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lunedì 18 dicembre 2023

2023 - un riassunto: Dungeons&Dragons

20:53
 Giunti alla fine di questo poderoso anno di merda ho pensato che fosse una buona cosa rispolverare un po' il blog, che a parte i post di ottobre è stato un po' abbandonato a se stesso. L'idea è di dedicare qualche post alle cose che hanno caratterizzato gli scorsi mesi e che mi hanno tenuta in vita mentre attraversavo la tempesta.
Cominciamo quindi con un post molto anomalo per la sottoscritta: uno tutto dedicato al gioco di ruolo più famoso del mondo: Dungeons&Dragons.
Io e mio marito stiamo insieme da 12 anni e sono altrettanti che lui mi cita questo gioco. Abbiamo provato insieme a seguire qualche campagna online ma io avevo sempre una lamentela: mi sembrava che tutti si prendessero molto - troppo - sul serio, e io non riuscivo ad entrarci in sintonia. Non so cosa sia cambiato quest'anno, ma ho deciso di dargli una possibilità, e da quel momento la mia vita è finita: in questa casa non si parla, non si gioca, non si guarda altro. Ho raccolto quindi un bel po' di cose di cui parlarvi e pertanto ecco in modo un po' bizzarro per un blog sul cinema dell'orrore un post tutti intero su D&D.




La prima cosa da citare è ovviamente la campagna che abbiamo iniziato con i nostri amici. Stiamo invecchiando, abitiamo distanti e lavoriamo come somari e pertanto ci serve una scusa per aumentare le occasioni in cui passare del tempo insieme. Stiamo giocando l'avventura del Kit Essenziale, visto che a parte il Moderatore - mio marito, che ovviamente è il nostro master - siamo tutti nuovi a questo mondo e come per magia la casa si è già riempita di diversi costosissimi manuali per proseguire una volta conclusa questa. Sempre se io ci arrivo perché le botte che mi prendo ogni santa volta non fanno ben sperare per quella povera disgraziata della mia personaggia. Mi diverte molto anche vedere i miei amici in vesti nuove e riconoscere i loro tratti in quello che fanno nel gioco. Io infatti impulsiva pure lì, sbaglio tutto.




Questi sono i tizi che mi hanno tenuta prigioniera per almeno dieci mesi di questo 2023 e che prevedo non mi lascino andare per i prossimi anni. Sono molto famosi ma li presenterò comunque, per chi passasse di qui per caso: si chiamano Critical Role, sono un gruppo di attori e doppiatori (alcuni voci di praticamente ogni videogioco a cui abbiate mai giocato, come per esempio mia madre Laura Bailey che è in ogni anime e in ogni videogioco mai creato) che ha iniziato a giocare a Pathfinder fino a che il sito Geek&Sundry - oggi Nerdist - ha chiesto loro di farlo in live su Twitch. Per rendere più democratico il loro gioco hanno fatto un passaggio e si sono messi a giocare a D&D. La loro prima campagna si chiama Vox Machina e io sono innamorata di tutti loro, senza esclusione. Guardare amici che giocano di ruolo, oltre a riprodurre la dinamica che si verifica a casa mia, offre due livelli di passione: quella per i personaggi e quella per gli interpreti, che si vogliono evidentemente molto bene. Alcuni di loro sono sposati, altri fidanzati, ci sono state rotture che hanno smosso l'internet per anni e in generale si è creata una fanbase appassionata e feroce. Leggere di loro è quasi altrettanto appassionante che vederli giocare. Certo, se sei ad un livello misero come me vedere questi semidei all'opera è un po' frustrante, ma ci arriveremo e saremo molto potenti anche noi. Per il momento sono mazzate. 
Il fatto che siano tutti attori rende le loro sessioni diverse da quelle delle persone che nella vita fanno i tecnici, le gastronome o le psicologhe, come siamo noi, ma questo ovviamente aumenta l'intrattenimento. Sono autentici, casinisti, muoiono spesso e altrettanto spesso parlano di cacca, ridono sguaiatamente e cantano Hamilton con una frequenza che mi rende felice. Non posso smettere di guardarli anche se solo la loro prima campagna è più lunga di tutto Grey's Anatomy.





Dalla prima campagna dei tizi di cui sopra Prime ha tratto una serie animata, The legend of Vox Machina, di cui abbiamo visto solo la prima stagione per non avere spoiler sul resto della campagna, visto che per ovvie ragioni le due cose si muovono su ritmi molto diversi. La serie è simpatica e per i fan della campagna è simpatico vedere personaggi a cui ci si è tanto affezionati muoversi col volto che i giocatori hanno pensato per loro, ma non sono sicura che la serie funzioni alla perfezione per chi non è già introdotto al mondo di Vox Machina. Comprendo la difficoltà: sono ore e ore di gioco che si è dovuto riassumere in pochissimi episodi molto rapidi. Unire le strizzate d'occhio necessarie a tenersi stretti i fan e al tempo stesso una struttura narrativa che funzionasse anche per chi si approcciava a questo mondo per la prima volta è sicuramente un lavoraccio, ma non sono sicura che ci siano riusciti alla perfezione. Sarebbe interessante capire quanto l'hanno apprezzata le persone che non hanno seguito le infinite dirette di gioco. 
Sono comunque deliziata all'idea di continuare a vederli nella loro forma ""reale"" e continueremo a seguire le stagioni non appena saremo in pari con la campagna.




 Impossibile non citare in questa carrellata quello che è indubbiamente uno dei miei film dell'anno. Dungeons&Dragons: L'onore dei ladri è infatti non solo un bel modo di omaggiare un gioco che ha tenuto unite generazioni intere ma anche una commedia deliziosa e un film divertente come non ne vedevo da tempo. Adoro Chris Pine così ironico, ho amato il modo leggero e scanzonato di trattare temi grandi come il lutto e la sofferenza e sono rimasta estasiata dal drago ciccione che francamente è la cosa a cui ripenso quando un cliente mi risponde male e mi rovina il turno di lavoro. 
Bello per le famiglie, bello per i grandi che vogliono tornare piccini e bello per chi è grande e vuole restarci. Consiglio a proposito del film l'episodio a lui dedicato del podcast Chiodi Rossi.




Un piccolo accenno lo dedico anche a questo film d'animazione del 2020, disponibile su Disney+, che sebbene non parli apertamente del gioco di ruolo lo omaggia affettuosamente. Parla di due fratelli, uno giocatore e l'altro no, che devono ricorrere alla magia per vedere un'ultima volta il padre defunto. Hanno bisogno della magia presente nel gioco preferito del fratello maggiore, che il minore aveva sempre snobbato e che ha imparato a rivalutare, proprio come qualcuno di vostra conoscenza. 
Non sono molto brava a giudicare l'animazione, ma questo l'ho trovato dolce e delicato, simpatico al punto da tenermi con sé ma senza mai perdere di vista l'intensità del dolore della perdita. Molto tenero.




In un post tutto dedicato al gdr, non poteva mancare l'evento a tema D&D che ha scosso il pianeta: il fenomeno Baldur's Gate 3, vincitore di premi prestigiosi e ammaliatore di giocatrici appassionate grazie al personaggio biondo che vedete qui sopra. Io e il Moderatore ci stiamo giocando insieme, meno di quanto lui vorrebbe, e se per caso facciamo l'errore di cominciare la nostra vita si conclude. Dobbiamo essere staccati con la forza. Giochiamo da una quantità di ore fuori dal buonsenso eppure non abbiamo neppure finito il primo atto e questo è perché il Moderatore è un giocatore di quelli che si ferma a controllare ogni cosa mentre io di fianco protesto non ascoltata. Mi piace vedere i risultati delle scelte che si compiono e anche la dinamica dei combattimenti che riesco a gestire senza crepare di ansia come con giochi ben più frenetici. Mi fa sentire più in controllo della situazione. 
La sola cosa che rimpiango è di avere creato nel gioco un personaggio uguale a quello della campagna nella vita reale, scelta che col senno di poi non rifarei perché ci sono così tante classe e razze da esplorare che è un peccato limitarsi sempre alle solite due, però ho margine per modificare qualcosa col tempo, visto che le ore di gioco a quanto pare sono infinite. Non che sia una lamentela la mia, anzi. Sono felice che siano così tante, mi piace molto e mi insegna cose che posso applicare nella mia campagna. Fino al punto in cui siamo arrivati ora sono più interessata alla costruzione del mondo e dei personaggi che alla storia ma non dubito che presto anche quello arrivi ad un punto più definito. O forse non c'è ancora arrivato perché perdiamo le ore a mercanteggiare, chi lo sa.
È un'esperienza che mi piace condividere con mio marito, è un gioco che si presta così bene alla condivisione e mi diverte molto.


Nei prossimi giorni torniamo a parlare di cose più vicine alla solita Redrumia!

martedì 19 settembre 2023

Redrumia Summer Compilation 2023

10:57
 Non c'è niente che mi metta più amarezza della fine dell'estate, di solito. Non voglio sentire discorsi sul caldo e il sudore: noi rettili stiamo bene così, grazie tante. 
Questa, però, è stata senza dubbio alcuno l'estate peggiore della mia vita e sebbene i prossimi mesi non si prospettino migliori sono contenta di essermela messa alle spalle. Poiché la Vita Vera ha preteso che io le dessi tempo e attenzioni, in questi mesi sono riuscita a leggere e guardare pochissimo. La verità è che quando le cose vanno malemale non è solo il tempo a mancare, ma anche e soprattutto la testa. Il tempo libero che ho avuto l'ho sprecato scrollando i social senza sosta perché lo scorrimento di video veloci e leggeri mi ha distratto più di quanto facessero in quel momento i film e i libri. Questa fruizione rapida e che non richiede niente è stata un rifugio, ma non le permetterò più di prendersi così tanto tempo perché, come penso possiate ben immaginare, è solo un modo di scappare, ed è una cosa che non voglio più concedermi, non così.
Nonostante questo, qualcosa sono riuscita a godermi, e ve ne parlo un po'.
Sarà lunga, mettete su il caffè.

Foto di Dakota Roos su Unsplash



CINEMA

Questo è l'argomento che mi dà più dispiacere e quindi ce lo leviamo subito. Ho guardato così pochi film che mi sono sentita svuotata di ogni motivazione. Sono a mia discolpa uscite molte poche cose che mi interessassero davvero, e quelle poche che ho visto non mi hanno fatto strappare i capelli dalla gioia. Non ho neppure partecipato al fenomeno Barbenheimer, nel senso che non ho ancora visto nessuno dei due e sono interessata a recuperare solo Barbie a giorni.
Mi sono principalmente dedicata a riguardare pellicole già viste per un progetto di cui non comincio a parlare ora solo perché nei prossimi mesi vi ammorberò, ma mi ha fatto piacere perché riguardare cose già note è spesso di comfort e un bell'esercizio di analisi. Devo farlo più spesso, la fomo mi spinge sempre verso la ricerca di cose nuove quando invece anche prendersi del tempo per riguardare cose già note è molto gratificante.
Tra le pochissime prime visioni vi cito solo L'esorcista del papa - così odiato dal web ma così squisitamente autoironico che io mi sono divertita come una pazza - ma anche The Blackening, una horror comedy che parla di poc, molto meta e scanzonata ma che secondo me manca del mordente che avrei voluto avesse, e infine The Borderlands, un found footage inglese del 2013, così spaventoso e curato che mi ha confermato per l'ennesima volta che i ff sono proprio i film della vita mia. È ambientato in una piccola comunità, in cui due sacerdoti sono invitati dal Vaticano ad investigare perché all'interno della chiesa si sono verificate delle attività sospette. Quindi, ricapitolando: piccola comunità, film minimal con pochissimi ambienti e altrettanti personaggi, ambientazione religiosa. Ha tutti gli ingredienti necessari per diventare uno dei film del cuore della Redrumia e infatti sono certa che sarà uno di quelli che tornerò spesso a vedere.

E, con mio sommo sgomento, mi tocca riconoscere che per il cinema è tutto qui.

LIBRI

Un pochino meglio è andata per quanto riguarda le letture. Involontario fil rouge è stato il lutto, e anche se ammetto che non è il periodo giusto per me per letture di questo tipo, ho trovato in questi mesi dei romanzi davvero eccezionali.
Il primo è  Appunti sulla tua scomparsa improvvisa, di Alison Espach. È il racconto, in prima persona, di una sorella minore che sopravvive alla morte della maggiore. Non è solo una narrazione molto intensa sul lutto e su come si è costretti a sopravvivere, ma anche un racconto così lucido dell'infanzia che è per me stato sconvolgente scoprire che non si trattasse di un'autobiografia. Il modo in cui la protagonista, Sally, racconta alla memoria della sorella Kathy che cosa sia accaduto dopo la sua morte in un incidente stradale, non è pornografia del dolore. È un dolcissimo modo di raccontare come si rimane, come il mondo prosegue anche se una sua piccola parte si è cristallizzata nel tempo. Un romanzo molto doloroso ma onesto con il lettore, che non sfrutta facilonerie letterarie per infliggere sofferenza non necessaria. Mi è piaciuto tanto.
Sempre di lutto parla How to sell a haunted house, l'ultimo romanzo di Grady Hendrix, in cui due fratelli che si sono allontanati col tempo devono ritrovarsi dopo la morte accidentale di entrambi i genitori per gestire le questioni burocratiche e in particolare la vendita della loro casa. Parla di sorelle maggiori che per tutta la vita si sono sobbarcare il peso del loro ruolo e di come crescendo devono scontrarsi con chi la difficoltà del ruolo in questione non la comprenda. Hendrix parla sempre in qualche modo di prigionia, e anche questo non è da meno: la prigione familiare è quella da cui non ci si scrosta mai, e che lascia segni e cicatrici che durano per sempre. Qui, a restare indietro, non sono solo i segni, ma anche delle inquietantissime bambole di pezza da ventriloquo, che la mamma dei due fratelli ha cucito con passione per tutta la vita e che hanno uno spietato attaccamento alla vita.
Cito in velocità Maeve, il libro di Germano che sicuramente conoscete già e che io mi sono comprata a Vinci alla Festa dell'Unicorno. Si tratta di uno spin off di Girlfriend from Hell, il suo primo romanzo sulla Pandemia Gialla, e mi è piaciuto tanto quanto. Sono libri pieni di una disperazione cruda, che anche in questo caso non ha tempo di piangersi addosso: sono degli apocalittici privi di speranza ma non per questo privi di umanità. Le persone sono autentiche, l'empatia totale. 
Forse il libro dell'estate però è stato per me Sirene, di Laura Pugno, che mi ha consigliato la mia amica Silvia (grazie!). È un testo breve ma spietato, completamente diverso da qualsiasi cosa io mi aspettassi. Siamo in un mondo in cui l'umanità è annientata da un cancro causato dal sole, e i pochi sopravvissuti ora allevano sirene, la cui prelibata carne viene sfruttata in ogni modo possibile. Pugno non ha paura di essere estrema: sesso e cibo si fondono in un ibrido in cui tutti i desideri della carne vengono soddisfatti da creature il cui livello di autocoscienza non è chiaro. In un mondo finito sono comunque gli uomini a farla da padroni, piegando la natura a proprio piacimento, plasmando la realtà in modo da trarne in ogni caso il maggior profitto possibile. La criminalità organizzata comanda quello che resta della società, il potere è corrotto, le donne sono merce di scambio e le sirene tutto quello di cui un uomo ha bisogno per sopravvivere. Un grande lavoro che, tra le altre cose, è profondamente antispecista. Sirene è un testo spietato, esplicito, crudissimo: per me un lavoro eccellente davvero. 
Infine, un consiglio piccino piccino che arriva sempre da una mia amica. Martina, infatti, mi ha prestato Quel che resta delle case, un racconto di Emanuela Canepa uscito con la nuova casa editrice Tetra, che pubblica ogni mese quattro racconti in un formato piccino picciò, quadrati e a soli quattro euro. Questo parla di folklore, stregoneria, legami familiari, eredità, assenze, case affamate. Lo fa senza mai esplicitare nulla, solo il dispiacere della mancanza e la paura del nuovo. L'ho trovato molto affascinante e ne avrei voluto molto di più. Esplorerò meglio Canepa, nella speranza che decida di farlo diventare un romanzo intero.

MIX

Soli due podcast hanno caratterizzato la mia estate: Tredici, il racconto curato da Il Post sulle rivolte nelle carceri di marzo e aprile 2020 e Dove nessuno guarda, il lavoro di Pablo Trincia sulla vicenda di Elisa Claps. Sono entrambi lavori professionali la cui qualità non è in discussione, ma diciamo che tendo a preferire il tono più giornalistico e analitico del Post a quello di Trincia che a volte trovo un po' melò, soprattutto quando si parla di true crime. I due casi, però, sono ovviamente frustranti e dolorosi, e hanno in comune la totale assenza di empatia, il disinteresse per l'altro, la mancanza di cura e premura per gli esseri umani. E poichè siamo in un periodo storico in cui questa mancanza di premura ci pare legittimata da chi invece le persone dovrebbe proteggerle, ecco che ascolti del genere diventano più importanti che mai. 
Quest'estate, poi, ci ha lasciato Michela Murgia. Poiché il suo uso delle parole mancherà molto, sto recuperando tutti gli episodi di Buon vicinato, la piccola rubrica che durante la pandemia ha tenuto sul suo canale Youtube insieme a Chiara Valerio. Valerio è la mia girl crush del momento, una mente che trovo strabiliante. Vederle fare, insieme, questo esercizio di argomentazione e pensiero è incredibilmente stimolante. Due menti brillanti che giocano con pensiero e parola, per me bellissimo e arricchente.
Infine, il recente viaggio in Irlanda. Ci siamo concessi di partire, io e Riccardo, nonostante il periodo non fosse ideale per allontanarsi da casa, perché dopo i due mesi precedenti io ero a tanto così da un esaurimento nervoso. Avevo bisogno di andare via, e questo viaggio, che in teoria è stato il nostro viaggio di nozze, era già stato rimandato dopo l'evento molto spiacevole di questa primavera. Ci siamo regalati due settimane in cui dedicarci solo a cercare di riempirci gli occhi di bellezza e leggerezza, ed è stato fondamentale. L'Irlanda si presta molto a viaggi anche piuttosto introspettivi, di quelli che si fanno quando c'è bisogno di prendere davvero contatto con quello che si affronterà una volta tornati a casa, e per me è stato davvero così. Abbiamo passeggiato tra abbazie abbandonate e immensi prati verdi, toccato l'oceano e rallentato i ritmi di una vita che non concede tregue. È stato salvifico, e l'Irlanda è così bella che si è presa un pezzetto del cuore. 

Ora si riparte con una delle parti belle della vita, quella in cui parlo di cinema dell'orrore su internet con degli sconosciuti. Sono tornata su Instragram, su TikTok, su Twitch. A breve tornerà anche Nuovi Incubi, e chissà che in questa stagione io non riesca ad essere più costante anche con il mio amato vecchio blog. Il resto, piano piano, si sistemerà.


lunedì 5 giugno 2023

Primavera 2023: un riassunto

12:47
 Nel mio personale calcolo delle stagioni, la primavera finisce con il mese di maggio, affinché io possa far durare il più a lungo possibile la sola stagione che conti: l'estate.
Poiché per me ormai il cambio di stagione c'è già stato, mi pareva un buon momento per fare una carrellata delle cose più significative tra quelle viste, lette e ascoltate nei mesi passati.




Libri

Sono stati mesi abbastanza soddisfacenti dal punto di vista delle letture, perché ho goduto di un po' più di tempo libero che mi ha permesso di concedermi lunghe ore in poltrona immersa nel mio primo amore. Non mi dilungherò sui libri del progetto Dark Ladies, che sono stati oggetto di dirette su instagram, tutte salvate sul profilo per chi desiderasse recuperarle, ma in questa sede mi fa piacere condividere che sono molto contenta di come sta procedendo l'anno con loro, le signorine della narrativa di genere, e che mi stanno dando grandi gratificazioni.
Sempre in tema di signorine e orrore, in questi mesi ho finalmente recuperato Il mostruoso femminile, quello di Jude Ellison Sady Doyle che ha un'infelice omonimia con quello di Barbara Creed. I due testi parlano di tematiche simili effettivamente, ma se quello di Creed è più accademico, quello di Sady Doyle affronte i temi in modo più immediato e semplice, rendendole alla portata di chiunque. Un ottimo modo per entrare nel tema del mostruoso femminile ed essere indirizzati verso le sue tematiche principali.
Prosegue inoltre la mia lettura del Ciclo di Avalon di Marion Zimmer Bradley. Le nebbie di Avalon è diventato il mio libro preferito, l'ho amato di una passione ardente. Il secondo capitolo è La casa della foresta, che continua il discorso al femminile che sta al centro della saga intera, ma che si sposta indietro nel tempo, ben prima di Camelot. Questa volta ci si concentra sulle sacerdotesse, e sulla storia che ha portato Avalon in essere, ma raccontata intorno ad una storia d'amore di cui purtroppo mi è importato troppo poco perché il coinvolgimento potesse essere lo stesso. Impazzisco per la scrittura dell'autrice e proseguirò comunque nella lettura, ma questo per me non ha toccato i picchi del suo predecessore.
Grandiosa scoperta è stata invece per me Guida il tuo carro sulla ossa dei morti, di Olga Tokarczuk. Un romanzo brillante e divertentissimo, la cui protagonista è forse il personaggio femminile migliore che ho mai letto su carta: un'anziana insegnante che rifiuta di andare in pensione, appassionata di astrologia e delitti, che traduce poesie con uno studente molto più giovane e nel tempo libero risolve i delitti che le stanno accadendo intorno. Un romanzo fortemente antispecista, se non proprio un manifesto intero di un movimento che vuole il bene di altri esseri viventi, un noir moderno e irresistibile, una scoperta felicissima. Non finirò mai di tesserne le lodi. 
Mi sono poi sottoposta alla lettura di V13, l'ultimo libro di Carrére, il racconto del processo per gli attentati terroristici avvenuti a Parigi il 13 novembre 2015. Quando Carrére scrive true crime, lo avevamo già sperimentato con L'avversario, è un maestro: sa su quali tasti premere per coinvolgere emotivamente il lettore senza usare mezzucci poco eleganti e scorretti, sa quali sono le cose su cui puntare l'attenzione per dare un resoconto completo e nel rispetto di quanto accaduto. In questo caso era ancora più difficile, perché non toccava solo storie personali ma anche la coscienza collettiva francese. Ha diviso il testo in tre parti: una dedicata alle vittime, una all'estremismo islamico, per comprendere come nasca il fenomeno del terrorismo e come siano nati, nello specifico, questi terroristi, e una sulla conclusione del processo. È breve, accessibile e completo. Per me, portentoso.
Ho appena ultimato la lettura più dilaniante degli ultimi mesi, Appunti sulla tua scomparsa improvvisa, di Alison Espach. È il racconto di Sally, che si rivolge alla sorella Kathy per raccontarle cosa è accaduto dopo la sua morte improvvisa, da adolescente. Sally ricostruisce il rapporto con la sorella con una lucidità disarmante, racconta dell'infanzia come se ne fosse appena uscita, ed esamina il lutto con tale introspezione, tale chiarezza, da essere ammirevole. Non mi avrebbe stupito se fosse stato autobiografico. Pare non lo sia, il che lo rende un lavoro letterario ancora migliore. 
Infine insieme a Riccardo stiamo leggendo la saga di Blackwater. Leggiamo libri insieme nel senso che io li leggo a voce alta mentre lui guida, e questi libretti piccini e dall'estetica splendida si prestano alla perfezione per questo metodo di fruizione. Sono la storia di una cittadina che si rimette in piedi dopo una piena che ne ha alterato finanze ed equilibri, ma principalmente raccontano la storia di una famiglia, i Caskey, e delle loro diatribe: eredità, figli, potere. A metà tra Dinasty e The Shape of Water, ci stiamo divertendo come i matti.

Film

Anche cinematograficamente sono stati mesi gratificanti. La seconda stagione di Nuovi Incubi - che ci sta dando grandi soddisfazioni ma purtroppo sta volgendo al termine - parla del teen girl horror e quindi mi sono guardata un sacco di ragazze ricoperte di sangue, incazzate e violente, e mi sono divertita come una bambina. In generale, però, di tutti gli horror che ho guardato ho parlato in live o su Instagram, qua mi limiterò a fare una carrellata delle visioni non di genere che più mi hanno toccato nei mesi passati, con una promessa a me stessa: ritornare a scrivere anche post più di frequente su film singoli, come ho fatto per anni.
Prima di tutto ci sono stati i due documentari sulle montagne: se da un lato Free Solo si è rivelato una visione appassionante e coinvolgente, lo stesso non posso dire di Sei tu, Micheal? recentemente approdato su Disney+. Una storia di ego, denaro e potere, che nulla ha a che vedere effettivamente con la montagna. Il fatto di essere realizzato con tanti soldi però fa sì che ci siano riprese interessanti sulla scalata e sulle ricerche di un corpo dopo il Camp 4, il più alto momento di sosta prima della salita per il summit. Però non ha alcun valore se non mostrare quanto certe operazioni siano possibili solo grazie allo sfruttamento delle popolazioni locali, e questo è sempre importante tenerlo a mente.
Sono anche stati i mesi in cui ho visto i due Assassini con Kenneth Branagh, esattamente le cose che cerco quando desidero un film leggero e che si sono rivelati all'altezza delle aspettative. Knives Out 2, Glass Onion, invece, non solo le ha rispettate, le ha superate: goduriosissimo.
Mai avrei pensato, però, almeno prima di conoscere Riccardo, che i miei due film della primavera sarebbero stati uno Spiderman e un film su Dungeon&Dragons.
Honor Among Thieves si è rivelato un gioiello di comicità e avventura, con un inaspettato Chris Pine e il desiderio evidente di far vivere allo spettatore un film dal profumo quasi vintage, da avventura di altri tempi. Ci siamo divertiti come i matti, all'arrivo del Paladino che cammina solo in linea retta eravamo con le lacrime agli occhi. Era da tempo che al cinema non mi sentivo così per un film che non fosse un horror.
Across the Spiderverse è invece un capolavoro fatto e finito. Un film potentissimo sulla lotta al sistema, sul sovvertire le regole, sul prendersi il proprio posto nel mondo con le unghie e i denti. Si prende il supereroe popolare per eccellenza, quello di quartiere, vicino alle persone, e gli si dà il volto di un ragazzino nero, alla base della società, lontano dai grossi e potenti Spiderman degli altri universi. Non gli si dà un'intelligenza fuori dalla norma, un potere diverso dagli altri, una caratteristica unica. Lo si lascia umano, solo questo, con la necessità di avere uno spazio per sé, il bisogno di rivendicarsi il proprio diritto di esistere. Lontano dai meccanismi che portano i grandissimi supereroi in essere, Miles vuole solo essere se stesso e fare quello che può per dare una mano. E solo così, esigendo lo spazio per essere, cresce, ispira e diventa modello. Per la prima volta un film sui giovanissimi fa anche un importante discorso sulla genitorialità, senza il cinismo tipico di narrazioni anni '80, per esempio, ma con grande affetto ed empatia. Unisce un personaggio femminile complesso e intrigante, una SpiderGwen che mi aspetto sia la vera protagonista del prossimo film. Un'animazione mai vista prima, un messaggio di certo non nuovo ma mai visto messo in scena così, con questa potenza, con questo coraggio, un film incredibile. 

I Critical Role

Non guardo una serie tv da settimane intere, e tutto per colpa dei Critical Role. Per chi non li conoscesse, sono un gruppo di doppiatori, amici da una vita, che gioca a D&D in live su Twitch da tanti anni. Col tempo sono diventati così famosi che hanno una serie su Prime ispirata alla loro campagna, ma anche fumetti, manuali di gioco - addirittura è in arrivo un gdr tutto nuovo creato da loro, Candela Obscura - merch. Un fenomeno enorme di cui ovviamente io non ero a conoscenza. Poi, siccome abbiamo iniziato a giocare una campagna con i nostri amici, ho pensato che sarei diventata più brava guardando qualcuno con esperienza giocare, e Riccardo mi ha presentato loro. È stato amore a prima vista. Guardare gente che gioca di ruolo ha una caratteristica interessante. Quando guardo una serie molto a lungo finisce che non mi affeziono solo ai personaggi ma anche ai loro interpreti e al loro rapporto fuori dal set, perché penso sempre che quando si passa così tanto tempo insieme facendo una cosa così bella il legame diventi importante. Non amo i film di Harry Potter ma quando vedo le scene dell'ultimo giorno di lavoro del cast piango come un vitello. Guardare gente che gioca di ruolo unisce queste due caratteristiche, perché si unisce l'interesse per l'avventura - nello specifico noi dei CR stiamo guardando Vox Machina - a quello per i giocatori, che in questo caso sono amici da anni, sposati e fidanzati tra di loro, testimoni di nozze e madrine di figli nati proprio durante le campagne. 
Nella mia, di campagna, mio marito è il master, e giochiamo con la mia migliore amica, il suo migliore amico e la nostra coppia del cuore, per cui è come essere a casa quando guardo loro.
In più, hanno un portentoso master che ha messo in piedi un'avventura piena di emozioni, e giocatori di rara simpatia. Adesso siamo arrivati ad un punto in cui ci si è liberati di un giocatore che appesantiva un po' l'atmosfera e gli altri sono diventati folli anarchici: si trasformano in mucche, danno fuoco alle case, ammazzano le vecchie. In questa casa sono diventati praticamente i protagonisti delle nostre vite.

L'outernet

Questa primavera per me è stata caratterizzata da un evento molto significativo e spiacevole, che mi ha sconquassata a modino e che al tempo stesso mi ha rimesso in discussione le priorità. Piano piano mi sto rimettendo in sesto anche se mi accorgo che ne porto addosso più conseguenze di quante avrei creduto, però mi è stato utile a capire di cosa avevo bisogno. 
Con Riccardo ci siamo concessi una vacanza nella Tuscia, di cui avevamo un disperato bisogno e che ci ha permesso una parte d'Italia che sottovalutavamo e che si è invece rivelata di inaspettata bellezza. 
In più sono riuscita a convincerlo ad andare a visitare l'ex manicomio di Mombello, pietra miliare dell'urbex lombardo. Ormai è un luogo troppo noto perché l'esperienza sia autentica: è stato completamente svuotato da chi non ha ancora capito che se vai a visitare un luogo abbandonato devi tenere le manacce a posto, ma ammetterò che i graffiti hanno contribuito ai brividi dell'esperienza paradossalmente. Io mi sono molto divertita, Riccardo un po'  meno. 
È stato per me anche molto significativo, questa primavera, aver potuto contribuire ad un saggio a sei mani, scritto insieme alle mie amiche Lucia e Ilaria, che è uscito sull'ultimo numero di Segnocinema, la mitologica rivista di settore. L'ho ripetuto mille volte sui social, ma mi emoziona molto ripensarci.


Ancora una volta, questa primavera ho avuto la prova del potere delle storie. Mi è successa una delle cose più difficili della mia vita, e ho come sempre cercato rifugio nelle parole e nelle immagini di chi crea delle storie per mettere meglio a fuoco la vita vera. Non saprei dire se mi ha aiutato a elaborare meglio, ma di sicuro mi ha aiutato a spostarmi per un po' dalla mia, di vita vera, che in quel momento non volevo frequentare, e in certi momenti è stato fondamentale. È fondamentale ridere di gusto al cinema mentre un tipo cammina su un grosso sasso senza scansarlo, è fondamentale piangere quando si legge di una sorella maggiore mancata, è fondamentale guardare delle giovani donne mettere insieme una squadra di supereroi disastrati per salvarne un altro. So per certo che la parte migliore di me è diventata tale perché l'hanno modellata le storie. 

martedì 31 gennaio 2023

Le cose viste e lette a gennaio

19:09
 Anno nuovo, rubrica vecchia.
Mi piace sempre, però, raggruppare a fine mese, in un unico post, tutte le cose di cui ho fruito nel periodo, per raccontarle senza accollarmi troppo. 
Quindi, con le nostre solite categorie, cominciamo!



Podcast

Dopo un periodo di stanca, risollevato solo dall'ascolto di Carla, una ragazza del novecento, a cui ho dedicato un post intero, finalmente ho trovato un po' di cose nuove da ascoltare.
Primo su tutti Nella trappola della setta, un podcast a cura di Giorgia De Carolis che affronta il tema delle sette e dei culti, e che nello specifico si sofferma sul caso Un Punto Macrobiotico, fondata negli anni '80 da Mario Pianesi. Il podcast, di soli 6 episodi, cerca di analizzare, anche grazie all'intervento di esperti, le dinamiche sociali e psicologiche che rendono alcune persone vittime di quelli che sono veri e propri crimini. Il lavoro di De Carolis è approfondito, parte da un'esperienza personale e finisce per ampliarsi, fino a chiedere un feedback anche ai diretti responsabili. A voi il piacere di scoprire che cosa hanno da dire. È molto doloroso, parla di persone che hanno buttato anni di vita, e compromesso in alcuni casi la propria salute, solo per aver riposto la propria fiducia nelle persone sbagliate. Interessante e molto ben curato.
Ho scoperto poi Mystery Pot, in cui una coppia di amiche si racconta fatti misteriosi. Da Nostradamus, ai Warren, fino ad Anneliese Michel. Le due ragazze sono simpatiche, hanno evidentemente un bel rapporto che rende piacevolissimo ascoltarle.

Videogiochi

Questo mese in live abbiamo giocato a due cosette. Il primo, folle e disperato, è The Textorcist, l'indimenticabile avventura dell'esorcista sconsacrato Ray Bibbia, che lavora in una Roma ormai completamente succube del potere del Vaticano. Ma poi, quel Vaticano lì, sarà ancora in piedi come lo conosciamo? Lo scoprirete affrontando demoni e posseduti, che combatterete digitando sulla tastiera le parole del rito dell'esorcismo. O siete dei portenti, o ci dovete giocare in due, perché mentre digitate dovete pure scappare. Non è facile. Ma quanto fa ridere.
Sapete invece cosa non fa ridere? The Vanishing of Ethan Carter, in cui nei panni dell'investigatore Paul Prospero dovrete scoprire che fine ha fatto il giovane Ethan che, come da titolo, è scomparso. 
È un gioco bellissimo, non fraintendetemi, ma sto cominciando a chiedermi fino a che punto sono disposta a lasciare che le storie dell'orrore si prendano gioco di me e della mia - già di suo malconcia - emotività.

Serie tv

Mese intenso da questo punto di vista. Abbiamo recuperato Lovecraft Country, e mi si spezza il cuore nel dire che mi ha lasciata piuttosto tiepida. Più ero coinvolta dalle vicende personali dei personaggi, dalla componente, passatemelo, "reale", meno lo ero da quelle soprannaturali, e ad una serie che si intitola così non sono sicura di volerlo perdonare. L'ho trovata un pochino messa insieme con lo scotch, forse perché parte di un progetto più ampio che non potrà vedere la luce ora che è stata cancellata? Ma in un'epoca come questa, in cui cancellano più serie di quante ne producano perché il mercato sta messo come sta, è ancora perdonabile concepire una stagione di una serie che da sola non stia in piedi? Non ne sono sicura.
Il tutto, però, si è presto dimenticato, da queste parti, perché abbiamo proseguito il mese con Yellowjackets, di cui il web parla da mesi. E ne parla da mesi a ragione, ovviamente, perché sebbene tanti lamentino il già visto io l'ho trovata una bella ventata d'aria fresca, paradossalmente. Soprattutto per il modo in cui parla delle relazioni tra le amiche adolescenti, mostrando le zone grigie di un periodo della vita in cui tutto è bianco o nero. Mi piace vedere donne così diverse volersi bene ugualmente, nel modo complesso in cui si vive il volersi bene. L'ho trovata intensa e di strepitoso intrattenimento, e bramo la seconda stagione tanto quanto bramo il caffè dopo pranzo.
Infine, mi sono dedicata a Ginny&Georgia, uno dei prodotti più popolari di Netflix. Le protagoniste sono mamma e figlia, e, come in tutte le storie di questo tipo, i loro problemi nascono quando le due non capiscono che devono comunicare meglio. Georgia deve accettare che Ginny non sia più bambina e Ginny deve accettare - anima candida -  che ci sono cose di cui al momento ha il privilegio di non doversi preoccupare. Il modo in cui parla della povertà è reale, in alcuni momenti così tanto che mi è mancato il fiato. Soprattutto, però, ho apprezzato il modo in cui parla di autolesionismo (potentissimo tw), che è uno dei temi principali soprattutto della seconda stagione. È una serie in cui due genitori bambini non sanno come essere adulti insieme alla loro figlia adolescente senza riversarle addosso responsabilità che non ha - terreno molto familiare alla Vostra - e che cercano gli strumenti per lasciarsi alle spalle un passato che decisamente alle spalle non ci vuole stare. È una storia che parla di quanto si è disposti a fare per il bene dell'altro, ma anche di che cosa significhi davvero, il bene dell'altro. Dove sta il confine tra giusto e sbagliato, ammesso che ce ne sia uno. Il tutto ovviamente trattato con grandissima leggerezza, perché è una serie comedy che non ha pretesa di trattato morale ma solo, mi è parso di capire, di far nascere un dialogo.
Infine, per la categoria true crime, ho visto Vatican Girl, la serie Netflix su Emanuela Orlandi. La vicenda la conosciamo quindi lo sapete già che dovete arrivarci con la voglia di strappare gli alberi a mani nude dalla terra secca. Per quanto riguarda la struttura della serie, invece, ho solo un piccolo appunto: si dedica davvero tanto tempo ad un personaggio a cui davvero io non avrei dedicato più di 5 minuti. La vicenda Orlandi è gigantesca e complessa, non c'è bisogno di far parlare i buffoni mascherati. (Non) parlano a sufficienza quelli col volto scoperto.

Libri

Come sempre mi accade, gennaio è il mese in cui leggo di più. Oltre al libro del mio progetto di lettura (i dettagli sono sul mio Instagram), ho concluso la seconda metà de Le nebbie di Avalon. L'immenso lavoro di Marion Zimmer Bradley è diventato il mio libro preferito. L'ascesa e la caduta di Camelot raccontate dal punto di vista delle sue donne è uno straordinario viaggio che non parla solo di storia, ma che usa le religioni come spunto per parlare di società, di cultura. L'antico culto di Avalon e la religione cristiana diventano le due lenti attraverso cui le nostre signore leggono il mondo, e decidono delle sorti di Britannia. Un mondo fatato in cui le battaglie sono sempre sullo sfondo, mentre il presente è deciso da chi la battaglia la governa da lontano: le donne. 
Ho poi letto Niente di vero, di Veronica Raimo, che è un divertentissimo racconto familiare, una disamina della famiglia dell'autrice, che prendendosi molto poco sul serio ci racconta dei suoi. Perfetto per le persone della mia età, che cominciano a costruirsi una famiglia propria e hanno strumenti nuovi per analizzare quella di origine. Tanto vale che ci ridiamo su.
E siccome in questo periodo sto un po' così così ho deciso di concedermi una lettura che non facevo da anni: Harry Potter. Per un decennio della mia vita questi libri sono stati il mio conforto, il mio scudo contro il mondo, la mia casa. Sì, le storie hanno quel potere immenso qua. Li ho abbandonati per un po', perché la fame di parole nuove mi ha lasciato poco tempo. Quest'anno, però, l'ho cominciato con un po' di difficoltà, e ho pensato che fosse il momento buono per tornare un pochino nell'abbraccio caldo di chi mi ha consolato tante volte. Essere grandi è difficile, e io avevo voglia di tornare piccina ancora un po'. Al momento sono al quarto. 

Dei film che vedo parlo sempre su instagram quindi vi rimando a quello se vi va di leggere che cosa ho guardato vi rimando a quello, il link è sempre qua di fianco.

IRL

Senza il minimo dubbio, la cosa più bella di gennaio è stata l'aver visto finalmente dal vivo Notre Dame de Paris. Dopo una quindicina d'anni passati a cantare con tutto il dolore che conosco che "la parola bella è nata insieme a lei" da sola nella mia cameretta, ho finalmente visto e soprattutto sentito le voci del cast originale cantarla con tutta la disperazione della storia più tragica della letteratura. La storia di Quasimodo mi appassiona in tutti i suoi formati, compreso quello edulcorato di casa Disney, perché non esiste descrizione più sincera del dolore, e dell'amore, e di quanto nonostante il primo valga sempre la pena del secondo. 
Ho pianto come se fossi stata lì da sola, a cantare inni di passione e libertà. Di una bellezza che non ha senso raccontare.



giovedì 22 dicembre 2022

2022: Un post sui preferiti

19:37

 Se già abitualmente non sono una maestra nel fare bilanci, questo 2022 mi sta mettendo molto alla prova. Alcune cose sono state magnifiche, altre hanno messo molto alla prova il mio traballante equilibrio e sto per questo rassegnandomi all'idea che questo sia, semplicemente, il modo in cui va l'esistenza e che sia compito mio imparare a convivere con l'instabilità che ne consegue. Mi creerò gli strumenti adatti strada facendo, come immagino facciamo tutti quanti per stare a galla.

Siccome però siamo qui per parlare dei prodotti di cui fruiamo, bisogna riconoscere che da questo punto di vista siamo in un momento glorioso che ricorderemo con gioia. Andiamo quindi con il nostro solito elenco per punti per vedere che cosa ho amato di più.



PODCAST

A metà dell'anno, complice un trasferimento lavorativo, ho cominciato a macinare molto meno chilometri di quanti non ne facessi prima, e per questo ho di molto ridotto la quantità di podcast che riesco ad ascoltare. La mia rivelazione dell'anno, però, sono sicuramente quelli de Il Post, almeno quelli disponibili anche senza l'abbonamento. Ho ascoltato La bomba, La fabbrica dei soldi e, naturalmente, ascolto con religiosa fiducia Indagini. Sono naturalmente lavori professionali, curatissimi e dall'evidente impronta giornalistica, che però non mi dispiace nonostante sia una più da chiacchiere tra amici. Nello specifico, Indagini si distingue dal marasma di podcast true crime per il modo in cui si allontana da narrazioni morbose e irrispettose - e, lo sapete, lo dico da appassionata del genere - perché si concentra su due aspetti: come si sono svolte le, appunto, indagini, e come i media hanno gestito la narrazione. Davvero un lavoro ottimo, pulito nei modi e negli intenti. 

LIBRI

Se parliamo di narrativa dell'orrore, due sono i titoli che a mesi di distanza mi porto ancora dentro. Il primo è Civitas Dei, di Vincenzo Disalvio, di cui vi ho già parlato abbondantemente in questo post e che continuo a consigliare. Un viaggio magnifico nel Sud più profondo e nell'italianità più autentica. Il secondo, invece, è L'ospite, forse l'opera più famosa di Sarah Waters. Un gotico molto classico, dal sapore che arriva dritto da altri tempi ma che appassiona con moderna freschezza. Una storia di donne non credute, di case e realtà che cadono a pezzi, di amori sbagliati e di responsabilità che nessuno ha davvero mai chiesto. 

Se usciamo dal mio genere del cuore, ecco che invece l'anno se lo è preso Almarina, una storia di donne, di nuovo, che si trovano e capiscono passo dopo passo come fare a costruire una vita insieme. Una madre in potenza e una figlia da aiutare, in una realtà che sarebbe complicata anche per i più forti degli spiriti, ovvero quella del carcere minorile. Una prosa indimenticabile, il mio 2023 sarà tutto dedicato alla scoperta di tutto il resto che Valeria Parrella ha dato alla luce.

FUMETTI

A qualche anno dall'ultimo volume, che ci aveva piantati in asso con un finale da togliere il fiato, è tornato il mio fumetto preferito di ogni tempo: Saga. Arrivati al decimo volume, abbiamo resettato tutto e siamo come ripartiti, con tanti volti nuovi da conoscere ed imparare ad amare. Eppure, quel modo lì che aveva di raccontare un universo in subbuglio non lo ha perso, e ritrovare Hazel e tutti quelli che la amano è stato come tornare in un abbraccio familiare. I problemi sono nuovi, i mondi sono nuovi, e crescendo la bambina crescono le cose che le accadono, ma la spiccata sensibilità con cui ci vengono raccontati non è andata perduta. Non si sono scordati come sapevano farci ridere, come una frase soltanto era sufficiente a commuovere, come raccontare un universo in guerra porti per forza di cose con sé tanto dolore, che però non è mai gratuito. Una splendida conferma. Quanto mi eri mancato, Saga bello.

SERIE TV

Io con le serie tv non riesco a stare al passo con le uscite. Troppe, ovunque. E mi rendo altrettanto conto che le mie scelte tra i preferiti dell'anno siano molto banali ma converrete con me che queste sono proprio state delle serie della madonna: The Sandman e The Midnight Club
La prima, un tentativo tanto ambizioso quanto ben riuscito, di adattare una delle opere a fumetti più grandi della storia del mondo, la seconda l'ennesima conferma che Mike Flanagan può disporre di me come più gli aggrada tanto ormai mi ha ridotta ad un guscio vuoto privato dell'anima e dei sentimenti.
Se invece parliamo di docuserie, Netflix quest'anno ha tirato fuori due cose secondo me parecchio interessanti, sullo stesso angosciante tema: I crimini di Jimmy Savile e Jeffrey Epstein: Filthy Rich, che parlano entrambe di due pedofili milionari. La prima è un ottimo lavoro di analisi della società che ha consentito al pedofilo in questione di restare una delle persone più celebri della nazione nonostante il suo reato fosse cosa nota, la seconda affronta lo stesso rema spostandosi dalla Gran Bretagna agli Stati Uniti. Savile lavorava da solo, mentre la storia di Epstein e del ributtante circo che teneva in piedi è ben nota. Non sono storie facili da guardare, e quando si parla di certe cose raccomando sempre la giusta cautela, ma trovo che Netflix racconti queste storie con il rispetto di chi è stato vittima ma senza risparmiare i giusti colpi a chi ha concesso a queste storie di durare nel tempo. Mi sono sembrati molto buoni.

FILM

Per ovvie ragioni in questa sede non parleremo dei miei horror dell'anno, non voglio certo rovinare l'episodio dedicato di Nuovi Incubi, ma a tutto il resto possiamo dedicarci, perché quest'anno ho avuto la fortuna di vedere molte più cose del mio solito.
Anche qui non stupirò nessuno dicendo che le cose più belle dell'anno le ha dirette il mio solo Signore Guillermo del Toro, che ha pensato di graziarci con non uno ma ben due nuovi film, molto diversi tra loro ma altrettanto suoi. Se Nightmare Alley ha segnato una momentanea uscita dal soprannaturale, Pinocchio è al 100% una creatura sua, magica. Sono film quasi antitetici: il primo parla della discesa negli inferi di una persona perduta, il secondo della bellezza della vita ordinaria, della straordinarietà della quotidianità. Stanton e Pinocchio erano entrambi alla ricerca di altro da sè. Una vita migliore, qualcosa che li rendesse diversi da quello che conoscevano. Eppure uno dei due ha conosciuto solo rovina, l'altro, che complice il cuore bambino si è aperto al mondo, la salvezza. Il primo punisce l'ambizione quando si alimenta dei fallimenti altrui, il secondo la coccola, perché la inserisce in una microsocietà fatta di amore e rispetto per l'altro, nonostante le tribolazioni. Due diverse esaltazioni della vita, nel modo sincero di chi ancora guarda al mondo con meraviglia. 

Certo, quest'anno un altro grande signore è tornato al cinema: Elvis di Baz Lurhmann è esattamente quello che ci si aspettava fosse. Brillante, colorato, barocco, potente, vitaminico. Un'esaltazione di una carriera e un ritratto di fragilità. Il mondo dello spettacolo messo sotto i riflettori, la magia della finzione che si schianta contro la realtà. Vederlo al cinema è stato come andare al parco giochi, un tripudio.

Infine: quanto mi sono divertita con Do revenge? Madonna se ho ancora 16 anni, guarda.


VIDEOGIOCHI

Dei sei giochi che abbiamo giocato in live su Twitch quest'anno, uno solo si è preso il mio cuore e parlo ovviamente del magnifico Martha is Dead. Non so ancora nulla del mondo videoludico, quindi prendete come sempre quello che dico sul tema come un'opinione personale e non un'analisi. La storia però è stata un viaggio magnifico, nella campagna toscana durante la Seconda Guerra Mondiale. Non mi ci sarei staccata mai. Scoprire la causa della morte della gemella, i partigiani, le foto, la cura maniacale per i dettagli, la ricostruzione fedelissima e nostalgica delle case di campagna di una volta. Un'esperienza magnifica, se i videogiochi fossero tutti così non potrei fare altro nella vita.

IRL

Potrei avere fatto a tutti una testa tanta con questa storia, ma quest'anno mi sono sposata il mio Moderatore. Adesso, quindi, una bella carrellata di foto, così, tanto per condividere nel mio decennale bloggettino una cosa così gigante che è successa nella vita della sua autrice.








Che bello avere uno spazio di condivisione. Grazie se in questo anno avete letto, guardato o ascoltato qualcosa di mio. Io, di vostro, ho letto, guardato e ascoltato tanto, ed è sempre una ricchezza.
Buone feste a tutti, in qualsiasi modo le celebriate, qualsiasi sia il vostro credo. Siate felici in ogni modo possibile.

giovedì 29 settembre 2022

Le (poche) cose preferite di settembre

12:40
A me questa cosa che l'estate è finita non piace manco per niente, io stavo bene con i miei 40 gradi da bravo rettile quale sono e adesso già mi sento mancare dal freddo.
Mi consolerò con immagini romantiche sull'autunno che non corrispondono alla realtà dell'autunno padano e nel frattempo tengo impegnati anche voi con il consueto post sulle cose viste e successe nel mese di settembre.



PODCAST

Anche questo mese la situazione podcast è stata magra. Ho cambiato luogo di lavoro, ed essendomi avvicinata a casa ho meno tempo alla guida da dedicare alla scoperta di cose nuove. Unica novità del mese, suggeritami da amici, è stata Black Minds, un podcast sui più famosi autori di gialli e noir del panorama internazionale, che ho iniziato ad ascoltare perché ha un episodio dedicato a Fred Vargas, la mia giallista del cuore.
Se poi Fred quando vuoi hai una storia nuova raccontarci fai pure, noi stiamo qua in grazia ad aspettarti. 

LIBRI

Settembre è stato un buon mese almeno da questo punto di vista: ho letto Lizzie, di Shirley Jackson, l'allontanamento dal gotico dell'autrice che ha deciso che era giusto invece parlare di una donna spezzata e così spezzare anche noi che tanto siamo tutte col cuore di pietra; poi mi sono inflitta la sofferenza di Midnight Club per prepararmi a Flanagan e infine ho letto L'enigma della camera 622 di Joel Dicker. 
Quest'ultimo è stato forse quello meno appassionante dei 3, ma avevo bisogno di un giallo senza pretese che mi portasse via un pochino la mente dalle giornate. Ambientato negli ambienti del lusso e delle banche, un pochino prolisso nella parte centrale se vogliamo e con una conclusione che richiede un notevole sforzo di immaginazione, il romanzo di Dicker alla fine mi è piaciuto nonostante questi difetti, perché la sua è la classica scrittura senza troppi fronzoli che porta a casa la faccenda e in breve tempo mi ha portata alla fine della sua mole importante.
Naturalmente la cosa migliore che ho letto è stata Jackson ma perché purtroppo quando c'è lei la gara con gli altri è impari, e Lizzie è una storia così commovente e frustrante, che la gara in pratica nemmeno esiste. Io non lo so se Jackson con questa storia ci volesse più tristi o più incazzate, nel dubbio con me hanno fatto presa entrambi i sentimenti. È una storia di frustrazione, di appassimento, di annichilimento dell'anima, e delle inevitabili conseguenze disastrose. Elisabeth crede di stare bene nella vita comoda che si è scelta, fino a che una parte di lei decide di liberarla, dimenticandosi che spesso la libertà arriva con un costo. È anche la storia della vita delle donne, costrette a sedare sentimenti e a placare animi impetuosi per rispetto di una società che ci vuole mansuete. E quindi io, alla fine, ero triste e anche arrabbiata. Non con il romanzo e nemmeno con le sue protagoniste. Ero arrabbiata e triste per loro.
Al momento, poi, sto concludendo Problemi, il libro di Jonathan Zenti ispirato al suo omonimo podcast. È esattamente come me lo aspettavo: bellissimo, brillante, approfondito, pungente ma senza mai crogiolarsi nel gusto per la provocazione fine a se stante. Zenti è un ottimo autore, ma questo lo sapevamo già dal suo lavoro nel mondo dell'audio, ed è la persona che vorrei mi insegnasse a stare al mondo.

FILM

A breve arriverà (se non è già arrivato mentre leggete) un reel su instagram che riassume le visioni del mese, in questa sede mi sento di lamentarmi perché ho visto molte meno cose di quelle che avrei voluto. A mia discolpa in casa Redrumia si è appena ricominciato un rewatch del Signore degli Anelli, come al solito in versione estesa, e abitualmente in quel tempo di film normali ce ne vedo 7. 
Però ho comprato casa con una persona che circa una volta l'anno mi fa tornare nella Terra di Mezzo, e capirete bene che per uscirne poi è lunga. Molto lunga. Lunghissima.

SERIE TV

Continua in casa Redrumia il rewatch di Modern Family, siamo alla sesta stagione, li amo tutti quanti come se fossero la famiglia mia e quando lo finiremo mi mancheranno molto. Il senso di gigantesca e profonda appartenenza che ci regalano serie come questa non finirà mai di stupirmi. Qualcuno l'ha studiato, questo fenomeno? Perché io ogni tanto mi chiedo come sta Jake Peralta, mi chiedo se Angela ha nuovi gatti, se Chandler ha rinnovato l'abbonamento alla sua rivista. E torno a trovarli spesso, riguardando mille volte le stesse serie togliendo tempo a quelle nuove, perché finiscono per creare questa forma di attaccamento che a me per esempio impedisce di giudicare la serie come un prodotto di finzione. L'ultima di The Office non è piaciuta? Ah, non a me. Io l'ho amata, perché sono tornata a trovare i miei amici. Parlando di dinamiche relazionali così intime finisce per vincolarmi con quel senso di familiarità che a me colpisce in un modo fatale. Amici sul lavoro? Famiglia per scelta? La mia emotività ci fa a nozze, con cose così.
Sapete con cos'altro sta da dio la mia emotività? L'amarcord dell'adolescenza. Come tutti, immagino. Io sono stata adolescente nei primi anni 2000, quindi adesso che è arrivato One Tree Hill su Prime, io sto inchiodata sul divano ad ogni pasto che faccio da sola. Sarà nei post dei preferiti dei prossimi mesi.

IRL

Perché così poche cose, Mari, in questo post dei preferiti? A settembre ho avuto un po' la testa impegnata, c'è stata una cosina che mi ha preso un po' di tempo, testa e cuore.

io e il mio vestito da fantasmina vittoriana


Dopo undici anni passati insieme, io e Erre abbiamo deciso di fare le cose ufficiali e diventare marito e moglie. Ed è stata una giornata bellissima, con i nostri amici tutti vestiti a modino, la musica dal vivo, i parenti che per un giorno non sono le persone che conosci ma la loro versione più piacevole, Augustone con il papillon di velluto e tanta voglia di festeggiare questa cosa qua che ogni giorno costruiamo insieme e che profuma di futuro. E delle lasagne gigantesche.
Abbiamo posticipato all'anno prossimo il viaggio di nozze, per quest'anno, però, ci siamo concessi qualche giorno in montagna per staccare un po' dalla frenesia pre matrimoniale. Siamo stati in Valsesia, in Piemonte, dove per la prima volta ho visto il Monte Rosa. Per vederlo più da vicino possibile in poco tempo (Augusto ha un'età ormai, e dovevamo tornare presto in hotel da lui) ho dovuto affrontare la mia acrofobia e prendere la cabinovia, mezzo di trasporto ideato da Satana in persona e tanta e tale è la mia paura di questo strumento infernale che ho pensato di metterlo tra le cose importanti del mese, perché se solo ci ripenso sento il cuore calarmi nello stomaco.
Però è anche la prova che quelle nozze qua s'erano proprio da fare, perché in mille modi diversi il Moderatore mi spinge sempre fuori dalla mia comfort zone. 
A volte la prendo male, come quando insisteva perché io mangiassi il pesce, a volte sono stata più fortunata, come quando mi ha spinto ad aprire un blog di cinema.

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