venerdì 16 dicembre 2016

Non solo horror: Star Wars - Una nuova speranza

14:53
Sottotitolo: un post di incoraggiamento per fidanzate rassegnate

Un breve recap per chi passa di qui per la prima volta: Riccardo è l'anima pia che ha buon cuore di sopportarmi. Dalle mie parti lo chiamiamo moroso. I film piacciono parecchio anche a lui, ma una cosa regna incontrastata nel suo giovane cuore: Star Wars. Se voglio che lui mi accompagni a vedere le cose che piacciono a me, io devo andare a vedere quelle che piacciono a lui, e quindi giovedì ero in sala a vedere Rogue One. 
Magari di quello diciamo due parole dopo, ma il succo è che anche stavolta, come era stato per Episodio VII, esco dalla sala promettendomi (e promettendogli) di vedere Una nuova speranza. 
Perché farlo, vi chiederete non a torto, se la fantascienza e il fantasy non sono affatto i tuoi generi? Perchè Star Wars ha, ai miei occhi, un potere pazzesco: la sua popolarità è trasversale e imprevedibile, in sala si trovano persone di ogni età (ed è tenerissimo vedere papà o nonni che portano i bambini nel proprio mondo, mi fa una tenerezza incredibile e lo trovo di una bellezza rara), di ogni genere, di ogni tipo. Dal classico nerd pieno di stereotipi al direttore di banca, dal muratore alla organizzatrice di eventi. Uomini e donne indifferentemente di qualsiasi età. L'amore che una saga del genere può suscitare è universale, è un costruttore di immaginari e fantasia, e se anche il film mi dovesse fare pena e compassione, questo potere supererebbe il concetto di gusto personale, per finire a fare la Storia.
E quindi eccoci qua.


L'universo è diviso tra l'Impero, forza del Male che ha il controllo, e i Ribelli, il cui ruolo è facilmente intuibile. Su questo sfondo si muove Luke Skywalker, un giovane rimasto solo al mondo che un giorno, trovando un messaggio da parte di una donna in pericolo, parirà per salvarla insieme ad Obi Wan Kenobi, un vecchio Jedi.

In queste poche e fraintendibili righe ho riassunto un film che è una perfetta macchina per soldi. Non vedetela come una frase negativa, non vuole esserlo, anzi. Tutto in Star Wars funziona alla perfezione per colpire drittissimo e lasciare folle di fan adoranti. Dalle prime scene, infatti, l'empatia è quasi totalizzante. Prima, però, il colpo di furbizia: i droidi. I due robottini (non fustigatemi, dai, son robot) che ci vengono presentati dalle prime scene e che ci accompagneranno per tutta la saga si rivelano (a grandissima sorpresa per me) due personaggi splendidi, ironici e leggeri, che sgrassano un po' un'atmosfera che altrimenti sarebbe risultata troppo seriosa. Quindi, partiamo già intrattenuti da questi due omini e finiamo per essere nostro malgrado più coinvolti di quanto ci piacerebbe ammettere. Questa ironia, però, non si limita ai due droidi: tutto il film ha momenti di leggerezza, soprattutto con l'arrivo di Han Solo e Chewbecca. Non solo così ti tieni incastonati i bambini, ma anche conquisti quelle come me, che non amano sparatorie spaziali nè spade laser.
Accanto alle risate, poi, arriva l'epicità, elemento necessario per fissare ben bene il film nelle giovani menti. La colonna sonora, iconica, quasi mitologica, è presentissima, le scene silenziose sono davvero poche. Oltretutto, si usa abbondantemente quell'escamotage (che io amo, eh, non vedetelo come una critica) del riproporre in giro per il film, con toni e volumi sempre diversi e adeguati alla situazione, il brano principale, scatenando furiosamente i feels.
Poi, ovviamente, entrano in gioco quelle dinamiche che a me colpiscono meno ma di cui riconosco senza dubbio alcuno il valore: l'azione, le sparatorie, gli inseguimenti, i voli, i combattimenti. A me dicono poco, non sono la cosa che mi spinge ad amare o meno un film. Però la capisco benissimo, e la testimonio ogni giorno quando ne parlo con Riccardo, la sensazione per cui quando sei piccolo tutto appare magico, e incredibile, e appassionante. Lo capisco che un bambino (ma anche un adulto) messo di fronte a Guerre Stellari abbia uno sguardo talmente stupito, curioso, desideroso divedere sempre più e, lentamente, inesorabilmente, innamorato.
Poi cresci, diventi un professionista, un padre di famiglia, generi luminosi eredi. E trent'anni dopo, esce un nuovo Star Wars, tu ritorni il bambino che eri. Guardi il tuo, di bambino, e desideri passare a lui quella passione grande che ti porti dietro da una vita. E allora lo porti in sala, a guardare le solite spade laser e i soliti ipovedenti stormtrooper, e speri che si innamori come te.
E fai piangere come una fontana la povera Mari, che finisce per fare chilometrici post sul suo blog.


Come vi dicevo, due brevi parole su Rogue One, con un'anticipazione.
Ho dormito 3/4 del tempo, quindi del film non credo di poter dire alcunchè, ma con mia somma fortuna ho potuto assistere al momento in cui Darth Vader ha fatto la sua ricomparsa, con la voce originale. L'espressione di Riccardo è stata IMPAGABILE.
È per questo che Star Wars è, a prescindere dai gusti soggettivi, un capolavoro: quello che ha fatto, e che continua a fare, alla mente di chi ci è cresciuto è insostituibile. L'emozione è reale, l'entusiasmo è dilagante e contagioso, i sentimenti in gioco sono gli stessi di quando si avevano 6 anni, è una passione che non conosce raffreddamento.
È il Cinema nel suo punto più alto.




Un paio di link:
Il post de i400calci, che riunendo diverse voci mostra quanto è vero quello che ho detto. Ognuno parla del proprio rapporto personale con il film e la saga in generale, e sono tutti racconti pieni di tenerezza e amore sconfinato.
Il link al DVD della Sacra Trilogia.



mercoledì 14 dicembre 2016

Non solo cinema: Barcamenarsi nel marasma Stephen King

18:09
Entrate in una libreria, preferibilmente in una grande catena a caso. Dritti a muso altro verso la sezione Horror. Davanti a voi solo due cose: Twilight e Stephen King.
Questo è sbagliato sia per la povera narrativa dell'orrore che per il mica tanto povero SK, che secondo me ne ha anche un po' piene le tasche di sentirsi limitato ad un genere.
Siamo vicini a Natale, e se la mia Guida ai regali non fosse sufficiente, ecco un altro spunto. Il vostro amico/amore/genitore/collega vuole iniziare con King ma voi non ne sapete niente? Ecco come uscire indenni dalla sezione horror della vostra libreria.

Una rara foto di SK mentre fa il cosplay di Leo Ortolani

La prima regola per non toppare il regalo è conoscere un minimo il destinatario. Sembrerà banale, ma guardate che non è così. Questo post è pieno di miei suggerimenti basati su quelli che sono i miei gusti, e come tale va preso. Altro disclaimer necessario è che non ho letto tutta la produzione del signore in questione per un semplice motivo: ho solo 26 anni e il fetecchione è la penna più veloce del west.
I link in rosso sono quelli che, come al solito, vi rimandano alla pagina Amazon.

Un primo, grande, dilemma: è vera la diceria sul fatto che dopo l'incidente King si sia dimenticato quello che sapeva fare?
IMHO, sì.
Quindi via libera a tutto ciò scritto prima del 99 e un po' più cautela con quello venuto dopo.

Prima grande distinzione da fare: romanzi o raccolte di racconti?
Tenendo sempre bene presente il gusto del destinatario del libro, il mio consiglio è sempre uno: racconti >>>>>>> tutto il resto.
Se diamo per scontato che SK sia molto bravo e basta, dobbiamo anche ricordare che è umano e che qua non siamo (più) fangirl: ha pregi e difetti, in alcune cose è più bravo che in altre, e per me i suoi racconti sono quasi perfetti.
La mia preferita è tra le più famose. Banale? Siamo d'accordo, ma se una cosa diventa così popolare un motivo ci sarà. Signori, c'è da leggere Scheletri. I racconti contenuti sono tanti e generalmente brevi, e fanno l'ovvio effetto ciliegia, ne inizi uno e ne vorresti leggere altri quindici. Manipolare con cautela: è contenuto qui un racconto che ad oggi è il mio preferitissimo ma che ai tempi mi ha tenuta ben sveglia la notte: La Nonna. Perché SK non fa paura sempre, ma nemmeno lo vuole. Ogni tanto, però, lo vuole, e allora sono volatili senza zucchero per tutti.
Le raccolte di racconti di King si distinguono in due 'sottocategorie': le raccolte con quattro/cinque storie più lunghe, quasi delle novelle, che non prediligo, e quelle brevi, le cui raccolte contano centordici storie per volta e che ci lasciano sazi e soddisfatti. A questa seconda categoria appartiene anche Tutto è fatidico, non da sottovalutare. Un nome su tutti per la categoria 'novelle': Stagioni diverse. Ma occhio ai cuori deboli: è quella di Stand by me.
La cosa molto carina delle raccolte di racconti è che presentano sempre qualche riga per raccontare la nascita del racconto, e King è sempre adorabile quando parla di sè.

Prima di passare ai romanzi è il caso che vi procuriate dei popcorn, temo che faremo notte.

Il mio preferito: Dolores Claiborne. Paradossalmente, ha uno stile che non c'entra niente col King a cui siamo abituati, ma a me ha intrattenuto come pochi altri libri in vita mia. In prima persona, Dolores racconta, in un lunghissimo interrogatorio con la polizia, fatti ed eventi della sua vita, che culminano con la morte della donna di cui lei era la colf. Divertente all'inizio, importante poi. Parla di rimorsi, tragedie e amicizia. Va bene regalato a chiunque, salvo magari la vecchia zia bigotta a cui non piacciono le parolacce. Ma a lei evitate proprio di regalare SK, ecco. Un centrino può andare.

Mettiamo invece che ci sia il vostro cuginetto dodicenne che si diverte come un matto a guardare i film horror di nascosto dalla mamma. A lui va regalato It, non si discute. Qualcuno dovrà iniziare il giovane ai capolavori della letteratura, e quel qualcuno volete essere voi. È lunghissimo ma ha il solito linguaggio molto colloquiale che lo rende agibile a tutti. Tu ci metti impegno perché gli dedichi molto tempo, ma lui alla fine ti ripaga, perché è indimenticabile. Pensate al vostro cuginetto sotto le coperte, con la torcia perché la mamma vuole la luce spenta alle 10 (clichè? concedetemelo), a farsela sotto con un volumone gigantesco, ma incapace di smettere. Come parla di bambini lui, pochi altri. E ok che per mezzo romanzo i protagonisti sono adulti e vaccinati, ma quell'infanzia lì, e soprattutto quell'incubo lì, se li sono portati dentro. E così farà il vostro cuginetto, amandovi appassionatamente per il grande dono che gli avrete fatto.

Nelle vostre conoscenze, poi, si staglierà indefessa la figura del cinico, quello che King non va bene perchè l'horror è caccapupù per i deviati eccetera eccetera. Costoro meritano dolore e sofferenza. Pet sematary dovrà scendere su di loro per rimettergli l'anima a posto. Ne riparliamo, miscredenti.

Cose preziose è uno dei romanzi più controversi: o lo si ama o lo si odia. Io, che sono appassionata delle storie ambientate in piccole comunità, ho finito per adorarlo. In generale, le piccole cittadine del Maine sono una costante del Re, e se abitate in paesini alienanti come la sottoscritta (3500 anime a voler arrotondare un po') e volete fare un po' di autoironia paragonando i vostri compaesani a personaggi da fiction, a voi serviti: La tempesta del secoloColorado Kid (non amatissimo, ma io a tratti l'avevo trovato interessante), il più recente Joyland, perché comunità più chiuse dei luna park non me ne vengono in mente.

Sono molto affezionata anche a La bambina che amava Tom Gordon, per motivi a me del tutto sconosciuti, dato che è un romanzo in cui succede poco e niente. Ma alla bambina del titolo ho voluto un gran bene, quindi consiglio anche lui.

Per un purista dell'horror nudo e crudo, invece, ci vogliono i vampiri. SK tira in ballo di tutto: fantasmi, alberghi infestati, persone con poteri sovrannaturali, automobili con una coscienza, il Diavolo in persona. Ma niente, niente, funziona come i suoi vampiri. Le notti di Salem è quasi una lettera d'amore per Dracula, e come tutte le lettere d'amore, funziona benissimo.
In ultima istanza, all'horrormaniaco va regalato Danse macabre, che vuole essere un saggio sull'horror ma che alla fine si rivela il racconto di una vita narrato attraverso la storia di una grande passione: quella per il cinema horror, appunto. SK ne sa a pacchi, ha visto quasi ogni cosa possibile e ne parla con amore e competenza.

E la serie de La Torre Nera?

Quello che sto per dire è forte e pregno di provocazione: non mi è piaciuta. È una saga fantasy in millemila volumi, di cui a me ne è piaciuto solo uno (il secondo, La chiamata dei tre), tanto da costringermi a mollarla all'inizio del quarto volume. YOLO. Da regalarsi solo agli amanti del fantasy o ai fan sfegatatissimi in attesa smaniosa di quella che non ho ancora capito se sarà una serie tv, un film, o entrambi.
[NB: le prime foto del set però sono bellissime, e se tutti sono rimasti affascinati da Idris Elba, io ho lasciato il cuore su Matthew McConaughey. CIAO.]

Il vero potere di SK, per me, aldilà della bellezza delle sue storie, è quello di essere così incredibilmente popolare. Il mondo è pieno di persone che non leggono o che leggono troppo poco, ma che hanno sempre l'ultimo King in casa. E se avvicini anche solo una persona alla lettura, per me hai vinto. Se aiuti l'editoria di tutto il mondo a fare ancora qualche soldino a me va bene sempre, anche se ultimamente ti sei dimenticato di come facevi battere il cuore alle persone, dalla paura o dall'emozione.
God save the King.




lunedì 12 dicembre 2016

Found

12:13
Mi ero svegliata di buonumore. Il lunedì qui è giorno di horror ed ero determinata a buttarmi di nuovo sotto il treno dei survival, perché al momento non guarderei altro. Poi il mio sito di streaming preferito mi ha buttato fuori sto Found, della cui esistenza io ero totalmente ignara. Leggo l'accenno di trama, mi ispira, ed eccoci qua, con buona pace del mio survival.

Found si apre con un ragazzino, Marty, che frugando tra le cose del fratello maggiore trova una testa umana, e finisce così per scoprire che questo è un serial killer. 
Una cosina leggera per iniziare la settimana in freschezza.

Lo sapete perché è GIUSTO che i siti di streaming chiudano? Perché sono fetenti. Perché tu vuoi tensione e magari farti un po' la cacca sotto, ma vuoi mantenere integra la tua già traballante emotività. Non necessariamente vuoi iniziare la settimana con la morte nel cuore porco il giuda ballerino. E invece no, lui ti spta fuori titoli inesplorati e decide che se i subbatori hanno sofferto tu devi unirti al club soffritori. Mannaggial'oca.

Perché fa così male, sto Found?
Il protagonista è un ragazzino pieno di lentiggini (motivo per cui capirete che empatizzo molto), vessato dai bulli (continuo ad empatizzare), con una famiglia apparentemente tradizionale e infine un fratello omicida. È appassionato di film horror e graphic novel (empatia top level) e ha un solo amico, David. 


Piano piano che il film prosegue, però, anche quella famiglia apparentemente tradizionale diventa fonte di disagio. Ci sono segreti, cose non dette sia gigantesche che più piccole, ma soprattutto ci sono occhi ciechi. Sotto allo strato carino con mamma e figlio minore che prendono in giro il litigio babbo vs figlio maggiore c'è, per fare solo un esempio, un odio razziale sconfinato e involontario ispiratore. E allora, quando questo si palesa, diventa tutto più chiaro. Mai giustificabile nè comprensibile, ma si tira quel sospiro di sollievo da 'AAAAAhhhh ecccooooo'.
Mi rendo conto che agli occhi di chi non abbia visto il film io sembri parlare in italiacano, ma posso garantire che ha un senso. 
Vediamo se riesco a parlare anche per chi sia ancora libero dal dolorone di sto film:
Marty ama moltissimo suo fratello. La passione per l'horror l'ha presa da lui, lo emula e guarda con ammirazione. Spulciando proprio tra le cose di Steve (il fratellone), trova una videocassetta, che sembra davvero essere stata di ispirazione per i suoi crimini. Ed era troppo facile così, vedere un film che è bruttissimo e violentissimo e malatissimo e pensare che la sola visione ti renda uguale al protagonista. Io e un gruppetto di persone che bazzicano per la blogosfera dovremmo essere tutti rinchiusi nella stessa cella. Invece no, Found va oltre, ribalta l'apparente semplicità e ti ricorda che tu hai delle radici, e che queste devono per forza averti lasciato qualcosa, nessuno ne è indenne. 
E allora la violenza dilaga, si trasmette come un virus tanto che persino la creatura più innocente ad un certo punto esplode rischiando di superare un grosso limite. Nessuno ne è indenne. 
Marty, quindi, ad inizio film è una persona, e alla fine è tutt'altro. Chissà che cosa resterà di lui, dopo quel devastante finale. Lo aspettavamo, detto in tutta onestà, non è stato un sorpresone. Ma ciò non toglie che sia stato straziante e dolorosissimo.

In tutto ciò non ci è risparmiato il lago di sangue. Certo, prevedibile anche questo in un film che parla di un serial killer, ma la carta splatter è stata a mio parere giocata benissimo. Troppo facile mostrare Steve che uccide. Qua la scena più impegnativa è indiretta, metacinematografica: c'è di mezzo una VHS che non voglio vedere mai più mai più mai più. Era da un sacco che non vedevo scene così toste e ci sto mettendo un po' a digerirle. Certo, fossero state inserite in un film discetamente di merda forse adesso le avrei già mandate giù, ma qui, buttate lì quasi da avvertimento, sono state tostissime. 
E le lacrime di quel povero Marty, colpevole solo di essere nato nella famiglia sbagliata e di non essere ancora interessato alle tette, sono state un macigno. 
Mi sento un po' sporca, un po' scossa, un po' triste. 
Io, che per mio fratello mi sono privata di tutto, che ho difeso lui sopra ogni altra cosa e persino al di sopra della mia stessa dignità, io che sono la maggiore, e che quindi quando sento Steve implorare Marty di non piangere mi sento cadere il cuore, non sono pronta a rivedere sto film in tempi brevi. 
Sentire Marty dire che quello non era Steve, non poteva essere Steve, è stato devastante. Mio fratello non può fare queste cose, mio fratello è l'unico che mi ascolta, è l'unico che capisce, è l'unico che mi difende. 


Oggi pomeriggio con un sorriso sgargiante andrò a vendere i pasticcini per Santa Lucia con quel film qua sul groppone. Pensatemi.

sabato 10 dicembre 2016

Maripensiero: Gift Guide 2016

14:10
Un giorno capirò come funziona facebook, e quel giorno capirò come mai le persone che mettono il like alle pagine vedono solo alcuni contenuti. Quel giorno non è oggi, chiaramente. Giorni fa ho attivato il programma affiliazione di Amazon, e questo post è ovviamente una scusa per ribadirlo anche qui,visto che su fb è stato visto da più o meno solo me e una mia amica, sperando che la cosa non arrechi fastidio nè danni fisici ad alcuno.

MOMENTO SPIEGONE PER CHI FOSSE NATO SU NAMEK
Da un paio di settimane in fondo ai post trovate dei link. Se parlo di un film il link rimanda alla pagina Amazon da cui acquistare il dvd o il bluray del film in questione, se parlo di libri idem. Io ci guadagno una piccola percentuale e voi non spendete niente in più. Sì, si fa per guadagnare qualcosina e sì, conto di diventare ricca entro la fine dell'anno. Anche alcuni dei link che troverete qui saranno link affiliati e più ne approfittate più il mio proposito di ricchezza e lusso si realizzerà.

Per non fare un post con il solo scopo di dirvi una cosa che con molta probabilità nemmeno vi interessa, ecco il modo per arricchirlo con un briciolo di contenuto. Tra poco è Natale e a me la cosa fa venire voglia di morire, MA voglio i regali. Li volete anche voi. E se quindi io sbavo su questa serie di cose, voi dovete sbavare con me. Mi sono allargata come mio solito, però, perché non di solo Amazon è fatto il web.
Prometto che non ci saranno magliette con scritto I'd rather be reading nè tazze con scritto Netflix&Chill. Qua ci sono solo cose che piacerebbero un sacco a me. Praticamente una wishlist.

Se avete amici che fanno finta di essere autori di successo

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Questo splendore è scritto da Jeff Vandermeer, che tutto l'universo letterario conosce per la trilogia dell'Area X che a quanto pare è piaciuta a tutti tranne che a me. Coloratissimo e pieno di spunti interessanti, racconta come si racconta una storia. Ed è bellissimo.

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Se invece il vostro amico fosse un hipster di cacca come me e scrivesse i propri libri a mano e a matita (ehm), qui una serie di matite incoraggianti. Oh, son bellissime.

Per chi è più bravo ad avere a che fare con persone scritte in un libro che con quelle reali

Mai regalare un libro ad un lettore se non lo si conosce benissimo. Siamo creature snob e dai gusti generamente altisonanti, rischiate di rovinare anni di rapporti felici. Il mio (non richiesto) consiglio è di lanciarsi su edizioni particolari di libri che si sa già l'interessato ama. Quelle illustrate, imho, sono la cosa migliore mai creata.

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Bur ha tirato fuori dal cappello magico questa collana bellissima di classici illustrati. Sono una roba incredibile, e se io vi ho linkato qui solo quelli che per ovvi motivi mi attraggono di più, sappiate che esistono, tra gli altri, anche Peter Pan, Moby Dick, La Divina Commedia, Jane Eyre. Nemmeno 15 euro l'uno.

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Lo so che lo aspettavate. A me spacca il cuore perché è uscito da più di due mesi e ancora non l'ho potuto prendere. Se avete qualcuno che ama i libri di HP molto più di quanto ami i film, questo è una coccola. I disegni sono incantevoli, molto più rappresentativi di quanto i film siano mai stati. Io col primo volume faccio questo: quando sono di cattivo umore (spoiler: sempre), mi faccio un tè con i frutti rossi, o una tisana per dormire, mi siedo sul letto con lo scaldasonno accesso, metto una candela (sì, come le biutiblogger, mi piacciono le yankee candle, ok?) e sfoglio Harry. Ti rimette in pace con l'universo.


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Se siete a conoscenza dell'amore verso un autore o un tema in particolare, ecco che Newton Compton (che da tempo è quella col trattamento più furbo verso i classici, ma col catalogo narrativa più tremendo della storia ever) ci viene incontro con i suoi Mammut, 10 euro di parole. Io qui ho messo Lovecraft, ma c'è davvero di tutto. I miei preferiti: la letteratura dell'800, tutto Sherlock Holmes, i grandi romanzi gotici, la serie di Piccole Donne, l'ombnibus di Jane Austen, I tre moschettieri + Vent'anni dopo, e ovviamente la raccolta di grandi romanzi horror. Ma ce n'è davvero per tutti i gusti.


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E se l'amicone legge in digitale? Innanzitutto l'amicone fa bene. Poi vi offre una praticissima idea regalo: la custodia per il suo lettore ebook. Quella della foto è adorabile, ma il web pullula di siti che personalizzano le cose.


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Qualche veloce consiglio se si parla di fumetti. Sclavi is back, back again, con una storia che si chiama Dopo un lungo silenzio. Per gli amanti di DD. Quindi immagino per tutti, ché tutti si ama Dylan, giusto?

Un ultima coccola per chi ama NEIL GAIMAN. Se nella vostra vita ci sono persone che non amano NG, quelle sono persone da debellare. Lo shop con i suoi gadget si chiama NeverWear, e ditemi che il nome non è una chicca bellissima.

Se il cinema non è una passione solo vostra ma anche, fortunelli, di qualcuno che vi sta intorno

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Questo costa una sassata. Ma se siete disposti a spendere qualcosina in più per qualcuno che se lo merita molto e che magari ci scappa pure che ami Del Toro, è un regalo da piangerci. A me è stato regalato per il compleanno (e sì, me lo sono meritata), e questa può fare da review: è un gigavolumone, che sta bene anche come libro da coffee table e quindi vale anche come doppio regalo, pieno di foto, racconti, aneddoti, disegni, del regista del fantastico che mi ha rubato il cuore. Si parla della sua splendida casa-museo, dei numerosissimi quaderni che tiene da anni, dei suoi film. Ci sono anche moltissimi interventi di personalità di insignificante rilevanza, come Cameron, NEIL GAIMAN! NEIL GAIMAN!, e chiaramente di Ron Perlman, senza il quale il libro in sè non sarebbe stato nemmeno immaginabile. Bellissimo e basta. Costa comunque una sassata, vi ho avvisati.

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 Questo negozietto Etsy vende script di film e serie cult, autografati. Qualcuno crede che quegli autografi siano reali? Spero bene di no, ma se come me il destinatario del vostro regalo ama le scartoffie, questo pensiero può essere davvero carino. E con una 15ina di € ci fate bella figura.

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Io non amo i dvd. Non li colleziono, ne ho giusto 4 o 5 dei film che contano di più. Non so quanto oggi abbia senso acquistare o regalare dvd semplici, ma ci sono alcuni pacchetti da collezionista che secondo me sono ottimi da regalare. Sono la classica cosa che uno non si comprerebbe mai perché costa ma che, se regalata...
Quella della foto è di Blade Runner ha poster, bluray, maglietta e cartoline. Ma è solo un esempio ovviamente. Il web ne pullula.

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Altra collana carina da morire: Big Ideas Simply Explained. Sono libroni, quindi anche questi validi come coffee table books, che parlano in modo efficacissimo e colorato di mille argomenti e hanno un prezzo ridicolo, siamo anche qui sotto i 20 sacchi. Questo è per ovvi motivi quello che desidero di più, ma non scherzano nemmeno quello sulla letteratura o quello su Sherlock Holmes. Per i più letterati tra noi c'è pure Shakespeare.

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Per motivi a me del tutto inesplicabili la maglietta cinematografica che trovo più bella di tutte è quella de Lo squalo. Non è nemmeno il mio film preferito, ma la maglietta la bramo ardentemente. Se poi conoscete qualcuno che lo ami anche più di me, a voi il link. Come (quasi) ogni cosa che consiglio io, è poveryproof.

www.emp-online.it/
Emp è il paradiso del geek e della fangirl media. (Dio solo sa quando ho iniziato a parlare così.) Ci sono cose di ogni tipo su tutte le serie e i film cult. Un po' meno poveryproof, ma se riuscite a uscire da lì senza trovare nulla significa che non avete speranza. In questo caso l'unico regalo che potete fare sono i biscotti, e io li trovo il regalo migliore della lista.

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Leo Ortolani che recensisce film. Non serve altro.
Se invece il vostro amico cinefilo ma ignorante non conoscesse il papà di Rat-Man ma voi voleste (a ragione) farglielo conoscere a tutti costi, si può optare per le sue storie dai vaghiiissimi richiami cinematografici: Venerdì 12, AllenStar Rats, Il signore dei ratti e persino The walking rats.
Alert: fanno spaccare dal ridere.

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Quelli di BAO secondo me sono bravissimi, hanno un catalogo che migliora di giorno in giorno. Mannaggialapupazza però se i loro sono volumi costosi, quindi fateci attenzione. Il sequel del film del 99 è uscito in graphic novel, e le review che ho letto finora sono positivissime. Regalone.

Ultimo ma ASSOLUTAMENTE non per importanza è questo luogo fatato del web: il Wes Anderson Shop, Direi che dal nome è chiaro di che cosa stiamo parlando, ma ve lo riassumo. Diviso per film, il sito è PIENO RASO di gadget a tema Anderson. Prego, sono qui per voi.


Se non amate le feste, come la sottoscritta, garantisco che il modo migliore per uscirne più o meno indenni è pensare solo agli altri, distogliendo l'attenzione dal nostro malcontento. Sorriso ipocritissimo, regalo incartato come Pinterest comanda, e passa la paura. Anche ingozzarsi di pandoro comunque aiuta. (Qui tutti #teampandoro vero?)
Sopravviveremo anche quest anno, amici miei!
Buone feste a tutti quanti:*

giovedì 8 dicembre 2016

Non solo cinema: Stardust

13:27
In questo post qui post palesavo per la prima volta su questi schermi il mio amore folle e sconsiderato nei confronti dei capelli peggio gestiti della letteratura contemporanea: quelli appartenenti a Neil Gaiman.
Abbiamo parlato di Sandman, il fumetto che più di ogni altro si avvicina alla definizione di opera d'arte. Oggi parliamo di Stardust, quel globo di tenerezza da cui è stato tratto un film di cui noi non parliamo.


Di solito non riporto mai citazioni, perché mi piace che la lettura sia un'esperienza priva di influenze, ma vi riporto l'inizio di Stardust perchè secondo me è bello da morire e anche fortemente indicativo di cosa ci aspetta nelle pagine successive:

C'era una volta un giovane che desiderava ardentemente soddisfare le proprie brame. E fin qui, per quel che riguarda l'inizio del racconto, non v'è nulla di nuovo (poichè ogni storia, passata o futura, che narri di un giovane potrebbe cominciare alla stessa maniera). Ma strano era il giovane e strani i fatti che lo videro protagonista, tanto che egli stesso non seppe mai come andarono veramente le cose.

Vi stupisce? Che parli di ragazzi che però sono strambi e che racconti storie che però sono strambe? Non è esattamente quello che cerchiamo quando apriamo un libro di Neil Gaiman?
Ma soprattutto, Neil Gaiman è diventata anche nel vostro linguaggio una parola sola? Nilgheiman?

Lo strano giovane si chiama Tristran, è figlio di un umano e di una creatura fatata, e cerca una stella. Questo perché la fetentona di cui ha avuto la sventura di innamorarsi l'ha sfidato: 'Portami la stella che è appena caduta, e io ti sposo.'
Non si scherza con i figli delle fate.

Lo sentite? Ascoltate bene? Il profumo di tenerezza. L'aleggiare della magia?
Nilgheiman sa esattamente cosa scrivere (e come scriverlo), per mandare in bamba il mio cuore.
La scena da cui la ricerca della stella ha inizio ha inizio più o meno così: lo sfigatello garzone di bottega che prega la ragazza più bella del villaggio di poterla accompagnare a casa. Elemosina un bacio, gli viene negato. Osa addirittura proposte matrimoniali, negate anch'esse. Si lancia in una serie di sdolcinate promesse, di quelle fatte da un cuore che ha perso la lucidità ('Ti porto le proboscidi degli elefanti!'), ma nemmeno quelle scalfiscono il cuore di pietra della giovane. In quel momento, però, una stella ha l'ardire di cadere. E lei, che si crede furbissima: 'Portami quella stella e sarò tua moglie!'

L'avete sentita, la dolcezza? Non pretendo certo che un riassuntino da piccolo blog provinciale renda l'atmosfera reale di Stardust, ma spero di avervi reso l'idea di come mi sia trovata durante la lettura. Riassumerei la situazione con: avevo il sorriso da ebete.
Nilgheiman ha il cuore genuino e purissimo di un infante e la capacità spettacolare di lasciarlo scorrere tra le parole con una naturalezza tale da lasciar immaginare il momento in cui simile tenerezza sia uscita dalle sue mani. Lo immagino veloce, quasi compulsivo, isolato dal cattivo mondo reale che non può influire quando si scrive la Bellezza.
Non voglio farvi credere che Stardust sia un capolavoro della letteratura, ma è una favola. Sia nel senso letterale che in quello metaforico. Sono più o meno sicura che non funzioni esattamente così la stesura di un romanzo, ma non ho alcuna intenzione di scalfire la mia immagine di Lui al lavoro.

In mezzo alla semplicità dei buoni sentimenti favolistici che Nostro Signore Neil mette per iscritto ci sono mille avventure, bizzarri (ma và?) compagni di viaggio, locande in cui si rischia di morire avvelentati ma soprattutto UNICORNI.
E con questo ho detto tutto quello che serve per convincervi, immagino.
Ci sono gli unicorni.


Stardust va acquistato. Se vi accontentate di una versione solo testo, il link è qua, in digitale sono meno di 5 € e saranno quelli meglio spesi della vostra vita:  http://amzn.to/2gsAznE
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lunedì 5 dicembre 2016

Kristy

11:15
Mettiamo un sabato pomeriggio noiosetto. I genitori che rognosamente girano per casa ostacolando il senso di libertà, fratello che monopolizza la camera da letto per giocare all'xbox. Ci vuole evasione, e se anche per voi il senso di straniamento dalla realtà più forte si trova con la tensione massacrante, quello che ci vuole è un survival.


Kristy, in particolare, non sarà il film del secolo, neanche per errore, ma sa fare il suo sporco lavoro, ovvero quello di tendere il povero spettatore come la corda di un violino. Capirete che in quanto cremonese questi sono i miei riferimenti maggiori.
Ma chi è Kristy? La protagonista?
No, quella è Justine.
Abbiamo però un gruppo di persone, anime buone come il pane, che, guidati da quella che sembra essere una setta di origine satanica, vanno in giro ad uccidere ragazze per poi pubblicare online il divertentissimo video dell'assassinio. Kristy è l'affettuoso nomigliolo, dal richiamo evidentemente cristiano, con cui le vittime vengono chiamate.

Justine si ritrova da sola in un gigantesco campus universitario per il giorno del Ringraziamento. Amici e fidanzato sono partiti per raggiungere le famiglie, ma lei non può permettersi il biglietto, quindi si gode un primo momento di libertà, con cibo spazzatura e sculettamenti nei corridoi, tali da farmi temere per qualche istante di essere di fronte ad un High School Musical Halloween Special. Quindi capirete che mi sono rilassata, mi sono messa comoda, non mi sono fatta neanche un confortante tè caldo come al solito.
Quando poi ho visto che una dei ragazzi era Ashley Green, che voi ricordate per Twilight ma che da queste parti è nota per quell'abominio di The Apparition, ero pronta per la demolizione.
E invece ad un certo punto è iniziata una caccia all'uomo (alla donna, vabbè) feroce e tesissima, in cui il fatto di trovarsi in un gigantesco isolato campus non ha dato senso di dispersione ma quas, al contrario, di claustrofobia. Io mi sarei suicidata istantamente, mi sarei arresa all'evidenza della mia inferiorità e mi sarei lanciata tra le dolci braccia di Morte, che ha smesso di essere spaventosa dopo la prima lettura di quel capolavoro di Sandman. Lei no. Ha combattuto con i denti per sopravvivere, a partire dal primo infausto incontro in auto fino al fiammeggiante finale.


Con la solita pesantezza che mi contraddistingue ho ovviamente trovato cose che non mi sono piaciute, che sembrano piccolezze ma che tendono ad infastidirmi perché sembra che gli autori ci prendano sempre per delle scimmiottine che non hanno mai visto un film prima d'ora.
Per farvi un esempio devo fare spoiler.
Si è mai visto un fidanzato che registra su un REGISTRATORE il suo tentativo di estorcere un 'ti amo' alla ragazza? Oltre alla bizzarria del gesto in sè, che non è criticabile in quanto le persone sono strane e dobbiamo scenderci a patti, chi è che usa un registratore nel 2014 (anno del film)? Ma il punto non è tanto questo, che è davvero una piccolezza e come tale va presa. Il punto è: davvero credi che nessuno si immagini che il poveretto morirà asap e che lei si riascolterà la registrazione in un momento di sconforto? Davvero? Lo so che non siete scemi e lo sapete che lo capiremo subito, forse non ve ne frega niente ed è quindi QUESTO ad infastidirmi. Potete fare di meglio, o forse no, ma il punto è che qua non era importante. Non provavo alcuna empatia per una coppia che ho visto 5 minuti quindi non ho sofferto la morte di uno il cui nome non mi è nemmeno rimasto in mente.
Era la caccia che avevo in mente, la sopravvivenza, la tensione. Non mi interessava altro. Possiamo resistere ad un film intero senza cuori spezzati, lo giuro.

Mi rendo conto che sono davvero piccolezze, queste, dovete perdonare la mia pedanteria, sono il tipo che corregge e parole degli altri. Ci provo a smettere ma è dura.
Però, nonostante queste cosine piccole che fanno girare le scatole a me e ad altre 5 persone nel mondo, Kristy è interessantissimo, teso e cattivello.
Proprio oggi abbiamo bisogno di scaricare un po' la tensione.
Prendiamo a mazzate sui denti i satanisti, non possiamo farlo con gli analfabeti funzionali.


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sabato 3 dicembre 2016

Non solo horror: Song of the sea

12:26
Io e la mia solita amica Elena abbiamo questa cosa per cui i nostri discorsi non hanno alcuna logica, partono da una cosa e finiscono chissà dove. La creatività è uno dei punti su cui torniamo spesso, e ogni volta in cui mi sono sentita in blocco (ed è capitato con frequenza allarmante), lei mi ha detto che niente stimola la creatività più di Song of the sea, che lei ha visto molto prima che uscisse nelle sale italiane.
Ce ne ho messo di tempo, ma eccomi qua.

Song of the sea è la storia di due fratelli, e penso abbiate ormai capito che i cartoni con due fratelli non riescono a lasciarmi fredda, che convivono con la scomparsa della madre, una selkie, creatura del folklore irlandese. Questa natura mitologica è stata trasmessa alla figlia minore, Saoirse.
Capirete da voi che il primo vero vantaggio del film è quello di decidere insindacabilmente quale sia la vera pronuncia del nome della Ronan, fine della questione.


Fare i cinici è facilissimo, è una cosa a cui gioco continuamente e che mi dà anche piuttosto soddisfazione. Ogni tanto, però, per ristabilire un minimo gli equilibri interni e scongiurare quindi il rischio di un TSO, ecco che faccio queste manovre suicide e mi lancio in visioni che prendono tutti i sentimenti umani e li scombussolano tutti, lasciando me e chiunque altro ad un ameba singhiozzante.
Song of the sea parla di una famiglia, che nel suo piccolo mondo sembra stare d'incanto. La madre, però, deve fare ritorno al suo habitat, il mare, e lascia dietro di sè lo scheletro di quella che era la calorosa famiglia iniziale. Un uomo spezzato e solitario, un bambino rancoroso e sofferente e una bambina muta. Chiaramente quando la nonna fa la sua comparsa cerca di rattoppare il danno, come le chiede la sua natura di nonna, ma certe ferite vanno ricucite da sè. Iniziano allora canti, rincorse, suppliche, avventure. Arrivano streghe, gufi, streghe dei gufi. Perchè la più reale delle storie, ovvero quella di persone che soffrono, viene raccontata con la magia di un mondo fatato, in cui i bambini si legano alla cintola col guinzaglio e in cui i sentimenti diventano di pietra.
Viene raccontata con disegni dai tratti semplici ma incantati, dai movimenti leggeri e dai colori tenui, e con un dolcissimo uso della musica. No, non è un musical, è un film in cui la musica è salvifica e non riesco a pensare a niente di altrettanto vero.

E se fino a qui sembra solo la storia tenerina di un fratellone maggiore che deve salvare la sorellina, ecco che ad un certo punto arriva ciò che spinge la lancetta un po' più in là, e che fa passare Song of the sea da un bel film d'animazione ad un'opera ben più profonda, facendo quello stesso percorso che fa il mio adoratissimo La città incantata.
Ben, il bambino, e la strega, hanno l'ambito confronto, e lei gli fa la più semplice delle domande: se potessi pietrificare il tuo dolore, non lo faresti?
Eh.
Se avete una risposta tenetevela per voi ancora un po'.
Poi guardate Song of the sea. Può essere che finiate affogati nella vostra commozione, ma se non altro avrete le idee un po' più chiare.
Mettete da parte il nostro amico cinismo per un po', ché io sto ovulando e ho la lacrima facile, e accettate che la soluzione è questa: il dolore ce lo dobbiamo tenere, fa parte di quello che siamo anche se è una superba rottura di coglioni. Ma si cura. L'amore lo cura. L'amore (di qualunque tipo) ti prende il viso tra le mani e ti forza a cantare la canzone che ti salverà la vita. Ed è vero, lo è sempre anche quando queste ci sembrano solo cagatine buoniste e smielate, che ci rende individui migliori, che affrontare quella sofferenza (anche quella più arrabbiata) ci libera di quel risentimento rancoroso che ci rende ostili e furiosi col mondo.
Non so quanto io possa essere attendibile, quando dico certe cose, ma una cosa la so per certo: io SONO rancorosa, io provo risentimento, io sono arrabbiata. Lo sono da quando ho memoria. Lo sono per quelle cose di cui sono stata privata, soprattutto per le possibilità che mi sono state tolte, lo sono per quelle cose che avrei desiderato e che non ci sono state e per anni sono stata certa che questi sentimenti me li sarei portata dentro per sempre, e quel piccolo maleducato dispettoso Ben non poteva starmi antipatico, era una Mari irlandese.


Per quanto Song of the sea sia incantevole, non fraintendetemi: non dico certo che un film rende persone migliori, e se I Tenenbaum non hanno risolto i miei problemi nessuno al mondo lo può fare, ma la testa si apre. Quando ci si emoziona per il dolore provato da un bambino disegnato su uno schermo, è naturale riflettere sul proprio, e guardarlo dall'esterno per un po'.
Fa bene all'anima.
E fa bene alla testa, perché oltre a tutte queste infinite sovrastrutture che ci costruiamo sopra in base alla nostra vita, Song of the sea è una poesia.

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Cliccando qui, invece, arriverete dritti alla playlist di spotify della colonna sonora. Se riuscite ad ascoltare altro fatemi sapere.

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