sabato 6 novembre 2021

Ultima notte a Soho

17:20

 I post su un film singolo sono sempre più rari da queste parti. Capita più spesso che io vomiti le mie opinioni in qualche video su instagram, ultimamente. 

Eppure questo è l'ultimo Edgar Wright, e chiunque abbia mai letto anche solo un paio delle baggianate che scrivo qua su sa che la mia ossessione per lui è senza fine. In mezzo agli altri registi del mio cuore, che sono poetici e drammatici e dolorosi e mi spaccano il cuore ogni volta, Wright è la mia nota felice, il mio tocco di colore, la mia vivacità.

E poi ha fatto Ultima notte a Soho e io ho capito che allora devo proprio avere un debole per quelli che prima o poi finiscono per farmi un po' del male, anche quando sono i più frizzanti, creativi e colorati registi della loro generazione.




Ellie è una giovanissima aspirante stilista che viene accettata in un prestigioso istituto di moda a Londra. Parte dal suo piccolo villaggio in Cornovaglia, in cui viveva sola con la nonna a seguito del suicidio della madre, per iniziare a vivere il suo sogno. Ellie, però, ha anche il dono di vedere chi non c'è più e questo preoccupa la nonna, che teme che l'esperienza della grande città possa essere un po' troppo per la nipote, e che la conduca alle estreme conseguenze che l'hanno resa orfana. Dopo un inizio burrascoso, però, Ellie inizia una vita felice a Londra, fatta di nuove conoscenze, un monolocale come lo aveva sempre sognato e soprattutto le visite notturne di Sandy. Ellie inizia a vederla in sogno e a ripercorrere la sua vita nella Swinging London degli anni '60: locali, danze, uomini avvenenti, musica da sogno e soprattutto tanti sogni da realizzare. Peccato che per una donna, negli anni '60, in un mondo complesso come quello dell'intrattenimento, esaudire i propri sogni sia rischioso, e sia Ellie che Sandy lo impareranno a proprie spese.


Ellie ci viene presentata come una sorta di Pollyanna, troppo ingenua e "all'antica" per potersi davvero sentire a proprio agio in mezzo allo spumeggiante mondo di un istituto di moda. Le ragazze la snobbano, la città è tanta, troppa, e la nonna lo sente che la sua nipotina non se la passa proprio benissimo. E qui Wright mi poteva cadere nel primo tranello che invece schiva con la maestria di cui è capace. Ellie è una diversa, ha vestiti che le compagne 2 cool 4 school trovano imbarazzanti, ama cose che i suoi coetanei attribuiscono alle nonne, non conosce competizione, sembra una sprovveduta. E per qualcosa come 25 secondi cadono quasi le braccia, per questi ritratti così stereotipici della gioventù (disse lei, vestita da signor Burns che fa quello young con la maglietta col teschio). E invece Ellie non solo non è una sprovveduta, ma è anche una persona che dalla sua diversità è stata in grado di trarre enorme forza. Non appena esce dallo studentato così lontano da lei ed entra nel monolocale così affine alla vita che aveva sempre sognato, ricomincia a sorridere. Non appena la Londra degli anni '60, che lei ha sempre guardato con la nostalgia dolcissima che si ha verso qualcosa che non si è mai sperimentato, entra nella sua vita attraverso i suoi sogni, lei diventa più ispirata negli studi e nelle sue creazioni, si cerca un lavoro e pertanto si ritaglia il suo posto nella società. La piccola Pollyanna della Cornovaglia cambia colore di capelli e si sente un'altra, finisce a lavorare in un pub in mezzo a ubriaconi e uomini dalle mani lunghe, crea abiti magnifici e si addormenta la sera sorridendo. Diventa se stessa abbracciando quello che solo pochi giorni prima la faceva sentire inferiore, la metteva a disagio. Accogliendo se stessa, diventa più consapevole, più forte, più adulta. Fino al finale, di cui parleremo in zona spoiler, che è il perfetto coronamento di un percorso magnifico, in cui una ragazza diventa donna prima di tutto permettendosi di essere quello che desidera essere. Una storia che già così sarebbe eccezionale.


La storia, però, ovviamente, non si ferma qui, e Sandy entra in scena. Il contrasto tra le due è potente tanto quanto quello tra Mila Kunis e Natalie Portman ne Il cigno nero. Una dimessa, quieta, con un grande sogno ma ancora senza la grinta di realizzarlo e l'altra invece sicura di sé, del proprio carisma, della propria personalità, sicura che i sogni per lei siano ad un passo dall'essere realizzati. Thomasin McKenzie ha il faccino piccolo e pulito di chi viene troppo facilmente preso di mira dai bulli, Anya Taylor-Joy la più peculiare e affascinante faccia della Hollywood di oggi. Nello specifico, e so che è un'ovvietà ma voglio essere anche io a sottolinearla, in questo film Taylor-Joy è di una bravura fuori dalla norma. I suoi occhi, solo i suoi occhi, nelle due ore di film attraversano un gigantesco range di emozioni: determinazione, passione, sicurezza, innamoramento, frustrazione, dolore, rassegnazione, disperazione. Ha il viso irrigidito da quello che le accade ma con gli occhi spazia in modo infinito, e lo sguardo della scena finale è così forte da valere la visione intera.


Insomma, fino a ieri Wright ha parlato solo di uomini: cazzoni, brillanti, scemoni, teneri, falliti, maschi inglesi. Le donne dei suoi film sono sempre state marginali, spesso sono state o le compagne scassacazzi o la grande passione di un uomo disposto a tutto per la sua donna. Individui irrilevanti.

Questa volta ha deciso che voleva parlare di noi e quanto vorrei che lo avesse fatto prima. I ritratti di tutte le donne coinvolte sono profondi, intelligenti, mai banali. Parlano di una e di tutte, universalizzando l'esperienza femminile in un mondo che ancora non è pronto a darci lo spazio che invece noi siamo da sempre pronte a prenderci. La storia di Sandy è la storia di una donna che ha tutte le carte in regola per farcela: è bellissima, ha carisma, ha tanto talento. Quello che le manca è lo spazio, e per quello deve affidarsi ad un maschio, Jack (persino il nome è banale, perché è uno, ed è tutti loro. Un Jack qualsiasi). E quando di un maschio hai bisogno, non finisce mai bene. Ne diventi la bambola, la marionetta, la pedina. Non è certo un caso che nel suo primo spettacolo Sandy sia proprio questo: una di quelle bambole con il grosso ingranaggio sulla schiena. È già nelle sue mani. 

(Dettaglio assolutamente superficiale, ma che devo dire: io Matt Smith lo amo da quando gridava "Geronimo!" con un fez sulla testa, ma bello quanto in questo film credo di non averlo visto mai. Ha il viso particolarissimo ed ambiguo che lo rende la sola scelta possibile credo per questo personaggio. Così come perfetto il suo Charles in The Crown. Questi ruoli controversi gli riescono che è una meraviglia e i suoi lineamenti anomali giocano sempre a suo favore.)


Prima di inoltrarmi in zona spoiler, una breve conclusione per chi non può ancora proseguire nella lettura: Ultima notte a Soho non è solo la conferma che Edgar Wright sia una delle voci più brillanti della sua generazione. È un film potentissimo, in cui la sua cifra stilistica è ovviamente ben evidenziata (e d'altronde oggi quell'estetica qui ce l'ha solo lui) ma che stavolta è applicata in un film che pur avendo i suoi momenti si allontana dal grassissimo divertimento che da lui ci aspettiamo. Questo è un film doloroso, in cui le parole delle donne sono messe in discussione, le loro esperienze zittite, ma che in qualche modo traggono dalla loro esperienza tutto quello che serve loro per diventare più potenti, più sicure. Una storia che parla di come si fa a diventare quello che vogliamo essere, di come spesso non sia possibile, con una messa in scena che ci fa solo sognare tutto quello che Wright ci potrà dare in futuro. È un film dalla bellezza sfolgorante, che rappresenta l'ennesimo passo in avanti di un tizio che francamente le cose splendide le fa da sempre. I film di Edgar Wright sono le opere di un genio. Un genio che gioca con le immagini, che le sfrutta come pedine per rendere non solo i suoi lavori esteticamente superiori a quasi tutto il resto, ma anche per rendere la visione un'esperienza unica.

Per amore del cielo, e per amore del cinema, Edgar Wright andatelo a vedere in sala. Se ne esce ubriachi, dell'ubriacatura più bella possibile.


Ma adesso parliamo anche della fine del film, che è stata così criticata a Venezia e che è invece così importante. Da questo momento, naturalmente, l'allerta spoiler è massima.


In una scena tra le più potenti che ho visto al cinema di recente Ellie assiste all'omicidio di Sandy, ormai costretta da Jack a prostituirsi, proprio per mano del suo sfruttatore. Sul finale, però, in un cambio di rotta straordinariamente ben giostrato, scopriamo che Ellie non ha visto quello che è realmente accaduto, ma che anzi è stata Sandy ad uccidere Jack. Non solo, però: Sandy col tempo è diventata una serial killer, che ha ucciso tutti i ripugnanti uomini che le usavano violenza.

Sì, perché il sex work è lavoro e da queste parti rispettiamo le sex worker. Quelle volontarie, però. Quelle costrette, per abusi di potere, bisogni economici, vigliaccheria, soprusi, relazioni violente, sono vittime. E Sandy, per un po', vittima lo è stata. Seduta sul divanetto del locale a fingere di dover conquistare uomini che già ben sapevano di poter disporre di lei come credevano, che inscenavano una farsa di flirt per sentirsi meno viscidi, per convincersi che lei, in fondo, lo voleva. Fino a che ha deciso che era il momento di smetterla, e tutti quegli uomini che avevano abusato di lei sono diventati i fantasmi senza volto che abitavano gli incubi e le giornate di Ellie. La scelta di privare questi uomini della propria identità è perfetta. Sandy è stata privata della propria molto tempo prima. Non solo non era più la persona piena di vita e ambizione che era sempre stata, ma era diventata la marionetta nelle mani di qualcun altro. Poteva presentarsi con ogni nome, perché la sua identità era irrilevante. Poteva essere Alex, Alexia, Lexi. Non sarebbe mai stata lei. E per loro, per gli uomini sul divanetto intenti ad offrirle un drink, non aveva nessuna importanza. E lei li ha ripagati con la stessa moneta, annullandoli. Perché quegli uomini lì, quelli bianchi, pieni di soldi, sicurezza e potere, sono tutti la stessa cosa, ed Edgar Wright ha dimostrato di saperlo molto bene. Sono tanti, ma sono sempre lo stesso. E Sandy li ha uccisi tutti. Riprendendosi il suo nome, la sua autonomia, la sua vita. I suoi sogni non si sono realizzati, no, ma con ogni probabilità non si sarebbero realizzati mai, non senza un atroce prezzo da pagare. Sandy, Alexandra, è tornata libera, e chissà quante altre come lei sono state liberate dai suoi omicidi. Almeno nei suoi locali, tra le sue colleghe, nella Londra degli anni '60. Le altre, di Sandy, ci stanno ancora combattendo, contro i loro Jack, ma lei, almeno sullo schermo li ha ammazzati tutti, in un tripudio di sangue, rivendicazione, liberazione, catarsi. E quando, nell'ultimissima scena, Ellie  e Sandy si guardano di nuovo, lo sguardo non è più disperato, non è rassegnato: è potente. 

È potente Sandy, che è morta libera, ed è potente Ellie che libera ci vive. Libera da chi la vorrebbe diversa, libera dal sospetto di essere matta, libera dalla paura. 


Ultima notte a Soho è magnifico, ma in fondo che ve lo dico a fare.

Lo sapevamo già.

giovedì 4 novembre 2021

Le live di ottobre

17:40

 Questo mese è stato un po' un casino, lo ammetto. Non ho più proseguito con i post del mio compleanno perché, banalmente, sono riuscita a vedere meno film di quanti avrei voluto, sono a malapena stata appresso alla Vita Vera© e mi sono pure presa un'influenzona di quelle che ti vanno desiderare di anticipare la morte.


Una cosa, però, è proseguita sempre liscia come l'olio: le live su Twitch.

Questo mese ho fatto un passo che credevo non avrei fatto mai e mi sono anche lanciata nella mia prima live in solitaria, inaugurando una rubrica nuova che mi auguro non faccia la fine delle mille rubriche che inizio qui sul blog e poi pianto a marcire. Si chiama Avvocato d'ufficio ed è la serie di live con cui proprio metto una pietra sopra alle mie possibilità di sFoNdArE nell'internet, perché difendo a spada tratta alcuni film che la critica e il grande pubblico hanno distrutto.

In più, ovviamente, continuano le live migliori, ovvero quelle in cui alcune gentili persone del cineblogging italiano vengono a trovarmi per chiacchierare insieme di cinemini molto più amati.


Questo è quello che abbiamo combinato nel mese più bello dell'anno.


Il giro di vite con Horror Arte&Cultura



Us con Federica - The Stories



Shining con Arwen Lynch



Avvocato d'ufficio: Il libro segreto delle streghe



Pet Sematary con Erica



Come in ogni occasione vi ricordo che l'invito è esteso a tutti quelli che passano di qua, se aveste piacere a parlare con me di un film a vostra scelta la porta della Redrumia è sempre aperta!


Questa settimana sarò live stasera (giovedì) alle 21.30 per parlare delle due Notti dei Morti Viventi, mentre domani in solitaria sarò live alle 14.00 per difendere Incubo Finale - So cosa hai fatto 2.


Quando diventerò una persona brava e organizzata poi mi ricorderò di pubblicare anche qui sul blog la programmazione, che cambia ogni settimana perché sono una turnista e la mia vita è fatta di irregolarità, incidenti e contraddizioni. 


Grazie di nuovo agli ospiti di questo mese, è come sempre bellissimo parlare di cinemello insieme a voi.

mercoledì 3 novembre 2021

Il mio saluto a Brooklyn99

08:57

 Dico costantemente che non mi piace ridere poi finisce che tutti i post sulle serie tv sono sulle comedy. Portate pazienza con me, mi contraddico costantemente.

Il punto è che è finito Brooklyn99 e devo parlarne per restare ancora un po' in compagnia di personaggi che ho tanto amato.


foto scelta solo per la presenza di Cheddar


Il 99 è un distretto di polizia di New York. La serie cominciava con l'arrivo del nuovo capitano, Raymond Holt, un uomo coltissimo ma, per così dire, più algido di Nicole Kidman ai suoi tempi d'oro. Tutta la variegata squadra ha dovuto adattarsi a questo nuovo leader e nel corso di 8 stagioni li abbiamo visti diventare non solo colleghi, non solo amici, ma famiglia, la classica delle storie di "famiglia per scelta" che tanto mi piacciono.

Sì, è una serie sulle guardie, e sì, è una serie sulle guardie che a me piace. È incredibile, ma è così, voglio così tanto bene a questi sbirri che ogni tanto mi dimentico di che lavoro facciano. 


Questa povera serie è stata cancellata, poi recuperata, poi cancellata di nuovo. Ogni anno con il 99 poteva essere l'ultimo e ce lo siamo goduto come tale. Solo che poi l'ultimo anno è arrivato davvero e adesso col cavolo che sono pronta. Non posso concepire gli anni a venire senza nuovi momenti di Jake Peralta, il mio uomo preferito di ogni serie tv di ogni tempo, e temo mi ritroverò a riguardarlo più spesso di quanto non sia pronta ad ammettere. 

In questa ultima stagione si fanno inevitabilmente le cose che ci aspettavamo: non mancano gli episodi ricorrenti come quello dell'Heist, quello di Doug Judy, quello con la famiglia Boyle...ritornano personaggi del passato per farci un saluto, come naturalmente Gina Linetti (non mi stancherò maimaimai di dirlo, questa scoppiata di Chelsea Peretti è la moglie di Jordan Peele, che ridere!) e Adrian Pimento, e come al solito si cerca di tenere uno sguardo aperto sull'attualità. E qui, temo, arriviamo alla parte problematica, che vorrei TANTISSIMO non ci fosse.


Qualche stagione fa si era fatto un episodio molto carino sulla violenza sulle donne, che toccava diversi punti fondamentali pur restando nel terreno della comedy. Si ricordava che quello delle forze dell'ordine è un ambiente di lavoro strettamente maschile e pertanto spesso tossico, si ricordava che in un numero imbarazzante di situazioni denunciare per la vittima potrebbe essere la vera sconfitta, che gli uomini potenti spesso ne escono intoccati, e che anche gli uomini migliori (sì, come Peralta) sono ciechi di fronte alla sistematicità della misoginia. Finiva in modo un pochino paraculetto, ma era un bell'episodio.

Nella stagione 8 si cerca di guardare ancora al mondo reale, e stavolta il punto del discorso, che ormai la serie non poteva continuare ad ignorare, è stato il fatto che un giorno sì e l'altro pure una persona nera negli Stati Uniti muore per mano della polizia. Trovo che però questo sia stato trattato in modo blando, superficiale, un contentino dato alla società per dimostrare che comunque non si è nascosta la testa sotto la sabbia. Mi dispiace, non mi basta. Nella serie ci sono quattro persone non bianche: il capitano Holt e il sergente Jeffords che sono afroamericani, e Rosa Diaz e Amy Santiago che sono latine. La scelta che fa la serie, e lo riporto perché non è spoiler, è di mettere la situazione in mano a Rosa, che sceglie di dimettersi dal lavoro dei suoi sogni perché non può continuare a far parte di un corpo che uccide le persone che le somigliano (cit quasi letterale). Bene, giusto. Rosa però finisce a fare una cosa: decide di mettersi in proprio, lavorando proprio a difesa di quelle persone che della violenza della polizia ne sono vittime. Il problema è che questa storyline si vede in un episodio e basta. No raga serve altro. (Anche riguardo alla violenza sulle donne serve ben altro, sia chiaro, ma almeno quello era un bell'episodio). Si vedono accenni al fatto che la polizia copra i suoi colpevoli, che i superiori siano consapevoli del problema ma poco disposti a rivoluzionarlo, però la faccenda muore lì. E non può essere una ragione contrattuale di Stephanie Beatriz, che ritorna per tutta la stagione pur non lavorando più al 99. Peccato cavolo, con un bel cast multietnico e diverse tematiche sociali spesso affrontate si poteva fare di più.

Il 99 è una serie che ha spesso parlato delle difficoltà che Holt ha dovuto sopportare per costruirsi la sua carriera, in quanto primo uomo nero gay del suo distretto, o del coming out di Rosa. Ogni personaggio incontra nella sua storia un qualche tipo di difficoltà dovuto al suo non essere inserito in una sorta di "casella della normalità". Solo che in questa circostanza avrei voluto più partecipazioni di tutti. Un vero, vero peccato. e l'occasione sprecata di lasciar parola ad attori anche molto amati come Terry Crews che sono poc e che avrebbero potuto davvero fare qualcosa di significativo.


Per quanto riguarda il resto, è una stagione davvero deliziosa. Salutiamo personaggi tanto amati dando a ciascuno di loro un degno proseguimento, che non è una chiusura ma solo l'apertura di infinite nuove possibilità, che non si limitano alla loro vita professionale ma che includono una crescita personale, una rimessa in discussione delle priorità, un nuovo approccio alla vita.

Boyle scopre cose nuove di sé, ma soprattutto scopre di non dover dipendere da Jake pur continuando ad amarlo della più bizzarra e genuina forma di amore fraterno. Holt scopre l'equilibrio e ci dimostra come la vicinanza a persone che ci mettano a nostro agio ci ammorbidisca sempre, anche se siamo mastodontici pezzi di marmo. Amy scopre che le famiglie hanno tutte immagini e ruoli differenti, e Jake scopre che le priorità della vita cambiano crescendo, e che lasciare andare quelle vecchie non è un male. Ci si saluta con la consapevolezza che tutti ci si stia muovendo per il meglio. 


È soprattutto il finale di Jake quello che mi ha commossa. Per stagioni intere lo abbiamo visto come un bambinone, e questo non era solo un aspetto negativo. Il suo restare così "giovane dentro" gli ha permesso di non sporcarsi mai con quella mascolinità tossica che così tanto permea un lavoro come quello del detective. Jake per 8 stagioni ha pianto, ha ammesso i suoi sbagli, ha fatto figuracce e poi è tornato sui suoi passi, è stato sgridato, rimesso al suo posto, ridimensionato. Non si è mai nascosto dietro a giustificazioni, però, non ha mai incolpato altri, non ha mai sminuito i suoi errori. Ha parlato con candore dei suoi traumi, delle sue mancanze, delle assenza della sua vita. Si è innamorato di una donna molto più colta di lui, più brillante, con infinite più possibilità di carriera, e la loro relazione è ritratta come una storia sana, pulita, di genuino supporto. Non è mai in soggezione rispetto ad Amy ma anzi, più lei è forte e sicura di sé più lui la guarda con ammirazione. Amy, dal canto suo, non lo prende in giro, se non molto bonariamente, per tutti i passi che deve ancora fare ma anzi festeggia con lui ogni piccola vittoria. Sono una delle coppie più belle ritratte sul piccolo schermo perché non necessitano dei gesti estremi a cui il mondo della finzione ci ha abituato. Sono una coppia normale, e funzionano. Ma soprattutto lui è Andy Samberg, e si ama a prescindere.


Mi mancheranno molto le genuine risate che mi ha fatto fare il 99. Quando guardavo The Office lo sapevo che qualcosa non quadrava, che alcune cose non avrebbero fatto bene a qualcuno, che scegliere di mettere in scena un personaggio come Micheal Scott è difficile ed è ad un passo minuscolo dal disastro, proprio perché è disastroso lui. È un equilibrio complesso. Il 99 no. È una serie più semplice se vogliamo, di quel colosso che sta nella Dunder Mifflin, ma è più pulita. Fa fare risate così di cuore che te le porti dentro, in mano a personaggi che sono così deliziosamente sopra le righe che non possono fare altro che prendersi il tuo cuore e tenerlo con sé un pochino. 

Il mio di sicuro.

martedì 2 novembre 2021

Nuovi Incubi ep. 02: Calvaire

12:31

 Noi a questo podcast ci teniamo, siamo già affezionate. 

Quando vuoi bene a qualcuno, quindi, tendi a sacrificarti per lui, per il suo bene. Per Nuovi Incubi ci siamo sacrificate e ci siamo sottoposte di nuovo alla visione di un film che richiede, diciamo, un po' di impegno: Calvaire, del 2004, opera prima di Fabrice du Welz.





Di come e quanto la faccenda ci abbia fatto penare (e penSare) ne abbiamo parlato approfonditamente nell'episodio 2, che potete ascoltare qui o cliccando sulla nostra bellissima manina zombie qui a destra.


Buon ascolto!



venerdì 29 ottobre 2021

Halloween 2021, i consigli di casa Redrumia

18:04

Quando sei una di quelle persone che guarda horror tutto l'anno indiscriminatamente, Halloween è occasione per sconfinate emozioni. Un pochino siamo entusiasti di vedere finalmente che la nostra Cosa Preferita Al Mondo protagonista del mondo e del marketing mirato, un pochino rosichiamo perché vogliono tutti giocare con il nostro giocattolino, un pochino ce la tiriamo perché vengono a chiederci consigli su cosa vedere. 

E anche se non ce li chiedesse nessuno, noi ve li daremmo comunque, perché in fondo è pur sempre la festa più importante dell'anno e questa è la nostra versione del cantare il Carol of the bells in piazza bevendo il vin brulè.

Quindi, eccomi qui con i miei, in ordine rigorosamente casuale ma almeno divisi per le piattaforme a cui la Vostra da i suoi (pochi) soldi.




NETFLIX


Il catalogo Netflix dell'orrore è francamente dimenticabile, e se non fosse per il legame tra la piattaforma e l'uomo della mia vita Mike TiAmoPerSempre Flanagan sarei tentata di cancellare l'abbonamento. 

Non è tutto da buttare, però. Non manca qualche Grande Classico, come il Suspiria di Argento, Non aprite quella porta, buona parte (forse tutta?) la saga di Chucky, Lo Squalo...a me per Halloween piace anche rivedere i famosonioni quindi qui ho un po' tra cui scegliere. 


Dando per scontato che abbiate visto le nuove uscite più chiacchierate dell'anno di loro produzione (A classic horror story e la trilogia di Fear Street), ecco le cose che consiglio io:

  • His House. Credo sia ancora il mio film dell'anno (tra le mie visioni, non tra le uscite), anche se la battaglia con Titane è durissima. Una storia di fantasmi, di immigrazione, di tragedie personali e universali, e, per essere sincera, il film che mi ha fatto più paura degli ultimi anni. Scritto con il giusto equilibrio tra la delicatezza e la durezza dei temi trattati, è un film magnifico.
  • The Host. Un meraviglioso, e dolorosissimo monster movie. La prova provata, in caso ce ne servisse una, che Bong Joon-ho può fare con il cinema tutto quello che gli pare e qualsiasi cosa farà sarà una poetica ma lucidissima analisi di quello che sono le persone e i legami familiari. Lo so che sono molto ripetitiva, ma ormai ho capito che sono queste le storie che mi attraggono.
  • The Neon Demon. Così tanto chiacchierato alla sua uscita e così presto finito nel dimenticatoio, non fatevi imbrogliare dalla velocità con cui l'internet oggi passa da un film all'altro. The Neon Demon è BELLISSIMO. Così abbagliantemente bello che vi ritroverete a cercare la sua immagine negli altri film che vedrete. 
Netflix ha dalla sua parte il fatto di avere nel catalogo cose molto molto note, che era inutile segnalare come mie scelte ma che ha senso almeno citare: Il caso Enfield (non fidatevi delle persone a cui non è piaciuto Il caso Enfield, non vogliono il vostro bene), le cose più anni 90 a cui vi viene da pensare, Urban Legend e Final Destination, quella commovente delizia che è The Final Girls.


PRIME

Prime invece si difende bene. Ha però due difetti che mi sento di sollevare in virtù della vena polemica che mi accompagna da sempre. In primo luogo questa cosa di inserire delle cose a pagamento mica la mando giù. Cioè lo capisco pure, ha un senso, ma puoi non inserirmeli nell'interfaccia insieme agli altri? L'app e l'accesso da browser di Prime non sono esattamente user friendly, e ogni volta li devi separare maualmente, puntualmente DOPO avere visto che c'è a pagamento PROPRIO quel film che volevi vedere tu. Però senti Prime, così anche no.
Seconda polemica: le cose solo in italiano sono una forma di violenza a cui non ritengo corretto dover essere sottoposta. Ma perché? Che schifo ti faceva la scelta? Non la mando giù. 
Nonostante questo, tre titoli da consigliare li troviamo comunque.

  • Autopsy. Fidatevi di una "recensione" breve ma sincera: questo da una paura della miseria.
  • La notte ha divorato il mondo. Questo è uno zombie movie interessante, perché ripercorrendo elementi noti del genere ne introduce un paio di nuovi parecchio interessanti: parla di solitudine, e della ricerca di un'umanità anche laddove se ne sia persa traccia, e parla anche di come si possa preservare la propria salute mentale in situazioni di emergenza. Il protagonista è un musicista e, rinchiuso in casa dopo l'apocalisse z cosa fa? Suona. Cerca modi di mantenere la propria identità. Mi è piaciuto.
  • Patto di sangue. Un divertentissimo e cattivello slasher del 2009, con alcune protagoniste che sono state simbolo dei primi anni 00 e un delizioso cameo di Carrie Fisher.
Anche Prime ha tutta la sua bella serie di classici e classici moderni, come 28 giorni dopo, Halloween, Drag me to hell...ma soprattutto c'è Martyrs, che fossi in voi riguarderei perché presto arriva l'episodio di Nuovi Incubi a tema.


DISNEY+


Una volta sarebbe suonato strano proporre contenuti adatti ad Halloween su una piattaforma Disney, ma siccome nel frattempo si sono acquistati tutto quello che il mercato aveva da vendere, eccoci qua a elencare cose da vedere la sera del 31.

  • The Rocky Horror Picture Show. Lo so, non è la più originale delle scelte, ma non importa. Non è davvero Halloween senza si lui, dai. Almeno come sottofondo musicale mentre cucinate. Ci vuole.
  • Jennifer's body, aka il film più rivalutato degli ultimi 20 anni. Se ancora non siete diventati team Jennifer, è il momento, e sta lì su D+ bello comodo.
  • Il cigno nero. Anni fa in un post avevo detto che questo è un film dell'orrore e almeno in 5 mi avevano scritto per dirmi che non era vero. Io siccome non sono una persona che porta rancore ve lo ripropongo, così che possiate rivederlo per venirmi a dire, dopo, che avevo ragione io.

E poi va beh, tutti i classici per famiglie ci sono, da Hocus Pocus a The Nightmare Before Christmas, conoscete la faccenda.


CHILI


Ho recentemente scoperto che anche Chili ha la sua sezione di film gratuiti da guardare con la pubblicità. Finalmente! 
Da lui segnalerei:

  • Shutter, l'originale asiatico. Uno dei film che mi ha sconvolto dal terrore più di tutti nella mia vita. Alla fine ero atterrita. Diciamo che è un'esperienza.
  • The Woman, che se non ve lo ricordate è quel film che vi lancia una mattonella in faccia e se ne sbatte le palle se vi siete fatti male.
  • The Gerber Syndrome. Found footage a tema zombie tutto italiano che non rivedo da anni ma che ricordo con grande piacere.
C'è anche una vasta selezione di Argento, e diversi dei film a tema squaloni giganteschi e indegni che insomma non sono roba da prendere sul serio ma per l'Halloween alcoolico sono la cosa ideale. Ci sono anche la saga di Puppet Master e Cannibal Holocaust, che lo so che è un film che amano anche i sassi ma io con lui sono arrabbiata e non lo consiglio a nessuno.


RAIPLAY


Mi dimentico troppo spesso, quando devo scegliere che film vedere, della presenza di Raiplay, che invece poverina è una piattaforma che non va sottovalutata. È pure gratis.

  • Demoni 1 e 2. Davvero, sono qui, che vi aspettano. Lo so che li volete rivedere.
  • The ward. Io distinguo le persone in due categorie: quelle a cui questo film piace e quelle a cui invece no. Vi lascio immaginare a quale delle due appartengo io.
  • La cosa da un altro mondo. Lo vedete che non me lo dovete sottovalutare, Raiplay?

Ci sono anche qui diversi Argento e parte della saga di Saw se fa per voi.


Personalmente credo mi butterò in una maratonina di tutti quei film Netflix usciti questo mese e che ancora non ho avuto tempo di recuperare. 



Buon Halloween a tutti!

martedì 19 ottobre 2021

Nuovi Incubi episodio 01: Alta Tensione

12:08
Allora, ci siamo.
Dopo un primo episodio in cui ci siamo presentate e vi abbiamo fatto conoscere le delicatezze di cui siamo capaci, oggi io e Lucia siamo finalmente dentro le vostre cuffie per parlarvi di un film criticatissimo. 
Alta Tensione, classe 2003, figliolo di Alexandre Aja, non ha solo aperto le porte internazionali alla New French Extremity, ma si è anche fatto una fama di film con il peggior plot twist degli ultimi anni. E in più, poverino, al cospetto dei film giganti che arrivano dopo, oggi passa pure quasi inosservato.







In un'ora e mezza, io e Lucia lo difendiamo come due mamme orse farebbero con i loro cucciolini. Poi va beh, parliamo anche di horror queer, rappresentazione e riappropriazione della mostruosità. 

Potete ascoltarci qui.
















sabato 16 ottobre 2021

Redrumia31, settimana 2

11:53
Questa cosa che ottobre sia già a metà non la sto prendendo proprio benissimo se devo essere sincera, e soprattutto non sto vivendo bene che siamo a ottobre e faccia il freddo dei primi di dicembre.
Siccome questo però è un blog di cinema e non di previsioni del meteo, ricapitoliamo le visioni della settimana. 





La casa in fondo al lago

Con poca rabbia e poca frustrazione sono costretta ad ammettere che questo film me lo ero persa in sala. E porco cane se questo era un film che andava visto proprio lì. Un'ora e mezza di apnea, di terrore incondizionato, di angoscia, tutta vissuta sott'acqua. Dai suoi registi non mi aspettavo nulla di meno, figuriamoci, però è davvero sconvolgente e si basa su un'idea tanto semplice quanto assolutamente intrigante: una casa infestata sul fondo di un lago. Una di quelle cose folli in cui mi lancerei senza nemmeno pensarci. Ma come una casa infestata in fondo al lago, ma che razza di figata senza senso è? Mi dispiace non poter dare una recensione di quelle da basco in testa e sigaretta in bocca ma a me queste cose fanno perdere il senno, è un'idea bellissima. 
E il film fa una paura che ancora di più mi fa soffrire il fatto di non averla subita al cinema.

Superhost

Una delle novità di Shudder, è la storia di due travel vlogger che stanno organizzando l'ennesimo viaggio da registrare. Stanno perdendo follower e visualizzazioni, e di conseguenza il loro guadagno, e sperano con questa opportunità di tornare a recuperare il loro smalto. La loro host è una di quelle persone eccessive e socialmente inadeguate (come la capisco) che potrebbero sfruttare per recuperare il loro successo. Ovviamente, le cose non si metteranno a loro favore.
Personalmente l'ho trovato carino, ben realizzate le scene che alternano vita reale e vlog, anche se non sono impazzita per il suo finale. Vado un momento in zona spoiler: Rebecca è davanti allo schermo del pc e osserva l'ultimo video caricato dalla coppia, la richiesta di aiuto. Di fianco compaiono decine di commenti indignati che scambiano il video per uno dei clickbait che la coppia già in passato aveva usato. Non capisco se vuole essere una sorta di critica verso il sistema-web, se vuole essere un perculo, uno dei classici "NoN è La ViTA VeRa" o qualcosa del genere, o se sperava di essere solo un finale un po' cattivello. L'ho trovato solo un po' poco efficace.
Nel complesso però è carino, c'è una comparsata di Santa Barbara Crampton, una bella rappresentazione anche grafica della vita sul web e una villain efficace.

Non aprite quella porta

Il classico della settimana.
Questa martellata sui denti tra poco compie 50 anni e ci fosse una visione in cui perde un briciolo della potenza sporchissima che ha. La prima volta che compare sullo schermo Leatherface è una di quelle scene che anche se hai tatuate nelle retine ti lascia senza fiato sul divano. Come si possa realizzare un film del genere è per me il vero Mistero della Fede, quella incondizionata che provo nei confronti di certi registi che sono il Messia di questo piccolo posto sul web.


Chi è sepolto in quella casa?

Sempre su Shudder sta anche questa comedy grottesca e divertente, che parla di uno scrittore con un milione e mezzo di traumi alle spalle: il Vietnam, l'unico figlio scomparso nel nulla, un divorzio e in ultimo una zia suicida. Giuro che non sembra ma è una comedy davvero. Si trasferisce nella casa della zia per ultimare un romanzo che gli sta causando qualche problema col suo editore e la casa finisce per essere infestata. 
Senza alcuna pretesa è un film che intrattiene parecchio, buffo, ma che non tralascia la possibilità di trattare anche temi ben più seri.

Us - Noi

Per la live di questa settimana mi sono rivista il film di Jordan Peele. Tutte le opinioni mie, e della mia ospite Federica, le trovate qui:





Horror Noire

Per preparare la live mi sono rivista anche questo gioiello di un documentario, che ripercorre la storia del cinema dell'orrore americano da un punto di vista afro americano. Si intervistano critici, attori, registi, che attraversano tutta la storia del genere con il filtro della propria storia e della propria rappresentazione. C'è un sacco da imparare, un modo nuovo per me di guardare al cinema e un sacco di persone note che è sempre una delizia sentir parlare. Per chi fosse interessato ad approfondire, poi, il documentario è tratto da un saggio con lo stesso titolo, che spazia ancora di più. Bellissimo davvero.




Questa settimana sono stata brava e breve, per i miei standard. Non abituatevi troppo a questa sintesi, che la prossima settimana esce Halloween Kills e sono pronta al trattato sociologico.


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