonora travolgente fatta solo di cover adattate (c'è I will wait dei Mumford e non ho pianto solo per non perdere alcun fotogramma), all'avventura che supera la vita e la morte, ci sta la più semplice e genuina delle storie d'amore.
Maria da bambina viene allontanata dalla città di San Angel per colpa della sua condotta ribelle, ed è costretta a salutare i suoi amici. L'amore che loro provano per lei, però, supera il tempo e la distanza, e si fa trovare immutato quando, anni dopo, i tre vengono finalmente riuniti, ormai adulti.

Maria, dal canto suo, non li delude: è cresciuta per diventare una donna fortissima. Colta, appassionata di sport, brillante, senza paura, con il carattere frizzante che la caratterizzava da bambina. Non accetta consigli 'da signorina', non si piega a quello che la città si aspetta da lei, non sente nemmeno le chiacchiere gelose. Trascina da un lato all'altro la sua coda di capelli immensa (lo capisco bene baby, ti ammiro tantissimo per l'assenza di emicrania) e il suo maiale priva di vanità ed estri da donnina per bene. Questa usa la spada meglio di suo padre, il generale.
Joaquin e Manolo, chiaramente, sono inebetiti dall'amore.
Uno con la sua forza imbattibile e il suo curriculum da combattente feroce, l'altro con un talento di cui gli importa poco, quello da torero, e con una passione enorme per la musica.
Li unisce un'amicizia che non si è mai scalfita nonostante la rivalità, un'amicizia così forte e sentita da portare al sacrificio più grande, o al presunto tale.
Famiglie intere vengono coinvolte nella conquista di Maria, vive o morte che esse siano, presenti davvero o solo nel ricordo.

La forza del film sta tutta qua: si parla di sentimenti in un modo così genuino, fresco, quasi d'altri tempi, da lasciare inevitabilmente una piccola traccia sul cuore. L'amicizia fraterna, l'amore di famiglie che devono lasciar andare le proprie aspettative per il bene dei propri cari, l'amore come sogno, immaginazione, ricordo, e soprattutto come lotta insieme contro le cose brutte del mondo.

Un tesorino di film, colorato e rumoroso, pieno di sentimenti magnifici che non si prendono mai troppo sul serio, lotta armata e candele volanti, labirinti in movimento e maialini in fuga.
Una coccola per le giornate no, e una certezze per quelle sì.
Chi se lo aspettava?
Ah, sì.
Del Toro.

giovedì 8 marzo 2018

#leimeritaspazio: Kathryn Bigelow

16:02
Stavo guardando Zero Dark Thirty quando ho deciso che avrei provato a scrivere uno dei #leimeritaspazio su Kathryn Bigelow. A pochi minuti dall'inizio ho pensato che davvero non poteva stare mostrando quello che stava mostrando.
Lei, invece, che non si caca sotto come me, lo stava mostrando eccome.


C'è una precisa categoria di uomini che vi vado a descrivere. So che a metà descrizione avrete presente nomi, facce, partiti votati, vestiti. Sono una categoria molto ben definita.
Non si sentono affatto maschilisti, anzi in giornate come quella di oggi ci tengono sempre a dire che senza le donne il mondo farebbe schifo. (Poi un giorno gli spieghiamo che senza donne l'umanità non esisterebbe nemmeno, ma con calma.) Ci amano tanto che ci vogliono proteggere, siamo le loro donne e siamo tutte bellissimee!!1! Le amano proprio le donne, loro, non resistono a guardare il culo perché siamo troppo belle, non resistono alla battuta, siamo davvero irresistibili.
Sono stata abbastanza descrittiva?

Ecco, mettiamo un paio di quegli uomini lì di fronte alla Bigelow.
Noterebbero in primo luogo che è gnocca. Come dargli torto? Splendida.
Poi dovremmo dire loro che la signora fa la regista, e già noteremo sui loro volti un mezzo sorrisino. Che brava donnina, con le sue passioni, nel tempo libero tra una stirata e l'altra si diverte così, facciamoglielo fare.
Infine, poi, dovremmo anche raccontare loro che la signora fa film d'azione, thriller, horror, di guerra.
E loro inizierebbero a ridere, tenersi la pancia! Ma come di guerra? Ahahahahahah, dai quelle robe qua lasciale fare a noi che non sai neanche cosa sia un fucile, dai, bellezza.

Allora, la dea Bigelow scenderà su di loro con la crudeltà propria delle divinità e imporrà loro la visione di Zero Dark Thirty. Loro, se non saranno caduti sotto il peso dell'umiliazione, dovranno cadere sotto la violenza di quello che stanno vedendo.
Lei sorriderà, mormorando tra sè e sè:
'Bambini miei, non avete ancora visto niente.'

Se Point break non fosse stato sufficiente a convincermi che la tizia in foto era Grandissima, negli scorsi tre giorni mi sono sottoposta ad una specie di cura Ludovico, guardandomi in fila i suoi ultimi tre film più Il mistero dell'acqua. Non mi sento benissimo, oggi.
La Bigelow ha un coraggio immenso nel portare sullo schermo realtà che conosciamo bene ma che ci rifiutiamo di guardare, perché voltare la testa dall'altra parte non solo ci fa vivere meglio, ma ci consente di guardarci allo specchio la mattina. Nelle cose brutte e difficili del mondo, invece, lei ci si è buttata di testa, ignorando volutamente chiunque ci voglia dolci, tenere e delicate.
Fa i cinemi brutti e cattivi, la Bigelow.
Ci sono le torture le botte le umiliazioni il sangue i poliziotti infami i vandali gli scandali i fucili le bombe i criminali i vampiri.
Tutto da leggersi così, di fila, senza fiato.
Questo è l'effetto di un suo film. Una battaglia generalmente lunghissima da cui si esce annientati, ma mai stanchi. L'adrenalina è sempre tanta e tale da bloccare il tempo. E siccome per me non esiste arte senza cuore, è giusto ricordare quanto il cuore sia onnipresente nei suoi film, mascherato da legami di famiglie surrogate (tanto i surfisti quanto l'esercito, per non parlare della sua squadra di vampiri), da dettagli di trama, da scene improvvisamente rallentate che colpiscono come mine dritte sull'anima.

In un mondo in cui dietro la camera ci possono stare solo gli uomini perché solo loro hanno speranza di essere presi sul serio, la Bigelow ha combattuto una vita intera contro il pregiudizio verso le registe donne. Ha girato scene d'azione dal paracadute, scene di devastante tortura, scene di navi in tempesta, scene di bombe disinnescate, fino a che anche la critica più ottusa si è accorta che davanti aveva una disposta a tutto. Una con il coraggio di fare solo e sempre ciò che le pare, una con tante cose da dire e un cervello incredibile per dirle magnificamente.
Ci hanno messo intorno ai 25 anni a capire chi avevano davanti e quell'Oscar che finalmente si è portata a casa nel 2010, prima donna nella storia del premio, non le è stato concesso.
Se lo è andata a prendere.


lunedì 5 marzo 2018

#leimeritaspazio: Mary Shelley

17:59
Singularly bold, somewhat imperious and active of mind.

L'11 marzo Frankenstein compirà 200 anni. Non potevo che iniziare questa settimana femminista parlando di lei, la donna che ha portato la Creatura nel mondo e ci ha regalato una delle icone più popolari di sempre.


Mary nasce Wollstonecraft Godwin.
Se conoscete un nome più figo di così fatevi pure avanti.
Wollstonecraft era il cognome della madre, una donna che ebbe un ruolo storico da nulla: fu una delle femministe più importanti della storia di Londra, con diversi saggi pubblicati e un ruolo fondamentale nella determinazione dell'uguaglianza tra uomini e donne. Uno, in particolare, sull'educazione delle figlie femmine. Siamo nel millesettecento.
Donne così è difficile sposino dei minorati, infatti il padre di Mary era un filosofo dalle idee piuttosto avanguardistiche.
La vita di Mary fu scandalosa già prima di iniziare: la madre rimase incinta fuori dal matrimonio. Lei e Godwin si sposarono giusto per tutelare la figlia dalla società malpensante. Fu cresciuta dal padre e dalla seconda moglie, insieme ad una serie di fratelli dai genitori variabili. Una famiglia allargata nel senso più classico del termine, solo duecento anni prima del previsto.

Mary, quindi, non è certo cresciuta in un ambiente bigotto e conservatore.
Non sorprende, quindi, che abbia continuato sulla stessa strada. Come si dice, la mela non cade mai lontano dalla sua pianta. A sedici anni, infatti, si innamora di un uomo sposato. Non abbiamo comprensione (io per prima, chi è senza peccato, eccetera eccetera) di una cosa simile ora, figuriamoci duecento anni fa.
Nella sua vita arriva Percy Bysshe Shelley, poeta.
L'amore tra i due viene contrastato dal padre di lei, e gli amanti ne sono talmente scossi, talmente provati...che caricano due stracci e se ne vanno in Italia. Nel dubbio, si portano pure la sorella di lei, con tanti cari saluti all'opposizione paterna.
Senza Shelley, forse non avremmo Frankenstein oggi, perché è l'incontro con lui che conduce Mary alla celeberrima e celebratissima sera di Ginevra.
Celeberrima e celebratissima ma ne parliamo comunque, perché magari esiste ancora qualcuno sulla faccia della Terra che non conosce le origini di Frankenstein.

Siamo in Svizzera, sul lago Lemano, in una casa affittata dal mad, bad and dangerous to know Lord Byron. Quella del 1816 è un'estataccia: allora non lo sapevano ancora, ma un'eruzione sull'Oceano Indiano aveva scombussolato tutto il clima dell'anno e faceva un freddo cane. Morale della favola: quattro penne brillantissime sono chiuse in una casa tutte insieme e devono ammazzare il tempo.
Scelta terminologica non casuale, perché i quattro si accordano e decidono di scrivere storie di fantasmi.
Mary prende la faccenda sul serio: ci mette due anni, ma quando finisce sbaraglia la concorrenza.
Bello eh, Il vampiro di Polidori, caposaldo della narrativa dell'orrore. Ma la signorina, all'epoca appena diciottenne, ha cambiato direttamente la storia, della narrativa dell'orrore. Siamo nel 2018 e in lavorazione c'è un nuovo Bride of Frankenstein.
L'unica donna 'in gara', quindi, anzichè ricamare sottane e merletti, ha cucito braccia e gambe di cadaveri insieme, per ricostruire, da lì in avanti, un genere intero. Avrebbe potuto lasciar giocare gli uomini con l'orrore, che non è certo faccenda da signorine, ma lei ha usato il carico da mille, e li ha annientati: cadaveri dissotterrati e fatti a pezzi, creature nate dalla follia umana e, infine, una tragedia immensa.
Quella del mostro di Frankenstein è, infatti, una storia straziante, una tragedia dolorosissima in cui il solo ego umano è stato in grado di causare non altro che sofferenza. Io ogni volta ci lascio anche le lacrime che non ho, di fronte a questo gigante che non ha chiesto altro che amore. E, a dirla tutta, anche di fronte al suo creatore, che si è lasciato scappare di mano una situazione più grande di lui. Sarebbe stato facile puntarla solo sull'estremismo del gesto, ma Mary ha scelto la strada più difficile e ha creato un romanzo con un sottotesto immenso, con infiniti piani di lettura e altrettanti punti che varrebbe la pena approfondire.

Ma quindi, perché #leimeritaspazio? L'autrice del più grande gotico di sempre non è certo sconosciuta, verrebbe da pensare.
Non è andato tutto sempre bene, alla vecchia Mary, però.
Il romanzo è stato pubblicato per la prima volta anonimo, si dice che Mary temesse addirittura che per colpa della sua creazione le potessero venire tolti i figli. Per un po' si è vociferato che il romanzo fosse del marito, che ne aveva scritto una prefazione, e lei non ha fatto nulla, almeno all'inizio, per smentire questa voce. Il merito se lo è preso solo con l'edizione del '22. Nella versione pubblicata nel 1831, poi, ha dovuto scrivere una prefazione in cui giustificarsi. Ma come, una donnina così giovane che fa pensieri così osceni? Così indicibili? le chiedevano.
E lei, allora, privandosi di ogni merito, scriveva che non aveva colpe, la storia le era venuta in sogno così e lei l'aveva solo trascritta.
Oggi, allora, in questo spaziettino sull'internet, le lascio tutto lo spazio del mondo, a lei che, del mondo, è stata una delle più grandi.

mercoledì 28 febbraio 2018

#leimeritaspazio: un'introduzione

15:44
All'inizio dell'anno Bossy, il sito sulla parità di cui vi parlo molto spesso, ha lanciato l'hashtag #leimeritaspazio.
A questo link l'articolo nel quale spiegano l'iniziativa.
Non potevo tirarmi indietro.

L'immagine, ovviamente, è di Bossy
La prossima settimana, quindi, qui nella Repubblica di Redrumia parliamo di donne.
A modo mio, ovviamente, quindi ci saranno donne del cinema e della letteratura, mentre su facebook, nella rubrica #unacanzonealgiorno ci mettiamo anche le cantanti, per non fare torto a nessuno.
Il mondo è pieno di storie di donne straordinarie, che magari hanno anche fatto cose di ben altra rilevanza rispetto magari ad un film o ad un libro.
Ma questo è quello di cui ci occupiamo qui, quindi nella settimana della Giornata Internazionale della Donna parliamo di donne dell'arte, in una specie di Storie della buonanotte per bambine ribelli in pieno stile Redrumiano.
Sangue, maciullamenti e orrore sono in arrivo.
Prendete i popcorn.

martedì 27 febbraio 2018

Oscar 2018: le speranze di un cuore agitato

14:19
Una volta UNA che la mia persona preferita del cinema è candidata a qualcosa di superciccione, ecco che l'annata si rivela una delle migliori delle ultime edizioni, presentando in gara una serie di titoli davvero enormi.
Apriamo quindi questo film con una premessa: sono priva di ogni oggettività, per quanto mi riguarda va tutto a del Toro. Anche quello a cui non è candidato. Anche il corto d'animazione. Anche il documentario.
Un solo, enorme, Oscar in groppa a Guillermo del Toro e tutti a casa, ciao. Al posto dello show, una proiezione speciale di The Shape of Water.



Siccome però ci sono stati davvero tantissimi bei film, mi piacerebbe parlarne un po' di più, imponendo come sempre la mia non richiesta opinione. Non su tutte le categorie, ma quasi.
Questo post finirà per essere la mia ennesima sviolinata su The Shape of Water?
Può essere.
Mi tratterrò per questa consapevolezza?
Mmmh.


Miglior Film


Che annata magnifica.
Di questa sfilza gli unici a non avermi soddisfatto sono stati Call me by your name e Lady Bird. (miglior film? Lady Bird? Ma seri?). Ho amato moltissimo tutti gli altri, e se ci sono state annate in cui per me è stato più facile prevedere la scelta dell'Academy, quest anno davvero non lo so.
So solo che Spielberg mi ha commosso più di (quasi) tutti gli altri e che Darkest hour mi ha rapita e che Three Billboards è stato peggio di una palata sul muso.
Lo sapete, però, a chi vorrei andasse il premio.

Miglior Regia



Mi piacerebbe poterla argomentare, questa.
Potremmo dire che Phantom Thread è magnifico, e che Dunkirk per me altrettanto.
Ma è l'anno di Del Toro. Potrebbe perdere tutti gli altri dodici, e ne soffrirei un pochino, ma questa è la volta buona. Questo è l'anno della consacrazione, dello spettacolo, dell'innalzamento del mio cuorone al registro dei Grandi.
Non sono nemmeno aperta a discussioni.

Miglior Attore Protagonista



Io sono qui che penso a come Daniel Day-Lewis se lo sia chiamato dichiarando che Phantom Thread è il suo ultimo lavoro, e non riesco a smettere di pensare che, per quanto sia davvero bravissimo, a me quella nomination a Gary Oldman fa battere il cuore.
Vi ricordo che il mio mondo e la mia immaginazione ruotano intorno ad Harry Potter. Quando ho visto, mesi fa, il primo trailer, e ho visto il mio Sirius (uno dei casi di casting migliori della saga) trasformarsi nell'amato Winston Churchill, avrei suonato la vuvuzela in sala. Lui non mi ha delusa, è stato immenso. Tifo per te, vecchio mio, per i tuoi occhi brillanti e per il tuo lavoro perfetto.

Miglior Attrice Protagonista



Quando sono uscita dalla sala dopo avere visto Tre manifesti ho pensato che Sally Hawkins avrebbe dovuto fare qualcosa di gigante per strappare l'Oscar alla McDormand.
Ora, io amo la McDormand, è na matta che non si riesce a contenerla, è stata gigantesca e se lo merita come poche altre persone nella storia del mondo.
Ma Sally Hawkins....quanto può essere stata brava?
Il momento in cui parlando con i suoi gesti manda a fare in culo Michael Meraviglia Shannon è bel lis si mo, perché lo sguardo della Hawkins, lì in particolare ma in realtà per tutto il film, è micidiale. Non ha la parola, ma usa tutto il resto di sè per regalarci una Elisa di una dolcezza senza precedenti ma mai naive. Il momento in cui, altro esempio, usa tutto il corpo per convincere l'amico Giles che salvare la creatura è fondamentale e potente, e mai per un secondo si avverte in lei come personaggio e nella Hawkins come attrice la mancanza della comunicazione verbale.
Sono solo molto dispiaciuta che in mezzo a queste due interpretazioni leggendarie si sia piazzata Margot Robbie. Se fosse capitata in un altro anno sarebbe stata sicuramente una potenziale vincitrice, perché in I, Tonya è stata davvero eccellente. Il film è molto, molto carino in generale, peccato sia finito in un'annata senza pietà.

Miglior Attore Non Protagonista



Scrivo prima di avere visto All the money in the world, e anche se ho letto dell'interpretazione di Plummer come di un qualcosa di surreale, io voto Sam Rockwell. Bravissimo Harrelson, adorabile Jenkins, Dafoe è una certezza che non devo certo celebrare io, ma non posso non tifare Rockwell, sto esaurendo gli aggettivi ma anche di lui direi immenso, magistrale, eccellente, bravissimo.

Miglior Attrice Non Protagonista



Se in una qualsiasi nomination a qualsiasi cosa uno dei nomi è Octavia Spencer io voto Octavia Spencer. Punto.
Menzione d'onore, però, per Mary J. Blige, che in Mudbound è stata magnifica, inserita in un film pesante come una sassata e davvero, davvero memorabile. Ho pensato a Mudbound per molto tempo dopo averlo visto e una delle scene che più mi è tornata in mente è uno specifico sguardo che il personaggio della Blige rivolge al figlio Ronsel. Inaspettatamente bravissima.

Miglior Sceneggiatura Originale



Confermo la mia perplessità su Lady Bird. A parte ciò, che sia la categoria in cui Get Out si porterà a casa qualcosa? Tiferei per lui, se in alto a destra non ci fosse quel signore lì. Certo, mi mette in crisi anche Tre manifesti.
Faccio schifo a fare ste cose, perché mai mi ci sono messa?
Non so prendere decisioni.

Migliori Costumi



Phantom Thread, non c'è gara.
Se vince Beauty and the beast sarò molto, molto delusa. Molto. Delusa.
Minaccia a vuoto perché non farò altro che guardare lo schermo con il broncio, ma tant'è.

Miglior Scenografia



Miseria che lotta.
Lo voglio dare a tutti quanti, uno a testa per non scontentare nessuno.
Ne dico uno? Ne dico uno.
Blade Runner 2049.

Migliori Effetti Speciali



Eccolo qua, un altro di quelli facili.
Posso tifare per Star Wars che vi ricordo ho amato molto e che spero si porti a casa una cosina in nome del bene che gli voglio? Con il mostro di Villeneuve in gara è impegnativo, ma lasciate che il mio cuore speri.
I pronostici ragionati e consapevoli non fanno per me a quanto pare.

Miglior Fotografia



Questa selezione è la prova provata che questa annata per GDT sia sfortunata. Guarda che magnificenza.
Però continuo a tifare per lui, non sono capace di alcuna obiettività. Sono disposta però ad accettare Blade Runner e ad ogni premio che vincerà farò una violenta e crudele spernacchiata a chi 'Non sarà mai come il primo!'.
Lancerò spernacchiando un segnale forte.

Miglior Montaggio



Io qua, oltre ad ogni mia aspettativa, voto Baby Driver.
Non so che dire, mi è piaciuto in una maniera esagerata, al minuto tre ero rapita e Baby ancora non mi ha lasciata. Che figata immensa. Che tripudio. Edgar Wright, ti mando baci appassionati a distanza.


Edit
Di questi giorni la polemica su un presunto plagio di cui si sarebbe macchiato GDT nei confronti di una storia scritta negli anni '60 e poi trasformata in un paio di trasposizioni.
Ora, GDT e la Fox negano il plagio, e puzza un po' di marcio l'accusa lanciata giusto prima degli Oscar quando il film gira da un po'. Questo articolo de Il Post riassume bene (come sempre) la vicenda e giunge alle mie stesse conclusioni.
Il film, tra l'altro, è talmente tanto del Toro che trasuda la sua poetica in ogni singola inquadratura. Io sono chiaramente di parte, è diventato prepotentemente uno dei miei film preferiti, ma qualunque sia la sua posizione e la sua parte di colpa, questo non gli toglie un minimo di magnificenza.
La qualità del film è oggettiva e talmente grande che se cortesemente il signor Zindel (figlio dell'autore della storia 'originale') vuole spostarsi un attimo a destra, grazie, che qui noi abbiamo un paio di Oscar da ritirare.

giovedì 22 febbraio 2018

Il morso della reclusa, Fred Vargas

10:20
Si intonino cori di angeli, si sventolino le bandiere della pace, si innalzino i cuori al cielo: HABEMUS NUOVO VARGAS!
Uscito in Francia a maggio dell'anno scorso e piovutoci addosso solo il mese scorso, è finalmente giunto tra le mie tremanti mani Il morso della reclusa, l'ultima indagine del venerato commissario Adamsberg.

L'ho detto una quantità di volte infinita: per me Vargas è praticamente la sola giallista che valga la pena leggere. Se siete amanti del genere gli autori interessanti sono un po' di più, ma se come me ne foste un po' pieni lei è la regina indiscussa, la sola che valga ancora la pena aspettare come un bambino aspetta il Natale.


Ne Il morso della reclusa Adamsberg, che si era rintanato in Islanda insieme al figlio, viene richiamato a Parigi per un caso un po' complicato. Con i suoi metodi poco convenzionali lo risolve rapidamente per poi inciampare, però, nel caso delle recluse.
Le recluse sono ragni non particolarmente pericolosi diffusi in Nord America. Pare piuttosto strano, quindi, che si siano registrate in pochi mesi diverse morti per morso di reclusa in Francia.
Adamsberg ha un prurito sulla faccenda e, come Lucio insegna, i pruriti vanno grattati fino in fondo o faranno prurito per sempre.
Lucio, per intenderci, è il vicino di casa di Adamsberg. Gli manca un braccio ma gli prude sempre, non aveva finito di grattarlo.

Siccome Il morso della reclusa è un perfetto romanzo di Vargas, che raccoglie tutti i motivi per cui le voglio un bene dell'anima, provo a dirvi in qualche punto perché per me lei è la numero uno.
Lista a punti perché sono pazza e mi piacciono le cosine ordinate fatte bene.

1. I casi
Sono generalmente, i suoi, casi piuttosto classici. Omicidi, violenze, vendette. Quello che li rende molto più interessanti dei classici Mary Higgins Clark o Patricia Cornwell, però, è che manca del tutto la banalità. Non sono mai casi folli, sono anzi tutti molto credibili. Quello che Vargas aggiunge è sempre un elemento che se vogliamo possiamo chiamare di 'disturbo'.
Piedi mozzati, fantasmi, cerchi disegnati per terra, tridenti come armi del delitto, il ritorno della peste...
Insomma, tutto normale, verosimile, quotidiano.
O forse no.

2. Lo stile
Il modo in cui scrive Vargas è tutto suo.
Non ha alcun bisogno di usare uno stile pomposo o un vocabolario ricercatissimo, ma è di un bravo...
Riesce ad essere semplicissima e accattivante, posarla è impossibile. Spesso rido a voce alta, spesso mi commuove per una frase soltanto. Il suo modo di comunicare è immediato, la storia si costruisce tutta intorno a te come un disegno e quando sollevi lo sguardo dalle pagine è come buttar giù un muro di nuvole, e tutto torna opaco e reale intorno.
Persino i titoli dei suoi romanzi sono stupendi.
Magnifica, magnifica, magnifica.

3. Jean-Baptiste Adamsberg
Il cuore pulsante delle storie, il commissario, il protagonista indiscusso di una saga magnifica.
Adamsberg è lo spalatore di nuvole che ha rubato il cuore a chiunque l'abbia incrociato nella propria vita da lettore. Affascinante, caotico, confuso e confusionario, ha picchi di dolcezza immensi e non si fa alcun problema a prendere a pugni il suo più caro collaboratore (di lui parliamo dopo).
Il suo nome fa tremare i telefoni di tutta la polizia di Parigi, non si scappa di fronte ad una chiamata di Adamsberg, e palpitare i cuori. Parla fin troppo per metafore e fuma solo se le sigarette sono rubate. Indimenticabile.

4. Il XIII arrondissement
Il commissariato di cui Adamsberg è a capo diventa presto casa. Popolato di strane abitudini, bizzarri personaggi e un gatto che non deambula in autonomia, è un magnifico luogo in cui tornare.
I casi sono sempre presi sul serio, ma le persone no. Il rapporto che lega i poliziotti tra loro è pieno di schiettezza e qualche botta ogni tanto. La stima è indiscussa e la premura con cui ognuno si prende cura dell'altro è dolcissima.
E poi c'è la divina Retancourt, che è la regina del commissariato, dei lavori duri e del gatto.

5. Adrien Danglard
Se domani per qualche trauma cranico subito dall'autrice i libri della saga di Adamsberg cominciassero a fare schifo io continuerei a leggerli in nome dell'amore che mi lega a Danglard. Il vice, il più vecchio collaboratore di Adamsberg, il mio personaggio del cuore.
Danglard è un uomo magnifico, che commuove immensamente.
Ha una cultura sconfinata che coltiva grazie alla sua memoria incredibile, parla spesso per citazioni e maschera il suo non essere bellissimo con l'eleganza. Ha cinque figli ed è stato abbandonato dalla moglie. Beve un po' troppo. Il suo pessimismo è inimitabile, la sua mancanza di fiducia nel mondo e nelle persone è ineguagliabile. Vive nell'eterna convinzione di non essere mai amato, di non essere mai abbastanza, fa degli errori e magari se ne accorge pure, ma a volte è troppo tardi e perde il controllo della situazione. Mi ricorda così tanto me, a volte, che leggerlo è quasi difficile.
Mi commuove come nessun altro, e per me è ancora meglio del suo capo.
Il paladino dei pessimisti, degli sbagliati, degli imperfetti e degli insicuri, dei fragilissimi e di chi si tutela dietro i libri letti e le nozioni imparate.
Quanto vorrei esistessi, Danglard.

Leggere Vargas è il modo migliore per regalarsi un momento fuori dal mondo.

Piccola postilla sull'edizione Einaudi.
Il volume costa VENTI EURO. Copertina flessibile, impaginazione quasi illegale. Il volume è lungo più di 400 pagine con un'impaginazione da telefono Amico Brondi per gli anziani.
Per carità, l'esperienza di lettura ne esce senz'altro semplicissima e per nulla affaticante, ma sono sempre venti benedetti euro (tre ore di lavoro per me che sono una barista) per una copertina flessibile di un libro in b/n lungo 400 pagine che sarebbe potuto esserne cento di meno.
Ci penso su bene prima di acquistare.
Poi acquista il mio moroso, che non fa il barista.
Io, però, rimango perplessa.

sabato 17 febbraio 2018

Indiscrete domande cinematografiche

17:27
Qualche giorno fa Giulia aka La collezionista di biglietti mi ha taggato in uno di quei tag che circolano sul webbe e che a me piacciono sempre assai. Grazie, Giuly!
Potevo quindi non ammorbarvi con 25 risposte sui gusti miei?
Potevo, ma vi è andata male.


1) Il personaggio cinematografico che vorresti essere.
Questa domanda esce ad ogni tag di ogni tipo, ma ogni volta non ho la risposta. Una roba che mi tortura.

2) Genere che ami e genere che odi.
Amo con tutto il cuore di cui dispongo ogni cosa che rientra nel fantastico. Mi sono anche lasciata abbindolare dalla fantascienza, da tanto che il mio amore è in espansione. Mi trovo meno a mio agio invece con le commedie in generale e in particolare con quelle romantiche. Non fanno per me, con le dovute eccezioni.

3) Preferisci i film in lingua originale o doppiati?
Dipende. Se sono in inglese li preferisco in lingua originale, ma siccome dalle mie parti l'offerta in sala è quasi solo in italiano mi divido tra le due opzioni. Potessi scegliere, però, solo in originale.

4) L'ultimo film che hai comprato?
Non compro film! Evito l'accumulazione, quindi zero dvd (ne posseggo letteralmente 5) e meno libri in copia fisica possibile.

5) Sei mai andato al cinema da solo?
Non mi è mai capitato. Abito in campagna, il cinema più vicino è a 30 km e andarci è sempre un qualcosa che faccio accompagnata.

6) Cosa ne pensi dei Blu-Ray?
Che non acquistando film non considero nemmeno loro! Ben venga, però, la miglior qualità possibile.

7) Che rapporto hai col 3D?
Nessuno, lo evitavo volentieri quando era una moda e l'ho dimenticato facilmente ora che non lo è più. Trovo che non abbia portato migliorie nell'esperienza in sala, quindi per quanto mi riguarda va bene così, a mai più risentirci.

8) Cosa rende un film uno dei tuoi preferiti?
Il cuore, solo lui. Tanto per ora di tecnica non so moltissimo, cerco di imparare e interessarmi ma non è necessariamente la cosa che valuto di più. Trova l'equilibrio giusto per scombussolarmi le viscere senza scadere nel miele che non mi appartiene e sono tua tua tua.

9) Preferisci vedere i film da solo o in compagnia?
In compagnia selezionatissima, sono una rompimaroni che lo so solo io.
E poi quasi nessuno dei miei amici vuole vedere i film che voglio vedere io.

10) Ultimo film visto (al cinema oppure no):
The Shape of Water 💓💓💓💓💓💓💓💓 Sono passati giorni, ancora non me lo sciaquo via. Vi prego, date i vostri soldi a GDT, che è la mente più bella del mondo.

11) Un film che fa riflettere
In un modo o nell'altro se sono bei film fanno riflettere tutti quanti. Qualche giorno ci spariamo un listone tematico.

12) Un film che fa ridere
A me pochi, perché faccio schifo, ma sul finale dei Blues Brothers credo di essermi dovuta tenere la pancia perchè mi stavo facendo venire i crampi dal ridere. Banale? Forse, ma ci sarà un perché. Perché fa spaccare. Di recente, invece, Smetto quando voglio. 

13) Un film che fa piangere.
Nel senso bello del termine vedi risposta 10. Nel senso di pianto brutto e isterico, Manchester by the sea. Lo stavo guardando in casa e mia madre è dovuta venirmi a chiedere cosa stesse succedendo. Usate con me l'arma del senso di colpa se volete annientarmi una volta per tutte.

14) Un film orribile
La parola orribile si definisce da sola, bruttina bruttina. Ultimamente ho affinato i miei gusti al punto da vedere difficilmente cose che finiscono per farmi proprio schifo. Sono spesso delusa, ma di recente non ho visto cose oscene, In generale, però, evito e malsopporto i film che si prendono troppo sul serio (spesso nell'horror) e quelli che fanno i furbetti.

15) Un film che non hai visto perché ti sei addormentato:
Ma un milione! Ho la sveglia ogni giorno alle 4 e mezza, mi addormento senza preavviso nel bel mezzo di qualunque cosa. Un esempio su un milione: Monuments Men. Addormentata in tempo record e risvegliata dal riaccendersi delle luci in sala.

16) Un film che non hai visto perché stavi facendo le 'cosacce':
Non scherziamo. I film e le cosacce sono cose serissime da tenere ben distanti. Giù le mani e occhi sullo schermo. Al massimo si mette in pausa.

17) Il film più lungo che hai visto:
Via col vento mi sa!

18) Un film che ti ha deluso
Giusto gli unici due di questa stagione di Oscar: Lady Bird e Call me by your name.

19) Un film che sai a memoria:
Dirty Dancing!

20) Un film che hai visto al cinema perché ti hanno trascinato:
Ogni cinecomic insieme al moroso, ma memorabile la visione di 50 sfumature di nero con le colleghe, in cui l'attrattiva maggiore era la mia collega cubana dal tono di voce incompatibile con la sala cinematografica e con un po' troppe domande sul sesso da fare.
I ragazzi seduti di fianco a me hanno smesso di commentare le auto per spaccarsi dalle risate.

21) Il film più bello tratto da un libro.
Io lo so che starò qui ore a torturarmi su questa domanda.
Di getto devo dire la saga de Il signore degli anelli. Un lavoro magistrale, insuperato.

22) Il film più datato che hai visto:
Freaks?

23) Miglior colonna sonora:
Only lovers left alive, Pride and Prejudice, Hair, e se come canzone singola ne trovate una più eccezionale di I see fire di Ed Sheeran per non ricordo più quale Lo Hobbit fate un fischio.

24) Miglior saga:
Star Wars
Sottolineo per la millesima volta che non avrei mai creduto potesse arrivare un giorno in cui io avrei dato questa risposta eppure eccoci qua, penso ancora a C3PO.

25) Miglior remake:
Aiuuuto.
La cosa?
Banale anche questa?

Io con queste cose vado nel pallone perché mi conosco e so che una volta pubblicato il post mi verranno in mente mille altre risposte migliori di queste.
Pubblico, va là, o finisco per passare il pomeriggio davanti allo schermo del pc, pensando a cosa mi sto dimenticando.
 Per quanto mi riguarda, come sempre, siete tutti taggati principalmente perchè sono curiosa come una scimmia e voglio sapere le risposte di tutti!

Disclaimer

La cameretta non rappresenta testata giornalistica in quanto viene aggiornata senza nessuna periodicità. La padrona di casa non è responsabile di quanto pubblicato dai lettori nei commenti ma si impegna a cancellare tutti i commenti che verranno ritenuti offensivi o lesivi dell'immagine di terzi. (spam e commenti di natura razzista o omofoba) Tutte le immagini presenti nel blog provengono dal Web, sono quindi considerate pubblico dominio, ma se una o più delle immagini fossero legate a diritti d'autore, contattatemi e provvederò a rimuoverle, anche se sono molto carine.

Twitter

Facebook