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martedì 26 aprile 2022

Preferiti di aprile

17:10
Siamo tutti d'accordo che aprile è un mese inutile e sconfortante?
Non fa ancora caldo vero, piove sempre, siamo stanchi morti come se avessero picchiato dei bulletti, le persone con lavori normali fanno i ponti e noi cassieri siamo seduti a guardarli comprarsi il pane e i salami per la partenza.
La cosa bella delle cose brutte, però, è che finiscono, e noi possiamo finalmente iniziare a respirare l'inizio della sola stagione in cui si può essere davvero felici: l'estate.

Mi sono però consolata con un sacco di cose carine, parliamone insieme.





Podcast

In questo mese non ho fatto scoperte particolarmente degne di nota, con la sola eccezione di Bear Brook, uno dei podcast true crime più famosi del mondo a cui io ovviamente sono arrivata in ritardo, come mio solito. Racconta dei Bear Brook Murders, rimasti irrisolti per decenni poiché non si era in grado di identificare i corpi delle vittime. Il podcast è un lavoro assolutamente brillante non solo nella ricostruzione, ma anche nel raccontare le tecniche utilizzate per poter arrivare ad una risoluzione del caso, innovative e che si sono rivelate fondamentali per la risoluzione di casi successivi. Allo stesso tempo, è un racconto molto forte su cosa siano le relazioni tossiche, sul modo in cui alcuni uomini bruciano la rete sociale delle donne con cui stanno e le rendono, letteralmente, invisibili.
Molto commovente.


Libri

Il mio libro del mese è stato indiscutibilmente Civitas Dei, di Vincenzo Disalvio. Ne ho parlato un po' su Instagram, e adesso che l'ho finito è giunto il momento di parlarne con un po' più di calma. Parla di Alberto, un giornalista romano che decide di indagare sulla scomparsa di un sacerdote dal piccolo borgo di Civita, in Puglia. Sul luogo lo ospita Barbara, medico del paesello. Io davvero preferirei non dire più di così sulla trama, vi basti sapere che essendo un romanzo dell'orrore non è che Alberto arriva e trova la serenità, ecco, non lo definirei il suo viaggio mangia, prega, ama. 
È un romanzo che ho amato molto. È ambientato nel profondo Sud, negli anni 50 (ma se ricordo male il decennio l'autore mi correggerà). È un testo dalla mole importante (siamo intorno alle 600 pagine) e per tutto il tempo si respira la terra di cui parla. La vicenda in sé, ovvero quanto accade a Barbara e Alberto dal momento in cui si conoscono, è davvero interessante, si arriva alla convincente conclusione con un ritmo che ho trovato perfetto e che non risente mai della sua lunghezza. Richiama tante delle storie dell'orrore che conosciamo e amiamo senza mai profumare di derivativo, ai personaggi si vuole del bene vero. 
Non sono queste, però, le cose che ho amato di più. Io ho amato tanto Civita. Il modo di Vincenzo di raccontare la piccola comunità rurale italiana, con le sue credenze popolari, con le persone che parlano l'una dell'altra e che si conoscono da generazioni, con le sue piccole abitudini familiari, con tutti i personaggi che nel corso del testo si impara a conoscere come quei vicini di casa della vita vera a cui somigliano tanto. È un ritratto così autentico e genuino della piccola vita di paese, che riconosco così bene perché è la mia, che a tratti mi ha commosso. È perfetto, quindi, che la componente dell'orrore del romanzo sia così intrinsecamente legata alle piccole realtà di vita umile, fatte di superstizioni e passaparola e legami tra le persone. Si bisticcia, a Civita, si gioca a carte dopo una giornata nei campi, ci si prende a cinghiate, ci si prende in giro, si accorre tutti ad aiutare la giovane donna che sta per partorire. E sotto sotto, nel vivo formicaio che sono le piccole comunità, sta a sobbollire l'orrore, quello che nasce dal dolore e dalla disperazione.
Io l'ho trovato ottimo. Ormai l'ho finito da settimane, ma con la testa sto ancora là, con Alberto e Barbara e tutti gli altri. 


Videogiochi

Non smetterò mai di ringraziare la mia amica Giulia per avermi convinto a giocare a Martha is Dead.
Se vi va, andate sul mio canale Youtube e guardatevi le live in cui lo abbiamo giocato, ma non fatelo per me, fatelo per il gioco.
È un gioco indie italiano, ambientato nella campagna toscana durante la Seconda Guerra Mondiale. Se le parole "Seconda Guerra Mondiale" fanno roteare gli occhi anche a voi come a me: resistete. La storia è quella di Giulia, figlia di un generale tedesco che si è rifugiato in Italia con la famiglia perché le cose, in Germania, si stanno mettendo male. Un mattino Giulia si avvicina al lago che sta vicino alla loro abitazione, e trova Martha, la sua gemella, affogata. Decide quindi di prendere la sua identità, per provare l'ebbrezza di essere la figlia preferita dalla mamma.
Nel gioco dovrete scoprire cosa è accaduto a Martha. Io non ho alcuna esperienza nel mondo del gaming, credo di sia vagamente intuito, ma questa è oltre ogni dubbio la cosa più bella a cui io abbia mai giocato. Per storia, modalità di gioco, grafica. È tutto magnifico. Dovrete scattare e sviluppare fotografie con una deliziosa riproduzione degli attrezzi dell'epoca, e ricostruire cosa è successo a voi e cosa vi sta accadendo intorno, esplorando la casa e i suoi dintorni, telefonando a conoscenze, cercando indizi per casa, scavando nei vostri ricordi. 
La riproduzione della casa dei genitori delle gemelle è qualcosa di eccellente. Se venite dalla campagna, chiudete gli occhi e ripensate alle case dei nonni, degli zii, dei vicini...è quella. Mentre vi passeggiate ne sentite quasi l'odore. La cura per i dettagli, in generale ma soprattutto nella costruzione della casa, è da perderci la testa.
Il clima e l'ambientazione di Martha is Dead mi mancano da quando l'ho finito. È un racconto di vita commovente, e ha suscitato emozioni che nella mia ignoranza mai avrei creduto di trovare in un gioco. Ed è un lavoro tutto italiano, c'è solo di che esserne orgogliosi.
Lo rigiocheremo tra qualche mese, sempre in live, per vedere se giocarlo in modo diverso darà alla nostra Giulia una sorte differente. 


Serie tv

La cosa sicuramente di cui parlare in ambito seriale è Jimmy Savile: a British horror story. Sono solo due episodi, ma se Netflix lo mette nelle serie ce lo metto anche io. È una docuserie true crime, che racconta ascesa e caduta di Jimmy Savile, uno dei volti più noti della storia della tv britannica. Savile è stato amico di tutte le principali cariche dello Stato inglesi e della famiglia reale, è stato un notissimo filantropo, collaboratore di alcuni dei volti più noti della musica UK e conduttore di straordinario successo. Era, per farla breve, la persona più amata d'Inghilterra. Ed era un pedofilo, un brutale pedofilo che oggi conta più di 300 vittime, ma nessuno lo ha saputo fino a dopo la sua morte.
La docuserie, che è un prodotto davvero di altissima qualità, mette in evidenza incoerenze e problemi di un sistema che tutela sempre i potenti, che concede a chi abbia il "dono" della popolarità di fare proprio tutto il cazzo che gli pare. In più, fa un ottimo lavoro nel mostrare quanto la verità sia sempre stata sotto gli occhi di tutti, e quanto a nessuno sia importato di vederla. Savile aveva contatti potentissimi, una quantità di denaro che non ha senso, e la somma delle due cose fa un solo risultato: la libertà.
È una serie difficilissima da vedere, fa così arrabbiare che a volte è quasi insostenibile. La spudoratezza e l'arroganza con cui Savile andava a spasso dichiarando sulla televisione nazionale che le bambine dovevano stare attente a lui vi farà così incazzare che onestamente io non lo so se è una visione da consigliare. Sicuramente tenete in considerazione tutti i trigger warning del caso, perché ci sono testimonianze dirette delle vittime e una nello specifico vi lascerà boccheggianti a terra. Cautela massima se il tema vi colpisce in modo particolare. 
Dall'altro lato, però, è una serie che ritrae in maniera esemplare i modi e le ragioni per cui una persona può violentare indisturbata dei bambini dichiarandolo quasi apertamente in prima serata con la certezza matematica che nulla gli possa accadere. Mostra che cosa è il potere, come si creano certe dinamiche che guardiamo indignati, e più semplicemente come cazzo sia potuto succedere.
Forse la miglior serie true crime che ho visto finora.


Film

Le visioni del mese complete arriveranno su Instagram il 31 come sempre, qua riassumiamo solo il meglio del meglissimo. 
The Northman è quel film che se non lo andate a vedere al cinema poi vi ritrovate a piangere e lamentarvi. Su, in sala, andare! È un capolavoro, amici miei. Mi ha fatto quello che ormai per me è l'effetto Neon Demon: talmente bello che rende opaco tutto il resto. È gigante, duro, maestoso. Un lavoro straordinario che sta andando male in sala a conferma del fatto che delle persone non c'è proprio maimaimai da fidarsi quando si parla di cinema. Il Moderatore dice che sono snob e me lo rivendico, se significa esserlo contro chi non sta andando in sala a vedere The Northman.
A casa, invece, il mio mese è stato più miserino della mia media, ma direi che il vincitore del mese è Ragazze interrotte, ammesso che si possa dire che l'ho visto. Forse ero troppo offuscata dalle lacrime, non lo so. Ho sofferto come una brutta stronza. Posso dire anche che non amo il titolo? Forse avrei voluto "Ragazze nei confronti delle quali la società tutta ha fallito". 
"Ragazze a cui si dovrebbero delle scuse".
"Ragazze che avevano ragione loro".
"Ragazze che fanno un po' il cazzo che gli pare e vorrei ben vedere".


IRL

La vita vera è stata piatta, lo ammetto. Vale se come momento più alto ci metto la cena al mio ristorante preferito? Secondo me il pane indiano al formaggio vale come momento migliore del mese sinceramente. 
E la siepe che io e il Moderatore abbiamo piantato da soli e che adesso osserviamo come i genitori fanno con i neonati. Ecco sì, anche lei meritava una menzione, la nostra nuova siepina tutta rossa!
Spero il mese prossimo di avere anche cose più entusiasmanti da condividere. Ci provo, eh, ma la vita dell'outernet mi dà ansia.







mercoledì 22 dicembre 2021

2021: una specie di bilancio

19:11

 Se mai nella mia vita ho avuto quello che si è soliti definire "un anno di merda", quello è stato il 2021.

Non starò qui a fare un elenco frignone delle cose orrende che mi sono successe, per non continuare ad autoalimentare questa negatività e questa autocommiserazione che già mi porto a spasso abitualmente, però è stato impegnativo.

Ne sono uscita piena di botte come se avessi perso un incontro di boxe, con le ossa doloranti e un numero preoccupante di emicranie, un po' sperduta emotivamente e con ancora più ansia del solito, ma ne sono uscita.

Oggi va molto meglio, ma per tornare a sentirmi come mi sentivo prima temo servirà un po' di pazienza.




In mezzo al rumoroso caos che mi scorreva intorno, sono rimaste al mio fianco le mie certezze: i film dell'orrore e i libri. Le storie mi aiutano da sempre a gestire la vita, a conoscermi meglio, a farmi coraggio. E questo è stato un signor anno, sia per le letture che per le visioni. 


Ho letto meno libri di quanti avrei desiderato, ma ne ho letti di splendidi. Ho recuperato in sessioni da una seduta soltanto quasi tutto quello che mi mancava della mia adorata Elena Ferrante, che è sempre la mia penna italiana preferita insieme a Dino Buzzati.

Tra le letture più significative del 2021, però, metterei Piranesi, l'attesissimo e commovente nuovo libro di Susanna Clarke, che mi ha tirato fuori cose che non sapevo nemmeno di dover rielaborare. In piì, questo è stato l'anno in cui per mesi mi sono trascinata nella lettura de Il secondo sesso, la bibbia del femminismo moderno di Simone de Beauvoir. È stata un'esperienza impegnativa, perché non è solo un saggio sulle donne, è un trattato di filosofia. È magnifico, che ve lo dico a fare, e richiede tutta l'attenzione possibile. Però se la merita tutta. 


Più che per la narrativa, però, questo per me è stato l'anno in cui ho finalmente iniziato a studiare il cinema dell'orrore come si deve. Più di tutto, però, è stato l'anno in cui ho dato un indirizzo specifico a quello che sto facendo, con il blog e su internet in generale. Voglio parlare di cinema dell'orrore, sì, ma voglio continuare a farlo in ottica strettamente femminista. È quello che mi appassiona nella vita reale e quello che spero di riuscire con il tempo a portare sempre meglio qui. Di conseguenza, i saggi che ho letto più volentieri durante l'anno si sono concentrati in questa direzione. C'è stato il Re, il caposaldo, Men, women and chaisaws, di Carol J. Clover, c'è stato Women, monstrosity and horror film, di Erin Harrington, il saggio che ha sviluppato il concetto di gynaehorror, c'è stato Rape revenge films: a critical study di Alexandra Heller - Nicholas, per elaborare meglio la mia opinione su un sottogenere che mi mette molto in difficoltà. Ci sono riuscita? Assolutamente no. Ci lavorerò su nel 2022. 

Testo interessantissimo è stato anche Women make horror, una raccolta di saggi di varie accademiche curata da Alison Pierce, che ripercorre la storia del genere parlando di tutte le donne che ne hanno fatto parte e che sono finite inevitabilmente dimenticate, perché si sa che la storia non la scriviamo ancora noi. Spesso dimenticate per colpa di quella malefica primadonna che era Roger Corman, va anche detto.



Cinematograficamente mi permetterete di dire che per l'orrore è stato un ottimo anno. Mi permetterete anche di dire che personalmente li trovo ottimi anni praticamente tutti. Se avete ascoltato fino alla fine l'episodio di Nuovi Incubi su Frontiers, però, saprete che per la prossima puntata c'è in serbo una piccola sorpresa, e di cinema dell'orrore ne parleremo in quella sede. Quella sede, per inciso, la potete trovare qui.

Per motivi che capirete ascoltando il prossimo episodio, però, di un horror posso parlare: His house. Un prodotto Netflix che ho guardato giusto il primo giorno dell'anno e che potevo immaginare avrebbe segnato in un modo o nell'altro come sarebbe stato questo anno. His house parla di una famiglia di immigrati che arriva in un'Inghilterra solo all'apparenza accogliente. Il loro arrivo sarà segnato da giudizi, osservazioni, raccomandazioni di "fare i bravi". Un vero, terrificante film dell'orrore, che racconta del trattamento inumano che alcune persone sono costrette a subire e che tutte le altre persone non solo accettano, ma considerano proprio giusto. Viene loro assegnata un'abitazione, che il marito accetta di buon grado e che la moglie invece fatica a riconoscere come casa. Nella suddetta casa sembrano non essere soli. 

Una visione dolorosa, intensa, ma soprattutto una delle visioni più spaventose dell'anno intero. Un bellissimo, bellissimo film.


Per quanto riguarda il non orrore, invece, sappiamo bene che quest'anno c'è un solo possibile vincitore, tra le cose che ho visto: Promising young woman

Un male che non ci si crede, un finale che non dimenticherò mai, una delle migliori interpretazioni dell'anno e senza alcun dubbio una delle migliori rese sulle schermo di sempre di cosa sia la cultura dello stupro. Un film incredibile. Le lacrime più sentite che il cinema mi ha dato di recente.



Passiamo alle serie tv, che tanto sarò breve: Mike Flanagan ha fatto il suo capolavoro con Midnight Mass e al cospetto della sua immensità tutto il resto appare opaco. C'è un post intero, qui sul blog, su di lei, in cui provo a renderle giustizia. Però nessuna parola vale tanto, perché di Flanagan si può anche parlare, ma il suo segreto sono le emozioni reali che fa provare a chi guarda, e quelle si provano solo accendendo Netflix e andando a finire nella Crock Pot. 

Per ragioni di sensibilità, trascorsi e semplicemente affetto il mio amore verso Hill House rimane insuperato, ma questo non toglie assolutamente nulla allo straordinario valore della serie nuova, che è, per fare più alla svelta, un Capolavoro e basta.



Ho ascoltato tanti podcast, guardato reality show di dubbio gusto e mi sono appassionata al mondo drag grazie a quella bomba strepitosa che è Dragula, una sorta di drag race di rupauliana memoria ma a tema horror. Ha tre valori portanti: glamour, horror e filth. Le queen partecipanti sono persone dal talento fuori dalla norma, degne di lavorare nel mondo dell'intrattenimento e del cinema, che creano con le mani delle cose che io manco creo con la mente. Abiti, make up, scenografie, performance, capelli, prop di scena. Io di fronte a certo talento resto senza parole. Guardate Dragula per favore che ne parliamo? Mi mancano già tutt*, è uno show strepitoso.


Infine, le cose che ho creato io, più o meno. 

Quest'anno, come sempre mi accade quando sto nella merda, mi sono lanciata in cose che lasciavo sobbollire nella mente da un po', perché tanto sta già andando tutto male, cosa può peggiorare? 

E quindi quest'anno ho finalmente aperto il canale twitch. Il blog è la mia casa, il posto del mondo in cui mi sento che sono sempre la Mari autentica che aspiro ad essere nella vita reale, però sentivo il desiderio di provare qualcosa di nuovo. Twitch mi ha dato modo di conoscere in un modo nuovo persone che da tempo seguo e leggo con affetto. Grazie a tutte le persone che accettando di partecipare mi hanno dato modo di lanciarmi in un progetto nuovo, mi hanno dato coraggio, offerto conversazioni sempre diverse e interessanti, fatto riguardare film che amiamo e regalato belle serate. Con alcune di queste persone fare una live insieme è stato un modo per avvicinarci ancora di più, ed essere amici sinceri a distanza. Grazie alle persone che hanno accettato di partecipare alle mie serate ho maturato il coraggio di cominciare a fare live da sola, e sta lentamente diventando appassionante. Mi seguono in tre, ma mi accorgo che continuo comunque, evidentemente mi sta piacendo davvero. Mi mette ansia, ma mi piace davvero.


Nel futuro di Twitch prevedo di proseguire con le live Avvocato d'ufficio, in cui difendiamo i film che la critica bene considera brutti, di proseguire con quella a inizio mese con le uscire dell'orrore e di introdurre, dalla prossima settimana, quella in cui parliamo insieme delle novità. Gli ospiti per ovvie ragioni si diraderanno, ma spero qualcuno abbia ancora voglia di parlare di cinema con me:) 

Se foste tra questi, basta scrivermi.

Se invece voleste supportare quello che faccio su Twitch, vi basta iscrivervi al mio canale! Dai che con 50 iscritti divento affiliata e appago il mio piccolo ego!


Non di solo Twitch però si è composta la mia seconda metà dell'anno, però. La spooky season 2021 ha portato un'altra grossa novità: Nuovi Incubi!

Lucia Patrizi ha ideato il nostro piccoletto, un podcast sul cinema dell'orrore degli ultimi 20 anni narrato dal nostro punto di vista, quello femminile. Siamo partite da poco, parliamo di un argomento che interessa a relativamente pochi, ci mettiamo pure il fatto che siamo due persone, come dire, politicamente non timide, facciamo episodi lunghissimi e per ora parliamo pure di cinemelli francesi che abbiamo visto in venti. Eppure le soddisfazioni ci sono, sono più del previsto (almeno da me, che soffro di una viscerale sindrome dell'impostore), ed è una piccola gioia costante.

Sapere che qualcuno ascolta me e la mia amica fare quello che ci piace, ovvero parlare di film dell'orrore, è sinceramente emozionante. Grazie se ci ascoltate, se ci condividete, se ci date feedback, se ci suggerite agli amici. È tutto molto, molto bello.

Soprattutto la sigla dai, l'avete sentita la nostra sigla? Super cool.



Per l'anno nuovo conto di finire le due rubriche mai concluse qui sul blog, l'Hitchbook e I 200 di Rue Morgue, e finite loro di intraprendere un micro percorso su tutta la storia del genere su cui ho immense lacune. 


La voglia c'è, l'entusiasmo va su e giù ma in linea di massima sta lì. L'energia, lo stato emotivo, la concentrazione sono molto compromessi, devo ammetterlo. L'anno passato mi ha messo alla prova più di quanto sembrava stesse facendo mentre lo vivevo, e adesso che siamo agli sgoccioli tutto quello che è successo mi è ripiombato sulle spalle e sono esausta. 

Ma sono anche una di quelle che crede che il primo dell'anno e il primo settembre abbiano un qualche significato esoterico che farà andare tutto meglio, e confido che anche questa volta sarà così.


Lo auguro a voi che leggete, a voi colleghi blogger, a voi passeggeri dell'internet, che in questo anno scalcagnato mi avete tenuto compagnia. 


Che le vostre feste, se le celebrate, siano felici, che scampiate tutti Omicron e le sue infinite varianti, che i vostri pandori siano i più buoni del quartiere e che siate sereni sempre.


sabato 26 dicembre 2020

Bilancio di Santo Stefano

12:26

 Su questo blog abbiamo fatto di rado classifiche di fine anno, perché scegliere è per me la cosa più difficile del mondo e perché hanno molto poco senso nella vita di qualcuno che non segue le ultime uscite né editoriali né al cinema. 
Siccome siamo comunque reduci da un anno anomalo, lasciamo che sia anomala per una volta anche la Redrumia, e vediamo insieme le cose più belle dell'anno passato.


Foto di William Iven su Unsplash


Partiamo dai libri. Ho letto molto meno di quello che mi sarei aspettata avrei fatto in una situazione di lockdown forzato, ma ho letto quasi solo cose bellissime. Ormai crescendo ho capito cosa mi piace e infatti è per me stato l'anno dei Ferrante "minori", ovvero di quello che ha scritto prima della saga di Lenù e Lila, è stato l'anno in cui ho letto per la prima volta Morante (anche grazie al micro gruppo di lettura che ho con la mia amica Martina, in cui esploriamo i classici italiani del '900), Starnone e Bulgakov ed è decisamente stato l'anno in cui ho capito che spesso i grandi casi editoriali non incontrano i miei gusti, come è stato per Bazzi, la maledettissima Sally Rooney e la saga di Dabos, L'attraversaspecchi. 

Rileggendo adesso l'elenco dei libri che ho letto, però, quello che mi è rimasto più nel cuore è Dio di illusioni, di Donna Tartt. I suoi detestabili personaggi sono così vividi che dopo mesi li ricordo tutti nel dettaglio, la vicenda è così ben strutturata che se possibile ne avrei letto per sempre. Un romanzo bellissimo (e atroce) che mi accompagnerà per sempre. 

Il vero lato negativo delle letture del 2020 è che ho letto pochissimi fumetti, e con pochissimi intendo letteralmente 3. Però sono stati 3 capolavori, quindi forse vale di più. Scheletri, Watchmen e Il porto proibito non hanno scalfito il podio delle mie opere a fumetti preferite (che sono sempre Saga e Sandman) ma sono indiscutibilmente dei gioielli illustrati, delle storie che, in modo diverso l'una dall'altra, mi hanno parlato al cuore. Zerocalcare in realtà mi fa sempre sentire come se mi fossero passati sopra con un camion, ma è solo perché sa mettere in parole quello che penso e che vivo come non lo sa fare, oggi, nessun altro. E poi è una persona meravigliosa e attendo la sua serie per Netflix solo con l'ansia che riservavo a Bly Manor.


Ed eccomi servito sul piatto d'argento il collegamento per parlare di serie tv.

Nemmeno lo sto a ripetere che la cosa più bella dell'anno è stata la seconda (e, sembra, ultima) stagione di quell'immensa opera d'arte che è The Haunting. Sebbene per ragioni esclusivamente affettive quella dei Crane continui ad essere la mia stagione del cuore, la seconda non ha perso un briciolo del fascino e, soprattutto, dell'immenso cuore, che Flanagan aveva messo nella prima. Non riesco nemmeno a parlarne: io, con The Haunting, non sono manco razionale, perché è la serie che più di tutte ha coinvolto i miei sentimenti, in tutta la storia dei prodotti seriali. 

Se il mio cuore è lì, cementato a questa serie come Han Solo in Empire Strikes Back, il 2020 è per me l'anno di The Office. Ci sono cose su cui devo riflettere e cose che devo analizzare per bene, e appena la finiremo (ammetto che è difficile andare avanti senza Michael Scott, siamo alle ultime stagioni) dovrò sedermi e ammettere che mi è piaciuta una serie prodotta da quell'uomo agghiacciante e ripugnante che è Ricky Gervais. Prometto che argomenterò. Continuo ad odiare comunque il black humor, tanto per ricordare che state sempre parlando con me.

Menzioni d'onore a cose belle che sono state messe nell'ombra dai due giganti di cui sopra: The Crown, sempre una favola, Umbrella Academy, perché è molto molto più bella di quanto credessi, Sex Education, perché è sì carina e tenera ma sa anche essere molto importante, una serie fresca e senza paura, Supernatural, che abbiamo messo in pausa ma a cui si vuole davvero un gran bene, maledetti cazzoni di Winchester che non sono altro. 


Il mio cinema del 2020 è stato un viaggio incredibile. Per quanto riguarda l'orrore ho interrotto il progetto Horrornomicon perché scrivere post come li avrei voluti e con la frequenza in cui li avrei voluto mi avrebbe portato via una quantità di tempo che non avevo, e il risultato sono stati post mediocri. Voglio riprenderlo ma con tempi mooooolto più dilatati, per fare le cose per bene e con calma. Il risultato però è stato che soprattutto nella prima metà dell'anno ho visto cose straordinarie che negli anni avevo sempre schivato per via della soggezione che ancora oggi il cinema mi mette. 

La mia vera stupenda rivelazione è stato Bong Joon-ho. Sì, mi sono svegliata con Parasite, ma a mia discolpa devo dire che nessuno mi aveva avvisato che il signore qua era un compagno. Mi ci sarei avventata prima. Oggi è diventato una delle mie voci preferite, perché il modo che ha di prendere i generi e di plasmarli tra le sue magiche mani per lanciare messaggi che sposo sempre e completamente è unico al mondo. Lui prende il cinema e ci fa sempre e comunque quello che vuole, anche quando dalla Corea lo prendono e lo portano negli Stati Uniti. Poteva finire male e invece è finito Snowpiercer. Chi legge questo blog sa che quel film lì è una mia piccola ossessione. Non che il resto non sia sempre e comunque un capolavoro, sia chiaro. Non ce n'è uno solo che abbassi la media della qualità della sua produzione, viaggiamo dritti spediti come dei treni (ve l'ho detto che è una mia ossessione) sulla tratta dell'Olimpo dei Grandi e non ci schiodiamo da lì.

Per quanto riguarda il mio genere del cuore per me l'anno si conclude con il podio tutto dedicato alla saga di Scream. Avevo già visto il primo un numero imbarazzante di volte e finalmente ho finito. E di fronte a Wes Craven in questa casa si alzano le mani al cielo in segno di sempiterna devozione. Se nell'horror sono rimasta nella mia comfort zone (esclusa l'infelice escursione in Argento e, appunto, quella felicissima in Scream), godendomi prevalentemente gotici e fantasmi, è in tutto il resto che mi sono data alla pazza gioia dell'esplorazione. Del resto convivo, e se voglio vedere quello che va a me ogni tanto devo concedere all'uomo con cui divido la vita di guardare cose che piacciono a lui. A volte mi va peggio (ho dovuto cedere a Men in Black), ma a volte è stato incredibile. Io e lui abbiamo un progetto in corso dall'inizio dell'anno, ovvero un recuperone dei classici dell'azione che mi mancavano. Se abbiamo aperto l'anno con Rambo (ma che filmone strafottente è Rambo?), siamo finalmente arrivati alla visione che ci siamo volutamente riservati per Natale: Die Hard. 

Lo sapevo già, perché ci sono cinefili del web che seguo con ammirazione che tessono le lodi di questo film da sempre, però guardarlo è tutta un'altra cosa: Die Hard è il perfetto film d'azione. Non potrei trovargli un difetto nemmeno se mi impegnassi, ci penso da ieri sera e continuo a dirmi che se da bambina avessi ascoltato mio padre e avessi guardato con lui il Ciclo Alta Tensione di Italia Uno sarei arrivata a trent'anni sapendolo già, che Trappola di cristallo è una bomba senza fine. 

Sempre uscendo dalla mia calda copertina dell'orrore, uno dei miei film dell'anno è quella meraviglia di Emma. Se solo la mia amata Jane fosse sempre stata portata al cinema così! Un film divertentissimo, fresco, adorabile. Una resa magnifica di un romanzo difficile perché con una protagonista ingestibile, portata in carne ed ossa da una splendida Anya Taylor-Joy che su questo blog osanniamo da quando era la piccola Thomasin di The Vvitch. C'è anche un Mr Knightley perfetto. Bellissimo. 

Ammetto anche che la saga degli X-Men è meritevole di una visione. Ha per me dei difetti di scrittura che la rendono poco fluida agli occhi di chi non abbia mai letto i fumetti vista soprattutto la mole di personaggi. Ammetterò anche senza alcun problema di detestare con intensità Xavier (mi seguite su Twitter? Ci sono diversi sfoghi su quanto odi Xavier) e di non essere riuscita a digerire il fatto che Banshee sia un UOMO (bansheeeeeee, un uomo, ok), però è una saga che trovo affascinante, i poteri dei mutanti sono interessantissimi e Giorni di un futuro passato è diventato uno dei miei cinecomic preferiti. No, non per Fassbender. Qua siamo purtroppo team James McAvoy e il suo Xavier di merda. 

Ultima, inaspettatissima, sorpresa del 2020, Hamilton: un cavolo di musical di 3 (T R E) ore su una manica di schiavisti americani che è diventata una delle mie ossessioni. Come? Non lo so, ma sono passati mesi e io ancora, ogni giorno canto che Alexander Hamilton, my name is Alexander Hamilton. 


Il true crime è diventata una passione di quest anno. Mi spacco di podcast e documentari sul tema, ho le mie precise idee su diversi casi della cronaca italiana come se fossi Zenigata e non mi stanco mai di parlarne. Ho amici molto pazienti. Chicche dell'anno: il documentario American Murder (occhio agli oggetti di casa, a fine visione avrete voglia di romperne un paio) e oltre al mille volte citato podcast Bouquet of Madness, c'è l'italiano DPEN Crimini, ma soprattutto il capolavoro del giornalismo investigativo in formato podcast Veleno. Un ottimo, ottimo lavoro. Ammetterò che avrei voluto saperla fare io, una lavorata così, le host sono state bravissime. 

Se restiamo in tema podcast, non ripeterò sempre i miei preferiti che trovate nei post sull'argomento, ma questo è stato l'anno del magnifico Paura e Delirio, che la mia amica Lucia tiene insieme a Davide Mana e che parla di cinema nel modo in cui piace a me, e di cose meravigliose come Astronomiti. Continuo ad apprezzare tantissimo la forma del podcast per imparare cose nuove, e ho finito per mettere molto da parte la musica per lasciare tempo e spazio a gente interessante che mi spiega le cose.


Infine, tutto il resto. Numero 1: sono finalmente diventata vegetariana dopo anni di tentennamenti. Numero 2: continuo a scrivere libri per bambini che vendono onestamente molto poco e vengono recensiti ancora meno, ma a giugno ho creato il mio sitello e la mia newsletter. L'obiettivo del 2021 è continuare a creare cose nuove, dove con 'cose' intendo proprio un termine generico e vago, per lasciare spazio a tutto quello che la mia mente vorrà propormi. Fortunatamente ho un lavoro che mi consente di avere tempo da dedicare alle cose che amo, tra cui appunto i miei libri e il mio blog.
Siccome però sono un'animo inquieto e non riesco a stare ferma mai, ecco che mi è venuta la fissa di imparare a cucire, quindi il tempo sarà poco ma pieno di cose da fare, imparare, leggere, guardare, studiare. L'obiettivo del mio anno nuovo, ma anche del decennio in cui sono appena entrata, i 30, è di non smettere mai di imparare. Il mondo è pieno di cose che non conosco e che non vedo l'ora di scoprire.


Che l'anno nuovo sia così anche per voi tutti. Pieno di scoperte (e anche riscoperte), di ambizioni, di nuovi hobby e vecchi passatempo, di nuove cose da imparare e di vecchie conoscenze da condividere, di persone nuove con cui confrontarsi e di vecchi cari da tenere stretti, di piccoli goal quotidiani da raggiungere e grandissime aspirazioni a cui avvicinarsi giorno per giorno, mattoncino dopo mattoncino.

E soprattutto, che sia felice.


mercoledì 3 aprile 2019

Cose di Marzo

14:27
Mi stavo scordando!
Confermandomi la professionalissima blogger che sono, arrivo ad aprile iniziato per raccontarvi le cose belle di marzo.


Il fil rouge del mio mese è stato il femminismo.
Sia chiaro, io sono femminista ogni giorno di ogni mese che passa, ma in particolare a marzo ho avuto visioni e letture orientate verso un tema piuttosto che un altro.

Per esempio, è stato il mese in cui ho scoperto Alice Munro.
Lo so che tutti i lettori veri e seri la conoscono da sempre, soprattutto per i suoi racconti. Io la conoscevo solo di fama, e solo a marzo ho letto per la prima volta qualcosa di suo. Ho cominciato proprio dai racconti, da Chi ti credi di essere? che è un insieme di racconti con la stessa protagonista, che a spizzichi e bocconi finiscono per raccontarne la vita intera in una sorta di formato ibrido tra il racconto e il romanzo.
Rose è prima bambina, poi adolescente e infine donna, e noi attraversiamo ogni fase con lei, vedendola crescere e affrontare problemi diversi per ogni età, e la vediamo attraverso il racconto onesto e privo di fronzoli della sua scrittrice, che esplora difficoltà e problemi di una vita comune, che in quanto tale sentiamo vicinissima. Un racconto di donna completo e sincero, che non addolcisce né indurisce quello che significa essere una donna alla ricerca di sé e della propria indipendenza oggi, ieri e sempre.

Al cinema è stato il mese di Captain Marvel, che non mi ha detto niente né lasciato niente, ma che ha avuto ovviamente un ruolo nel ricordare alla maschilistissima community geek che non solo le donne esistono, ma che vogliono essere protagoniste. Anche di film mediocri con poco da aggiungere alla mitologia MCU. La sola cosa che mi ha urtato di questo film è che lo sappiamo tutti che Brie Larson è molto, molto più brava di così. Mi è sembrata sottotono e mi dispiace molto.

La grande novità del mio mese, però, è stata la stand up comedy, il che è già una barzelletta così perché io ho sto blog da mille anni e da mille anni dico che non mi piace la roba che fa ridere. Invece, complici la nostalgia per Mrs Maisel e Ellen Nostra Signora DeGeneres, mi sono messa a guardare le comedian su Netflix. E da lì, la rivelazione: non è che non mi piace la comedy, è che non mi piace quasi mai quando a farla sono gli uomini. Ne parleremo in un post a parte, perché me le sto sciroppando tutte quante come una pazza.

Per quanto riguarda le serie tv, a marzo è stata la volta di The Umbrella Academy. Anche di quella parleremo in un post a parte perché voglio leggere il fumetto prima di scriverne, ma voglio dire solo una cosa. Se avete visto la serie, venite qui. Abbracciamoci. Lo so. Klaus manca a me.

Infine, già che si parla di femminismo: potrebbe essere interessante un post su tutti gli account a tema che seguo sui social? Esula un pochino dagli argomenti principali del blog, ma insomma, io chiedo.


venerdì 1 febbraio 2019

Preferiti della Redrumia: Gennaio 2019

08:54
L'anno è iniziato solo da un mese e io già portato a casa il buon proposito che era il numero uno del 2019: cambiare lavoro.
Sono ovviamente scombussolata agitata nervosa inquieta e tanti altri aggettivi senza nemmeno la virgola in mezzo, però mi sono tolta un grosso e invadente zaino dalle spalle.
In mezzo a tutti questi sconquassamenti ci ha pensato la finzione a distrarmi dal mio essere scombussolata agitata nervosa e inquieta, perché è stato un mese di cose bellissime che mi hanno riempito di meraviglia.


I primissimi giorni dell'anno sono stata a vedere Suspiria.
Se l'anno prosegue così, signori, io sono a posto. Guadagnino ha preso il film di Argento, lo ha guardato bene bene, poi lo ha appoggiato da parte per fare una cosa tutta sua, e gli è riuscita benissimo. Non si tratta solo della straordinaria ricostruzione degli anni '70, nè di attrici che avevano una gran voglia di levarsi la brutta fama di dosso (per me, Dakota Johnson, sei assolta da tutti i tuoi peccati), si parla di un'aria densa e pesante come minestrone, di immagini incise negli occhi, di una regia maestosa e di almeno un paio di sequenze che è difficile non sognarsi la notte. E poi io sto film lo avrei voluto candidato ai costumi, per le tute e i vestitoni, per l'abito di scena dello spettacolo, per il modo in cui erano vestite tutte quante alla tavolata a cena. Ma no, candidiamo sempre e solo i film in costume.

Ovviamente altri film del mese non possono che essere Glass e La favorita. 
Se Glass mi è piaciuto con qualche piccola riserva, La favorita è proprio da volarci via.
Io l'avevo detto (su Instagram, mi seguite vero? ci resto male se no) che tifavo per Lanthimos prima ancora di vederlo. Poi l'ho visto ed è uno di quei film grandi grandi che quando arrivano fanno vergognare tutti gli altri. Tre donne portentose davvero, ma la Colman viene da un altro pianeta. Non vedo l'ora di vederla nella terza stagione di The Crown, la stiamo aspettando da troppo.

Se al cinema sono stata molto fortunata è con la narrativa che questo mese ho proprio sbancato, ho infilato una lettura bellissima dopo l'altra, come una quaterna secca al lotto.
Ho iniziato il 2019 con il nuovo saggio di Harari. Io ho un problema con la saggistica, perché sebbene sia abbastanza curiosa e interessata a tante cose, se non incontro una scrittura bella dinamica e che sia soprattutto all'altezza di ognuno (principalmente perché sono ignorante come uno zoccolo) la mollo, la faccio vincere a tavolino e torno al favoloso mondo della fiction. Invece Harari, che è intelligente per davvero, prende il lettore per mano e lo accompagna attraverso le sue conoscenze, leggero e spontaneo come chi la cultura la possiede davvero e non deve farne sfoggio. 21 lezioni per il 21esimo secolo è bello e tocca tantissimi abiti, dal lavoro alla politica, dalla religione al senso del vivere, il tutto con uno sguardo a lunghissimo raggio sul futuro pur cercando di tenere i piedi per terra, vicino a noi. Splendido Harari.
Di The hate you give abbiamo parlato un post tutto per lui, mentre ho ritenuto di non avere niente da aggiungere su Il deserto dei tartari. 
Il modo in cui scriveva Buzzati è fuori concorso. Non riesco a capacitarmi di come possa averlo ignorato fino all'anno scorso. Ha una prosa che non ho mai ritrovato in nessuno. Parlasse anche di idiozie senza senso, io sarei ai suoi piedi, a venerare il suo uso delle parole e persino delle singole lettere.
Ho chiuso gennaio con Pennac, poi. Io faccio così: dopo che leggo qualcuno di immenso mi viene la crisi del lettore. Chi ha il coraggio di venire dopo Buzzati scusa? Come si fa?
La mia soluzione al blocco è sempre Malaussène. Stavolta, quindi, toccava a La Prosivendola, che mi ha fatto meno ridere de La fata carabina, ma che ha certe uscite che mi hanno preso il cuore e lo hanno sbriciolato fine fine.
Ogni tanto, nel corso della mia vita, mi sono chiesta quanto tempo ho perso stando dietro ai libri. Ma chi me lo fa fare, ma cosa ci sarà di così speciale, ma cosa perso le giornate a leggere, cosa mi piace così tanto. Quando riprendo persone come Buzzati e Pennac, me lo ricordo. E mi maledico per essermelo dimenticata.

Questo mese, infine, ho ripreso a scrivere. Avevo messo da parte il Libro Per Ragazzi Numero 2 By Me perchè sono una cazzona incostante, e perché troppe volte mi sono lasciata convincere che in Italia non si vive scrivendo i libri.
Sono certa sia assurdamente difficile, leggo da troppo tempo per non conoscere nessuna dinamica editoriale, ma devo concedermi di provarci, o non me lo perdonerò mai. Sono quindi all'oscuro di novità musicali e/o cosine varie a cui mi dedico di solito: sto tutto il giorno con la mano ingrigita dalla matita e per farlo di solito ho bisogno di silenzio tombale e di una tazza di latte caldo col nesquik.

Febbraio lo sto iniziando con il nuovo Spiderman.
Mi pare che quest anno non sia male.

sabato 29 dicembre 2018

Preferiti della Redrumia: 2018!

11:10
In ritardo di qualche anno sul resto dell'internet, ho iniziato da un po' a parlare delle cose che ho preferito durante il mese.
Dicembre, come da tradizione, è il mese in cui si riassumono le cose belle dell'anno, e si tirano un po' le somme.
Il 2018 mi ha messa per bene alla prova. Non è stata un'annata memorabile, per usare un eufemismo e soprattutto nella prima metà dell'anno sono stata preoccupata per la salute della mia testa. Ma è anche stato l'anno in cui io e Erre abbiamo preso la nostra prima casa insieme, quindi tutto il resto credo di poterglielo perdonare, a questo 2018.
Quando le cose vanno malino, però, le passioni vengono un po' accantonare, quindi dandomi un'occhiata indietro ho letto poco, visto poco e ascoltato pochissimissimo.
Proviamo lo stesso a tirare fuori un post sensato.


Libri
Per me è stato l'anno in cui ho conosciuto autori o personaggi famosissimi ma che ancora non avevo esplorato in prima persona: Buzzati, Malaussene, Saramago, la Murgia, Cormoran Strike...
Li ho amati tutti.
Ma è stato Buzzati che in questa annata scarsa mi ha rubato il cuore: custodisco gelosamente il ricordo di un pomeriggio passato in una pasticceria di montagna a leggere Il segreto del Bosco Vecchio, e la poesia che mi ha lasciato scorrere intorno per un po'.
Altra lettura importantissima per me in questo 2018 è un libro che sto finendo proprio adesso: Fame, di Roxane Gay. Avrà di sicuro un post tutto suo con l'anno nuovo, perché è un discreto pugno sul grugno che ti costringe a guardarti allo specchio e a riconoscere ogni tua piccola fragilità, e lo fa con una schiettezza che mette soggezione.

Fumetti
Questa è facilissima: è stato l'anno di Saga.
Saga mi ha preso il cuore e lo ha fatto suo, con un'epopea coloratissima fatta di guerre, fughe, fantasmi e amori grandi. Una storia che grazie ai suoi personaggi meravigliosamente scritti entra nell'anima e non ne esce più. Una delle cose più belle mai lette.

Film
Io ho visto film bellissimi quest anno, e questo non fa altro che dare ancora più risalto al portento del Toro. The Shape of Water è il punto più alto di tutta la sua produzione, una summa di tutto quello che negli anni ci ha offerto, la ciliegina su una torta dolcissima. Amo ogni cosa esca da lui, l'ho sempre fatto perché il suo modo di raccontare mi prende il cuore e lo colpisce lì dove è più sensibile, e ogni sua nuova uscita non fa che confermarlo. Vedergli l'Oscar per la regia in mano è stato emozionante come se a vincerlo fosse stato un mio caro amico. Il suo è per forza il mio film dell'anno.
Insieme a lui, però, altri signori mi hanno emozionato tanto. Tre manifesti a Ebbing, Missouri, è stata una discreta cannonata sui denti che ancora sento se ci penso, Baby Driver e Scott Pilgrim vs The World non hanno fatto altro che ricordarmi perché noi tutti si debba amare da pazzi Edgar Wright e tutto quello che fa, ma è anche stato l'anno in cui ho scoperto che Star Wars mi piace e anche tanto, che ho rivalutato sia la commedia italiana grazie alla fenomenale trilogia di Smetto quando voglio sia Garrone, perché il suo Dogman chi se lo scorda più? E poi sì, ho lasciato tutte le mie lacrime su A star is born, ok? L'abbiamo ammesso tutti quanti.
E l'Horror? Con il progetto Horrornomicon (che è solo all'inizio) mi sono dedicata così tanto all'horror passato che delle uscite nuove so poco e niente, e mi sono pure persa Laugier al cinema, ma tre cosine mi hanno ricordato che chi rimpiange solo i bei vecchi tempi andati non sa cosa si perde: A quiet place è stata una sorprendente esperienza sia di visione sia di serata in sala, Hereditary è la cosa che mi ha fatto più paura da tanto tempo a questa parte e Train to Busan, che ho visto solo quest anno, mi ha commosso come una bambina. Tre meraviglie.

Serie tv
Anche qua, scelta banalissima ma dovuta: The Haunting of Hill House è entrata di forza nell'elenco delle serie tv più belle mai guardate. Flanagan da queste parti godeva già di un certo rispetto, ma così ha proprio preso il suo nome e lo ha lanciato nello spazio, in mezzo ai grandi a cui rivolgo le mie preghierine la sera prima di dormire. Non è solo una serie tv: è un'esperienza talmente pervasiva che le atmosfere che si respirano durante gli episodi ci seguono anche quando smettiamo di guardarla, che con i suoi personaggi splendidi crea quel legame affettuoso che solo certi prodotti di finzione sanno creare. Mi mancano ancora.
Mi sa che me la riguardo.
Non posso però non citare i due altri grandi amori dell'anno: Brooklyn99 e The Exorcist.
Io le risate che mi sono fatta con B99 non me le facevo dai tempi della prima visione di Friends. A me fa spaccare, non so come altro argomentare, ed è esattamente il motivo migliore per guardarla: fa un ridere incredibile. Della serie FOX abbiamo parlato nel post dedicato (che trovate qui) e non c'è altro da aggiungere: è fenomenale e la sua cancellazione è un torto personale che non perdonerò mai.

Cose varie belline
Questo per me è stato l'anno dei Podcast. Giusto qualcuno che vi consiglio in ordine sparso: Veleno se vi piace il true crime italiano, Morgana se amate le storie di donne fuori dal comune e se vi piace la Murgia, The Minimalist Podcast se siete interessati al movimento minimalista, ovviamente, e The Vegan Vanguard se vi volete avvicinare ad uno stile di vita vegano, anche se magari non completamente come la sottoscritta.
Se come me amate l'ASMR e ne avete un bisogno fisiologico per cercare di dormire o almeno per rilassarvi, la mia preferita di quest anno oltre al sempreverde ASMRrooms è stata ASMRbakery. L'insonnia non si guarisce con i rumorini carini, posso garantirlo, ma a me rilassano moltissimo e a volte è davvero una manna dal cielo.
Per la musica non ho fatto una sezione a parte perché come dicevo non ho ascoltato granché, ma la mia regina dell'anno è stata Lady Gaga. Dopo che ho visto il suo documentario su Netflix ho rivalutato un personaggio che non conoscevo molto se non grazie al gossip e ai giudizi sul look (2018 signori). Da allora la amo appassionatamente e la ascolto come se non esistessero altri cantanti. A parte Tracy Chapman, altra new entry nella mia vita e adorata dal primo istante.

Il 2019 si aprirà con Suspiria, quindi mi sento ottimista per tutto il resto.
A tutti voi un augurio per un anno felicissimo!
Mari

lunedì 3 dicembre 2018

Preferiti della Redrumia: Novembre 2018

17:20
Io, che sono nota (?!) come la blogger più incostante della blogosfera, mi stavo scordando che il mese è finito e che devo fare il post delle cose belle del mese di novembre.
Rimediamo subito.


La cosa più lampante del periodo è che mi sono avvicinata al minimalismo.
Mai e poi mai mi ridurrò ad essere una di quelle persone che possiedono 20 oggetti in tutto e dormono per terra, non sono proprio il tipo. Ma sto passando un periodo di austerity imposta, e imparare a rivalutare il desiderio che ho di comprare compulsivamente è importante e mi aiuta a non farmi pesare troppo il periodo di ristrettezze. Ho conosciuto i Minimalists, Joshua Fields Millburn e Ryan Nicodemus, attraverso il loro podcast. Non fatevi spaventare dal numero di episodi e dalla durata, prendeteli con calma e selezionate magari solo i temi che vi riguardano più da vicino. A me hanno aiutato molto, li trovo molto moderati ma convinti del loro stile di vita, è interessantissimo starli a sentire anche nel caso in cui si decida di non seguire le loro orme ma, come nel mio caso, imparare ad avere un rapporto più sano con gli oggetti e con le spese.
Dall'altro lato, invece, sconsiglio il loro documentario, che sta su Netflix e si chiama Minimalism.
Mi ha dato una sensazione di estremismo che invece in loro non incontro sentendoli parlare nel podcast. Peccato.

Restando in tema di visioni, per me è stato il mese di A Star is Born.
Sì, sono in ritardo.
Sì, ho pianto come un vitello.
Per tutta la visione nella mia testa sottolineavo le cose che non mi piacevano: mi è sembrato che la narrazione dell'amore fosse superficiale, con qualche scena romanticissima tanto per farci sognare un po', e che si vedesse poco e con scene abbozzate qua e là la salita al successo di Allie. Storcevo il naso e nel frattempo le emozioni crescevano, fino a che alla fine ho pianto anche le lacrime che non avevo.

Vorrei anche parlare di serie tv, ma sono a metà di tutto: ho iniziato The Good Place e l'ho trovato carinissimo e leggero. Ho iniziato anche The Exorcist, mi sta piacendo tanto ma ne parliamo quando ho finito la seconda stagione. Ultimo ma non per importanza, il mid season finale di This Is Us.
Non so cosa dire, sto incazzata come un'aquila. Due stagioni e mezza a parlarci di Jack e del buco nero della sua vita, della sua tragedia, del suo senso di colpa. Il tutto per mandare discorsi importanti in vacca con sto finale che mi ha solo inacidita.
La stagione in generale mi piace eh, ma vorrei più Toby e Katy, vorrei più Becca e Jack, ma forse si sono esaurite le cose da dire. Peccato.

Con grande dispiacere non ho letto niente. Mi sono data un po' al fumetto supereroistico (ho dato una chance agli X-Men) ma ho mollato la presa per evidente stupidità (mia, non dei fumetti) e alla fine ho letto solo New York di Will Eisner, che è magnifico.
Un racconto di una città attraverso storie più o meno brevi, che scalda il cuore e profuma di familiarità. Una meraviglia.

Dicembre si prospetta complicato, da molti punti di vista e non solo per il mio rapporto complicato col Natale.
Chissà, forse ci riprovo con gli X-Men...

giovedì 25 ottobre 2018

Preferiti della Redrumia: Ottobre 2018

11:24
Qua si lavora al post di Halloween, ma per non lasciare la blogosfera senza le mie indispensabili parole, anticipiamo di qualche giorno il post dei preferiti, giusto perché chiacchierare qui mi manca un po' e non mi va di aspettare la settimana prossima.



Signore e padrone del mese per me è stata Hill House, come penso per tutto il mondo. E a ragione, perché è uno di quei casi in cui possiamo usare una delle parole più odiate dei cinefili: Capolavoro con la maiuscola.
Ma di quella, appunto, parliamo per Halloween.

L'orrore però è stato comunque protagonista di ottobre (e, come sempre, del mio cuore) perché finalmente ho visto Hereditary.
Sì, ci ho messo troppo. Ma il momento è giunto e la paura più fredda e totalizzante ha preso anche me, e mi ha trascinato negli inferi nei quali evidentemente questo film è stato scritto. Quanta benedettissima paura può fare un film? Dovrei saperlo già, ma ogni volta mi sorprende come la prima. Come mi piace, come mi cago sotto.
Hereditary ha una scrittura che ha dell'incredibile, una regia ipnotica e attori benedetti dalla grazia di una qualche divinità cinematografica. C'è una scena, a mezz'ora dall'inizio. Lo sapete di che scena parlo, voi che avete visto il film. Oltre ad avere lasciato il pubblico con il bisogno di un paio di sedute di terapia per riprendersi, ci ha regalato una prova attoriale che non dimenticherò mai. Alex Wolff, classe millenovecentonovantasette, sta seduto in auto. Sguardo fisso davanti a sé, immobile, incapace di voltarsi per prendere coscienza di quello che è successo. Ma lo sa. Lo sappiamo anche noi, motivo della terapia di cui sopra.
I nostri cuori sono spezzati irrimediabilmente, le nostre menti ammaliate da una scena straordinaria e da un giovane attore che senza fare nulla fa tutto, le nostre anime votate ad una nuova, sfolgorante, divinità: Ari Aster.

Per i podcast è stato, finalmente, il mese di Serial.
Praticamente il più famoso della storia del mondo, e io ci arrivo solo ora.
Un true crime che racconta della morte di una giovane studentessa statunitense e del suo presunto assassino. Che forse assassino non è, o forse sì. Di certo sta scontando una pena che lo terrà per tutta la vita chiuso in un carcere, in uno Stato nel quale grazie al cielo non c'è la pena di morte.
I racconti sono completissimi, approfonditi, ma narrati con il tono di chi, a questa condanna, non crede molto. Immagino sia difficilissimo avere a che fare con giovani condannati senza cercare di vedere in loro almeno un barlume di innocenza, soprattutto quando sono cordiali e disponibili come Adnan Syed.
Un lavoro sopraffino e che immagino sia stato complicatissimo, poco ma sicuro. Il sito è completissimo, tutti i documenti di cui si parla sono a disposizione dello spettatore e chi si appassiona può continuare a 'giocare al detective', se lo desidera. Ma a me non ha lasciato niente, emotivamente, non mi ha coinvolto troppo la storia e non sono riuscita ad empatizzare con i suoi protagonisti. Serial è lungo, articolato, impegnativo.
Solo per veri appassionati di true crime.

Quest estate, poi, è arrivato il nuovo libro di Joyce Carol Oates.
Lei è una dea, lo sapete tutti bene, per me. Lei è il mio nome del cuore quando si parla di Nobel. Lei di solito sa entrarti sotto la pelle con l'inquietudine sporca delle cose brutte e cattive, e non ti lascia più.
Il collezionista di bambole è una raccolta di racconti, uno più cattivo dell'altro, uno più subdolo e viscido dell'altro.
Per quanto mi pesi il cuore ammetterlo, però, non ha fatto su di me lo stesso effetto miracoloso di altri lavori della mia amata, l'ho letto in una seduta che è stata sì bella angosciante ma altrettanto rapida nello scivolare via di dosso a lettura terminata.
Per me un'occasione sprecata.

Su cos'altro ho perso tempo questo mese?
Ah, sì, su un documentario in otto parti.
Su Youtube.
A proposito di Jake Paul.
La cosa divertente?
Non seguo Jake Paul.
Ma Shane Dawson, autore del documentario, sì. Ecco, quindi, come sprecare intorno alle 7 ore della propria vita davanti al pc. Con un documentario su Jake Paul. 
Non me ne capacito.

Vi saluto così, con un'ammissione di idiozia.
Ci sentiamo per Halloween.




lunedì 1 ottobre 2018

Preferiti della Redrumia: Settembre 2018

17:58
Io l'avevo detto che ci avrei preso gusto a fare il post dei preferiti come nella vera moda dell'Internet del 2012. Anche settembre però è stato infarcito di cose deliziose quindi mi fa piacere condividerle con i miei fan. (Scherzo, scusate, non vi ci chiamo più così.)


La prima: @accidentallywesanderson, l'account Instagram con cui fare bella figura con le ragazze hipsterelle con cui volete provarci. Foto dai toni del regista del cuore delle ragazze da borsa di tela, una più bella dell'altra, che non faranno altro che portare una ventata di serenità e bellezza nel vostro feed pieno solo di foto di emrata. Vi conosco.



Ho quasi vergogna a dirvi quale è stato il mio film del mese. Aprire un blog di cinema senza avere visto il Capolavoro Senza Tempo© di cui sto per parlarvi è un affronto che la categoria dei cinebloggers potrebbe non perdonarmi.
Ho visto solo ora Scott Pilgrim Vs The World ed è stato magnifico. 
Il mio immaginario gli gira intorno da quando l'ho guardato la prima volta. Eppure lo sapevo. Lo sapevo perché Edgar Wright è una delle persone grazie alle quali questo blog esiste. Quando sono una seriosa pigna nel sedere, Wright riprende il mio entusiasmo e lo rilancia tra le stelle, ridonandomi la gioia immensa che solo un certo tipo di cinema mi dà. Scott Pilgrim e i sette evil exes hanno preso il mio entusiasmo e gli hanno fatto fare il giro intero del mondo. Lo AMO. Ho riso fino ai dolori di pancia, mi sono anche un pochino emozionatina e ad un certo punto ero talmente esterrefatta da quello che vedevo da non riuscire manco più a ridere. È tutto talmente tanto da lasciare interdetti, rimbambiti, ma mai che stanchi. Non supera mai il confine che divide il tanto dal troppo, ed è un giocattolone magnifico di quelli per bambini intelligenti. 
Mi sono innamorata, ne vorrei altri mille.




Ho due serie tv in corso di cui parleremo alla fine ma sulle quali devo dire due cose veloci.

Brooklyn Nine-Nine fa un ridere, ma un ridere!
Mentre guardavo (stirando, da brava massaia quale sono diventata) il primo episodio temevo l'allarme idiozia. Io sono detestabile ma l'ironia proprio scemona mi dà fastidio.
Idiota è idiota.
Ma quanto mi diverte non lo so dire. Quanto li prende in giro sti cliché sulle solite serie nei commissariati, quanto non gliene frega niente di niente, solo di dire cagatone e fare un ridere incredibile. Lo adoro.

The Terror, invece, non fa ridere manco per niente. Fa paura, angoscia, sofferenza. Io convinta al mille per mille che non me ne sarebbe fregato niente della storia delle navi bloccate alla ricerca del passaggio a nord ovest, invece quando lo guardo mi sento l'aria mancarmi in gola. La situazione è talmente esasperante da far impazzire anche lo spettatore. E l'inquietudine trasmessa è di grande impatto e molto più intensa di quella di tanti film che sembrano provarci più forte ma riuscirci molto meno. Il freddo poi è il nemico numero uno della Redrumia, e a me The Terror fa sentire male al solo pensiero di quanto freddo avessero questi poveretti. Mi struggo per loro, sotto la mia copertina di pile il primo ottobre.

Infine, solo un accenno velocissimo ai libri perché voglio scrivere un post a parte sul tema: sto divorando come ciliegie i gialli della Rowling con lo pseudonimo di Robert Galbraith. Se ci penso e provo ad essere oggettiva non li trovo eccezionali ma per qualche ragione che ancora non ho messo bene a fuoco non li so mettere giù.
Io, quella che era stufa dei gialli.

Con l'ennesima contraddizione della Redrumia vi lascio al vostro lunedì sera, augurandovi che sia come il mio: camomilla, felpa, librottone da finire e pioggerellina autunnale.
Banalotto, ma che bello.


martedì 28 agosto 2018

Tutte le (poche) cose che sono riuscita a vedere e leggere in un mese di trasloco.

13:45
Un breve e forse inutile riassunto del mio mese di agosto:
Sto andando a convivere con Erre → mansarda da pulire a fondo, mobili da comprare e montare (perchè croste schifose abbiamo fatto tutto da soli pur di non dare un solo euro inutile al Signor Ikea), idraulici elettricisti padri collaboratori vicini di casa muratori trapani avvitatori polvere nidi di vespe e cadaveri in decomposizione avanzata di piccione da eliminare (triste e agghiacciante storia vera).
Hanno operato mia zia → giri su e giù per ospedali, km in auto e mancanza di ore di sonno.
Lavoro in gelateria, è agosto e ho una collega in ferie per un mese.
Risultato generale: blog chiuso per un mesetto, social dimenticati e una stanchezza profondissima che non riesco a scuotermi di dosso.

Qualcosina, però, sono riuscita a fare comunque, quindi giga post riassuntivo con le cose belle di questo mese!


Con i milioni di chilometri che ho macinato in questo mese, i podcast sono stati un'ottima compagnia, complice l'Iphone che mi ha prestato un'amica quando si è rotto il mio telefono.
Tre i miei preferiti del mese:

  • Morgana, in cui l'adorata Michela Murgia parla di donne. Ogni episodio una signora dalla vita notevole. Fino ad ora ha raccontato di Margaret Atwood, Tonia Harding e la nostra dea Frances McDormand, che a breve sarà proprio Dio in Good Omens e io Non. Vedo. L'Ora. Con ospiti a tema e la solita brillante intelligenza, la Murgia parla di queste moderne Morgane, e del modo in cui ci ricordano che per essere donne non c'è un solo modo. 
  • Ordinary Girls, che seguo praticamente solo per Elena Mariani. Non vi dico altro di lei, seguitela su Instagram e guardate le sue stories ogni giorno. Io lo so che sono tutti convinti che le donne facciano meno ridere degli uomini, è solo che non hanno mai visto le stories di Elena. Mi spacca. Scelte musicali sempre spettacolari.
  • Veleno, un podcast true crime prodotto da La Repubblica. Si racconta di un caso giudiziario che ha coinvolto qualche piccolo comune dell'Emilia Romagna alla fine degli anni '90, una storia tremenda di pedofilia e satanismo. Ammesso, però, che qualcosa sia successo davvero. Un racconto straziante, ma interessantissimo. 
Mi vergogno di ammettere che non ho visto film, con una sola eccezione. Mio fratello, con il ricatto del 'Dai Mari è l'ultima volta che vediamo un film insieme!' mi ha convinta a vedere La forma della voce. Sapete che non sono un'appassionata di Giappone, nè di anime e manga, ma lui lo è. L'ho trovato molto più gradevole rispetto a Your name, più emozionante e con una storia più convincente. Rimane però la mia perplessità sul mondo orientale in genere. Per qualche ragione, c'è sempre qualcosa di irritante che mi allontana, e che nel solo (banale, lo so) Studio Ghibli non trovo. Saranno le espressioni a cui non sono abituata, saranno atteggiamenti dei personaggi che non apprezzo e non riconosco come 'comuni', o sarà che ne so poco e niente, ma non fa per me.
Vorrei anche dirvi che ho visto I kill giants, che è arrivato su Netflix, ma mi sono addormentata a metà.


Non che a libri mi sia superata, comunque: due sole letture, anche se entrambe appassionanti.

  • Io e Mabel è il racconto di come addomesticare un'astore (con apostrofo perché è femmina) sia stata l'ancora di salvezza per l'autrice, Helen Macdonald, che si è trovata a gestire un lutto improvviso. Io sono di un'ignoranza spaventosa sul tema, e quando penso agli uccelli faccio fatica ad immaginarli come creature spaventose e crudelissime. Il libro della Macdonald non solo fa chiarezza, ma racconta questi animali come non avevo mai visto prima fare, con un amore grande che la segue fin da bambina e competenza vera, che non diventa mai spiegone noioso. Il legame complicato con Mabel la costringe ad uscire di casa, a concentrarsi, le dà una motivazione. E per lei è salvifico. Meno successo gli astori hanno avuto con T.H. White, l'autore del romanzo da cui è tratta La spada nella roccia. Il racconto di queste due vite scorre parallelo, e senza nemmeno accorgercene siamo affascinati da questi rapaci anche noi. 
  • Una stanza piena di gente, di Daniel Keyes, è un'altra storia vera. Quella di William Milligan, il primo caso negli Stati Uniti in cui una persona colpevole viene assolta grazie alla diagnosi di disturbo da personalità multiple. Milligan era 'spezzato' in 24 personalità, e la principale non era a conoscenza dei reati commessi. Il romanzo non ripercorre solo il caso giudiziario, che già di per sè è talmente intrigante da poter richiedere un libro a parte, ma in generale tutta la vita del protagonista, partendo dall'infanzia travagliata. Dalla metà in poi mi ha un po' persa, l'ho trovato troppo lungo e prolisso, ma la storia è interessantissima, soprattutto se le cose che succedono nella mente umana vi spaventano da matti.
In un mese così sfiancante la mia insonnia, con il consueto tempismo, è tornata a gamba tesa lasciandomi a fissare il soffitto. Unico sollievo arriva per me con l'ASMR, che anche quando non mi fa addormentare almeno mi rilassa molto. Scoperta grandiosa del mese è il canale ASMRSurge. Insonni, non ringraziatemi. Ve ne faccio dono perchè è quello che si fa con le ricchezze: le si condivide. Fa video mai banali (cosa rarissima nell'asmr) e diversi da chiunque altro, lo amo immensamente.

La vera passione del mese è stata, però, Saga, aka uno dei fumetti più belli della storia del mondo. Lui si merita un post a parte, ne riparliamo.

Stasera, poi, è il mio turno con la Notte Horror, che è la cosa preferita dell'internet estivo. 

Mi sa che di sta cosa dei preferiti ne facciamo una rubrica, come le youtuber nel 2012, perché qui siamo sempre al passo coi tempi.


domenica 21 gennaio 2018

Edward Hopper - i miei preferiti

15:07
Io non so niente di arte pittorica.
Conosco di fama i grandi nomi famosissimi e riconosco una manciata di quadri, ma mi fermo lì.
Quando ho visto per la prima volta un Hopper, però, mi si è agitato qualcosa nello stomaco e ho capito cosa provano le persone davanti ad un quadro che amano molto.
Ecco una carrellata delle mie opere preferite.

Finestre di notte

New York Movie

I nottambuli

Benzina

Tramonto sulla ferrovia

Sole di mattina

mercoledì 27 dicembre 2017

Il mio primo post di preferiti dell'anno!

14:42
Fare le liste mi piace un casino. Ne faccio tantissime dalla dubbia utilità, poi ogni tanto mi cimento in missioni impossibili come questa. Quando devo scegliere le mie cose preferite vado in crisi, mi dispiaccio per gli esclusi, piango un po' in posizione fetale.
Odio le scelte.
Per questo motivo, oggi, sfido il mio problema con le selezioni e faccio la lista delle mie cose preferitissime del 2017.
Se sopravvivo alla pressione della scelta ci vediamo l'anno prossimo!


MUSICA
Su Redrumia non parliamo mai di musica, ma siccome da un po' condivido sulla pagina facebook (che sono certa voi seguite) le mie canzoni preferite, butto giusto giù due righe anche qui.
A dispetto delle millecinquecento cose diversissime e bellissime ascoltate quest anno, la mia mente è sempre e solo andata a lui: Stromae.
Indovinate chi ha mollato la musica, almeno per un po'?
Ecco, appunto.
Se mancasse tantissimo anche a voi come a me, vi linko un'opera d'arte. Buona fortuna poi nel riprendere una vita normale.
La trovate qui.

PAROLE SCRITTE
Se il 2016 era stato per me l'anno dedicato a David Foster Wallace, quest anno un altro brillante signore ha fatto capolino nella mia vita: Philip Roth.
Se non lo avete mai letto, beati voi. Avete la freschezza dell'inizio e la bellezza della sorpresa. Non fate però come dicono tutti, non iniziate con le cose super portentose come Pastorale americana o La macchia umana.
Vi voglio incuriositi fino al midollo, vi voglio con gli occhi sbarrati e la risata costante: si inizia con Il lamento di Portnoy. Si inizia così, e non lo si molla mai più.
Il mio romanzo dell'anno, però, non è stato di Roth. Quest anno su consiglio di una sconosciuta ho comprato Shantaram, ed è stato un viaggio pazzesco nell'umanità più fragile e nel paese più intrigante del pianeta. Ho pensato a lungo che potesse essere lui il mio più amato, ma mentirei sapendo di mentire. Diciamo che si porta a casa la medaglia d'argento.
Il romanzo del 2017, nonché istantaneamente entrato tra le cose più amate di sempre non poteva che esserci Lui: L'Esorcista. 
Ne parlo un pochino più approfonditamente qui.
È un capolavoro punto e basta, e io ammetto che non me lo aspettavo nemmeno per sbaglio. Le parole di Blatty sono lame affilatissime ma guidate dalla mano più delicata possibile. Colpiscono profondamente ma sei talmente ammirato che nemmeno te ne accorgi e quando hai finito ti ritrovi in un angolino a leccarti le ferite.

CINEMA DELL'ORRORE
Quest anno l'ho trascurato. Mi sento come una mamma che compra un cucciolo di gatto e trascura il micione vecchio e grosso che ha da anni. Il genere horror, poi, è davvero stronzo come un vecchio gatto. A volte ti ferisce, a volte ci resti male, poi ogni tanto ti grazia con fusa inaspettate e tu ti senti la persona migliore del pianeta.
Le mie fusa personalizzate quest anno ci sono state eccome. Quasi percependo che io lo stavo ignorando, il cinema ha deciso che era l'anno buono per buttare fuori bombe dell'orrore incredibili.
La mia scelta, però, è la più banale. Il mio horror dell'anno è stato It. Per come è riuscito a farsi strada anche in un cuore inizialmente scettico come il mio, per come si è preso gioco di tutti gli haterz maledetti diventando il film di genere con l'incasso più altro di sempre, per come mi ha fatto un paurone. Per me It è stato magnifico.

CINEMA E BASTA
Che annata sto 2017. Mi gira la testa a dover fare una selezione. Ma voi ve lo ricordate com'ero quando ho aperto questo blog? No, la fantascienza mi fa schifo, no gli alieni che pena, no ma non me ne parlare di Blade Runner che non ne voglio sapè.
Fino a due secondi fa ero in crisi su cosa fosse la mia scelta, ed era tra Blade Runner 2049 e Star Wars: The Last Jedi. Giuro che mi viene da ridere per quanto mi sembra ancora assurdo che questi due possano essere i miei film dell'anno.
Ho scelto Blade Runner 2049 per un motivo: è stato un flop incredibile. La prova è che l'umanità è scema come tutto sommato già sospettavamo, e io invece punto i piedi per terra e lo scelgo come film dell'anno, perché è magnifico.
Forse esservelo perso al cinema è una punizione sufficinete per non averlo premiato quando potevate.

SERIE TV
Sono sempre stata complicata con le serie. Ne guardavo pochissime e le selezionavo come una pazza, non mi piaceva niente. Quest anno mi sono lanciata in certi binge watching a cui preferisco non ripensare. Mi sono ridotta ad un'ameba sul letto, con dolori di schiena lancinanti al solo tentativo di rialzarmi, con scatole di biscotti e una coperta disgustosamente piena di peli di gatto.
È stata un'annata seriale di emozioni enormi e pianti a dirotto, perché io sempre vado a cercare cosine easy e dallo scarso impegno emotivo.
In mezzo a donne maltrattate (e per un po' con la Atwood ho chiuso), la quarta stagione del mio immenso Sherlock e il ritorno dell'altra grande serie della mia vita, Sense8, per me il 2017 è stato l'anno della scoperta di Doctor Who. Ha cambiato il mio immaginario, le mie citazioni, le conversazioni con il mio ragazzo. L'ingresso del Dottore nella mia vita è stato impetuoso e travolgente, ha sbaragliato tutto il resto e mi ha trascinata con sè in un mondo fatto di alieni, viaggi nel tempo e avventure pericolose. Mai nella vita avrei creduto che tutto ciò mi avrebbe conquistata. E invece mi ha fregata. Maledetto Dottore, quanto ti amo.

COSE
Il 2017 è stato l'anno in cui Mari's Red Room è cambiato in aspetto, nome e contenuti. Non sono ancora arrivata al risultato che volevo, ma è un work in progress che mi sta piacendo molto. Ha seguito me e il mio cambiamento e per ora posso ritenermi soddisfatta.
Qualche mese prima, però, Per l'amor di Asgard ha visto la luce. È stata un'emozione incredibile e ancora adesso quando ci penso mi gira la testa perché mentre io sto qua dietro al pc a vivere la mia vita come prima, lui sta lì a farsi la sua vita autonoma in giro per l'internet.
Mi commuove sempre un po'.

In questo ultimo anno i miei gusti sono cambiati in maniera quasi irreale. Ho pianto ogni mia lacrima per la trilogia de Il pianeta delle scimmie, mi sono affezionata a dei robot, ho amato oltre ogni dire un film in cui una tizia comunica con degli alieni, ho guardato molti, ma molti, meno horror della mia media e ho anche letto meno. Però è stato un anno pieno di emozioni giganti e pianti importanti, ho guardato più serie tv di quante ne abbia viste in una vita intera.
Sono contenta di essere diventata un pochino meno snob e complicata e di avere lasciato che tante emozioni inaspettate mi colpissero e mi rendessero un pochino migliore.
Che per tutti il 2018 sia pieno di emozioni così!

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