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sabato 11 febbraio 2017

Non solo horror: Qualcuno volò sul nido del cuculo

11:36
Per il trecentesimo post di MRR volevo qualcosa di speciale. Volevo un film importante, potente, con molte cose da dire. Speravo di non uscirne a pezzi, ma mi sono sopravvalutata. Dovevo saperlo, perchè l'ultima volta che ho visto un film di Forman non solo ho pianto per giorni, ma ancora adesso resto scombussolata dalla (bellissima) colonna sonora. Sì, ci piango ancora per Hair. 


Qualcuno volò sul nido del cuculo parla di McMurphy, uno splendido Jack Nicholson che fa il suo ingresso in un istituto psichiatrico. I motivi del suo ricovero sono un po' controversi: forse ha una malattia, forse no, ma va tenuto sotto osservazione. Qui Mac farà la conoscenza degli altri ospiti della struttura e della realtà degli ospedali psichiatrici.

Messa giù in questo modo la trama, sembra si parli di un film denuncia, di un trattato sulla società, di un manifesto. Non che non sia anche tutte queste cose, ma c'è tanto, tantissimo altro. Se ne esce sopraffatti e pieni di riflessioni. Sono due ore che scorrono velocemente ma che toccano l'infinito.
Temo che questo post sarà pericolosamente simile a quello di Freaks, spero perdonerete la ripetitività. Non credo che paragonandoli farei un favore a nessuno dei due, ma in effetti concorderete con me che poche altre volte al cinema la disabilità è stata trattata in un modo così efficace. È troppo facile raccontare la storia del genio malato (quella Teoria del tutto a cui riconosco alcuni meriti ma che nel complesso malsopporto), o dell'uomo che ha aiutato gli inglesi a vincere la guerra (ecco, The imitation game mi è piaciuto già di più, e non solo per Cumberbatch). 
Se vogliamo trattare dei disabili dobbiamo sporcarci le mani, scendere nei meandri delle difficoltà più oscure, per far riconoscere alla nostra coscienza chi siamo e cosa facciamo noi normodotati. Se Freaks era però ad un livello di coscienza dell'altro quasi medievale - non solo i disabili sono diversi, ma sono proprio fenomeni da baraccone, strumenti di spettacolo - qua siamo un passo ben oltre. 
Jack Nicholson è un personaggio che, colmo di genuinità, senza pensarci, senza sforzarsi, fa tutto quello che dovremmo fare noi. Quello che a causa del terrificante buonismo di cui ci rivestiamo non riusciamo a fare, perchè siamo ancora quelli che quando vedono un disabile dicono 'poverino'.
Lui no. Lui i disabili li prende in giro, come si fa con gli umani normali. E infatti cosa succede? Crea rapporti incredibili, viene amato incondizionatamente, diventa punto di riferimento e di forza. 
Se deve insultarne uno, lo insulta. Cinque minuti dopo, però, ci gioca a basket, come farebbe con qualunque altro amico. Sì, anche arrabbiandosi se non giocano bene, come farebbe con un amico normodotato. 
Ci viene talmente naturale riservare trattamenti speciali a persone che magari speciali non ci si sentono affatto. Ma l'equità non è questa. Equità è darti modo di essere uguale a me, per cui se non puoi camminare ti dò tutto quello di cui hai bisogno. Se non puoi comprendere alcune cose ti aiuto a farle tue. Ma per il resto sei come me, e come me hai diritto ad essere trattato.

Forse io parlo bene perchè non ho mai avuto rapporti con persone diversamente abili. Ogni tanto lavoro con una ragazza che soffre della sindrome di Down, ma questo è tutto. Non so come la penserei se avessi contatti più variegati e costanti, ma di certo Forman, come aveva fatto Browning, mi ha dato una gigantesca lezione di vita, mostrandomi l'amore, la lealtà e l'amicizia nella loro forma più elevata, genuina, depurata da ogni malizia. 
E poi mi ha lasciata in pezzi, ma ne è valsa la pena.


(Vi invito a seguire sui social Iacopo Melio, il ragazzo che era diventato noto per aver sollevato i problemi del trasporto ferroviario italiano per i disabili. Alcuni lo accusano di essere un po' saveriotommasiano, e non posso dirmi contraria, ma se si parla di disabilità il suo sguardo è molto importante per confermare nuovamente il messaggio del Cuculo. Non sia mai che ce ne dimentichiamo.)

giovedì 15 gennaio 2015

Mike Nichols Day: Wolf

14:13
(1994, Mike Nichols, ovviamente)


La morte di un personaggio famoso è sempre un evento emblematico sull'internet.
Eppure, Mike Nichols non è che se lo siano filato granché.
Io per prima, dal momento che, ehm, non lo conoscevo.

Dopo la dipartita scopro che è il regista di Closer e del Laureato e quindi decido di unirmi alla comunità fighissima dei cinebloggerz nel ricordarlo oggi parlando dei suoi film. Mi sembra un buon modo per iniziare a colmare le mie lacune su questo signore.

Sempre indagando su chi fosse, scopro che TOH, un film con Jack Nicholson.
E siccome a Jack Nicholson da queste parti gli si vuole molto bene, eccoci che parliamo di Wolf.


Will Randall, mentre sta guidando, investe un lupo. Mentre cerca di soccorrerlo però viene morso, e da quel momento inizierà a sentirsi sempre più strano, fino a che non verrà chiarito che il suo stato è dovuto al fatto che si sta trasformando in un licantropo.
Potrebbe disperarsi, il nostro Will, potrebbe strapparsi i capelli dall'angoscia, ma partendo già da un'abbondante stempiatura decide di prendere bene la notizia e iniziare a prendere in mano la sua vita: lascia un posto di lavoro dove non era più apprezzato, si separa dalla moglie fedifraga, si trova una giovane e avvenente nuova amante, una vitona insomma.

Beh, di notte diventa lupo, ma a fronte di quello che ci ha guadagnato, cioè il coraggio di prendere finalmente decisioni risolutive, direi che non gli va male.
E' interessante, questo diverso modo di valutare i lupi mannari.
Soprattutto se considerate che il mio massimo esempio di simili è il professor Lupin.

Ecco, Lupin.
Lui se la cavava male, eh.
Questo suo essere licantropo non lo lasciava indifferente, non lo lasciava vivere serenamente.
Ha quasi messo a repentaglio la nascita di una delle mie coppie preferite di tutta la saga.
Will no, lui sta praticamente meglio dopo la trasformazione che non prima.
Un punto di vista interessante.


Peccato che questo punto di vista interessante sia stata l'unica cosa a interessarmi minimamente nel film.
Per carità, lungi da me giudicarlo un film di cacca o quant'altro, è solo che mi ha lasciata fredda. Lo so che è un cult del genere, che è uno di quei titoli che escono sempre quando si parla di licantropi.
Non saprei nemmeno dire cosa mi è piaciuto e cosa no, mi ha proprio lasciata un po' meh.

Il che è un peccato perché, insomma, c'è Jack Nicholson.
E Jack Nicholson non fa altro che confermarsi un folle squilibrato disagiatissimo, ma è il motivo per cui lo amo tanto, quindi a posto.

mercoledì 12 dicembre 2012

3 mesi di MRR: Shining

10:52
Titolo originale: The Shining
Anno: 1980
Durata: 115 min.
Trailer:




Tre mesi fa giusti giusti aprivo la mia cameretta rossa.
Che si chiama così perchè, e di sicuro non c'è bisogno che io lo spieghi ma lo voglio fare comunque, il mio film preferito è Shining.
Solo che 'redrum' mi pareva banale, quindi facciamo diventare un omicidio una camera rossa che è più allegra.

Detto ciò, trovo assolutamente inutile farne una recensione vera e propria perchè su internet ce ne sono millemilamilioni e io non voglio essere la millemilamilionesima+1.

Ma non posso fare a meno di parlarne, è fisiologico.
Mi limiterò ad un ordinatissimo elenco dei motivi per cui questo film ha spodestato tutti i precedenti amori del mio cuore ed ha impedito a qualsiasi altro film di farsi amare alla stessa maniera.

  1. L'inizio. Le inquadrature così rilassate e rilassanti accompagnate da una musica così inquietante che ti buttano subito dentro all'atmosfera del film. E, detto tra noi, tutte quelle inquadrature superfighe di cui Cameron si fa vanto per il suo Avatar, non sono niente rispetto a queste. Che voglio sottolineare sono del 1980. Semplicissime, in realtà, niente di eccezzzziunale, ma io le amo.
  2. Quel CICCINO bellissimo di un Danny Lloyd. E se ancora non l'avete visto, guardatevi il documentario sul making of girato da Vivian Kubrick perchè c'è un'intervista al piccoletto che vi farà sorridere come ebeti dalla tenerezza.
  3. La dispensa. Una cosa del genere è il sogno di qualsiasi persona soffra di golosità congenita aggravata, tipo me,
  4. L'inquietudine. Che è molto peggio della paura. E che non se ne va mai, dall'inizio alla fine, se ne sta lì come la nuvola di Fantozzi sopra la tua testa mentre guardi. Che nasce da cose apparentemente stupide, come una macchina da scrivere, un triciclo, una porta. Capito, Oren Peli?
  5. Shelley Duvall. Tutti che parlano di quanto Nicholson sia straordinario eccetera eccetera. Ed è vero, è pazzesco. Indescrivibile e magistrale. Ma io credo che un grande principale varrebbe la metà se non fosse accompagnato da una buona spalla. Tipo Fiorello e Baldini, no? Singolarmente bravi, insieme perfetti. E che vadano a zappare l'orto i Razzie Awards. O chi li assegna.
  6. Le gemelle, perchè sono 30 anni che ogni volta che in un film si vedono due gemelle per mano non si può che pensare a quelle di Shining.
  7. Il momento in cui ho CAPITO. E ci ho messo un po'.
  8. Il labirinto di siepi, perchè ho sempre desiderato provare uno e non ne ho mai trovati. Ce ne saranno in Italia?
  9. Il sangue a fiotti dagli ascensori, Tony che parla nel ditino, mr Halloran, la camera 237, il gatto delle nevi, la giovanegnocca/vecchiamostra che in confronto quella di American Horror Story è un angioletto, i capelli di Mr Grady, redrum, la distorsione temporale, il finale...

Il succo è che non ho ancora trovato qualcosa che non mi piaccia in Shining.

Si potrebbero fare lunghe e profonde analisi sul tempo, lo spazio, l'uso del rosso, la luccicanza, la relazione col libro..ma perchè? A che scopo?

Shining basta guardarlo.




venerdì 12 ottobre 2012

Tim Burton Special 2: Batman

12:15

Titolo originale: id.

Anno: 1989

Durata: 121 min.

Trattandosi, questa volta, di un film tratto da un fumetto, la precisazione è d'obbligo. Non ho mai letto nessun fumetto di Batman, nemmeno per caso, il mio giudizio quindi sarà solo riferito al film, senza fare confronti col supereroe disegnato.

Detto ciò, ecco la trama, per i pochi che non la conoscessero: Bruce Wayne (Michael Keaton) è un ricco abitante di Gotham City, rimasto orfano da bambino che ora vive con il maggiordomo Alfred e di notte indossa i panni dell'eroe senza poteri che libera la città dal crimine. Crimine che in questo caso porta il nome di Joker (Jack Nicholson), un folle dal volto sfigurato dall'acido che cerca in più modi di intossicare e quindi uccidere la popolazione di Gotham City.

Dico da subito che in questo film ho trovato solo due difetti rilevanti: il primo è il doppiatore italiano di Bob, 'assistente' di Joker, e il secondo sono i capelli di Michael Keaton che nun se possono vedè.
 
 
 
 
 
Per tutto il resto, mi è piaciuto un sacco!

Intanto, la scenografia. Non mi soffermerò molto, diciamo solo che l'Academy nel 1990 ha premiato il film con un Oscar per la miglior scenografia, curata da Anton Furst. Chapeau, Mr Furst, ha creato una Gotham magnifica.
 
 
 
 
 

Dopodichè, la musica. Io amo le canzoni di Prince a prescindere, ma in questo contesto erano semplicemente perfette, io non avrei mai potuto avere un'idea così geniale! A parte le scene con le canzoni di Prince, appunto, il resto della colonna sonora è opera di Danny Elfman, che ha degnamente mantenuto alto il livello.

Non parlo spesso di inquadrature perchè non sono un tecnico (una tecnica? Esisterà?) e non posso fare discorsi troppo particolareggiati, ma in questo film le ho amate tutte quante: il dettaglio della roulette, il primissimo piano di Bruce che indossa la maschera dopo che ha rivelato a Vicki Vale (Kim Basinger) il suo segreto..in generale, però, ho amato tantissimo tutte le entrate in scena di Batman, il motivo è oresto detto. Una caratteristica che amo dei film è la credibilità, di solito, ma quando guardo un film che parla di supereroi quello che mi piace è la spettacolarità: ingressi trionfali, grandi scene d'azione, mi piace che tutto sia 'epico' e mi faccia pensare 'Oh che figo!'. Ecco, qui succede, sempre. Questo pipistrellone gigante che scende dall'alto con il mantello spiegato, sparisce silenziosamente da un momento all'altro, ma anche solo l'inquadratura della saracinesca che sale e dietro spuntano tutti i poliziotti..è tutto una figata, non c'è niente da fare.

E gli attori! Gli attori! Già Michael Keaton mi è piaciuto, con quella smorfia sempre imbronciata con gli angoli della bocca all'ingiù alla Stallone, è bravo, davvero. Poi c'è un ADORABILE Michael Gough (Alfred). Non so se sia il personaggio in sé ad essere così, ma questo Alfred era di una dolcezza surreale, e il contrasto tra lui e Batman, sempre un po' cupo, è bellissimo. Ma Jack Nicholson, sul serio..non esistono parole per definirlo. Ho scelto di vedere questo film (di mio non amo i film con i supereroi) solo perchè nel cast il suo nome spiccava come una scritta al neon, e lui naturalmente non mi ha smentita. Divino, c'è poco da fare. Una presenza fisica, impressionante, una mimica facciale che non ha descrizioni all'altezza. Il trucco di Joker infatti è minimale, bastava la sua espressione, e già vedevi chiaramente tutta la follia. Mi ha fatto tanto ridere, non perchè lui fosse ridicolo, ma solo grazie ad una sceneggiatura davvero interessante, molto molto divertente a tratti, arricchita da una recitazione unica come la sua. Splendido.






'C'è qualcuno che sa dirmi in che razza di mondo stiamo vivendo? Dove un uomo si traveste da pipistrello? E si frega tutta la mia stampa?..Questa città ha bisogno di un clistere!'



Di Batman, poi, ho amato molto una faccenda, che mi ha ricordato il primo Spiderman della trilogia di Sam Raimi: il rapporto inizialmente controverso tra Batman e la popolazione/le forze dell'ordine. È uno dei buoni, è IL buono, ma non buonista, al punto che la gente non sa se riconoscerlo come tale o temerlo. Questo rende le cose meno scontate ed è un po' idealista: il bene non sempre viene compreso o colto, a volte è talmente ben celato da dimostrare chiaramente che non agisce per ottenere qualche gratificazione in cambio, ma solo per il bene in sé.

Bella utopia, ma soprattutto bel film.


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